Non so più cosa provare

Inviata da Martina Milokanovic · 8 mar 2017 Terapia di coppia

Innanzitutto buonasera e ringrazio di essere qui a leggere la mia storia. Cerco di essere schematica per abbreviare il tutto.
Sono una ragazza di quasi vent'anni, ho avuto un'infanzia difficile, con un padre assente e una madre sempre occupata sul lavoro. Sono cresciuta da sola, crescendo le mie sorelle. L'abbandono di mio padre in età pre-adolescenziale mi ha causato non pochi problemi, relativi alla fiducia nelle relazioni, alla paura di lasciarmi andare, alla paura di essere abbandonata.
Quest'ultima si è concretizzata quando la mia migliore amica dai 10 ai 15 anni, chiamiamola S, alla quale ero legata tantissimo,- troppo, era l'unica che contava per me al mondo-, si allontana bruscamente, aiutata anche dai suoi che avevano capito che la nostra amicizia non era più sana ma si era instaurato un rapporto di dipendenza da parte mia, dal quale avevo provato a liberarmi, ma ogni volta tornavo sui miei passi, anche se il giorno dopo ero ancora lì a piangere, tornata da scuola.
I modi in cui mi hanno allontanata i genitori erano stati fin troppo bruschi, e mi hanno segnata.
Ci ho messo un anno a superare il primo vero periodo di depressione che mi si era prospettato nella vita, accompagnata da una psicologa. Uscita da questo, essendo una persona molto creativa, sono riuscita a dar sfogo alle mie emozioni tramite la scrittura, il canto, il ballo, il disegno, come avevo sempre fatto, ma in misura minore. Essendo davvero troppo emotiva, utilizzavo l'arte per incanalare i sentimenti che non sono mai riuscita a controllare e domare, erano -e sono- loro che manovravano me. In quest'anno che passa, non senza difficoltà, riesco ad aprirmi ad altre persone, e col tempo, anche ad un'amica, G, che diventerà la mia nuova migliore amica, posizione che lei non ammetterà mai, perché sospetto che abbia le stesse mie paure di fidarsi e lasciarsi andare. Ad ogni modo, io avevo preso a raccontarle tutto di me e mi trovavo bene con lei, che col tempo, lentamente,si era aperta a me. Un episodio, però, ad un anno e poco più, di distanza dalla "fine" della mia depressione, fa tornare a galla un sentimento di insoddisfazione: la prof che avevo all'epoca, all'ultimo giorno di scuola della terza superiore, zittisce la classe perché io possa parlare davanti a tutti di alcune mie difficoltà, dandomi l'occasione che avevo sprecato qualche settimana prima, quando aveva permesso a chi voleva di parlare di sé agli altri, e io non me avevo avuto il coraggio. Il.suo gesto in buonafede mi mette alle strette e scappo, non ce la faccio, mi chiudo in bagno e piango. G e un'altra amica mi vengono in soccorso, ma le caccio, voglio stare sola. Litigo pesantemente perché non riescono a capirmi e neanche io mi capisco. Da quell'episodio mi sento insoddisfatta di me e da lì nasce un periodo in cui non riesco più a scrivere, o quello che faccio mi pare insoddisfacente. La mia vita non trova un senso. Va avanti così e in giro non trovo nessuno che mi capisca. All'inizio della quarta, smetto di mangiare come un tempo, e dimagrisco tanto. Non è la prima volta che mi succede, anche un periodo alle medie, ma poi ne ero uscita da sola, non ero grave. Cerco di accennarlo a G, volendoglielo dire apertamente, ma lei non intuisce. Quando lo scopre, però, si infuria con me, sente la sua fiducia tradita e dice di voler chiudere i rapporti con me. So che è una reazione esagerata, ma ricordo che non potevo fare a meno di piangere e implorarla di "prendermi di nuovo con sé". Soffro di una bassissima autostima, e anche qui, quando lei alla fine scioglie quel muro di ghiaccio, sono felice, ma dura poco. C'è comunque una grande distanza e capisco che le cose non saranno più come prima. Non si fida di me. A metà della quarta, noto un ragazzo che fino a quel momento non avevo quasi notato, un amico di un mio amico, che chiamerò D. Ci incontriamo a qualche festa e poi prendiamo a scriverci per un mese. Io sono euforica ogni volta che lo sento, fino a quando, un giorno, mi chiede di uscire. Lì crolla tutto. Forse le cose si fanno troppo reali per me, forse ne ho paura, fatto sta che mi chiudo a riccio e smetto di provare qualsiasi cosa, scrivergli mi dà quasi fastidio. Comunque, titubante e divorata da dubbi e pare, accetto l'invito e usciamo 12 volte in un mese. Io temevo ogni volta che si facesse avanti, non ero pronta a dargli una risposta, eppure stavo bene con lui, anche se non era, ovviamente, tutto perfetto. Alla dodicesima, si fa avanti con un "mi sono innamorato di te", che mi spiazza totalmente. Io rido, imbarazzata, prendo tempo, sudo, e poi gli dico, poco convinta "mi piaci anche tu". Quella volta non ci baciamo, ma quella dopo, eppure non provo nulla. Cambia qualcosa solo quando mi dà un bacio sul collo e lì mi passano brividi sulla schiena e sento di iniziarmi a sciogliere. Gestualmente, mi ero proprio abbandonata ad un suo abbraccio. Da lì mi sembra di iniziare a provare qualcosa per lui, sempre dolce e gentile con me, con lo sguardo da cucciolo innamorato. Eppure lui cambia, di colpo: c'è di mezzo la matura, che lo allontana da me e me lo restituisce tre mesi dopo distante, distaccato, senza più quello sguardo. Io gli dico esplicitamente: "o cambi, o alzo i tacchi" e lui si dà una svegliata e pia piano inizia a tornare ad essere più dolce, com'era all'inizio. Eppure è un processo lentissimo e io ho passato mesi ad illudermi che ormai era risolto, che mi lasciavo andare a sentimenti per lui, e poi tornavo indietro scottata dall'ennesima delusione. Lui mi deludeva perché a volte i suoi gesti tradivano poco interesse e amore nei miei confronti, o non abbastanza, non quello che mi aspettavo, o perché a volte si dimostrava molto più immaturo di me, e poco serio ad impegnarsi. Ho passato mesi tra alti e bassi, e gli comunicavo come stavo solo quando scoppiavo. Lui ad un certo punto ha capito che stavo male. Era da più di un anno che non riuscivo più a piangere, e avevo iniziato di nuovo a non provare più emozioni nei suoi confronti, ma non solo: verso tutto e tutti. Niente mi dava più gioia, ma nemmeno tristezza o amarezza. Non mi arrabbiavo né nulla. E non riuscivo più a scrivere, o cantare. Niente. Era terribile, cercando di non stare più male, decidendo d reprimere le mie emozioni dalla litigata con G, per non rivivere gli stessi dolori, ero passata a sopprimermi e diventare schiava di una decisione presa troppo a caldo. Non riuscivo più a tirarle fuori e iniziavo a stare sempre peggio. Ero insofferente. Decido di andare da un'altra psicologa che il mio ragazzo mi aveva caldamente consigliato. Non mi trovo totalmente soddisfatta come dalla prima, ma il suo lavoro, anche se lo interrompo per mancanza di soldi, lo fa: penso anche grazie a lei, tiro fuori la rabbia per prima, e, se fino ad allora non avevo litigato con D, inizio a litigarci spessisimo. Poi arriva la paura, la tristezza e piango, piango, piango. Le emozioni positive tardano molto ad arrivare, passano mesi, in cui si avvicina la mia, di matura, e metto in stand-by qualsiasi altra cosa. Finita, non so cosa provo per D, e cerco di schiarirmi le idee e gli do un altro ultimatum. Troppe delusioni, lui non era come mi aveva "promesso" di essere prima di metterci insieme, dolce, gentile, per il quale ero la cosa più importante. Ma ho poco tempo per pensare. In un mese, trovo lavoro e decido di non continuare a studiare, ma di lavorare. Lavoro quattro mesi in un ambiente orribile, sporco in tutti i sensi. A gennaio di questo anno volevo andarmene, ma vengo licenziata a dicembre, principalmente perché il mio titolare desiderava cambiassi persino fede per lui, e perché la mia busta paga pesava troppo al suo portafoglio abituato fino a quel momento, a pagare in nero, o in voucher, se andava bene. Così passo un altro periodo di crisi. Non trovo altro lavoro, studio per un concorso la cui data viene procrastinata all'inverosimile, e mi crogiolo nella tristezza. Con la famiglia di D, vado in vacanza a gennaio. Fino a quel momento i rapporti erano sempre stati buoni con la sua famiglia, anche nelle precedenti vacanze, invece a gennaio, nascono dei conflitti inespressi e il clima di fa pesante. Carica di tutti questi sentimenti negativi, litigo sempre più con D, e lo accuso di non essere ancora tornato ad essere il ragazzo che era prima di stare con me. Capisco che è un'utopia e voglio lasciar stare tutto, ma lui mi chiede altre occasioni e io acconsento in silenzio. Alla fine con lui sto bene la maggior parte del tempo, solo che sono insicura e certi suoi comportamenti mi fanno capire che non è ancora completamente maturo, cosa comprensibilissima vista l'età, ma non so che pretendo, forse certezze che lui rimanga con me e non mi abbandoni, e nella testa ho già tanti progetti di una famiglia, di una casa, un giorno… progetti che lui solo.recentemente ha iniziato a condividere. E lentamente, dopo la vacanza, inizia davvero a sorprendermi. Torna ad essere quel ragazzo dolce e gentile che era prima di stare insieme, anzi, ancora meglio. Mi ripete che sono la persona più importante, che mi ama e mi guarda con tanto d'occhi. Mi sopporta, anche se scoppio a piangere un minuto sì e uno no, gestendo gli sbalzi d'umore e gli attacchi di panico per il licenziamento non ancora superato. Sento da ogni suo gesto che mi ama, me lo dimostra ogni giorno, è paziente e mi capisce. Aspetta, incassa il colpo, do quando sono arrabbiata e dico cose orribili, e non mi rinfaccia nulla, ma mi ama senza riserve. Tutta quella dolcezza all'improvviso mi spiazza e, anzi, mi infastidisce. Non sopporto che si arrenda e non contrattacchi. Lo rimprovero per non darmi contro, per non avere le palle e non proteggermi dai suoi. La sua dolcezza mi dà fastidio perché di nuovo mi sono allontanata e non riesco a ricambiare, non provo niente.
E, a gennaio/febbraio, inizio a vedere una volta a settimana un amico per un caffè. L'amico, F, lo conosco da un anno e alla sua amicizia non ho mai dato troppo peso. Nel senso che, sì, fin da subito avevo notato una grande sintonia fra noi, ed era la persona con cui mi ero trovata meglio a parlare di cose filosofiche e profonde. Ci capivamo e ci correggevamo e contraddicevamo a vicenda. Un vero dialogo, finalmente! Solo che oltre a quel pensiero non ero -e non volevo- andare, essendo impegnata. A febbraio, però, lui sputa il rospo: Mi è sempre stato dietro, da quando mi ha conosciuta, per i miei modi e il mio essere particolare. Mi dedica parole bellissime ed è in attesa di risposta. Io non lo sospettavo nemmeno, perché lui mi parlava sempre di questa ragazza o quella, in maniera superficiale, certo, ma non lo sospettavo. Gli dico di impulso che si sbaglia, che ci sbagliamo entrambi, che io sono impegnata e non posso, ho dei doveri. Passano due giorni e decidiamo di rivederci. Lui mi legge una lettera che mi ha scritto e appoggia le sue labbra sulla mia fronte più volte, tra una pausa dalla lettura e l'altra. Se, fino a quel momento mi mancava, quel gesto lo trovo agghiacciante. Mi spaventa e mi allontana. Provo un sentimento di repulsione e lo traduco con "non provi questo per lui, sei spinta dal fatto che lo vedi stare male". E così, divisa comunque in due, torno da D e gli racconto ogni cosa e gli chiedo scusa. Lui è dispiaciuto e cerca di concentrarsi su di me, per capire cos'è che mi manca. Si impegna ancora di più. Io passo giorni a pensare a F, e ho un peso sul cuore. F pensa che ci sia solo D e la sua famiglia a dividerci, cosa pensano gli altri di noi due, della pazzia che farei, ma io so che quello che pensano gli altri è una catena, per me, ma non sono nemmeno sicura di provare qualcosa per F, dopo la mia ultima reazione alle sue labbra sulla mia fronte. Passano i giorni e ho bisogno di sentirlo, ma capisco che così non potrà mai dimenticarlo, quindi gli dico di non sentirci più. Dura solo un giorno, perché reagisce in modo quasi "violento" anche se verbalmente. Lo accontento e ci vediamo. Mi viene incontro sereno, col sorriso, mentre io sono consumata dai sentimenti e le indecisioni. Ad un certo punto, mi parla di G. Era da un mese che me ne aveva iniziato a parlare e si prospettava una sua impresa per conquistarla, ma non aveva ancora fatto niente di concreto. Invece, quella mattina, mi parla di lei e io soffro. Capisco di dovermi mettere da parte. Lui mi fa capire che tra noi non è più lo stesso, che non prova più la stessa sincera felicità e l'affetto che io stessa provavo a vedermi e parlare con lui. Certo, parlare è una cosa che manca a me e a D, perché lo trovo noioso e poco stimolante, con lui, purtroppo, quindi mi ero fatta tanti film mentali con F proprio per questo motivo, forse. E poi, un giorno, usciamo tutti insieme e scopro che F e G vanno a cena insieme, poi. Lì muoio dentro. Nessuno dei due mi aveva detto nulla e mi sembra di averlo perso. Li saluto bruscamente e parlo con un'amica, dicendole "ho finalmente cspito chr provo qualcosa per F, ma adesso è troppo tardi. L'ho perso". Ed è così. Non ci sentiamo più, e se capita, superficialmente, e mi fa stare solo più male. I rapporti con G diventano più solidi e la consiglio per aiutarla ad avvicinarsi a F e a capire se le piace. Riesco a farlo oggettivamente, anche se dentro di me sto male, per lei, per la sua amicizia. Le dico qualcosa di me e F, ma non le dico che provo qualcosa per lui, o so che lei si tirerebbe indietro per colpa mia. E adesso F e G stanno per mettersi insieme e io sono qui che marcisco di gelosia e invidia. Da una parte vorrei non stessero bene insieme, o almeno, non stupendamente, non più di me e D. E dall'altra non so che fare con D. Con la sua famiglia le cose vanno meglio, anche perché lui un paio di volte ha dimostrato di poter essere maturo e li ha affrontati per difendermi.
D mi fa davvero sentire amata, eppure non riesco a lasciarmi andare, non riesco a ricambiare allo stesso modo suo. Ogni tanto penso a F e mi sento in colpa nei confronti di D. E non so che pensare. La mia vita pare molto priva di senso, in certi momenti. Mi chiedo perché mi sveglio. Non riesco ad essere pienamente felice. So che la ferita è ancora fresca. Ma io mi chiedo se tutti questi alti e bassi con D vogliano dire qualcosa. Ho passato anche alcuni mesi con lui nei quali ero innamoratissima ed ero felice, anche se lui contraccambiava di meno, e da qui le mie delusioni. Ora i ruoli si sono invertiti e io vorrei, ma non riesco a contraccambiare abbastanza. Forse perché fa tutto lui, è lui a venirmi incontro, e non ci troviamo a metà strada come dovremmo. Eppure mi chiedo se non ho sbagliato tutto, con lui, fin dall'inizio. Non vorrei farlo stare male. Ma lasciandolo, farei la cosa giusta o rischierei di perdere tutto? Ma se ho così tante cose da parte sua, perché molto spesso mi sento depressa e la mia vita è priva di colori?
Ringrazio chiunque sia riuscito ad arrivare in fondo. Ancora buona serata

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Miglior risposta 13 MAR 2017

Gentile Riley,
il nodo della questione secondo me è questo: quando qualcuno (amiche o ragazzo) ti dá meno attenzioni tu lo implori di migliorare e preghi che sia piú dolce e che ti stia vicino; ma quando ti sta vicino, in qualche modo racconti a te stessa di non amarlo abbastanza, come se questo fosse un modo per prendere le distanze da lui.
Hai ripetuto questo stesso modo di fare anche quando dici che forse ti piace F, ma dall'altra parte non fai nulla per far riavvicinare F a te, anzi aiuti G e fai in modo facilitandola con F. Ma all'inizio, quando potevi avere l'amore di F, l'hai evitato pensando di non amarlo e pensando di avere D e dover essere fedele a lui, il che da un lato è vero, dall'altro sembra una storia che hai raccontato a te stessa per stare alla larga da F, salvo poi rivolerlo quando hai scoperto che si è avvicinato a G.
Chiediti da dove viene questo tuo voler riavvicinare qualcuno quando è distante e allontanarlo quando si avvicina a te. Potrebbe essere una dinamica che scaturisce dal non fidarsi mai totalmente di una persona, dal timore di essere ferita (per questo le allontani) ma al contempo, quando ti rendi conto che la stai perdendo veramente e che l'allontanamento sta diventando quasi definitivo, hai paura di stare sola e quindi cerchi di riagganciarla.
Considera una cosa: nelle relazioni una po' di rischio c'è sempre, sia per te, sia per gli altri. Puó essere che che qualcuno deluderá te, cosí come puó essere che anche tu deluda qualcuno nella tua vita.
Affinché una relazione vada bene, non è sempre necessario trovarsi a metá strada, in certi momenti della vita ci sta che uno "remi" piú dell'altra. Forse la tua vita ti sembra priva di colori non tanto per la relazione che hai, ma per il tipo di lavoro che devi fare su te stessa per migliorare il tuo modo di intendere le relazioni e il tuo modo di stare con gli altri. D ha dimostrato di essere una bravo ragazzo e di venirti incontro in molti modi, sicuramente tiene molto a te, per cui se lo lasci, credo che perderesti una persona importante. Senza contare che se anche lo lasci, non è affatto garantito che adesso F tornerebbe da te. Non ultimo considera che se F lasciasse G e venisse con te, la tua amicizia con G sarebbe finita. quindi in ogni caso perderesti qualcosa anche nel caso in cui tu riuscissi a metterti con F. Forse è opportuno che tu ti renda conto che non tutti potranno avere la conclusione che vorrebbero e ci sará sempre qualcuno che rimarrá deluso. Se le cose rimangono come ora, forse F sará deluso dal fatto di non poter stare con te, ma comunque avrá G. Se lasci D invece, abbiamo giá immaginato cosa puó succedere e chi rimarrá deluso. In ogni caso la decisione finale sul da farsi spetta a te.
Potrebbe essere opportuno riprendere i colloqui con la psicologa per migliorare il tuo modo di stare in relazione.
Ti auguro tutto il meglio.

Cordiali saluti,

dott.ssa Elisa Canossa, psicologa psicoterapeuta a Padova e Sustinente (MN)

Dott.ssa Elisa Canossa Psicologo a Sustinente

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