Il cibo e il rapporto con se stessi: l'ingrediente segreto

La relezione disordinata col cibo come specchio e come occasione per guardarsi dentro

20 GEN 2014 · Tempo di lettura: min.
Il cibo e il rapporto con se stessi: l'ingrediente segreto
“Il segreto della salute, la chiave che porta allo stare bene, è di una semplicità sconcertante”
(Valdo Vaccaro)

Noi siamo quello che mangiamo, siamo quello che pensiamo, siamo quello che respiriamo e… siamo quello che decidiamo liberamente di diventare.

La nostra Associazione lavora da anni per il benessere e lo sviluppo della persona, attraverso un approccio olistico che comprende un lavoro non solo sulla parte psichica e spirituale, ma anche sul corpo,  è così che abbiamo scoperto molti elementi in comune con quello del filosofo igienista Valdo Vaccaro (autore del libro “Alimentazione Naturale”).

Noi, counselor e psicologi, lavoriamo con l’Antropologia Esistenziale Cosmoartistica creata dal Prof. Antonio Mercurio, una metodologia di crescita, personale e di gruppo, centrata sulla capacità di amarsi e sul potere creativo.

L’AEC è giunta, in più di 40 anni di ricerche e laboratori esperienziali, ad una visione dell’uomo come essere capace di auto-crearsi e autotrascendersi (= capacità di andare oltre i propri condizionamenti fisici e psichici), un essere che è una totalità (corpo, anima e psiche) in relazione costante con gli altri e con  la vita e in continuo divenire. L’uomo è in questa prospettiva capace cioè di sviluppare, con le proprie decisioni e con il proprio agire, sempre più la propria  libertà e la propria creatività, a dispetto di qualunque condizionamento lo limiti.

Per conquistare il benessere e il più-essere è importantissimo bonificare e curare più aspetti della nostra vita:

-         lavorare sulle nostre abitudini alimentari, il cosa, il quanto e il come mangiamo e  sui nostri comportamenti in generale, come e dove facciamo la spesa, quale lavoro svolgiamo, come trascorriamo il tempo libero, quanto sole prendiamo, quale aria respiriamo, come respiriamo,

-         ma anche e ancor prima è importante trasformare le nostre convinzioni profonde rispetto a noi stessi, alla salute e alla vita da cui derivano poi le decisioni che prendiamo ogni giorno (le cose e le persone che scegliamo consapevolmente o inconsapevolmente di attrarre nella nostra vita e chi vogliamo noi essere).

Inseguendo l’imperialismo della mente e il mito tecnologico (coltivando in modo assoluto cioè il piacere di scoprire le infinite possibilità della propria intelligenza di controllare e manipolare a piacimento la vita) l’uomo contemporaneo

- si è allontanato dalle “leggi della natura” (pensiamo ad esempio all’agricoltura industriale che viola la ciclicità stagionale). Le leggi della natura sono leggi fisse e immutabili, e violarle significa prima o poi pagarne lo scotto.

- si è allontanato da se stesso, perdendo il contatto profondo con la propria saggezza interiore, che noi chiamiamo Sé: quella sorgente di luce, di amore e di energia che proviene dal nostro cuore, il centro della persona che se lasciata agire senza opposizione da parte ad esempio della psiche sa cosa è meglio per noi ed è in grado di fornirci tutti i consigli, gli strumenti e la forza per realizzare il bene della nostra persona (è l’equivalente del sistema immunitario per il benessere del corpo di cui parla Valdo Vaccaro). Nella nostra società dove governa incontrastato l’imperialismo della psiche è sempre più urgente il bisogno di recuperare l’ascolto del corpo perché il Sé ha sede nel corpo e parla attraverso posture e sintomi che sono segnali, messaggi preziosi da cogliere non solo per recuperare la salute fisica ma anche il benessere globale della persona. In questa ottica tutti i sintomi non vanno soppressi ma vanno compresi (l’igienista Valdo Vaccaro fa l’esempio delle spie della macchina che segnalano che il freno è tirato, l’olio l’acqua o la benzina sono finiti, riparare la macchina non significa sopprimere la spia ma individuare il guasto …).

Ogni sintomo è un messaggio.

Il corpo non mente mai, ci è difficile crederlo ma ogni malattia è una occasione per conoscerci meglio e imparare ad amarci di più. (Vaccaro non a caso la chiama “benettia” in quanto processo sensato di autodifesa e autoguarigione dell’organismo). Bisogna riscoprire il nostro corpo (questa meraviglia!), sviluppare in noi nuovamente la capacità di sentirlo e di ascoltarlo, bisogna recuperare la “sapienza del corpo”.

“Il corpo è la nostra dimora…non la nostra prigione.

Il nostro corpo non è nemmeno polvere né fango ma una carne che contiene la vita; non è una bestia da macerare, né una macchina per produrre

ma energia vitale che scorre, un cuore che pulsa e crea la vita, l’amore e la gioia; questo corpo è la nostra dimora, qui e ora.” (Antonio Mercurio)

Se non siamo in contatto con la saggezza del nostro corpo non siamo padroni della nostra vita e ci sarà sempre qualcuno o qualcosa che influenzerà a suo piacimento le nostre scelte: nella società attuale capita sempre più spesso che ci si allontana dagli alimenti semplici e sani a favore di quelli prodotti dall’industria alimentare, un “non cibo” creato in serie e sempre più artificiale,  composto in prevalenza da grassi e conservanti.  Con queste scelte viene data sempre più forza e potere alle grandi industrie alimentari a discapito della natura e della nostra salute. Per imparare ad ascoltare e comprendere i messaggi del corpo dobbiamo abituare la nostra mente e il nostro corpo a ritmi più lenti.

La nostra è la civiltà del post-consumismo: il cibo è sempre più scadente, contraffatto e nocivo, mezza umanità soffre la fame, l’altra metà sconta i mali dell’abbondanza (sovrappeso e malattie cardiovascolari, diabete…), l’aria è sempre più irrespirabile, le foreste si riducono progressivamente, i mari sono inquinati e molte specie animali stanno scomparendo, le malattie colpiscono sempre più precocemente, si vive più a lungo ma si vive peggio, gli spazi di aggregazione spontanea si riducono (via aree verdi, panchine, fontane), la crisi economica ed energetica raggiunge dimensioni planetarie, dilaga la solitudine e il malessere esistenziale.

L’ultimo allarme è sul consumo eccessivo di acqua mentre la riserva idrica si riduce la popolazione mondiale aumenta rapidamente. L’ultimo allarme sul consumo eccessivo di questo elemento è arrivato a fine agosto dalla FAO. La produzione di alimenti di origine animale richiede un consumo idrico molto superiore rispetto a quello dei vegetali, sia per l’acqua usata nell’allevamento che per quella necessaria alla coltivazione dei mangimi di cui si nutrono gli animali. Si dovrà arrivare entro il 2050 ad una alimentazione “quasi” vegetariana. Si potranno sfamare 9 miliardi di persone che ci saranno (adesso siamo 7 miliardi) solo passando dal 20% di consumo attuale medio di alimenti di origine animale a un risicato 5%. Gli appassionati di carne dovranno essere disponibili anche a spendere molto…

Valori di consumo di acqua (sconosciuti ai non addetti ai lavori):

per la produzione di un pomodoro 13 litri di acqua

=                           una mela        70      =

=                           un uovo        135      =

=            1 etto di formaggio       500      =

=             100 gr. di carne          2.400    =                               dal mensile “Cucina naturale 

Come possiamo fare noi, adesso?

Intanto possiamo partire da noi, dall’amore per noi stessi: è questo l’ingrediente segreto per migliorare la vita.

Nella nostra civiltà si è progressivamente persa la capacità di amare autenticamente e di amare innanzitutto noi stessi e questo lo rivela anche il rapporto disarmonico che abbiamo con il cibo e con la natura, con gli altri esseri viventi (uomini e animali), con le riserve naturali, con il nostro pianeta. 

Ma il maggior segreto per essere sani (per avere un rapporto sano anche con il cibo) e per realizzarsi pienamente come persone e come artisti della nostra vita e della vita di questo ECOSISTEMA (= sistema-casa) è l’ AMORE, prima di tutto L’AMORE PER SE STESSI.

Oggi siamo in piena crisi rispetto alla capacità di amarci, oscilliamo più spesso tra il disprezzo e l’autosvalutazione da una parte, e il vuoto narcisismo e l’ arroganza dall’altra…senza trovare per questa via la salute, la pace con noi stessi e con gli altri, nè la gioia.

Allora è fondamentale per noi renderci conto di quanto poco siamo disponibili ad amarci e di quanto “odio inconscio” ancora manteniamo dentro di noi. E’ molto doloroso prenderne atto, apparentemente ci sembra che tutto sommato noi ci amiamo abbastanza, ma poi ci accadono incidenti, malattie, aggressioni che ci feriscono, ci umiliano e possono essere l’occasione di andare a vedere sotto la superficie se e quanto ci amiamo davvero.

Solo sentendoci responsabili pienamente del nostro proprio odio e del nostro proprio amore, possiamo recuperare l’amore per noi stessi.

Ma cosa significa amare se stessi?

Amare se stessi significa volere il proprio bene e il proprio benessere completo: corporeo, psichico e spirituale.

Alcuni significati e modi dell’amore per se stessi:

1) Rispetto al corpo: Amarsi è prendersi cura di sé, nutrirsi in modo sano, proteggersi dai pericoli, ricercare piaceri sani e saperne godere attraverso i cinque sensi (gusto, olfatto, vista, udito, tatto) …ad esempio un modo di amarsi è stare in contatto con la natura, con tutto ciò che è vivo e vibrante: fiori, piante, alberi, animali hanno il potere di ricaricarci di energia.

2) Rispetto alla psiche: Amarsi è coltivare pensieri positivi e felici, smettere il giudizio autopersecutorio, accettare se stessi e la propria storia, migliorarsi attraverso la ricerca e la conoscenza, diventare psicologicamente autonomi e accrescere la propria libertà, esercitare il senso critico, trasformare i propri schemi mentali limitanti e dolorosi.

Un modo di amarsi è sentirsi pienamente responsabili delle proprie esperienze e vedere tutto ciò che ci capita non come una ingiustizia o una sfortuna ma come un’insegnamento, una occasione per crescere ed evolvere ulteriormente. Uscire dallo schema mentale della vittima ci permette di riappropriarci del nostro potere reale e del controllo sulle nostre vite, di uscire dalla gabbia dei pensieri negativi, di canalizzare le emozioni spiacevoli, di trasformarle e metterle a frutto. Anche coltivare un sogno è un modo di amarci e di ricaricarci di energia, perché i sogni (i nostri progetti personali) nutrono letteralmente il nostro spirito, ci rendono attivi, propositivi, creativi, ci spingono a migliorarci e ci danno la forza di realizzare l’impossibile.

Il cambiamento non deve essere per forza scioccante, difficile, può essere semplice, “basta abbandonare tutte le convinzioni limitanti a cui ci aggrappiamo” (L.Hay): possiamo essere felici, possiamo recuperare o proteggere la nostra salute e avere maggiore controllo sulla nostra vita, il primo passo da fare è cominciare a cambiare il pensiero da “non posso” a “posso farlo!”. La vita può cambiare, noi possiamo cambiare e migliorare la nostra vita, soprattutto nei momenti di crisi quando ci capita qualcosa di spiacevole abbiamo l’opportunità di cambiare questa esperienza in una occasione di crescita positiva, liberarci degli ostacoli e di ciò che ci impedisce di fluire liberamente. La paura è naturale, ma spesso paura e desiderio si accompagnano (abbiamo paura di ciò che desideriamo!)

3) Rispetto allo spirito: Amarsi è darsi la libertà di essere autenticamente se stessi, valorizzarsi, ricercare la bellezza (bellezza del proprio aspetto, dell’ ambiente in cui trascorrere il proprio tempo, dei piatti in cui consumare il cibo), allenare la propria capacità di amore, armonia e reciprocità con gli altri (donare-ricevere-ricambiare), sviluppare al massimo livello il proprio potenziale e la propria identità (personale, creativa, professionale…).

- L’amore per se stessi è spesso confuso con l’egoismoe ciò genera grandi sensi di colpa nelle persone, ma l’egoismo è imporre agli altri la propria volontà, è pretendere; l’amore per sé stessi è tutto il resto: è esprimere i propri desideri e i propri gusti senza alcuna pretesa, al limite come una richiesta in dono a cui l’altro può, se lo desidera, nella libertà (e sempre in una relazione di reciprocità) rispondere. 

- L’amore è diverso dal narcisismo, il narcisismo è come il cibo cattivo (è l’equivale all’”alimentazione di transito” di cui parla V.Vaccaro), non nutre ma dilata e gonfia soltanto il nostro ego allontanandoci dalla nostra vera essenza e dagli altri, lasciandoci puntualmente soli e vuoti nell’iinfelicità; l’amore per noi stessi invece è come il cibo migliore (equivale all’”alimentazione cellulare” di Vaccaro) nutre cioè ogni nostra cellula, pervade il nostro essere e lo sostiene in ogni circostanza e condizione, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, lo acconpagna sempre come una presenza benevola e amica.

- L’amore di sé non è un fatto spontaneo e immediato, ma è un “arte” come ci insegna E. Fromm e come tale va appresa e allenata: richiede impegno e costanza nel tempo;

- l’amore è una scelta, come l’odio, la rabbia o la tristezza: possiamo attuarla o meno come dice L. Hay;

- l’amore è una decisione, non un semplice sentimento: decisione coraggiosa di volersi conoscere in profondità e di voler essere autenticamente se stessi, di apprendere “come” amarsi fino in fondo, costi quello che costi, in modo completo e con continuità. Amarsi è decidere e ridecidere ogni giorno ogni momento di amarsi, soprattutto quando la vita di tutti i giorni pone delle difficoltà che riattivano il nostro odio e la nostra auto-distruttività.

Avere cura del proprio corpo è anche seguire un’alimentazione sana ed equilibrata, indispensabile per il buon funzionamento del proprio organismo.

Sempre più persone non prestano attenzione a quello che mangiano e frequentemente oscillano in modo “schizofrenico” tra il cibo spazzatura, le abbuffate senza tregua e le diete rigide e folli (ultima moda tra le frustrate star americane).

Nell’esperienza come Psicologi e Counselor  abbiamo visto come nel rapporto con il cibo  emerge in modo evidente la relazione che le persone hanno con se stesse:  quanto siamo capaci di amarci o ci manchiamo di rispetto.

Prestando attenzione a quello che mangiamo, possiamo imparare a riconoscere quali sono gli alimenti che ci danno energia e quelli che ci appesantiscono e scegliere il cibo più adatto per mantenere il nostro organismo in salute il più a lungo possibile.

Il nostro corpo ci accompagna nel corso di tutta la nostra esistenza: è grazie a lui se possiamo godere della bellezza della vita, dell’emozione di un abbraccio, del calore dei raggi del sole sulla nostra pelle… Dovrebbe essere la cosa più naturale e scontata del mondo guardare al nostro corpo come ad un tempio sacro da rispettare, ma purtroppo non è così. Spesso le persone riservano più attenzioni e cure alla propria auto che al loro prezioso corpo che, invece, si trasforma  nel campo di battaglia preferito di una personalissima guerra contro il mondo intero e contro se stessi. L’obesità per esempio rappresenta il bisogno di “protezione” dal mondo esterno, un mezzo per creare una distanza di sicurezza tra se stessi e gli altri e sentirsi al sicuro da possibili offese ed eventuali critiche, le diete drastiche, invece, parlano di come possiamo essere severi con il nostro corpo, la bulimia e l’anoressia sono l’espressione massima del rifiuto alla vita.

Il Prof. Antonio Mercurio riconosce una speciale importanza ai nove mesi di gestazione trascorsi dal feto nell’utero materno. Già nel momento del concepimento l’individuo sviluppa una sensibilità tale da avere risposte e razioni non solo agli stimoli fisici (cibo, suoni, movimento), ma anche agli stimoli emotivi (tristezza, angoscia, gioia). Lo sviluppo del bambino è  fortemente condizionato dalla realtà materna che trova ad accoglierlo. Il processo della crescita e dello sviluppo è un momento delicato e direttamente condizionato dallo stile di vita della madre; anche il corpo della madre può essere una sorgente di tossine: stress, tensioni emotive, riposo non adeguato si traducono in una reazione fisiologica materna dannosa allo sviluppo del bambino.

La qualità del legame con la madre è indispensabile non solo per lo sviluppo della vita fisiologica ma anche per lo sviluppo della vita psicologica del bambino.

Antonio Mercurio ha ipotizzato che le esperienze e i traumi vissuti dall’embrione nel corso della vita intrauterina tornano a ripresentarsi più volte nella vita di ogni individuo.

In questa prospettiva il  feto ha delle aspettative ben chiare sulla qualità dell’utero che lo ospita: nella memoria genetica del DNA c’è scritto la qualità che deve avere l’utero affinché il feto si senta accolto e così  possa fare il pieno d’amore e calore per crescere e svilupparsi serenamente e in armonia.

Per svariati motivi, nella società moderna l’utero delle madri è sempre più “inquinato”, cioè poco accogliente e privo di energia e questa ipotesi potrebbe spiegare l’aumento dei casi d’aborti spontanei e anche del numero di coppie che sempre più spesso incontrano difficoltà a concepire un figlio.

Così, sempre più frequentemente, il feto non trova ad accoglierlo una situazione ideale e invece di esperire una sensazione di pieno si confronta con l’angoscia del vuoto generato dalla mancata soddisfazione di tutti i suoi bisogni (fisici, psichici ed esistenziali) e anche successivamente, dopo la nascita, il bambino può confrontarsi con la traumatica esperienza del vuoto, quando, per svariate ragioni, il neonato avverte come poco appagante la fase dell’allattamento.

Il trauma per il mancato godimento del pieno nel corso della gravidanza e nella fase successiva dell’allattamento è causa di una profonda ferita del nascituro. Che nella vita può cercare un risarcimento attraverso il cibo.

La ferita condiziona e influenza l’intera vita dell’individuo che si metterà alla ricerca di quello che gli è mancato per colmare il vuoto che si porta dentro. Dunque come meccanismo di difesa per non sentire il dolore di questa ferita la persona puòdiventare avido di successo e di potere, avido di cibo nel disperato tentativo di saziare la fame d’amore e il vuoto che si porta dentro.

Negli incontri fatti presso la nostra Associazione tramite la visione  e dell’ analisi sophiartistica dei film e nei lavori individuali e di gruppo, abbiamo potuto osservare come nelle  persone che manifestano disturbi alimentari più o meno gravi, sono compromessi il piacere di mangiare, la cura di sé e il corpo, da mezzo stupendo che permette di godere della vita, si trasforma in un autentico strumento di vendetta e di espiazione.

Per alcune persone Il cibo diventa un mezzo per trovare conforto in situazioni giudicate difficili o quando si sentono angosciate da sentimenti negativi, nei  casi più estremi  il cibo viene usato come una droga  per stordirsi e così non sentire il proprio malessere.

Altre persone presentano una vera e propria fame di riconoscimenti che li porta ad una vera e propria ossessione per il proprio corpo: sono alla ricerca di un corpo ideale, bello e perfetto ma è un corpo irreale che risponde a canoni falsati di bellezza, efficienza e perfezione. Spesso queste persone si ostinano a seguire diete drastiche perché hanno aspettative molto alte verso se stesse e riuscire ad imporsi diete particolarmente severe le aiuta ad crescere la propria autostima.

Anche quando le persone non presentano disturbi alimentari evidenti raramente riservano al rapporto con il cibo la giusta importanza e le attenzioni migliori.

Attraverso il cibo le persone manifestano l’ odio verso se stessi e verso gli altri: il cibo perde la sua funzione nutritiva e diventa un mezzo “per aggredire se stessi e il proprio corpo e, allo stesso tempo, è una decisione  “per colpire gli altri” (punire indirettamente genitori e/o partner per le loro presunte colpe e mancanze).

La società attuale sicuramente non favorisce un rapporto sano con il cibo ma noi non crediamo che i disturbi alimentari abbiano cause solo sociali,  siamo convinti che le cause profonde vadano ricercate nella storia della persona: per ottenere la “guarigione” del corpo dobbiamo, allo stesso tempo, ottenere la “guarigione” dello spirito e la strada da percorrere è quella dell’amore.

Una dieta equilibrata in questi casi non è sufficiente,  è fondamentale essere aiutate a  sentirsi profondamente degni di amore, solo apprendendo la preziosa arte di amarsi è possibile la cura della propria persona e ad alimentarsi in modo corretto.

A chi chiede il nostro aiuto e sostegno, noi proponiamo, non solo un percorso per poter comprendere la natura del proprio malessere e dei propri disordini alimentari, ma un lavoro per sviluppare la propria capacità di amarsi.

Grazie a questa “consapevolezza+amore ” la persona può darsi la libertà  di decidere se  continuare ad utilizzare la  ferita e i prori traumi per vendicarsi e autodistruggersi o invece accettare e trasformare la propria storia, le proprie fragilità.

Solo imparando a “fare silenzio”, a spegnere il rumore dei pensieri, possiamo guardarci dentro e contattare il Sé, la nostra parte più preziosa dove ritrovare le risorse per vivere al meglio la nostra vita.

Solo coltivando la gratitudine autentica verso la vita per ciò che siamo e abbiamo è possibile frenare l’avidità e la sete di potere che oggi avvelena la nostra esistenza. 

Occorre darsi un tempo e una spazio per imparare a conoscersi e a prendersi cura del proprio corpo e del proprio cuore, occorre avere l’umiltà di chiedere aiuto perché solo imparando ad amare se  stessi sarà possibile amare gli altri e sarà facile per gli altri amarci!!!

E’ questo l’ingrediente segreto  per stare bene, vivere a lungo e in buona salute e per  godere a pieno della bellezza della vita e sentirsi in armonia con la natura e l’intero Universo e aprire il nostro cuore all’autentica gioia.

Relazione dr.ssa Angela Marchi dr.ssa Sabrina Gizzarelli Anna De Conciliis

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Scritto da

Dr.ssa Angela Marchi

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