Aiuto sto male, ho bisogno di aiuto!

Inviata da Littlefreddie · 19 ago 2021

Salve a tutti.
Cerco di farla " breve".
Ho un vissuto di ansia perpetua.
Sono cresciuto con una madre iperansiosa e un padre che ha sempre minato la mia autostima. In un clima famigliare non calmo, anzi!
Sono omosessuale, e per arrivare ad accettare questa cosa ho passato gli anni più brutti della mia vita, non volevo esserlo, ed ero in cerca di rassicurazioni guardando le altre donne , cercando di capire se mi piacessero ecc ecc. Fin quando mi sono innamorato di un ragazzo. Da lì la mia felicità.
Conclusa una relazione tossica, dove lui era una narcisista patologico e dove si riproponevano quelle dinamiche famigliari che tutto sommato mi facevano stare malissimo ma non avevo dubbi sull'amore che provavo per lui, anzi i tradimenti, la violenza verbale e fisica per me erano dimostrazioni d'amore, più stavo male più ero sicuro di amare.
All'inizio di ogni mia relazione nutrivo questi dubbi sul mio sentimento, ma quando l'altra persona mi faceva stare male, beh ero felice.
Andiamo ad oggi.
Ho incontrato l'uomo dei miei sogni, dove mi rispetta, ama e non mi provoca turbamenti. ed ecco che mi vengono i dubbi.
Ecco che non sono sicuro di amare.
Ecco che vorrei scappare
Ecco che passo le mie ore a fare ricerche.
A capire cosa provo o non provo.
Sono stato da uno psichiatra e una psicologa che mi hanno diagnosticato un doc da relazione.
Visto che i miei " standard" non sono funzionali, in una coppia funzionale e non di tipo fusionale sono entrato in crisi.
Adesso sono depresso nonostante cura farmacologica e psicologica.
Quando sono in terapia sto meglio ma poi a casa torno a stare male.
Cosa devo fare? Sto malissimo è come se avessi perso qualsiasi interesse per la vita.
Ogni cosa che facevo e mi divertiva adesso non mi vanno più e mi spaventano.
E se fosse lo stesso tipo di pensiero di quando non accettavo di essere gay? I medici dicono che non c'entra nulla, che sono cose diverse.
Ma io ho paura.
Una paura che mi logora e uccide.
Aiuto!

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Miglior risposta 20 AGO 2021

Buongiorno,
quanti anni hai? Etichettare le persone non ha alcuna utilità ma prendo a prestito la diagnosi che ti è stata fatta per entrare nel merito.

Il campo delle relazioni è un campo complesso le relazioni accendono e soddisfano le nostre parti pulsioni più primitive e infantili,
l’amore serve non solo a riscoprire l’oggetto originario ma anche a compensarci per ciò che non abbiamo avuto nell’infanzia, a rimediare alle molte manchevolezze che genitori o figure di accudimento ci hanno inflitte da bambini, al nostro partner in amore, tutti, consciamente o inconsciamente, chiediamo anche di guarire le nostre ferite.

Questo originario desiderio di essere amati e il suo mancato riconoscimento e appagamento innesca un meccanismo contrario che vede trasformare il sano desiderio di essere amati in godimento ovvero nel bisogno di godere a tutti i costi anche se godere "fa male alla vita" ed ecco che veniamo attratti dalle relazioni tossiche, relazioni fusionali di cui pare non riesci a farne a meno e che ti fanno sentire felice rispetto alle relazioni funzionali di cui nutri dubbi "e non sai cosa provi".

Il godimento non ha la stessa natura del desiderio si mescolano e creano con-fusione contrariamente a quanto sostengono gli altri medici penso anche io che alla base del tuo disagio ci siano una buona parte di pensieri e meccanismi psicologici consci e inconsci, non elaborati, proprio come quando non accettavi di essere gay, che si sono ripresentati.

Un caro saluto,
Dott.ssa Silvana Censale

Dott.ssa Silvana Censale Psicologo a Prato

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20 AGO 2021

Buon giorno Freddie, dopo aver letto la Tua vicenda, e in base all'a mia esperienza, sarò molto breve: quello che devi fare per uscire da tutta questa m. e liberarTi dai molti pesi e sofferenze che Ti tormentano devi intraprendere un percorso francamente psicoanalitico con l'aiuto di un bravo psicoanalsta, uno che Ti dia fiducia. Non è una terapia breve, Ci vorrà tempo, determinazione, costanza,e non sarà una passeggiata .
Non ci sono alternative, e attento ai farmaci. Più che a Te servono a chi Ti stà d'attorno, in particolare i familiari.
Resto a Tua disposizione. Un caro saluto.
Dr. Marco Tartari

Dott. Marco Tartari Psicologo a Roatto

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20 AGO 2021

Buongiorno , gli esseri umani ,ahimè inconsciamente vanno a ricercare dinamiche relazionali familiari, ovvero di cui hanno esperienza, quelle che hanno vissuto da bambini con le figure parentali....anche se disfunzionali e tossiche.
Questo è il.motivo per cui in una relazione "sana," non riesci a stare...non ne hai provato equilbri, dinamiche e quindi non la conosci..ti spaventa e allarma...
Ti faccio un esempio superficiale ma spero calzante: se per tutta la vita hai fatto indigestione di Nutella con mal di pancia tremendi anche se passi alla marmellata ,altrettanto gradevole e più sana, tu sentirai ancora che.ti manca e vuoi la Nutella.penserai sia più affine a te...invece non è così, la sentirai più affine perché ci sei abituato, ne hai respirato quotidianamente esperienza.
Il mio suggerimento è di analizzare bene le dinamiche antiche con la tua famiglia per metabolizzare, stai così male perché come in ogni dipendenza c'è una crisi di astinenza, ti manca il vecchio modello relazionale, per quanto.tossico . Spero di esserti stata di aiuto
Saluti
Dott.ssa B Doria

Dott.ssa Belinda Doria Psicologo a Vecchiano

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20 AGO 2021

Caro,
Seguo con attenzione la tua preoccupazione.
Le ansie e il doc da relazione sono causate dall'esperienza negativa pregressa.
Mi dispiace molto per come si sente.
Pertanto le consiglierei di continuare ad intraprendere un percorso psicologico e psichiatrico.
Eventualmente potrà cambiare professionisti se non si dovesse sentire protetto in una relazione terapeutica.
Resto a disposizione anche online se vorrai.
Cordiali saluti.

Dott.ssa Margherita Romeo

Dott.ssa Margherita Romeo Psicologo a Roma

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20 AGO 2021

Caro Littlefreddie,
abbia fiducia nel percorso che ha intrapreso, la terapia non è sempre una strada dritta, ci vogliono tempo e pazienza per modificare schemi disfunzionali appresi in anni e anni di vita. Si conceda del tempo, non si affanni per ottenere un cambiamento immediato, il tempo e la costanza la ripagheranno, può essere faticoso a volte ma lei sta lottando per il suo equilibrio e, alla fine del percorso, la soddisfazione darà un senso a tutta la fatica.
Un grande in bocca al lupo.
Dott.ssa Camilla Ripa

Dott.ssa Camilla Ripa Psicologo a Torino

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20 AGO 2021

Buongiorno,

la crisi che attualmente sta vivendo, potrebbe essere legata all’idea personale che lei ha rispetto alle relazioni. Queste idee, le nostre visioni personali, vengono sempre in qualche maniera dall’Altro (i nostri genitori); l’Altro gioca sempre un ruolo rispetto alla costruzione dei nostri schemi. La famiglia costituisce la base da cui strutturiamo quello che chiamiamo “stile di vita”: ovvero la nostra modalità personale e particolareggiata di affrontare la nostra esistenza – incluse le relazioni. In qualche maniera, lei ha già portato alla luce questo stile, la sua dinamica. E su questa, sembra valga la pena riflettere: “lui era una narcisista patologico (…) dove si riproponevano quelle dinamiche famigliari che tutto sommato mi facevano stare malissimo ma non avevo dubbi sull'amore che provavo per lui, anzi i tradimenti, la violenza verbale e fisica per me erano dimostrazioni d'amore, più stavo male più ero sicuro di amare. All'inizio di ogni mia relazione nutrivo questi dubbi sul mio sentimento, ma quando l'altra persona mi faceva stare male, beh ero felice”. Qui scorgiamo senza eccessive difficoltà quello che potremmo definire “errore di base”. Il suo personale schema relazionale, ci dice che lei pensa che la relazione è relazione quando c’è di mezzo la violenza. Che l’amore è amore quando l’Altro propone dinamiche violente. La felicità – scrive – arriva quando l’Altro fa stare male. È un ragionamento curioso: solitamente ci sentiamo amati quando l’Altro ci accoglie, ci comprende, ci fa sentire che la nostra vita non è l’ennesimo granello di sabbia nel mondo; che la nostra vita è un particolare apprezzato, ha un peso, una consistenza. E sembra che lei attualmente abbia incontrato qualcosa del genere, eppure: “Ho incontrato l'uomo dei miei sogni, dove mi rispetta, ama e non mi provoca turbamenti. ed ecco che mi vengono i dubbi. Ecco che non sono sicuro di amare. Ecco che vorrei scappare. Ecco che passo le mie ore a fare ricerche. A capire cosa provo o non provo”. Ha incontrato il rispetto nell’assenza della morsa prepotente dell’Altro, eppure “ecco i dubbi”. Ecco che non è “sicuro di amare”. Ecco che “vorrebbe scappare”. Ma precisamente, da cosa dovrebbe e/o vorrebbe scappare? Da un sincero affetto? Percorrendo questa strada, possiamo ipotizzare che dentro di lei vi sia una concezione erronea. È come se lei non potesse accettare che dall’Altro arrivi un amore disinteressato, rispettoso, non violento. È come se lei non potesse concederselo. Lei si trova più a suo agio quando l’Altro ha in mano la partita – in un certo senso –, quando è violento, quando crea turbamento. Forse, per certi versi, lei la ricerca proprio questa dinamica. In effetti, scrivendo di quella relazione tossica, dice: “Conclusa una relazione tossica, dove lui era una narcisista patologico e dove si riproponevano quelle dinamiche famigliari”. Spesso non ci troviamo nel caso, nella contingenza; bensì costruiamo, attraverso il nostro potere creativo, determinate situazioni. E’ probabile che quelle situazioni lei le abbia generate inconsciamente, al fine di ricreare – in modo fittizio – la dinamica che ha vissuto nella sua famiglia. È molto interessante il rapporto che descrive con suo padre. Una persona che ha sempre minato la sua autostima. Non so che modalità adottasse, eppure è lecito pensare che una persona che “mina” la fiducia che abbiamo in noi stessi, adotti in un modo o nell’altro una modalità violenta (la violenza non è solo quella fisica, ma anche quella indiretta). Nel campo delle mere ipotesi, potremmo pensare alla sua omosessualità come il tentativo di affrancarsi da tutto questo. Come il tentativo di affermarsi come qualcosa d’Altro rispetto a suo padre. Come il tentativo di dire “Io sono io”; “Io sono diverso da te”. Ma qualcosa – seguendo questa, che ripeto, è una mera ipotesi – è andato storto in questo passaggio. Questo movimento non ha esaurito tutta l’emancipazione desiderata. Perché se da un lato lei è qualcosa d’Altro rispetto alla sua famiglia, dall’altro lato, nelle relazioni va a ricercare proprio quella dinamica lì. Dunque: da una parte, il tentativo di affermarsi come soggetto indipendente dall’Altro, dalla sua famiglia, dall’altra una forza che l’attrae sempre e comunque verso lo stile generato in casa. Le consiglierei, dunque, di approfondire quest’aspetto. Di entrare dentro la costellazione familiare, andando ad analizzare con accuratezza le dinamiche che l’hanno caratterizzata. In questo modo, sarà possibile capire perché lei crede di non meritare l’amore. Perché è convinto che l’amore sia violenza, morsa iattante dell’Altro. Trovato l’“errore di base”, sarà possibile correggerlo. Si tratta di modificare questa visione distorta che ha di se stesso e delle relazioni, per costruire una nuova rappresentazione che contempli lei come un soggetto che, come tutti, merita un po’ d’amore in questa vita.

I miei auguri.

Dott. Simone Evangelista

Dott. Simone Evangelista Psicologo a Milano

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