Non riesco a fare niente

Inviata da Alessio · 18 ott 2017 Orientamento scolastico

Salve a tutti, vi ringrazio in anticipo per l'attenzione. Sono uno studente di medicina di 27 anni, a parte i primi anni di studio, sono sempre riuscito a studiare, a trovare la giusta motivazione e al tempo stesso anche a trovare il tempo libero per fare qualunque cosa, al di fuori del mio dovere da studente. Da circa un anno e mezzo tuttavia sento che qualcosa si possa esser come rotto in me, più o meno in concomitanza con la fine delle lezioni; il mio ritmo di studio e di superamento degli esami si è all'inizio ridotto drasticamente, che ho attualmente perso definitivamente (da una media di 6-7 esami all'anno, nell'ultimo sono riuscito a farne solamente 2, e sinceramente non riesco a capire nemmeno come). Con il tempo ho anche smesso di uscire di casa, da circa un anno infatti passo la maggior parte delle mie giornate perdendo tempo: se ho il PC a disposizione passo il tempo con i videogiochi cercando di spengere il cervello, altrimenti passo il tempo fissando il vuoto o sul letto cercando di dormire. Il momento più difficile è la sera, in cui riesco a comprendere quello che ho fatto, sentendomi terribilmente in colpa, e abbattendomi ancora di più; mi sento come ad aver buttato via i migliori anni della mia vita per niente, di aver rinunciato a tutto, anche alla salute per un pugno di mosche (sono ingrassato di circa 30 chili da quando ho iniziato a studiare). Come se non bastasse anche il mio carattere è peggiorato, sono diventato molto suscettibile, cercando di evitare il più possibile il dialogo sia con la mia famiglia che con la mia ragazza, specialmente su argomento università. Più di una volta mi sono riproposto di parlarne con qualche specialista, ma ho paura che la mia famiglia possa vedere questo come una scusa per i miei fallimenti, o che, se per caso dovesse fallire qualunque intervento, possa rinfacciarmi a vita di essermi rivolto a qualcuno. Purtroppo non ho un lavoro, avendo dedicato tutto all'università, e non posso permettermi niente senza coinvolgerli. Cosa posso fare per uscire da questa situazione?

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Miglior risposta 24 OTT 2017

Buongiorno Alessio e grazie per essersi rivolto a noi.
Ha riferito la sua volontà di iniziare un percorso psicologico ma la sua paura del giudizio altrui sembra la blocchi esattamente come succede con il suo percorso universitario creando intensi sensi di colpa.
Inizi da qui e provi ad affrontare, con persone di sua fiducia, la sua scelta di iniziare un percorso che possa aiutarla a maturare maggiore consapevolezza e ritrovare la giusta motivazione ad andare avanti.
L'unico modo per superare le paure è quello di affrontarle gradualmente un passo alla volta dopo averne compreso il significato. Le sue paure sembrano attualmente volerla tenere fermo, chissà come mai? Chissà perché proprio ora? Chissà cosa vorranno dirle? Tutto questo si può scoprire insieme alla sua famiglia e ad uno specialista che la possa affiancare per rendere esplicito ciò che fino ad ora è stato tacito.
Il primo passo è tuttavia affrontare la paura del giudizio dei suoi genitori, si concentri su ciò che per lei è importante e provi a fare un passo in quella direzione parlando a qualcuno della sua famiglia che la possa sostenere.

I miei migliori auguri e un saluto
Dott Adriano Zenilli

Dott. Adriano Zenilli - Psicoterapeuta infanzia e adolescenza Psicologo a Sesto San Giovanni

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20 OTT 2017

Gentile Alessio,
come futuro medico sa bene che la cosa migliore quando ci si trova di fronte ad una difficoltà psicofisica non è procrastinare un intervento. Ovviamente non posso che suggerirle di rivolgersi ad uno psicologo per rimettere la sua vita sui giusti binari. Comprendo anche il costo di un intervento del genere ma ci sono comunque soluzioni possibili come l'ASL di appartenenza o servizi privati gratuiti di qualche associazione sul suo territorio. Si informi, credo che anche l'università offra qualcosa del genere.
in bocca al lupo,
dott. Alessandro Stirpe

The Profilers Srl Psicologo a Roma

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20 OTT 2017

Caro Alessio, i percorsi universitari sono sempre molto impegnativi, soprattutto il corso di studi in medicina che chiede un impegno prolungato per molti anni.
A volte capita anche di aver timore di terminare gli studi per paura di ciò che ci aspetta dopo: spesso si vive con terrore la prospettiva di non avere delle certezze, e d'altronde essere studente in qualche modo è una condizione che lei conosce perfettamente.
D'altronde lei parla anche di problemi relazionali con la sua famiglia e con la sua ragazza, e non sottovaluterei i suoi timori legati alle aspettative di chi la circonda.
Le consiglio vivamente di rivolgersi ad uno specialista, magari ad indirizzo sistemico-relazionale, che possa coinvolgere anche la sua famiglia e il suo contesto di appartenenza: vedrà che la sua famiglia sarà disponibile a mettersi in gioco se lei potrà finalmente comunicare le sue difficoltà senza sentirsi in colpa.
Le faccio i miei migliori auguri
Dott.ssa Tania Signorile - Roma

Dott.ssa Tania Signorile Psicologo a Roma

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20 OTT 2017

Gentile Alessio,
comprendo il suo sconforto per il momento di stallo che sta vivendo. La facoltà di medicina è impegnativa e forse la fine delle lezioni, l'ha privata di un supporto per lei importante, generando una sensazione di disagio.
Aumento del peso, bisogno di staccare il cervello mediante l'uso di videogiochi, riduzione del dialogo con le persone care, sembrano strategie di evitamento per non affrontare le problematiche reali.
Lei avverte la necessità di un aiuto psicologico. Se con i suoi genitori ha un buon dialogo, provi a manifestare chiaramente il suo bisogno, senza vivere la cosa con sensi di colpa o possibilità di fallimento.
Oppure, per ovviare all'aspetto economico, può contattare un consultorio della sua zona di residenza.
I miei migliori auguri
Dott.ssa Vanda Braga

Dott.ssa Braga Vanda Psicologo a Rezzato

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19 OTT 2017

Buongiorno Alessio,
leggendo il suo scritto, mi viene in mente l’immagine di lei su un treno che corre a velocità spedita e che poco per volta rallenta fino a fermarsi, la vedo bloccata in questa stazione della vita, con il sentimento di impotenza e di incapacità a reagire…La sento arrabbiato, deluso e fortemente in colpa verso se stesso, ma forse anche verso la sua famiglia.
Probabilmente lei sente che loro hanno investito molto, in termini di aspettative, su di lei e sugli studi che sta effettuando…
Quello che ha scatenato e l’ha portata a questa fermata circa un anno e mezzo fa, è affrontabile, ma da solo è difficile; anche se un medico può farsi la diagnosi, non può operare da solo la ferita, ha bisogno di affidarsi a qualcun altro che da fuori veda quello che sta succedendo.
Lei sta vivendo in un senso di apatia generale, però restare fermo a quella stazione per troppo tempo può diventare qualcosa di distruttivo per la sua intera vita futura.
Intanto deve iniziare a tollerare dentro di sé l’idea che in un percorso lungo ci possano essere delle fermate, che possono servire a capire, a riflettere, ma dal treno occorre scendere e guardarsi intorno per capire.
A volte non affrontiamo anche per paura di vedere cosa ci sta bloccando…ma non è chiudendo gli occhi o distraendo la mente che la situazione cambia, la si peggiora soltanto.
La paura del giudizio dei suoi genitori è talmente grande che la sta mettendo nella condizione di “non chiedere aiuto” a priori, ma non crede che forse loro si siano già accorti che lei non sta bene e che anche loro non sappiano come aiutarla?
Intanto può concretamente parlare con il medico di base che le può fare un’impegnativa presso il Centro di Salute Mentale del suo territorio dove ci sono validi colleghi psicoterapeuti che possono aiutarla, come anche i Consultori pubblici che offrono consulenze gratuitamente.
Scenda dal treno Alessio…può farcela a chiedere aiuto…e già chiedere aiuto è un successo!
Elena

Dott.ssa Elena Maiolo Psicologo a Biella

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19 OTT 2017

Salve Alessio,
nel leggere le sue parole, non ho percepito che lei abbia rallentato i ritmi per una questione di pigrizia, quanto piuttosto per qualche preoccupazione di fondo che non le permette di andare avanti e di performare al meglio. Lo dice anche lei, quando, a un certo punto, racconta che perde tempo con i videogiochi per spegnere il cervello. Ecco, credo che sia questo il fulcro di tutta la questione. Che tipo di pensieri deve spegnere? Cosa la tormenta? Anche l'aumento di peso è sicuramente ascrivibile a questa necessità di spegnere (attraverso il senso di sazietà) emozioni intense, spesso di tonalità negative. Non dice esplicitamente a che anno è di Medicina, ma sembra che sia più o meno in dirittura d'arrivo o almeno nella seconda metà del percorso di studi. Può essere che, di conseguenza, sia il futuro a spaventarla e a bloccarla con gli esami? E' un fenomeno piuttosto diffuso quello del blocco quando si è in dirittura di arrivo e spesso ciò è dovuto a paure e insicurezze circa il futuro professionale. E, mi permetta, sicuramente la recente organizzazione delle specializzazioni può far percepire uno scarso senso di controllo sul futuro, dato che i concorsi sono unificati a livello nazionale. Può essere questo? Sicuramente confrontarsi con un esperto potrà aiutarla a dipanare la matassa, che certamente è risolvibile. Non disperi. Può cercare di far capire ai suoi che il suo scarso rendimento recente è dovuto a una difficoltà, non a pigrizia, e che quindi chiedere aiuto può essere certamente la mossa vincente, visto che fino ad ora, pur provandoci tutti i giorni da solo, non è riuscito a riprendere le redini della situazione.
In bocca al lupo!
Resto a disposizione.
Dott.ssa Giovanna Susca - Bari e Barletta

Dott.ssa Giovanna Susca - Psicoterapia, Psicologia dello Sport Psicologo a Barletta

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19 OTT 2017

Gentile Alessio,
per approfondire si può rivolgere agli specialisti della struttura pubblica o dei consultori della sua città, può rivolgersi al suo medico di base per avere indicazioni o anche attraverso una ricerca on line, in alcuni casi i colloqui sono gratuiti o al prezzo di un ticket per un numero stabilito di colloqui.
Nel frattempo può cercare di risalire alle origini del suo disagio, a partire dalla ricostruzione degli ultimi diciotto mesi e a cosa succedeva in quel periodo. Il tema del fallimento in genere rimanda a obiettivi non raggiunti, se è così anche per lei quale obiettivo ritiene di aver mancato?
Cordiali saluti

Dott.ssa Patrizia Mattioli

Dott.ssa Patrizia Mattioli Psicologo a Roma

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19 OTT 2017

Caro Alessio, dalle sue parole arriva tutta la preoccupazione per come sta andando il suo studio (ambito a cui sta dedicando tutta la sua attenzione), ma anche grande rammarico e biasimo perché non si piace e non le piace come sta conducendo la sua vita in generale. Arriva forte la sensazione di aver fallito e di continuare a fallire, tanto che non si rivolge ad uno specialista perché teme di fallire anche in questa cosa e poi di essere giudicato dalla sua famiglia. Ě molto limitante e riduttivo per me parlarle qui, ma la inviterei a chiedersi cosa renderebbe davvero la sua vita degna di essere vissuta, cosa le piacerebbe fare, che lavoro sogna nel suo futuro, che qualitä si riconosce? Questo per dirle che rimane necessario riprendere il controllo di se stesso e della sua vita: lei ha tutte le carte in regola per poterlo fare. Confrontarsi con uno specialista mi sembra una scelta che potrebbe rivelarsi utile per la sua vita e la invito davvero a valutarla. In bocca al lupo, faccia il tifo per se stesso!

Daniela Cannistrà Psicologo a Seregno

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19 OTT 2017

Caro Alessio,
da quel che dice ha votato buona parte della sua vita allo studio e purtroppo medicina richiede davvero un impegno impressionante.
Nonostante non sia possibile in questo contesto darle una risposta calzante, mi sento di affermare che l'impasse sia causata dall'ansia. Questa ipotesi troverebbe valore nel fatto che da ciò che scrive, lei trova dei modi per distrarsi che, una volta conclusi, non le lasciano altro che l'amaro in bocca se non il senso di colpa.
Ipotizzerei che possa entrarci qualcosa il timore del "e dopo?". Con questo voglio dire che una volta conclusa l'università sarà il momento di passare alla pratica e ad altro studio con una specializzazione e dopo ancora gettarsi nel mondo del lavoro. All'interno di questa ipotesi potrebbe sentire di non essere più motivato o ancora di non avere molte possibilità di trovare in seguito un lavoro.

Rimane ad ogni modo soltanto una ipotesi.
Ha già speso molte energie per diventare un medico e questa decelerazione potrebbe durare ancora a lungo, per questo la invito a svolgere, nonostante l'opinione dei suoi genitori, un percorso da uno psicologo. Non so se la sua Università ha uno sportello di ascolto ma alcune lo hanno quindi potrebbe informarsi e magari trovare qualcuno in quel contesto o le potrebbe venir consigliato uno psicologo altrove.

La saluto e le auguro di "tornare in pista" come medico o come qualsiasi altra cosa decida,
Marco Tagliagambe.

Dott. Marco Tagliagambe Psicologo a Empoli

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