Vivere in una campana di vetro
Buongiorno,
Ho 21 anni e ho l'impressione di buttare via ogni minuto che passa della mia vita. Ne ho ventuno e non sento di averceli. Vivo quasi sempre chiusa in casa e per me risulta un ostacolo sempre più insormontabile interagire ed affrontare con serenità il "mondo esterno". Non sono mai riuscita a vivere a pieno i miei anni (ho passato la mia infanzia in isolamento, molti "step" che si vivono in genere in adolescenza non li ho vissuti e ora vivo sempre più in solitudine la mia gioventù) e ho la sensazione che non sarò mai in grado di farlo. Non ho persone su cui contare veramente e sono convinta di non essere stata né capace, né in grado, e né avuto la possibilità di vivere a pieno la mia vita, e penso che mai avrò la possibilità di essere pienamente felice, realizzata e libera dalle catene da cui sono trattenuta fin da bambina.
Mi sento sopraffatta, frustrata, sola ed isolata da troppo tempo.
Mi sento isolata dal mondo, chiusa in una gabbia che per anni ho cercato più volte di ribellarmi, di scappare e di combattere senza risultati, anzi facendomi cadere ripetutamente in uno sconforto e angoscia incolmabile, specie quando mi trovo davanti al fatto compiuto: che sono ancora rinchiusa dentro e mai sarò in grado di uscirne. Questa gabbia non l'ho creata da sola: è stata la mia famiglia a crearla per me.
Vivo quasi sempre chiusa in casa, se non per andare prima a scuola e ora in università. Se esco altrove, ho moltissimi vincoli e restrizioni e questo mi rende ansiosa per il timore di commettere qualche errore e di finire di nuovo, questa volta blindata, nella mia gabbia. Quando ero più piccola, secondo i miei genitori, qualsiasi aspirazione o desiderio che non siano prettamente scolastici mi distraevano dai miei doveri, dovevo essere per loro la ragazza ideale diligente e obbediente che non creava mai problemi. Dovevo esserlo, perché vivevo (e vivo tutt'ora) nel costante terrore di essere "ripudiata" dalla mia stessa famiglia se non ero come loro desideravo. Secondo loro, qualsiasi mia "devianza" doveva essere stroncata sul nascere. A causa di questo, ho dovuto rinunciare a troppi dei miei desideri personali (hobby, interessi personali, amicizie, momenti per cui ottenere un po' di autonomia ed indipendenza) perché combattere per essi mi stressava così tanto che era meglio ritornare a vivere in quella gabbia che cercare di uscirne, soffrire e ritornarci con più restrizioni di prima. I miei mi dicono che lo fanno per proteggermi da quel "mondo esterno cattivo" in grado di farmi del male e di rovinarmi. (per esempio uscire il sabato sera con gli amici causa angoscia ai miei perché sono convinti che uscire in determinati orari sia automaticamente esposta a pericoli. Di conseguenza, dopo il tramonto devo essere confinata in casa).
Ora mi risulta più difficile convivere con questa situazione e gran parte delle volte desidero "cancellarmi", "annullarmi" e "scomparire", dal mondo che continuare a vivere così (a volte cerco di estraniarmi, isolarmi, e tagliare temporaneamente quei pochi contatti che ho, famiglia compresa). Ci sono momenti in cui voglio rinunciare a tutto e l'unico desiderio che ho è di chiudermi per sempre nella mia oscurità senza mai più uscirne.
Ho sempre avuto questi pensieri fin da bambina, ma man mano che passavano gli anni, questi pensieri diventano sempre più persistenti e, a volte, assumono toni più inquietanti nella mia mente.
Perché la mia vita non è mia e mai lo sarà e di conseguenza non potrò farne mai strumento della mia felicità.