Attacchi di ansia - ex ragazzo

Inviata da carepaure · 4 gen 2016 Ansia

Ciao, riposto qui un nuovo commento, non credo di essere stata per niente chiara nel precedente. Quest’estate inizio a frequentare M., mi ha cercata lui. Un ragazzo dolce, sensibile, intelligente. Già dopo qualche giorno che uscivamo assieme, inizia a parlare di figli, a fare cose che trovavo anche troppo in avanti rispetto alla conoscenza del rapporto. Ma va bene, mi ripeto, perché mi dice, che sin dalla prima volta che mi aveva vista, aveva pensato…che ero proprio la ragazza che faceva per lui. Pian piano ci conosciamo..e me ne innamoro. Era il ragazzo perfetto, che mi faceva pensare ad una vita assieme, mai un dubbio, tutto perfetto….tutto perfetto. Il ragazzo che quando ti addormenti resta a guardarti e ad accarezzarti, che non ha occhi se non per te, l’uomo che ti fa sentire la prima donna, una principessa.
Tutto fino a circa un mese e mezzo fà…in corrispondenza di un viaggio, il primo. Da lì, uno scivolone verso il buio. Mi racconta che sin dall’età adolescenziale, a fasi alterne, era stato in cura sia da uno psicologo che da uno psichiatra per via degli attacchi di ansia e che quest’ultimo gli aveva prescritto più volte dei farmaci. Questi farmaci li aveva presi durante tutta l’estate e terminati poco prima del viaggio. Da quella data inizia a stare male, attacchi di ansia e panico molto forti. Fino a quando una mattina, decide di andare via da casa mia, perché anche solo un mio abbraccio lo faceva stare male, perché rifletteva tanto amore. Da qui mi dice che non ce la fa, che non riesce, che mi vuole bene ma che quest’ansia lo sta uccidendo, quest’ansia dice, che è causata dal mio pensiero..o meglio al pensiero del nostro legame. Abbiamo parlato. Tanto. E crede d’essere arrivato alla conclusione che non riesce a legarsi ad una donna, perché vede come affetto primario la sua famiglia, come se la mamma fosse la sua DONNA. La sua famiglia è sempre stata presente nella sua vita. I genitori mi dice che gli hanno dato più di quanto lui avesse bisogno. Una cosa stupenda, ma questo legame l’ha molto indebolito, poiché i genitori l’hanno sostituito in tutto e per tutto, non rendendolo autonomo di fare delle “scelte” ed è per questo che quando esce dal guscio di casa si sente smarrito. Insomma accade che, mi dice che non ce la fa, non ci sentiamo perché non voglio farlo stare male….ma gli manco e mi richiama dopo qualche giorno, si fa risentire, ci riproviamo…non una ma varie volte, ed io ovviamente strafelice ogni volta, succhio quei secondi assieme, fatti purtroppo solo di brevi chiacchiere e baci, e non più rappresentati dall'ordinarietà di una coppia. Nel frattempo, aveva risentito lo psichiatra che gli ha fortemente consigliato di riprendere il farmaco, ma lui è assolutamente contrario all'assunzione di questo, vuole vivere con i suoi occhi e non con quelli di un farmaco. Questa cosa gli fa molto onore, ma è dura. Ad oggi ha cambiato centro e lo sta seguendo da pochissimo una psicologa, il percorso lo so, è lungo, e lui non ce la fa a starmi accanto, nonostante mi voglia e mi pensa continuamente, mi dice che pensa solo a me. Mi sembra di vivere in un incubo, a volte penso che egoisticamente, la scelta più giusta sia quella di prendere quel maledetto farmaco, perché il cammino che deve percorrere è ancora troppo lungo ed io non voglio perderlo. Quello che vorrei chiedervi è cosa è più giusto che io faccia? In questa storia vedete una via di luce? E’ possibile che una persona cambi così tanto? Qual è la persona che ho conosciuto? Inutile dire che vi scrivo con le lacrime agli occhi. Grazie.

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Miglior risposta 7 GEN 2016

Ciao cara
certo ti trovi a vivere davvero un momento difficile e drammatico; avere la consapevolezza di amare una persona (e lui pure l'ha verso di te) e tuttavia ci sono questi ostacoli dovuti alla difficoltà psicologica di lui ad esprimere sentimenti e ad un impegno reale.
Proprio sul "più bello" (cioè nel momento di un coinvolgimento reciproco) la relazione ha avuto questa brusca frenata e, anzi, si è dovuta interrompere in modo traumatico.
Credo di poter capire il tuo stato d'animo.
Da un punto di vista professionale ritengo che, data la complessità e la profondità del disagio che vive il tuo ragazzo, l'ipotesi di associare la cura farmacologica alla psicoterapia abbia molto senso; non solo per abbreviare i tempi ma anche per avere un "terreno buono" affinchè la psicoterapia stessa possa funzionare.
Dal momento che lei dice che tutto è precipitato quando il suo ragazzo ha smesso di prendere i farmaci, mi viene da pensare che ci sia stato un "fai da te" nell'interruzione della cura e questo sappiamo che non è un bene.
Io ritengo che se da un lato, la psicoterapia è uno strumento psichico di lavoro, ci sono dei casi in cui l'associazione con farmaci risulta indispensabile.
Uno psichiatra in collaborazione con lo psicoterapeuta potranno valutare la situazione e calibrarla in modo perfetto.
Auguri a lei e al suo ragazzo
Dott Silvana Ceccucci psicologa psicoterapeuta

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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25 DIC 2018

Carissima,
è chiaro che l'assunzione del farmaco è fondamentale non solo per farlo stare meglio, ma anche per dare continuità alla terapia. Quello che può fare è dargli amore e cercare di convincerlo a prendere il farmaco.

Angelo Feggi

Dott. Angelo Feggi Psicologo a Genova

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5 GEN 2016

Gentile ragazza,
se già sai che non vuoi perdere questo ragazzo, perchè ci chiedi dei consigli? Qui non si tratta tanto di ciò che è più giusto o meno giusto ma di ciò che tu sei disposta a fare e/o a sopportare.
Sulla questione di preferire la psicoterapia ai farmaci sono molto d'accordo soprattutto perchè i farmaci non educano e non aiutano a pensare ma solo contrastano il sintomo senza risolvere il problema oltre a dare spesso assuefazione ed effetti collaterali.
Che la psicoterapia debba avere una certa durata è anche facilmente comprensibile perchè in questo, come in molti casi, è un percorso di accompagnamento finalizzato a ristrutturare la personalità e qui dovrebbe subentrare la tua tolleranza e capacità di reggere le frustrazioni di cui già stai avendo un assaggio.
Quindi tutto dipende da te e dal fatto che, al momento, il conflitto vissuto da questo ragazzo è centrato sulla relazione che ha con te e questo può incrementare la tua frustrazione.
Pertanto, premesso che la decisione finale tocca a te, il mio pensiero è che, anche per la presumibile tua giovane età, non ci sono presupposti validi per rimanere vincolata ad una relazione che già dopo pochi mesi si è rivelata abbastanza problematica.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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