Aiutare il partner ed essere psicologi
Essere psicologi e avere una relazione.
Come comportarsi per non psicoanalizzare il partner durante il normale tentativo di aiutarlo a risolvere i suoi problemi?
Essere psicologi e avere una relazione.
Come comportarsi per non psicoanalizzare il partner durante il normale tentativo di aiutarlo a risolvere i suoi problemi?
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Cara collega,
Sai bene che non abbiamo la sfera magica e noi psicoterapeuti non risolviamo i problemi degli altri, bensi diamo gli strumenti ai pazienti affinché risolvano i propri problemi con il nostro supporto.
Ovviamente tale professione non si può dimenticare durante le relazioni personali, ma dovrebbe essere d'aiuto e non d'intoppo.
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Una domanda per nulla banale, che richiederebbe approfondimento.
Mi limito ad un imput: se ti accorgi che tendi ad andare su interpretazioni o riflessioni o rimandi teorici forse ti stai difendendo dalla possibilità di stare nella relazione così come sei, con i tuoi bisogni e le tue debolezze. Può accadere che il ruolo professionale, senza volerlo, venga usato per prendere le distanze da una vicinanza che mette in difficoltà.
Un caro saluto
Dott.ssa Franca Vocaturi
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Uno psicologo non è abilitato a psicoanalista se non ha fatto la scuola prevista dalla legge e non è riportata questa abilitazione sulla sua scheda nell'Albo degli Psicologi della sua Regione.
Poi anche se hai superato l'esame della patente non vuol dire che sei subito un buon pilota. Ci vogliono anni.
Ciò detto e premesso non è possibile psicoanalizzare il partner, qualsiasi buon analista lo sà bene.
Quindi: primo non sparare interpretazioni parlando o litigando col partner, se ne pentirebbe duramente, oltre a poter causare ulteriori problemi al partner ed al vostro rapporto.
L'unica cosa che può fare con il suo partner ed in genere con chiunque non abbia intrappreso formalmente con Lei o Lui una analisi, nel caso che manifesti emozioni e/o comportamenti disturbati è , semplicemente, ascoltare con benevola attenzione, sino a quando la situazione si placa e poi cercare di normalizzare, cercando di spostare la situazione verso attività o discorsi amichevoli e rilassanti.
E poi, magari dopo qualche giorno, suggerire dolcemente che forse potrebbe avere aiuto da uno specialista, E sperare
Considerata la Sua domanda Le faccio molti auguri.
Cordialmente
Dr. Marco Tartari
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Car* collega, in quanto psicolog* saprà certamente che il nostro è un lavoro e non un modo di essere o di vivere. Inoltre, saprà anche che aiutare, sostenere e supportare il proprio compagno non ha nulla a che vedere con il lavoro terapeutico volto a comprendere senso e significato di una sofferenza. Se trova difficoltà in questo credo che potrebbe eventualmente rivolgersi al Suo supervisore Per mettere a tema cosa la mette in scacco e Le impedisce di separare due ruoli così diversi tra loro. Cordialità, in bocca al lupo. DP
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