Mi sento un fallito: ho il libretto universitario vuoto

Inviata da Massimo · 26 apr 2016 Orientamento scolastico

Gentili psicologi,
sono un ragazzo di 22 anni, frequento ingegneria... è da quando sono piccolo che mio padre mi ha detto di farlo perché così avrei avuto un posto di lavoro sicuro, l'ha sempre detto a tutti. Mi sentivo e mi sento sempre felice e gratificato quando lui mi fa i complimenti ed è felice e soddisfatto di me quando mi sente parlare di questa carriera; ho seguito sempre l'aiuto di mio padre per la scuola, anche alle superiori (anche perché lui non ha molta fiducia in me, mi dice di sì, ma invece è no, lo sento che parla male di me alle mie spalle ma forse è solo preoccupato) e per la scuola superiore ho scelto il geometra, perché alla fine in matematica mi annoio tanto, non ero molto ferrato, non volevo impegnarmi, non volevo fare lo scientifico ma neanche il classico.
Ho tirato molto la corda in questi anni, con difficoltà sono andato avanti tra una sbandata ed un'altra, mio padre ha sempre di più perso la fiducia in me.
Ora sono all'università e sono entrato a stento con i miei sforzi e tutto; ma adesso che sono qui da due anni non riesco a fare neanche un esame.
Non capisco perché... Anche il più stupido dei miei colleghi, quello più scapocchione, riesce a passare gli esami e io invece niente. Non so che mi succede, non so com'è un esame e quando non lo passo mio padre mi da contro.
Sto male perché non passo gli esami e sto peggio perché mio padre ci rimugina sempre sopra... mio fratello più piccolo è stanco della situazione perché in casa c'è un clima orrendo.
Mio padre e mia madre mi parlano soltanto dell'università, sanno i miei esami a memoria, sanno esattamente quello che devo fare; a volte mio padre mi mette in ordine gli esami che devo fare e... e io lo ammetto: mi distraggo.
Non ci sto quasi più dentro con la testa...
Mi sento un totale fallimento...
Nella mia vita non ho archiviato neanche un obiettivo...
Mi vergogno davanti ai miei amici, non voglio più uscire, non voglio più fare niente... Non sento più niente della vita.
Le stagioni passano, i giorni sono veloci, aspetto gli appelli e... Non li passo.
Ascolto gli altri parlare con una dimestichezza perfetta, mentre io ancora vedo le cose scritte come se fossero arabo e non mi capacito perché...
Forse c'è una cosa, nel profondo del mio cuore, che mi fa capire cosa sta succedendo: l'arte.
Fin da quando ero piccolo ho seguito sì mio padre, ma c'è sempre stata una cosa molto bella di me, qualcosa che mi faceva sentire me stesso (cosa che ora non so più chi sono).
Di recente mi viene sempre in mente la frase di Pirandello: Se per gli altri non ero quel che finora avevo creduto d'essere per me, chi ero io?
Quando ero piccolo mi era tutto concesso, o almeno quello che si poteva concedere ad un bambino, e potevo disegnare quanto mi pareva, ma crescendo è arrivata la figura di mio padre (è molto autoritario con me) ed ha inziato a nascondermi agli altri.
Non gli piace che disegno, non vuole. Mi ha preso in giro, mi ha strappato i fogli, mi ha deriso, offeso, allontanato e nascosto.
Nessuno dei suoi amici o persone che conosciamo sa quello "che so fare" e anche io ho imparato a nasconderlo...
Sì, l'ho nascosto ma è sempre stato vivo in me, come una fiamma che non si poteva spegnere; esteriormente sono un ragazzo molto pacato, tranquillo, a volte sembro anche molto triste, sono diventato il classico sfigato perché non archivio niente all'università e non ho hobby. (ho fatto una volta musica, mio padre voleva che facessi il musicista ma ho lasciato e.. niente continua a rinfacciarmelo ogni tanto) ma come mi rinfaccia anche dell'università, che nonostante i miei sforzi, non va e non va. Mi dice che ha solo speso soldi inutilmente, a volte si arrabbia così tanto che vuole farmi andare via dalla facoltà perché si è stancato di penare, così mi dice e davvero ci sto male.
L'unica cosa buona di questa università è che lì ho trovato uno psicologo, ho appena iniziato e mi ha detto che io non ho identità, ho perso tutto e non riesco più ad amare niente, ed è vero.
Ha detto che devo staccarmi psicologicamente da mio padre...
Voglio precisare che mio padre è benestante, normale, non ha problemi economici e le sue scelte non sono dipese da questo...
Mi sto solo chiedendo se sono un figlio ingrato.
Ho un amico che non ha soldi e all'università da tanta soddisfazione ai genitori, fa medicina, e io che ho i soldi e tutto, sono un figlio orrendo, non riesco a studiare e mi distraggo...
Che cosa devo fare?
Soffro davvero come un cane...
Spero di non avervi ammorbato,
grazie.

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Miglior risposta 28 APR 2016

Caro Massimo
intanto:"piacere di conoscerti" e te lo dico davvero perché guarda, nonostante la sofferenza che è presente in tutta la tua lettera, tu mi hai trasmesso una irresistibile simpatia e trovo che sei veramente un tipo energetico.
Ora vorrei spiegarti il perchè di questa mia convinzione ma non è facile in quanto la mia affermazione sembra già paradossale dal momento che ci hai parlanto di un "blocco totale" nello studio e di tutto quello che ne consegue come limitazione della tua vita e del "sentire" la vita.
Tuttavia ti posso dire che non è tutto così oscuro come sembra e proprio questo "blocco totale" sta ad indicare la tua forza interiore.
Fin dall'infanzia sei stato fuorviato sui tuoi originari talenti e sei stato indirizzato in una strada non tua.
La tua sensibilità e delicatezza d'animo ti hanno spinto ad accontentare tuo babbo (che nemmeno si è accorto di quanto lo ami e di come vorresti farlo felice, pure sacrificando te stesso).
Qualcosa, nella tua interiorità però (e credo che sia il tuo vero sè autentico), ora ha posto una barriera ed, inconsciamente, è lì che se ne ride di tutte le angosce in famiglia e pure della tua stessa angoscia, e sembra anche essere fiero della tua libertà interiore che nessuno può distruggere.
Per tutta la lettura della lettera mi è passato nella mente la meravigliosa opera di J. Hillman "il codice dell'Anima" (vai a cercarlo e comperarlo e leggilo!) che illustra molte biografie di personaggi vari e mette in evidenza il loro Daimon (genio tutelare, talento speciale); ben ci fa comprendere come certi talenti si sviluppano in percorsi che sono tutt'altro che semplici e lineari ma assumono vie tortuose e affrontano ostacoli prima di poter esplodere.
Vorrei tanto che tu potessi riconoscerti in uno di questi personaggi e che tu potessi liberarti da tanta angoscia permettendo ai tuoi reali talenti di esprimersi con forza.
Ci vorrebbe coraggio!
La prima cosa che dovresti fare è smettere di definirti sulla base del "libretto universitario vuoto".
E' un errore che tanti fanno, quela di definirsi su basi materiali: case, macchine, status simbol, e pure libretti universitari e titoli vari... Giustamente nella tua mente risuona un'eco e una voglia di vera ricerca di te..."Chi sono io?"
"Conosci te stesso" scolpito sul tempio di Apollo a Delfi.
Dovrebbe essere il primo compito a cui impegnarsi per ogni uomo.
Punto di partenza per rendere significativa la propria vita.
Certo rinunciare all'università sarebbe una liberazione per te e forse anche per tuo babbo.
Ammettere che il "suo piano" non è riuscito e riscoprire un figlio vivo e vitale forse sarebbe davvero illuminante (oltre che schokkante) per lui.
Insomma Massimo, semplificando al Massimo il mio discorso, ti direi: liberati da tanti pesi e ricomincia a sentire la vita come dovrebbe sentirla un giovane alla tua età, hai 22 anni, riappropriati di te, di chi sei veramente, smetti di prendere sul serio questo dramma che dramma non è affatto, nessuno nella vita può importi una via che non sia tua, che non nasca dentro di te unita a gioia e senso dell'esistenza.
Un caro saluto.
Dott. Silvana Ceccucci psicologa psicoterapeuta.

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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27 APR 2016

Salve Massimo,
Ha pensato che sta facendo un percorso che non è il suo? Che non ha scelto? Dice di non avere hobby o passioni, mi permetto di dissentire. Ha una grande passione per il disegno che forse è stata tarpata troppo a lungo. Ha questa presenza ingombrante che è suo padre. Nella sua terapia avrà modo di affrontare tutto questo e molto altro. Non abbia paura di essere se stesso, solo seguendo il SUO cammino non deluderà nessuno, in primis se stesso. In bocca a lupo e buon viaggio!

Dott.ssa Valeria Bugatti Psicologo a Roma

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27 APR 2016

Buongiorno. Credo che la sua scelta di rivolgersi ad uno psicologo sia più che buona. Sembra che questa situazione la faccia soffrire molto quindi ben venga la sua richiesta di aiuto. Anche se non è molto chiaro il come abbia chiesto questo aiuto: che vuol dire che "ha incontrato" uno psicologo all'università? È andato da un collega professionista oppure è un amico col quale ogni tanto chiacchiera? Glielo chiedo perché se fosse la prima, l'ipotesi corretta, mi chiedo come mai senta l'esigenza di chiedere un parere qui, piuttosto che parlarne col professionista che già si occupa di lei. In questo caso le consiglio di raccontare al collega della sua richiesta anche qui; lo faccia senza remore perché è importante che ci sia un clima di fiducia e collaborazione perché un sostegno psicologico funzioni davvero. Esprima liberamente i suoi dubbi.

Dott.ssa Giulia D'India Psicologo a Brescia

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26 APR 2016

Buongiorno,
dalla sua lettera si intuisce che ha un gran bisogno di parlare di sé per capire quali sono le sue vere passioni, i suoi interessi. Scoprire la sua personalità senza paura; perché non fare ciò con uno psicologo?
Dottssa Silvia Piantanida Roma

Anonimo-122284 Psicologo a Roma

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26 APR 2016

Caro Massimo,
se all'Università non fai esami è perchè non studi e non ti piace l'ingegneria.
Inoltre, anche se sei molto legato a tuo padre, penso che hai anche molta rabbia nei suoi confronti e il tuo rifiuto per questi studi è a mio avviso anche un tuo modo più o meno consapevole di vendicarti per avere lui contrastato i tuoi desideri.
Qualcosa di analogo è successo per l'hobby della musica.
Ora dovresti chiederti fino a quando vale la pena di portare avanti questo inutile braccio di ferro, anche perchè tu non ti decidi ad affrontare tuo padre e dirgli quello che hai sullo stomaco e lui non si decide a sospendere il pagamento delle tasse universitarie e dirti di lasciare gli studi. A chi giova tutto ciò? A chi giova questa perdita di tempo?
Penso che dovresti parlarne con lo psicologo che ti sta seguendo e forse non sarebbe male se lui chiedesse qualche seduta di famiglia per affrontare questo problema e trovare una soluzione.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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26 APR 2016

Buongiorno gentile Massimo,
ci dice che ha intrapreso da poco tempo un percorso con uno psicologo, molto bene! Dia tempo al percorso di avviarsi e di conoscervi, Lei e lo psicologo, reciprocamente, si dia il tempo per poter parlare a fondo di se stesso e riporti in terapia tutto quello che crede possa servire per farsi conoscere dallo psicologo e sia dia tempo per elaborare, con calma, fino a giungere alla sua soluzione esistenziale, sarà supportato su questo se coltiverà la fiducia necessaria che il suo percorso la porterà alla sua soluzione.
Le faccio tanti auguri per il suo cammino e complimenti per il coraggio che ha avuto di affidarsi e di chiedere aiuto.
Cordiali saluti
Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Roma

Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Roma

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