Ho perso la persona più importante della mia vita per causa mia
Buongiorno,
Ho iniziato una terapia psicologica (la prima in vita mia) tre mesi fa perchè sono stata lasciata dal mio compagno dopo 10 anni di convivenza.
In tutti quegli anni non ho mai fatto un percorso di autoanalisi e credo di avere fatto molti errori perchè non mi conosco abbastanza e non vedevo quali fossero certi miei atteggiamenti nocivi verso di me e verso la coppia. Credevo che avessimo un rapporto speciale fatto di condivisione, invece mi sono resa conto che in realtà siamo riusciti a comunicare molto poco. Lui soprattutto.
Mi ha detto a storia finita che per troppo tempo ha messo me e la relazione davanti a se stesso, ha negato i suoi bisogni investendo solo nel tenere in piedi il nostro rapporto, che se fosse stato una persona diversa mi avrebbe lasciata molto tempo fa. Fa male saperlo ora perchè ti chiedi chi era in realtà colui che avevi al tuo fianco e come hai fatto a non accorgerti di nulla.
Io in realtà a volte ho sentito che qualcosa non funzionava e provavo a farlo sfogare se lo vedevo distante, ma spesso faticava e stava in silenzio. Io pur di non perderlo continuavo ad andare avanti facendo finta che andasse tutto bene, pensando che fosse così il suo carattere, anche se in fondo anche io non stavo bene perchè lo sentivo distante. Abbiamo vissuto di inconscio e di non detti.
Per me, tutt'ora e nonostante tutto, è una persona speciale, non vorrei idealizzarlo perchè so che non è perfetto, ma è una persona di un valore inestimabile, diverso per tante cose dalla media degli uomini italiani e non che ho conosciuto.
Mi sono innamorata di lui perchè oltre ad avermi amata come nessun'altro ha fatto, ho riconosciuto in lui le mie fragilità. Solo che forse nel tempo, così come non accetto me stessa, sono arrivata a non accettare lui e i suoi limiti, nonostante mi avesse regalato se stesso e il suo amore.
Adesso che sto cercando di capire e di analizzare, come mai ho fatto prima, forse posso dire che eravamo dipendenti l'uno dall'altra e cercavamo nell'altro un vuoto che abbiamo entrambi..io forse più di lui visto come stanno ora le cose.
E' stata una relazione faticosa, dovuta al fatto che nessuno dei due ha mai avuto una situazione di lavoro stabile, sempre con pochi soldi per vivere, nonostante credo siamo due persone molto capaci ma forse senza spina dorsale.
Tanti traslochi, un progetto di un'attività in proprio che poteva farci svoltare che mai è decollata. Nessun progetto di comprare casa, matrimonio o figli perchè ci dicevamo che in fondo ci andava bene così. Era come se entrambi avessimo paura di impegnarci, e quindi meno sentivamo l'altro e meno investivamo ..tutto in un circolo vizioso.
I primi due anni sono stati ovvimante molto belli, poi dopo un trasloco e una depressione da parte sua perchè non riusciva a trovare lavoro, io l'ho lasciato. L'ho abbandonato nel momento del bisogno perchè non sapevo più cosa fare...volevo fuggire vigliaccamente da quella situazione.
Tempo fa mi disse che lui in quella città non avrebbe voluto trasferirsi ma l'aveva fatto per me.
Però in quei mesi distanti, non ho mai smesso di sentirlo, stavo male, non uscivo più ed ero anche io senza lavoro. Non ero mai stata convinta di lasciarlo.
Sono tornata da lui, con la voglia di metterci tutta me stessa.
Abbiamo intrapreso una nuova attività, ma non c'era più l'entusiasmo dei primi due anni.
Io pensavo che fosse cambiato lui, invece dopo questi mesi che mi ha lasciata lui, mi ha detto che era rimasto molto deluso di essere stato abbandonato ma che aveva paura di stare solo e quindi mi ha dato una seconda possibilità.
I rapporti intimi hanno iniziato a diradarsi, io non provavo nessun desiderio in generale, non solo nei suoi confronti. Ne parlavamo e lui mi rassicurava dicendomi che lui il desiderio non l'aveva perso ma mi rispettava, non voleva forzarmi e comunque ogni relazione è a se, non esistono leggi e copioni. Poteva andare bene così. Ma non era quello che voleva davvero credo.
Avremmo dovuto consultare un terapeuta allora e forse ci avrebbe aiutato, ma io non credevo di avere dei problemi e mi sono adagiata sulle sue rassicurazioni perchè ho sempre pensato che lui fosse molto più intelligente e presente a se stesso di me.
Il fatto di non avere mai una sicurezza economica ci rendeva frustrati e io ne soffrivo sicuramente di più. Nessuno dei due stava facendo un percorso di crescita professionale e personale. Io avevo ripiegato su lavori di basso livello solo per pagare le bollette e ho investito solo nel rapporto. Ma nel senso di stare insieme e basta, non nel senso di farlo crescere. Questo a causa di una mia immaturà generale e sentimentale.
Tra i due io mi sono sempre stimata poco, mi chiedevo a volte come facesse una persona come lui a stare con me. E invece di riempirlo di amore per il regalo che mi stava facendo, tante volte gli dimostravo più rancore che amore. Non so perchè.
Eppure mi aveva cambiata e migliorata, mi sentivo una persona migliore, ma a volte ricadevo nel mio vecchio e brutto carattere.
Ma non me ne accorgevo e lui pur soffrendone si teneva tutto dentro...perchè anche lui non si stimava.
Così ho iniziato ad insistere di provare a trasferirci all'estero per avere altre possibilità, soprattutto per lui che pieno di titoli e di risorse qui in Italia è sempre stato snobbato.
E siamo partiti, lui con un progetto tutto suo, io da semplice compagna senza sapere la lingua e senza avere un'idea precisa del mio e del nostro futuro. Partita allo sbaraglio come se avessi 18 anni, e senza tenere in conto che la relazione non era così forte come credevo.
Lui deciso a non tornare più in Italia e a far funzionare il progetto, io che non riuscivo ad ambientarmi, a non capire quali erano i miei obiettivi, il mio posto in quell mondo, a non capire l'enorme occasione che avevo di fronte e nel tempo poi lo sentivo sempre più distante perchè lui occupava tutto il suo tempo in questo progetto.
Uscivamo pochissimo di casa, ma lui aveva un lavoro, un hobby, frequentava gente. Io uscivo solo con lui.
Ci siamo allontanati lentamente, in silenzio, io caduta in depressione sono diventata insopportabile e lui è diventato un muro di gomma.
Avevo bisogno di essere spronata, di essere coinvolta, di entusiasmo, mi sono uscite paure che nemmeno credevo di avere. Avevo bisogno di un aiuto che lui diceva di darmi ma che io non vedevo e sentivo. E tutt'ora non so davvero ancora se la colpa sia stata solo mia di quel mio stato. Perchè le cose sono andate in quel modo.
Dopo due anni, i peggiori che io abbia mai vissuto, gli ho detto che forse non lo amavo più, che non lo sentivo più, che stavo male e non sentivo che mi stesse aiutando, che non vedevo il mio futuro in quella città perchè non mi vedevo in nessuna professione.
Insomma l'indecisione che mi ha sempre caratterizzata è diventata crisi esistenziale.
Lui mi disse che non se lo aspettava un discorso del genere, che lo avevo deluso, che lui stava facendo tutto per noi e non si sentiva riconosciuto.
Ci ha messo 6 mesi per lasciarmi, e in quei mesi io non ero presente a me stessa, mi sono resa ancora più insopportabile, ho detto tutto quello che mi passava per la testa senza pensare. Ho fatto il suo gioco, invece di tentare il tutto per tutto per salvare il salvabile. Mentre io ero in Italia per questioni di salute dei miei, lui ha iniziato da solo una terapia psicologica su consiglio di sua madre (prima volta anche per lui). Ma io credo che non mi amasse più da molti mesi, chissà magari da prima di trasferirci. Ma non me lo direbbe mai, nemmeno ora. Stava con me forse per non stare solo, per affetto e per abitudine. Ma non era felice da anni.
Il suo progetto invece nel mentre è andato a gonfie vele, si è sentito finalmente riconosciuto nel suo valore, si è sperimentato in cose nuove che gli han dato fiducia.
E' diventato una persona importante, e ha iniziato a ricevere attenzioni femminili. Una paese diverso una cultura diversa, lui è diventato una persona forse diversa. Io ero sempre la stessa, se non peggio.
Ha iniziato a frequentare una collega di lavoro e anche se inizialmente diceva di essere confuso, non ha mai voluto ritentare.
Tre mesi fa sono tornata in Italia, come fossi in lutto, tutta la mia vita da adulta andata in pezzi, non ho nemmeno un lavoro, ho perso negli anni anche i pochi amici che avevo.
Ripartire da zero nella disperazione di non sentirsi degni di questa vita.
Sapere che la felicità non viene dall'esterno ma siamo noi che dobbiamo riconoscerla dentro di noi per quello che abbiamo.
Sapere che trovare persone speciali in questo mondo è la cosa più difficile che possa capitare, soprattutto quando emaniamo un aura di tristezza e negatività.
Avere avuto l'occasione di creare una famiglia e non essermi mai impegnata abbastanza per farlo. Sapere di essere piena di problemi e scettica sulla possibilità di risolverli.
Quanto durerà questa terapia e ha senso farla se tanto non ho fiducia e non mi ridarà mai indietro quella persona, e la possibilità che ho perso?
Non dite che la vita è piena di possibilità perchè non è vero...non per tutti. Che bisogna stare bene con se stessi e seguire le proprie aspirazioni. Io vedo intorno a me solo tante solitudini, gente che si dice orgogliosa di stare sola, ma poi nel silenzio della sua casa magari piange.
Non dico che trent'anni fa fosse meglio perchè la gente sposava il primo che conosceva e ci stava insieme per sempre, spesso anche in situazioni estreme.
Ma oggi vedo solo tanto vuoto, le persone non accettano più niente dell'altro e passano da una storia all'altra come cambiarsi d'abito.
Io lo so che ho un problema di autostima, che dovrei essere più centrata e riuscire ad essere indipendente, ma credo anche che la felicità non è vera felicità se non è condivisa.
Sono d'accordo che non ci si debba accontantare, ma sperimentare si può farlo fino ad una certa età credo, poi è giusto gettare le basi per una vita in comune.
Nessuno può aiutarmi perchè chi è causa del suo mal ha solo di che piangere se stesso...e non ci si può nemmeno togliere la vita perchè non ci sono metodi sicuri e indolore disponibili, e poi i parenti soffrono.
Ma non ho chiesto io di venire al mondo, non sono mai stata degna di questo dono e credo che ognuno dovrebbe avere il diritto di togliere il disturbo se non è in grado di vivere.