Sono in balia dei sensi di colpa e non riesco a relazionarmi più con nessuno
Salve,
Vi scrivo per parlarvi di una situazione che a mio parere sta peggiorando di anno in anno.
Ho 25 anni e da sempre vivo la vita convivendo con l'ansia(anche grazie a un brutto passato scolastico), però mentre prima la situazione non era buona ma comunque
abbastanza stabile, da 3 anni ha preso una brutta piega e sta degenerando. Questo peggioramento(da quanto mi rendo conto) ha avuto inizio nel preciso istante in cui ho rifiutato l'unica
ragazza che mi si sia mai dichiarata in vita mia e da allora sto vivendo con in testa un unico pensiero fisso: "Smettere di illudere gli altri". Mi spiego meglio: prima dell'evento
sopracitato, ero solito mostrarmi buffo e allegro con i pochissimi amici che avevo, nascondendo i miei malesseri interiori, anche al costo di essere un po' preso in giro per il mio modo di
fare buffo, dopotutto anche se non si accorgevano di come stavo veramente io ridevo e mi distraevo, almeno finché non mi ritrovavo da solo e l'ansia tornava protagonista della situazione.
Con questo modo di fare ho sempre avuto rapporti piuttosto limitati, infatti nonostante io cercassi sempre di divincolarmi da qualsiasi loro iniziativa che mi provocasse troppa ansia,
quelle poche conoscenze non insistevano e mi lasciavano perdere, finché non ho incontrato una ragazza all'università, che a differenza degli altri cercava sempre di fare conversazione e
stare con me. A lei stavo molto simpatico, la facevo ridere un sacco e diceva che ero un bravo ascoltatore, ma quello che lei non sapeva era che per me era un incubo, appena la vedevo un
senso d'angoscia mi prendeva lo stomaco, terrorizzato dall'idea di dover conversare con quella ragazza, con la quale era sempre più difficile e stressante nascondere l'ansia. E' andata
avanti così fino al giorno in cui si è dichiarata a me, ma a quel punto non ne potevo veramente più e presi coscienza del fatto che lei si era innamorata di una persona che in realtà non
esisteva, illudendosi completamente di fronte alla mia finta allegria e così, preso dal panico, da quel giorno l'ho ignorata completamente e non le ho più rivolto la parola.
Lei ci è rimasta malissimo(mi ha chiaramente detto che ignorandola la facevo soffrire tanto) e sapendo quanto fosse sensibile mi sono sentito tantissimo in colpa, tanto da non riuscire più
a presentarmi alle lezioni universitarie dalla paura che avevo(e che ho ancora) di vederla.
Da allora ho deciso di smettere di fingere agli altri di essere allegro e dopo di lei ho perso uno dopo l'altro tutti gli altri che si divertivano a ridere con me, facendo soffrire anche lo
ro. Non gliene faccio una colpa il fatto che non vedessero la mia ansia, ma erano tutti illusi che io fossi spensierato e che stessi bene e io non volevo più questo, non volevo più illudere
gli altri per poi dover fuggire e farli stare male.
Negli anni successivi a quell'avvenimento ho tagliato i ponti con tutte le compagnie di amici e conoscenti, mettendo in atto una forte censura di me stesso, evitando assolutamente di farmi
vedere allegro, divertito o interessato a qualcosa. Mentre cammino tra la gente sento il bisogno di assumere un atteggiamento estremamente composto, disciplinato e serio, tant'è che se noto
anche solo una traccia di disordine in qualsiasi cosa sia collegata a me e che gli altri vedono(i miei capelli, la mia faccia, camera mia e via dicendo) mi sento male finché non la
rimetto a posto. Oltre a questo, non so come mai, ma sono diventato estremamente più sensibile alle parole degli altri(anche se non sono indirizzate a me) e non sono più in grado di
reggere la vista di scene che anni fa guardavo senza problemi. A causa di questo atteggiamento non riesco più a intrattenere alcun tipo di contatto umano(che non siano le formalità tra
sconosciuti, con i quali non ho problemi) e parlo unicamente da solo.
Ho tanta paura a relazionarmi con gli altri e appena noto
qualsiasi avvicinamento mi viene d'istinto fuggire, perché mi ricordo di come quella ragazza si è fatta illudere dai miei tentativi di nascondere l'ansia con l'allegria, soprattutto perché
per quanto ci provi a non abbandonarmi alle false risate, prima o poi stando a contatto con qualcuno me ne scappa una e non voglio assolutamente che succeda, infatti rido sempre in
situazioni in cui mi trovo per conto mio, perché in quel caso le risate sono sincere. Questo problema si fa sentire maggiormente in famiglia, mia sorella sa che in me qualcosa non va ma non
vuole confondersi in questa faccenda(e non gliene faccio una colpa), non ho più il minimo dialogo con i miei genitori, perché sono completamente ciechi al mio malessere interiore, pensano
che a me piaccia stare solo e che ce l'abbia con loro e io odio che lo pensino, perché in realtà sto soffrendo la solitudine e vorrei che qualcuno lo capisse, però so anche che sto facendo
soffrire anche loro in questo modo e mi sento in colpa.
Per questo motivo non sono quasi mai in casa(e quando ci sono sono tappato in camera), passando la maggior parte del tempo fuori casa a studiare o camminare chiacchierando da solo, anche
perché questa situazione mi ha fatto perdere ogni passatempo che avevo prima e non capisco più se qualcosa mi piace davvero o mi deve piacere.
Vorrei insomma che qualcuno si accorgesse del mio tentativo di nascondere ansia e che mi tirasse fuori dalla prigione che io ho costruito, ma non posso pretendere che qualcuno lo
faccia, soprattutto se sono io a remare contro.
A volte ho delle crisi e il panico unito ai sensi di colpa mi fanno fare pensieri davvero brutti.
Cosa ne pensate ?
Secondo voi a quale figura(psicologo, psicoterapeuta...) dovrei rivolgermi di preciso ?
Grazie per l'interessamento e per le risposte.