Ho il compagno mammone, che posso fare?

Inviata da ANNA · 14 ott 2015 Terapia di coppia

Buonasera a tutti,
Mi chiamo Anna e scrivo per avere qualche informazione. Da 3 anni sto con un ragazzo che ha perso il papà 10 anni fa. Da quel momento in poi ha avuto un attaccamento profondo con la mamma che è rimasta vedova. Il mio fidanzato ha 25 anni e io 26 e ovviamente io sto progettando un futuro con lui ma lui è molto frenato per la mamma. Ha incredibili sensi di colpa nel lasciarla sola qualche sera e Addirittura dorme ancora con sua mamma. Ho più volte cercato di parlarne con lui ma vedo che non riesce proprio a dividere le due cose. Io la sto davvero vivendo male questa situazione e ammetto che do la maggior parte della colpa a sua mamma che tante volte le sento dire che è 'l'unico figlio che gli è rimasto ( premetto che il fratello del mio moroso è sposato e vive attaccato alla loro casa)' o che ' stasera sono a casa da sola' e così via.
Io voglio un futuro con lui ma se continua così mi sa che non posso sopportarlo ( anche perché lui ha un appartamento proprio sopra casa di sua mamma); non voglio una vita con lui e sua mamma. Vorrei dirgli di andare da un psicologo per aiutarlo ad affrontare questa situazione, ma non so proprio come dirglielo. Mi potete aiutare?
Grazie di cuore.
Anna

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Miglior risposta 14 OTT 2015

Gentile Anna,
la situazione che lei ha descritto è molto frequente e fonte di conflitti anche in tante coppie sposate.
Lei perciò da un lato, non essendo ancora sposata, ha tutto il tempo per valutare i pro e i contro di una situazione di questo tipo.
Da un lato, se si mette nei panni del suo ragazzo (empatia) capisce che per lui è difficile staccarsi, soprattutto bruscamente, da sua madre senza sentirsi un figlio degenere e viversi forti sensi di colpa. Dall'altro lei può dire al suo ragazzo che non è giusto che lui si accolli per intero il compito di accudire la madre dal momento che ha anche un fratello (congruenza).
E' anche fondamentale sapere come giudica tutto questo la persona direttamente interessata e cioè il suo ragazzo e soprattutto se vive questa funzione di caregiver come un sacrificio o come una priorità rispetto alla relazione che ha con lei.
Infatti solo nel primo caso è probabile che chieda la collaborazione del fratello per questo compito di assistenza alla madre.
Se queste problematiche verranno ragionate con lui e portate all'attenzione dell'intera famiglia (madre inclusa) è probabile che una psicoterapia di famiglia possa aiutarvi a salvare la relazione e trovare le giuste soluzioni da adottare.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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22 OTT 2015

Cara Anna, la sua descrizione sembra sufficiente per consigliarle nell'immediato un percorso di psicoterapia familiare in cui ogni membro coinvolto nelle dinamiche da lei descritte possa affrontare tale problematica, districare i nodi di questa vicenda per venirne a capo.

Dr. Giovanni Tempesti

Dr. Giovanni Tempesti Psicologo a Poggibonsi

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15 OTT 2015

RISPOSTA n 1: Ho il compegno mammone che cosa posso fare?

Anna credo che la cosa migliore che puoi fare è quella di condividere al tuo ragazzo la tua difficoltà pensando e immaginando che non fai un danno a lui se tu parli in prima persona singolare, definendo con chiarezza cosa ti infastidisce e cosa vorresti per voi come coppia. Poi ascolta quali sono le sue difficoltà emotive e le sue paure e nel momento in cui lui ti esprime le sue paure nel lasciare la madre sola tu spiega che potrebbe essere di aiuto un supporto psicologico che possa facilitarlo nel crearsi e dedicarsi anche alla sua vita di coppia e a ad affrontare le sue paure. Buona giornata e cordiali saluti Anna.
ANTONELLO CHIACCHIO

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15 OTT 2015

VI ringrazio infinitamente per la sua pronta risposta!
Ho più volte parlato con lui di questa situazione e una volta mi dice che ci soffre e a volte mi dice che dobbiamo viverla giorno per giorno per capire come andrà. Io ormai questa situazione non la reggo più, la sto vivendo proprio male e anche lui se ne è accorto ma sembra non voglia fare niente. Inoltre ho paura parlarci troppo duramente perché ho paura la veda come una competizione tra me e sua mamma e così sono sicura di non risolvere niente. Credo che gli serva un parere esterno. Anch'io ho perso mia mamma 9 anni fa e lo capisco bene,. Credo sia normale avere un attaccamento per il genitore rimasto ma li caso sta anche nella maturità del genitore a non addossare troppo il lutto anche ai figli. Ad esempio, mio papà si è risposato qualche anno dopo e tra le mille difficoltà ho capito che lo ha fatto anche per noi figli per aiutarci ad andare avanti e a dirci che siamo padroni della nostra vita ma credo anche che siano rare le persone come mio papà. Ecco questo pensiero perché la mamma del mio compagno è l'esatto opposto. Ha deciso di dedicarsi solo a figli e così lui si è attaccato troppo. Io tengo davvero tanto al mio fidanzato e vorrei fare di tutto per provare a stare con lui ma ,anche lui, deve provarci e non so se sia disposto a farlo. Anche perché se dovessimo lasciarci, questo problema si presenterà con qualsiasi altra ragazza. Dai non è possibile che lui dorma ancora con sua mamma e che sua mamma non gli dica niente. Secondo voi si può risolvere questa situazione!?
Grazie infinite a tutti
Cordiali saluti .

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15 OTT 2015

Gent.le Anna,
analizzando per un attimo la situazione del suo ragazzo, emerge un attaccamento profondo alla mamma, causato, probabilmente dalla perdita precoce del padre. Il fatto che a questa età dorma ancora con la madre è indicativo anche di una forma di disagio psichico che riguarda, credo, entrambi, madre e figlio. A mio avviso, quello che lei potrebbe fare è proporre una terapia di coppia, in vista di un futuro insieme. In questo modo non lo farebbe sentire un malato, ma semplicemente gli farebbe osservare che entrambi in questo momento avete dei problemi da risolvere prima di cominciare una vita insieme. Andare da uno psicologo non significa per forza essere malati, significa poter usufruire di un sostegno per affrontare alcune difficoltà della vita. Crescere ed acquisire una maggiore autonomia, superando alcuni legami di dipendenza relazionale, a volte non è tanto facile. Questo credo sia il problema del suo ragazzo e della madre di lui. Nel caso di un rifiuto del suo ragazzo le consiglierei di rivolgersi lei ad uno psicologo per un sostegno ad affrontare una situazione indubbiamente delicata. Capisco perfettamente, infatti, che lei non possa sopportare un futuro in cui un'altra persona si intrometta nei rapporti con il suo partner. Un saluto affettuoso, a disposizione per ulteriori chiarimenti.

Dott. Sergio Rossi Psicologo a Spoleto

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15 OTT 2015

Buongiorno Anna,

mi sembra di capire che lei sia riuscita ad esprimere il suo disagio e le sue preoccupazioni riguardo al futuro al suo ragazzo e che lui in una certa misura le riconosca anche se poi concretamente sente di non avere alternative di comportamento.
Essendo un problema che influisce molto sulla vostra coppia, potreste valutare l'opportunità di una consulenza di coppia, come occasione per creare un dialogo costruttivo, riflettere circa le vostre problematiche e sviluppare strategie più utili per fronteggiarle. Potrebbe essere un'occasione per il suo ragazzo di capire come sviluppare un rapporto più maturo ed autonomo con la madre (più funzionale e utile sia a sostenerla che a se stesso e alla coppia) e un'occasione per lei per riuscire a sostenere lui in questo processo. Sono d'accordo infatti con i colleghi che dicono che una relazione materna così come lei la descrive potrebbe comportare il rischio di un blocco evolutivo per il suo ragazzo, con conseguenze non solo sulla coppia ma anche ad esempio sul lavoro e sul benessere in generale.
La terapia di coppia ad orientamento sistemico-relazionale prevede anche la convocazione in seduta dei genitori quando necessario.
E' anche vero però che siete molto giovani, inoltre non si può aiutare chi non vuole essere aiutato o non è pronto a mettersi in discussione: se fosse questo il caso del suo ragazzo, allora dovrebbe essere lei a fare un esame di realtà che le consenta di capire in che misura la relazione di coppia così com'è può rispondere ai suoi bisogni e in che misura la sua idea di futuro di coppia sia condivisa e realizzabile o se lei sia disposta a rinunciarci per mantenere la relazione attuale.

Buona fortuna,
Dott.ssa Stefania D'Agostino Psicologa, Specializzanda in Psicoterapia Sistemico-Familiare

Dott.ssa Stefania D'Agostino Psicologo a Carpi

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14 OTT 2015

Cara Anna,
credo che l’attaccamento profondo del suo fidanzato con la mamma non sia iniziato con la morte del papà ma probabilmente con il lutto si è stretto ancora di più il legame che li univa. Non possiamo sapere se lui è sempre stato il figlio più “coinvolto”. Quello che, però, conta è il disagio che sta provando in questa situazione. Lei scrive: “io sto progettando un futuro con lui ma lui è molto frenato per la mamma” e sembra anche che il vostro rapporto in qualche modo sia influenzato dal forte legame che il suo compagno ha con sua madre tanto che ha i sensi di colpa quando la lascia sola la sera. Non credo che lei possa cambiare qualcosa della situazione familiare che sta vivendo il suo fidanzato. Capisco che parlarne con lui non sia facile perché sembra non “dividere le due cose” ma lei ha le idee chiare su quello che non desidera e cioè non vuole fare una vita con lui e sua mamma. Credo sia importante trovare le parole per parlarne con il suo fidanzato per capire se il legame che sta vivendo con la madre gli provoca un disagio tale da avere bisogno dell’aiuto di uno psicologo oppure se, invece, ha bisogno di continuare ad accudire sua madre perché questo lo fa stare meglio con se stesso. In ogni caso, Anna, penso che lei abbia bisogno di sapere come il suo fidanzato vede il vostro futuro e se condividete lo stesso progetto di vita.
Saluti
Dr.ssa Pamela Serafini

Dr.ssa Pamela Serafini Psicologo a Tivoli

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14 OTT 2015

Gentile Anna
la parola "mammone" secondo me non rende pienamente l'idea della situazione del suo fidanzato. Lui appare incastrato in una relazione di "attaccamento invertito" in cui è il figlio a proteggere e fornire sicurezza al genitore, quando dovrebbe accadere l'esatto contrario.
L'attaccamento invertito è una situazione molto difficile per un figlio: ogni spostamento del figlio verso l'esterno provoca grandi sensi di colpa nel figlio e grande angoscia nel genitore. Di solito è un fattore inibente a più livelli (carriera lavorativa, spostamenti fisici, coinvolgimento nella coppia): in poche parole, il figlio si ritrova costretto a rinunciare alla sua indipendenza in quanto tutte le sue energie sono canalizzate nell'occuparsi della madre.
Ma non è lui il malato, è la relazione.
Credo che se il suo fidanzato non riceva il "permesso" da parte della madre di allontanarsi da lei, difficilmente (in base alla mia esperienza) ce la farà, senza accusare sintomi di vario tipo.
Strapparlo alla mamma, dunque, non mi sembra la soluzione ideale.
Credo che lei, Anna, debba accettare come lui è nel profondo, senza volerlo cambiare a tutti i costi. Ci sarà un motivo per cui lei si è sentita attratta da lui: si è mai chiesta a quale parte di sé parla la parte "mammona" del suo fidanzato?
Rispetto ad un eventuale percorso psicoterapeutico, consiglierei un percorso familiare allargato che preveda la convocazione della madre di lui, in modo che da freno possa diventare risorsa per il figlio e dunque per la coppia.
Cordiali saluti
Dott.ssa Stefania D'Antuono

Dott.ssa Anna Stefania D'antuono Psicologo a Venezia

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