Ricominciare a vivere dopo i fallimenti universitari?

Inviata da Utente · 8 set 2016 Orientamento scolastico

Salve.
Sono una ragazza di 22 anni.

Mi sono diplomata nel 2013, liceo scientifico, con voto 100. Sono stati anni psicologicamente difficili, ma ho studiato molto duramente e sono guarita dall'anoressia di cui avevo iniziato a soffrire durante l'ultimo anno delle scuole medie (grazie a visite mediche ospedaliere, sedute psicologiche private e supporto generale in famiglia e a scuola).
Poi mi sono iscritta nella facoltà che desideravo, ma dopo un anno ho lasciato: sebbene studiassi veramente tanto e avessi tutti voti sopra il 27, ho iniziato a soffrire di episodi di ansia, panico ecc. molto più forti di quelli del liceo, che mi lasciavano totalmente senza energie e in preda all'odio per me stessa. Avendo paura di perdere l'amore per lo studio e la materia, ho cambiato facoltà.

La situazione, però, è nettamente peggiorata. Gli episodi non sono passati, tutt'altro. Ho totalmente fallito il secondo semestre del secondo anno e mi mancano anche un paio di esami del primo. I voti che prendo sono bassi, vanno dal 18 al 21. Questo perché ho progressivamente perso interesse per lo studio ed ad oggi sono completamente bloccata. Non riesco a ripartire anche se so che dovrei mettermi di impegno e cercare di recuperare. Odio la me stessa che non studia e che si laureerà fuori corso e con un voto basso in una materia in cui, a quanto pare, non ha alcun talento.

Le mie giornate sono vuote, e di ciò mi sento in colpa. Penso che, non riuscendo a studiare, dovrei trovare un qualche lavoro per contribuire alla mia famiglia (siamo numerosi e tutte le spese gravano interamente su mio padre) ma non riesco a trovare le energie per fare nulla. Penso di essere una persona viziata, come se stessi giocando il ruolo della vittima, mi ripeto che ci sono persone che sono nate in situazioni molto meno fortunate della mia, che dovrei essere felice di quello che ho. Che non è possibile farsi scivolare addosso la vita così. Che dovrei costruirmi un futuro. Che dovrei comportarmi da persona adulta.

Mi vergogno di non avere più quella serietà nello studio che ho sempre avuto. Ormai temo che non avrò mai successo nella vita. Che non sarò capace di impegnarmi per le cose che desidero. Ho paura di restare sempre così, vuota. Ricordo che, fin da quando ero piccola, scoppiavo a piangere, da sola, sentendomi in colpa per cose dette o fatte da me. Che desideravo spesso di sparire, morire.

Ho sempre cercato di fare del mio meglio nei miei “doveri”, ma negli anni ho perso la vitalità che avevo e la scioltezza di stare con le persone. Non ho una persona speciale né amici. Ho paura di fare nuove conoscenze, di uscire per strada a correre o di andare in palestra, certe volte ho paura anche di andare a fare la spesa. Ho avuto un paio di brutte esperienze e perciò non guido più.
L’unico passatempo che ho conservato fin da bambina è quello di leggere fumetti, sopratutto quelli asiatici, ma alla mia età mi fa solo sentire in colpa.
Non trovo più interesse nelle cose che in passato mi rendevano felice. Mi stanca tutto.

Penso che dovrei reagire, provare cose nuove, imparare a suonare uno strumento musicale o fare uno sport, ricominciare a leggere libri veri, rimettermi a studiare… Qualsiasi cosa. Ma non trovo la volontà, non ho più motivazione per fare nulla. So che devo mangiare, occuparmi della mia igiene, aiutare in casa; ma più di questo non faccio, spreco tempo. E penso troppo.

Vorrei essere più responsabile di me stessa. Guardo gli altri ragazzi della mia età che stanno finendo la triennale, che intanto lavorano pure, che hanno un partner, che si costruiscono attivamente una vita e mi sento milioni di anni indietro…

Cosa posso fare per raddrizzare la mia vita? So che sono la causa della mia stessa infelicità e so che fuggire senza cercare una soluzione è sbagliato. Ma mi sento spenta. O forse è la paura.

Vi ringrazio per una eventuale risposta e mi scuso per l'omissione di alcuni particolari. Cordiali saluti.

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Miglior risposta 9 SET 2016

Cara ragazza,
ciò che mi colpisce in particolare della tua lettera è il tono spietato con il quale racconti te stessa.
In molti passaggi parli di fallimento, ti definisci viziata, parli di doveri, di vergogna, del timore di non avere mai successo nella tua vita, etc.
Insomma, un'analisi di te estremamente severa che sembra avere tutto il sapore di un perfezionismo che rischia di non renderti giustizia, talmente radicato da essere diventata una consuetudine ad ipercriticarti e a far si che tu viva in uno stato di ansia continua, causato dal bisogno di fare sempre di più, che però non è mai abbastanza!
Sembra che la tua attenzione si sia focalizzata nel tempo sugli errori che poi interpreti come fallimento e non come un'occasione di crescita, errori che minano la tua autostima, forse anche per il timore, a causa di essi, di perdere l'approvazione e la stima delle persone che ti stanno attorno.
Credo sarebbe molto importante, in questa fase, rivolgerti nuovamente ad un esperto e riprendere un lavoro terapeutico che ti aiuti a scoprire il tuo "se' genuino", favorendo l'espressione autentica e spontanea dei tuoi pensieri e delle tue sensazioni, che ti aiuti a liberarti dalla tendenza ad incorrere in un pensiero "tutto o nulla", in cui i risultati possono essere solo un totale successo o un totale fallimento e da quelle convinzioni erronee secondo le quali sembra che il tuo valore personale e la tua capacità di autoaffermazione dipendano esclusivamente dai traguardi che raggiungi.
Cara ragazza,
ti faccio i miei migliori auguri.
dott.ssa Patrizia Borrelli

Dott.ssa Patrizia Borrelli Psicologo a Milano

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13 SET 2016

Gentile anonima,
l'anoressia e le malattie psicosomatiche in genere (compresi ansia e panico) utilizzano il corpo per comunicare un disagio interiore. Fai bene a spronarti e rifiutare la posizione di vittima, ma se non cerchi di capire prima cosa la tua mente sta cercando di dirti attraverso quei sintomi, saranno tentativi vani o quasi. Sei piena di "doveri" e sensi di colpa, hai lasciato andare ciò che ti piaceva fare e studiare. Ricomincia da lì: concediti degli spazi solo tuoi, fai quello che ti piace e per cui ti senti portata, rispetta i tuoi tempi e i tuoi spazi. Se non lavori sulla tua autostima non troverai la forza e lo sprint necessario per tracciare la tua strada e impegnarti a percorrerla. Le cose devi farle innanzitutto per te stessa e non per gli altri: se tu stai bene con te stessa, starai bene anche gli altri. Tuttavia, nel tuo caso, ho la sensazione che il tuo percorso psicologico precedente sia stato interrotto troppo presto: sei guarita dall'anoressia per fortuna, ma hai sviluppato fobie (uscire per strada, andare a fare la spesa,..) insieme ad ansia e ovviamente panico. Secondo me ci sono ancora delle dinamiche profonde che devi affrontare e risolvere...Hai fatto una psicoterapia individuale o familiare?
Ti consiglio di rivolgerti ad uno psicoterapeuta analitico che possa aiutarti a capire le dinamiche che sono alla base della tua sintomatologia e a capire la strada che vuoi intraprendere.
Per l'ansia e panico può aiutarti molto il Training Autogeno, meglio se con Visualizzazioni Guidate.
Ti auguro tutto il meglio. Rimango a tua disposizione
Cordiali saluti

D.ssa Cristina Giacomelli
Lanciano (CH), Pescara

Dr.ssa Cristina Giacomelli Psicologo a Lanciano

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9 SET 2016

Gentile Utente,
temo che al liceo tu abbia interrotto troppo presto la psicoterapia (quante sedute hai fatto?) e quindi non te ne sei potuta giovare nel passaggio all'Università quando ne avresti avuto più bisogno e soprattutto quando hai pensato, sbagliando, di evitare gli episodi di ansia e panico col cambio di facoltà con il risultato di veder peggiorare la situazione.
Ora, anche se non sei ricaduta nell'anoressia, stai nel pieno di una fase depressiva schiacciata da sintomi quali apatia, abulia, isolamento sociale, fobie, sfiducia, bassa autostima, sensi di colpa etc.
Per rompere i circoli viziosi di questa condizione patologica e risalire la china, devi riprendere al più presto un secondo step di psicoterapia che abbia una durata adeguata e cioè di almeno un anno con regolari sedute settimanali.
Se necessario, potrebbe essere utile, almeno in fase iniziale, associare alla psicoterapia anche un sostegno farmacologico.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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