Salve, sono una donna di quasi 50 anni che da circa un anno ha interrotto una relazione con convivenza di circa 10 anni. Anzi, sono stata interrotta, nel senso che il mio compagno mi ha bruscamente lasciata.
Ci siamo, nel corso di questo anno, sentiti sporadicamente. Ho ammesso le mie mancanze, e detto che mi mancava e come tutto avrebbe potuto andare meglio. Lui restava distante, incapace di incontrarmi.
Ci siamo visti a luglio, ripromettendoci di trascorrere un paio di giorni ad agosto, ma senza farlo (lui era in vacanza).
Ad agosto ho deciso che la mia vita doveva prendere una piega che non lo comprendeva.
Ma a settembre lui è apparso, con tutte le indecisioni di questo mondo, dicendo che gli mancavo ma aveva paura che ci saremmo ancora fatti male, ed ha confessato una relazione parallela negli ultimi mesi prima della separazione ed ancora in corso.
Ed io un giorno credo che non ci sia nessuna possibilità, il giorno dopo mi manca in un modo che non potrei immaginare. Ma se lo cerco si nasconde, se mi cerca mi ritiro io, almeno inizialmente.
Ed io non so da che tipo di psicologo, ho visto che ce ne sono molti tipi, dovrei andare per togliermi questa alternanza di disinteresse e disperazione, per la stessa persona.
Come scelgo chi saprà aiutarmi a trovare la serenità, a tratti, completamente persa?
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28 OTT 2020
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Cara Lara, la scelta di intraprendere un percorso di sostegno psicologico è senza dubbio una decisione importante, che, come lei giustamente riporta, include anche tanti dubbi e forse un po' di timore (comprensibile e assolutamente normale).
Il mio consiglio è quello di scegliere affidandosi alle sue sensazioni e a quello che il professionista le trasmette, cercando di valutare se pensa di potersi trovare bene, a suo agio e accolta.
Un caro saluto e in bocca al lupo per il suo percorso.
28 OTT 2020
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Cara Lara, credo che il punto sia disinvestire su una relazione significativa che ha vissuto, per riorganizzarsi in maniera adeguata e aprirsi a ciò che davvero Le può dare benessere e serenità. Certo, non è facile ridefinire se stessi, ma è fondamentale per cercare un proprio equilibrio personale.
Rispetto alla Sua domanda, sul tipo di psicologo con cui intraprendere un percorso di lavoro su se stessa, mi sentirei di dirLe che tutto dipende da ciò che sente di fare Lei: il lavoro viene impostato anche rispetto al trovarsi in armonia con il terapeuta, al riuscire a lavorare insieme sulla Sua condizione. E il fine di ogni terapia, aldilà dell'orientamento (che consiste nell'utilizzare, magari, delle tecniche anziché delle altre), è lo stesso: il superamento della Sua problematica e il raggiungimento della Sua soddisfazione.
Le auguro buona fortuna e serenità.
Dr.ssa Amanda D'Ambra.
28 OTT 2020
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Buongiorno, è molto complesso districarsi tra titoli di studio, specializzazioni e orientamenti teorici. Di solito la scelta prende in considerazione alcuni fattori: 1) terapia presenziale oppure online; 2) nel primo caso vicinanza (o lontananza) da casa; 3) il passaparola, sia esso tramite amicizia o siti online, che forniscono recensioni ed impressioni; 4) il sito dell'ordine degli psicologi della Sua regione. Tendenzialmente per il problema che riporta, un professionista in grado di focalizzarsi con Lei su aspetti di affettività e progettualità saprà aiutarLa; tenga conto, infine, che la maternità della buona riuscita del percorso è soprattutto Sua, quindi con le risorse e la motivazione saprà uscirne "al di là" dello specifico expertise del professionista. In bocca al lupo! Cordialità, DP
27 OTT 2020
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Scelga liberamente senza soffermarsi su informazioni relative a specializzazioni e/o approcci terapeutici diversi, che possono mandarla in confusione e che francamente nel suo caso, ancor più di altri, hanno un' incidenza nulla.
Dott. Masucci A.