Non so più se amo il mio fidanzato-bambino?
Gentili dottori,
scrivo qui per il bisogno di sfogarmi e di capire. Sto male, sto soffrendo e soprattutto non so se amo ancora il mio fidanzato.
A tratti mi pare di odiarlo.
Ho venticinque anni, sto con lui da tre. Si può dire che sia stato colpo di fulmine reciproco; ma la storia d'amore da favola è durata lo spazio di quattro mesi, poi sono subentrati i problemi. La maggior parte di questi sono ricollegabili a lui.
Preciso che la nostra è una storia a distanza, dove ci si vede circa una volta alla settimana. Questo però non è mai stato particolarmente pesante. Perché sì, lui ha avuto dei problemi, ma io ci sono sempre stata per lui. Gli sono sempre stata accanto al punto da rinunciare a dare esami per un certo periodo, in modo da potermi dedicare a lui.
I suoi problemi sono in parte famigliari (un rapporto conflittuale con una madre opprimente e ansiosa, malata o presunta tale...), in parte lavorativi. Io non gli ho mai fatto mancare il mio supporto, peraltro occupandomi di lui e facendo le sue veci. La lettera di presentazione per cercare un nuovo lavoro, i curricula, le ricerche su internet, il sostegno anche finanziario (nel mio piccolo!)... tutte opera mia.
Ebbene, non mi sento di aver mai ricevuto molto da lui. Più che altro, in seguito all'ennesima magagna in cui si è ritrovato, abbiamo avuto un litigio molto violento.
Gli ho detto chiaramente che non intendo andare a vivere con lui, fino a che non inizierà a comportarsi da persona matura e responsabile. Perché lui, a tutte le sventure che gli capitano (ma poi, gli capiteranno o se le cerca?!), risponde lavandosene le mani, o piangendo, o facendomi pesare le cose. Dice sempre che non è colpa sua. Insomma, non è mai colpa sua!
Ho cominciato a distaccarmi. Lui di questo se ne è accorto, ma non fa nulla, se non trattarmi male. Male come un bambino che risponde alle sgridate per dire...
Da qualche mese a questa parte ho preso le distanze. Ho cominciato a non raggiungerlo se si comporta male. A non fare tutto quello che vuole e pretende da me.
Non sempre ha funzionato. Oddio, qualche piccolo miglioramento s'è registrato. Per esempio ora cura maggiormente le sue cose, ma l'ultimo litigio ha infranto tutto.
Lui è irresponsabile su cose importanti, molto importanti (questioni giudiziarie). E io sono stufa di fargli le cose come se fosse mio figlio! Nessuno pensa a me!
Sto scrivendo la mia tesi e lui se ne frega. Ho vissuto un momento di crisi in cui non sapevo cosa fare del mio futuro e lui si è messo di nuovo in testa di cambiare lavoro, non dedicandomi un secondo che fosse uno, anzi, pretendendo che pensassi a lui!
Si accorge solo del sesso che è venuto meno, perché io non ho più voglia, anche a causa di problemi vari di vaginismo che sto affrontando da sola, comparsi negli ultimi mesi.
La comunicazione fra noi non va bene. Lui tende a rispondermi male, a urlarmi addosso (cosa che ha appreso da sua madre, visto che fa così con lui...). Io, che tendenzialmente sono una persona tranquilla, sbotto. Mi fa diventare isterica. In un litigio, e mi vergogno quasi a dirlo, ho dato di matto per gli insulti che mi stava rivolgendo, tanto che l'ho preso a sberle. L'ho colpito e volevo fargli male, molto male. Sentivo di odiarlo, devo averglielo anche detto.
Pensavo di aver superato questa cosa, mortificante anche per me. In realtà me la porto dentro, perché sono diventata insofferente a lui e ai suoi dannatissimi problemi.
Faccio fatica a dirgli ti amo ultimamente.
Eppure io sento ancora di volergli bene, ci tengo a lui. Vorrei solo che crescesse e che pensasse a me per una volta.
Sudo freddo al solo pensiero che intenda seriamente andare a convivere ora.
In questi mesi di crisi mi sono presa una cotta per il mio relatore. Cotta che ho avuto modo di elaborare razionalmente, come bisogno di una figura maschile matura, colta e intelligente.
Tutto ciò che il mio fidanzato al momento non rappresenta per me.
E io non so cosa fare...