23 anni e mi sento ancora oppressa dai miei genitori

Inviata da Virgi96 · 23 dic 2020

Buona sera
Sono una ragazza di 23 anni vivo con i miei genitori e mia sorella (che si sta per sposare) frequento l'ultimo anno di magistrale in città e sono fidanzata da un anno con un ragazzo.
Viviamo in un piccolo paesino di provincia in cui tutta la mia famiglia è cresciuta.
Mia madre si è sempre fatta in mille per noi figlie e anche mio padre ha sempre lavorato molto non facendoci mancare mai nulla e di questo sono molto grata ad entrambi. Mia mamma soprattutto si sacrifica per noi enormemente.
Premetto che mi pesa parlare male dei miei genitori ma vorrei tanto avere un parere riguardo alla seguente situazione:
Purtroppo mia madre è moooolto ansiosa nei miei confronti, teme che mi possa succedere qualcosa e soprattutto teme che gli altri mi possano fare del male e quindi entrambi mi trattano come una bambina. Inoltre, entrambi hanno una mentalità molto chiusa e mi spiace dirlo ma anche un po' retrograda. Per loro la mia vita dovrebbe essere esattamente così: finiti gli studi ti trovi un lavoro che non ti faccia stare fuori casa per troppo tempo (perché una donna si deve occupare anche della casa e dei figli) ti sposi e vai a vivere qua o comunque vicino al paesino, poi avrai dei figli ecc.. . Mia madre non concepisce come al sabato sera io voglia uscire con le mie amiche e non con il fidanzato ad esempio e dà di matto quando dico che vado da lui se sa che siamo soli(probabilmente non vuole che io e lui lo facciamo, cosa che ovviamente è già successa ma lei ovviamente non affronta questi discorsi e nemmeno io con lei perchè so già come la pensa). Inoltre l'estate scorsa io ed il mio fidanzato avremmo voluto andare qualche giorno al mare insieme e quando ho provato a metterli al corrente hanno dato di matto dicendo che io sono una scema che queste cose le farò quando sarò sposata (il tutto arricchito con una certa dose di imbarazzo di mia madre che ha il tabù del sesso) e mi hanno detto che assolutamente stare fuori e dormire insieme NELLO STESSO LETTO non esiste! (stavamo già insieme da quasi un anno. io non ho chiesto loro il permesso ma dopo questa sfuriata non ce l'ho fatta a prenotare)
Si arrabbiano anche quando torno tardi (es dopo l'1 e mezza) e ogni volta che sono fuori mi viene un'ansia terribile di tornare e sentire le sfuriate e ho un senso di colpa fortissimo davvero. Questo senso di colpa ce l'ho ogni volta che faccio qualcosa che vada al di fuori del quadro: casa-famiglia-università-chiesa. (ad esempio quado qualche amica propone di andare a ballare io sto già male ma proprio MALE, perché so che mia madre non vuole e so anche che se mi imponessi e ci andassi ci starei ancora peggio perchè il senso di colpa è troppo paralizzante). (io non dico mai le cose come stanno ai miei amici perchè ovviamente mi vergogno troppo a spiegare che io, all'eta di 23 anni non possa fare certe cose o certi viaggi perchè mia mamma non vuole)
Inoltre quando mi arrabbio e provo a ribellarmi a piccole cose (come ad esempio una volta in cui sarei dovuta andare a suonare l'organo ad un funerale e io non avevo proprio voglia e mi sono ribellata) provo un profondo malessere, mi sento profondamente ingrata nei suoi confronti. sono serena solo quando so che sto facendo qualcosa che mia madre approverebbe.
Soffro molto questa situazione perché vengo davvero trattata come una bambina e come una stupida senza cervello (una volta mio papa ai tempi del liceo mi ha addirittura detto che se fossi andata in vacanza con dei miei compagni "come minimo sarei tornata incinta" testuale)
Se penso alla mia vita io ho sempre e assecondato mia mamma e non sono sicura che le scelte che ho preso siano realmente frutto di ciò che sono o della mia paura che mia madre si preoccupasse.
So che una possibile soluzione sarebbe quella di rendermi indipendente e ho sempre avuto questa voglia di mettermi a lavorare durante l'università ma mi paralizza anche solo il fatto di dirlo in casa; una volta ci ho provato e la risposta è stata :" ma non c'è mica bisogno, ce la facciamo, ti paghiamo noi l'università, i soldi te li diamo noi se ti serve qualcosa" ecc.. è come se la vivessero come un'offesa inoltre mia sorella ha sempre detto :" ma csa vuoi fare che già ti bocciano agli esami, se inizi a lavorare ti laurei tra 50 anni" (mi sono laureata alla triennale nei tempi giusti con un buon voto alla fine, ma comunque con fatica e per loro devo concentrarmi solo sullo studio) stessa cosa quando mi sono iscritta in palestra :" sei scema sei sempre a pensare a quelle cretinate lì"... diciamo che tutti i miei interessi e tutte le mie proposte (anche e soprattutto di trovarmi un lavoretto) vengono sempre sminuite e trattate come capricci o con la frase "non è il momento")insomma questo aspetto del rapporto con la mia famiglia mi fa sentire parecchio frustrata, bloccata e in colpa. mi sento anche di stare buttando via il mio tempo ma soprattutto mi fa sentire FORTEMENTE INCAPACE ED INETTA. comincio anche a temere che una volta laureata non sarò in grado di lavorare e nessuno vorrà mai assumermi perché sento di aver sempre soffocato la mia intraprendenza e di non trovarla più.
Per quanto riguarda il lavoro inoltre, da un lato so che verrei linciata se iniziassi a fare un lavoretto per i motivi detti sopra, ma dall'altro mi sento uno schifo perché sono grande non ho entrate e mi sento una parassita, guardo mio papa che ha un'età e fa un lavoro pesantino e io sono a casa al caldo seduta a studiare con tutti i comfort e questo mi fa stare malissimo.
Scusate la lunghezza
ringrazio anticipatamente chiunque leggerà e/o risponderà

Buona serata

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Miglior risposta 28 DIC 2020

Cara Virgi,
Ho letto con attenzione quanto hai scritto e capisco la situazione di difficoltà che stai attraversando.

In questo momento vivi una situazione relazionale con i tuoi genitori in cui la comunicazione è congelata: eviti di dire alcune cose ai tuoi genitori, loro evitano alcuni temi con te. In questo modo entrambi - o meglio, tutti e tre - vi private della possibilità di confrontarvi, se non quando ti arrabbi non riesci più a trattenerti - come nel caso del funerale - senza però riuscire ad avere occasioni di confronto costruttivo. Queste sarebbero fondamentali proprio per poter ricostruire insieme e negoziare le regole della vostra relazione, ossia quello che ti è concesso decidere in autonomia, le cose su cui vorrebbero essere informati, e così via.
In situazioni come la tua, quando crediamo che gli altri ci ostacolino o ci frenino, tendiamo a vedere qualsiasi loro opinione come un tentativo di non farci fare le cose. Anche se è spesso così, non è detto che lo sia sempre. Un buon punto di partenza è provare ad ascoltare i loro pareri uscendo in qualche momento dall'idea che ti sei fatta di loro. So che non è facile e che tutto sembra andare in quella direzione che ci hai descritto, ma sicuramente potrai trovare delle eccezioni che ti aiuteranno a riscoprire un rapporto e una comunicazione diversa.

Voglio aggiungere che essere grati ai propri genitori è legittimo e importante, ma non un dovere. Ed esserlo non vuol dire mettere da parte le nostre intenzioni e i nostri voleri

Infine mi colpisce questa frase:
"Se penso alla mia vita io ho sempre e assecondato mia mamma e non sono sicura che le scelte che ho preso siano realmente frutto di ciò che sono o della mia paura che mia madre si preoccupasse."

Le motivazioni per cui facciamo alcune scelte piuttosto che altre sono sempre guidate dalle persone con cui cresciamo, dai contesti che frequentiamo, dagli insegnanti che conosciamo e da quelli che non abbiamo potuto conoscere, e così via, quello che poi fa la differenza è il nostro modo di affrontare e vivere quello che queste scelte ci porta a fare.

Se le cose non migliorano, rivolgiti ad uno psicologo, ti sarà d'aiuto.
Un caro saluto
Alberto Urbani

Dott. Alberto Urbani Psicologo a Montebelluna

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24 DIC 2020

Gentile Virgi,
ho letto con attenzione e partrecipazione il tuo lungo scritto. Ho sentito quanto tu sia dilaniata tra la fedeltà alla tua famiglia, che tanto ha fatto e fa per te e il tuo legittimo desiderio di esprimere te stessa, di essere indipendente, di fare le TUE scelte. Non esiste una formula magica o universale purtoppo per affrontare il dilemma. Ognuno a suo modo è chiamato a tentare strade proprie affrontando, per come riesce, il conflitto con la famiglia. Si cresce e ci si differenzia spesso senza essere autorizzati a farlo e dolorosamente. Se può aiutarla cerchi il sostegno di un terapeuta che la aiuti ad elaborare il suo comprensibile senso di colpa. Il fatto è che essere fedeli alla propria famiglia ha un caro prezzo, quello di rinunciare a parti di sè.
Le auguro coraggio e determinazione
Dott.ssa Franca Vocaturi

Franca Vocaturi Psicologo a Torino

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