Buongiorno a tutti.
Io ho un bambino di 8 anni che in seguito a un viaggio all'estero che abbiamo fatto nel 2014 mangiando un pezzo di pane gli è rimasto in gola ma è riuscito a buttarlo subito; evidentemente è stata quella una sensazione di soffocamento. Quindi appena ho capito che lui aveva cominciato a rifiutare il cibo ho fatto subito rientro in Italia, siamo andati subito a fare accertamenti ma lui stava bene. Viene seguito da uno psicologo da più di un anno ma in questo momento pare che nella sua testolina ci sia la fobia del cibo e tutte le paure che questa comporta. Vuole solo cibi frullati e selezionati quindi sono veramente poco. La mia domanda è: c'è la possibilità di cominciare a mangiare? Grazie mille, sono una mamma molto preoccupata.
Elena
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10 DIC 2015
· Questa risposta è stata utile per 6 persone
Gentile Elena, è chiaro che quell'incidente col pezzo di pane rimasto in gola ha innescato nel bambino la fobia di rimanere soffocato mangiando alimenti solidi (anginofobia).
A volte però le fobie specifiche, specie nei bambini, attecchiscono sulla base di una ansia generalizzata generata all'interno di dinamiche familiari disfunzionali per cui è utile indagare anche in questa direzione.
Comunque, per tutte le fobie, l'indicazione è un percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale, coinvolgendo, in questo caso, il nucleo familiare.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clininico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
11 DIC 2015
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Elena,
consiglio di prendere in considerazione una terapia EMDR per superare il trauma della sensazione di soffocamento.
Può individuare terapeuti della Sua zona di residenza abilitati all'utilizzo del metodo.
Cordialmente
Dott.ssa Annalisa Caretti
11 DIC 2015
· Questa risposta è stata utile per 5 persone
Cara Elena
si comprende benissimo la sua preoccupazione di mamma.
Il bimbo è rimasto traumatizzato dall'evento negativo successo; tuttavia non si deve perdere la speranza.
Io credo che oltre al fatto traumatico ci siano da considerare almeno altri due o tre cose importanti: 1- il fatto che il bambino sia in una fase di latenza (prima dell'adolescenza) e questo favorisce il suo permanere nel "blocco acquisito", che probabilmente avrà uno sblocco fra breve, anche in modo naturale.
2- l'evidente "fissazione del sintomo" causato dall'ansia e in questo includo anche l'ansia che gli adulti proiettano sul bambino (osservandolo e preoccupandosi moltissimo).
3- Aggiungo i "vantaggi secondari" che questa situazione comporta per suo figlio e che contribuiscono a farlo rimanere in stallo: le attenzioni e le gratificazioni in più che riceve per questo suo stato di sofferenza.
Sarebbe molto utile per voi genitori essere seguiti per comprendere quali comportamenti possono essere i più idonei per trasmettere al bambino fiducia e capacità di superamento del problema .
Si può fare tantissimo in questo senso.
Non credo che la soluzione possa arrivare dal solo indirizzo di psicoterapia cognitivo-comportamentale, ma sicuramente anche da altri orientamenti psicoterapici.
Un caro saluto e per eventuali chiarimenti ci sono!
Dott Silvana Ceccucci Psicologa psicoterapeuta.
10 DIC 2015
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buonasera Elena,
comprendo la sua preoccupazione e mi sento di rassicurarLa sul fatto che sta facendo il possibile per suo figlio. So che è già seguito da uno psicologo, ma in caso di fobie sarebbe opportuno rivolgersi ad uno psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo comportamentale in quanto questo approccio terapeutico risulta particolarmente efficace nell'affrontare e risolvere problemi simili a quello di suo figlio.
Un caro saluto.
Dott.ssa Ilaria Mattioli, Psicologa - Brescia