Tic: Sindrome di Tourette o disturbo Ossessivo Compulsivo?

I bambini evidenziano tic motori come movimenti involontari, che possono nascondere veri e propri “rituali” di natura ossessivo compulsivo, utilizzati per sedare ansie e paure.

27 MAG 2015 · Tempo di lettura: min.
Tic: Sindrome di Tourette o disturbo Ossessivo Compulsivo?

Piccoli o grandi tic motori facciali, come strizzare gli occhi, storcere la bocca, agitare la testa, ammiccare, rientrano in una serie variegata di movimenti o espressioni involontarie, rapide e stereotipate, che a volte i ragazzini mostrano e che una volta comparsi terrorizzano i genitori.

Questi tic possono essere più o meno invalidanti ed essere diagnosticati in vario modo, compresa la temibile Sindrome di Tourette (disordine neurologico ad esordio infantile). Ma, dal colloquio con i genitori spesso si scopre che essi diventano intrusivi e intensi solo in situazioni di ansia elevata. I ragazzini potrebbero, in maniera inconsapevole, iniziare ad utilizzare questi tic, come dei veri e propri "rituali", con cui sentono di riuscire a sedare situazioni particolari di ansia o paura.

Come fare?

Queste stereotipie assumono il potere di prevenire qualcosa di cui si ha paura, propiziare che accada ciò che si desidera o porre riparo a qualcosa che è accaduto. In questi casi abbiamo a che fare con un disturbo di tipo ossessivo compulsivo e, proprio quei tic che i ragazzini iniziano ad utilizzare per sedare le loro paure, diventano la trappola da cui non riescono più ad uscire.

La terapia breve strategica, utilizzando la stessa logica di funzionamento del problema, è in grado di bypassare i processi irrazionali che supportano il problema, svincolandoli dagli effetti sedativi ritenuti necessari, portando i piccoli ad affrontare le varie situazioni in maniera razionale.

Quando si tratta di bambini, l'intervento prevede il coinvolgimento della famiglia a cui viene affidato il ruolo di co-terapeuti, in quanto è attraverso la loro interazione e sotto la guida dallo psicologo strategico, che si agisce sui sintomi messi in atto dai piccoli pazienti. Proprio in virtù di questa particolare interazione si agisce senza che essi si sentano personalmente "pazienti" dello psicologo, evitando di creare in loro la percezione di essere persone malate.

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Scritto da

Dott.ssa Rachele Falcone

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