Un regalo per il mio terapeuta

Inviata da Laura · 26 ott 2015 Orientamento professionale

Gentili psicologi, vorrei porvi una domanda "banale": si può fare un regalo/pensiero al terapeuta? Verrebbe accettato?
Non intendo solo a fine terapia ma anche durante la terapia tipo Natale,compleanno o comunque eventi "importanti".
Grazie.

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Miglior risposta 27 OTT 2015

Buongiorno gentile Laura,
la cosa migliore da fare è parlare di questo suo desiderio proprio con il suo terapeuta in quanto questo che riporta rientra nella tematica della relazione terapeutica e anche all'interno delle tematiche che ora state affrontando per il suo specifico lavoro interiore.
Cordialmente
Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Roma

Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Roma

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3 NOV 2015

Buonasera Laura, se dopo, diciamo 2 o 3 post e mezzo di mie ipotesi e spiegazioni (assolutamente personali) non ha ancora capito cosa intendessi, è probabile che sia stato io a non farmi capire bene, dunque, si focalizzi sulle risposte degli altri colleghi che, in questa occasione, sono riusciti a trasmettere il loro pensiero meglio di quanto sia riuscito io a trasmettere il mio. In quanto, più che ripeterle che cambierebbero i patti (in quanto infranti) "tacici", impliciti fatti con il terapeuta, quando è stato deciso il non pagamento del lavoro, non potrei fare. Infine, se ho capito bene, la scelta del non pagamento non è emersa in modo diretto (anche con suo sollecito): questo mi sembra molto strano, come condotta terapeutica, e mi convince ancora di più di quello che ho tentato di trasmetterle ma, evidentemente, fallendo.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta,
Costruttivista Postrazionalista-Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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2 NOV 2015

Gentile dott.Bedetti, scusi ancora se insisto però non riesco bene a capire (pur capendo il valore del pagamento della seduta) cosa cambi nel rapporto terapeutico. In più la scelta non è stata affrontata in terapia ma semplicemente non mi è stato detto nulla a riguardo e quando ho accennato io la cosa,si è cambiato discorso.

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31 OTT 2015

Buongiorno Laura, è incredibile come, rispondendo al suo post a me diretto dallo smartphone, sembra le abbia risposto un troglodita ortografico e con consecutio temporum orribile, in cui si capisce ben poco rispetto a quello che avrei voluto dirle. Vediamo se dal PC va meglio. Partiamo dal fatto che la terapia pro-bono e quella a pagamento abbiano basi diverse. Nella prima un terapeuta accetta volontariamente di non essere pagato per la sua prestazione, al contrario della seconda. Tuttavia, nella prima evenienza (ribadisco, a meno che non si tratti di un regalo con scarsissimo valore), vengono alterati i patti iniziali che si sono presi, più o meno esplicitamente. Non dico che ciò non possa avvenire, l'importante è parlarne e fare uscire fuori l'intenzione del regalo, la motivazione. Poi starà al terapeuta se, dopo averne parlato, accettare o meno tale regalo. Rispetto al suo terzo post, sempre a me diretto, anche questo può avvenire. Generalmente, riguarda, questo cambiamento, più il paziente che il terapeuta in quanto il donatore (qualora il regalo venisse accettato) sa di avere una possibilità in più di avvicinamento emotivo alla persona dietro il terapeuta ed alcuni pazienti, non tutti, chiaramente, potrebbero utilizzarlo come "arma" per poter punire il terapeuta (quando pensa che stia lavorando male) o premiarlo (quando pensa il contrario). Naturalmente, per il bravo terapeuta, questa è tutta una messe di informazioni circa le modalità relazionali del paziente. Come vede, dipende da svariate variabili (motivazione di accettazione o rifiuto da parte del terapeuta, motivazioni di dono da parte del paziente, parlare di tali motivazioni in terapia e declinarle tale modalità relazionali del paziente, etc.). Per tutto questo, e per me, naturalmente, sì, anche se le sedute siano a pagamento, il rapporto terapeuta-paziente, potrebbe cambiare "a causa" di un dono (anche a prescindere dal valore dello stesso).
Dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta,
Costruttivista Postrazionalista-Roma

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30 OTT 2015

Gentile dott.Bedetti, ho meglio capito il senso del non regalo in una terapia pro-bono. Non credevo però cambiasse qualcosa a livello di rapporto rispetto ad una terapia completa dove ci sia il pagamento finale ad ogni seduta.

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30 OTT 2015

Buongiorno Laura, le rispondo al post diretto a me. La terapia pro-bono ha dei canoni diversi rispetto a quella normale. Ci sono aspettative, vissuti emotivi, simbologie, denaro mancante (sappiamo, più o meno tutti, l'importanza del denaro in terapia), una relazione terapeutica diversa (né migliore né peggiore, ma solo diversa), etc. Per cui, a mio parere, essendo il regalo un qualcosa che potrebbe entrare all'interno di vincoli terapeutici che ci sono depressione, quando questi ultimi sono un pochino più sfumati (anche se non mancanti), il regalo è un qualcosa di "troppo" in una terapia pro-bono. Naturalmente, questa è una mia visione, ma da terapeuta vivrei il regalo come un sostitutivo del denaro (anche che se fosse stato ben esplicitato che non sarebbe così).Purtroppo, è parlo da Cognitivista, sia il denaro, che il regalo hanno delle simbologie tali da far sembrare il dono come un baratto tra due persone che, liberamente, avevano deciso che non c'era bisogno né di denaro né di altro. Credo, forse esagerando, che un dono, a meno che non sia veramente una cartolina et simili a, sia una rottura di un patto iniziale. Cosa che non avverrebbe in una terapia a pagamento in quanto il denaro o il baratto (può capitare che, soprattutto nei paesi più poveri, la terapia venga barattare in natura, con carne, frutta, etc.).
Non so se le ho risposto, ci ho provato almeno.
Dott.Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta,
Costruttivista Postrazionalista-Roma

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29 OTT 2015

Gentile dottor Bedetti, la ringrazio per la sua risposta però vorrei capire una cosa: perché se pago, posso fare un pensiero.. Se non pago, no? Io so benissimo che il nostro è un rapporto solo ed esclusivamente terapeutico e che non può e non deve andare oltre. In più, preciso, non ho mai pagato alcuna seduta (non c'è stata una interruzione per poi riprendere).

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29 OTT 2015

Buongiorno Laura, rispondo a ciò che ha detto nel suo post diretto al dott. Fiore. Proprio il fatto che il collega fa una psicoterapia, con lei, pro bono, credo sia una di quelle occasioni in cui NON accettare o fare alcun regalo, nè di scarso valore, nè di medio, nè di grande valore. Questo in quanto, essendo la decisione del collega di natura particolare, come la vostra alleanza terapeutica, un regalo andrebbe a minare proprio tale particolarità di relazione che, come sapete, ha l'obiettivo di migliorare la sua qualità di vita. Dunque, come minimo, tale intenzione dovrebbe uscire fuori, durante la seduta, ma poi, a mio parere, spiegata tale intenzione, il razionale e l'emotivo che ci sono dietro questa intenzione, forse sarebbe meglio non farlo questo regalo. Una volta che, eventualmente, dovesse tornare a pagare le sedute, allora il discorso tornerebbe (sempre a mio parere) nei canoni del "accetto il regalo perchè...", "le faccio un pensierino perchè...", "va bene, la ringrazio ed accetto il pensiero...", "la ringrazio molto ma non posso accettare il pensiero...", etc. etc. So che, tutto questo, vista dall'esterno, possa sembrare una rigidità professionale, e magari lo è anche; tuttavia, come sa bene, la nostra è una professione, oltre che particolare, anche molto delicata, nel senso che può resistere a delle tempeste ed uragani emotivi all'interno della seduta, come può scioglersi per un alito di vento. Credo che le metafore, seppur banali, siano abbastanza chiare.
Dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta,
Costruttivista Postrazionalista-Roma

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27 OTT 2015

Generalmente un "regalino" che si fa al terapeuta esprime riconoscenza e affetto e quindi rientra nello "scambio simbolico" e come tale può anche essere commentato insieme in seduta.
Accettare è un accogliere l'eisgenza di gratitudine dell'altro che ha bisogno di essere espressa.
Il concetto di "dono" che viene da "dare" = dare qualcosa di sè è riconosciuto in qualsiasi cultura e relazione e nasce da esigenze profonde.
Unica regola per la terapia è che non dovrebbe trattarsi di qualcosa di molto valore materiale ed economico; in tal caso il terapeuta è tenuto a rifiutare (soprattutto perché la parte materiale del dono offuscherebbe l'aspetto simbolico dello stesso).
In ogni caso ribadisco che un dono in terapia, come tutte le altre cose, va un pochino interpretato nel contesto del percorso.
Per fare questo dono (e sempre dovrebbe essere così) la persona deve ascoltarsi e trovare l'autenticità dentro di sè che la porterà a regalare qualcosa di significativo.
Un caro saluto Dott Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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27 OTT 2015

Gentile dottor Fiore,il rapporto con il mio terapeuta è un tantino particolare nel senso che per una serie di circostanze che non sto qui a spiegare sennò mi dilungherei molto, io non pago le sedute. Quindi mi sento di ringraziarlo in qualche modo per quello che fa per me facendogli qualche pensiero (non proprio piccolino o insignificante economicamente parlando). Non si tratterebbe di un regalo esagerato e privo di senso, anzi avrebbe comunque una valenza.

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27 OTT 2015

Gentile Laura,
in teoria non ci dovrebbe essere scambio di regali regali perchè quello tra terapeuta e paziente è sostanzialmente un rapporto di natura professionale.
Per la verità, nella mia esperienza clinica di molti anni, raramente è capitato di ricevere un regalo, per quanto di scarso valore economico.
Comunque, penso che quando il regalo è simbolico, di poco costo e dato in occasioni adatte, può anche essere accettato anche perchè rifiutarlo sarebbe peggio in quanto potrebbe far sentire la persona rifiutata ed offesa compromettendo l'alleanza terapeutica.
Ovviamente il terapeuta ringrazierà ma preciserà che è sufficiente un semplice messaggio di auguri nelle occasioni future.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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26 OTT 2015

Buongiorno Laura, non credo la risposta sia unica. Dipende dal terapeuta, dalla sua formazione, dal tipo di regalo, dall'interno ione del regalo e da lei. Generalmente, non si accettano perché potrebbero assumere valenze simboliche tali che,anche il parlarne in terapia, non risolverebbe la questione. Poi ci sono terapeuti che accettano un pensierino (una scatola di cioccolatini o simili) ma sempre all'interno di una spiegazione cognitivo-emotiva del "perché il paziente abbia sentito la necessità di questo regalo. Questi ultimi, infine, se sono di un certo valore, non se ne parla neanche, visto che, correttamente, viene proibito dal nostro codice deontologico. Rispetto la mia esperienza personale ho accettato cioccolatini, un libricino ed un sasso particolare (il regalo più bello) ed ho rifiutato tanto altro.
Veda le risposte di altri colleghi e poi si regoli di conseguenza ma, in ogni caso, anche solo l'intenzione di fare un regalo al proprio terapeuta, credo dovrebbe venire fuori durante le sedute cliniche.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta Costruttivista Postrazionalista-Roma

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