Buongiorno! Vi scrivo per chiedere un consiglio. Un mio carissimo amico che conosco fin dall'infanzia, negli ultimi due anni ha perso moltissimo peso. L'ho visto mangiare sempre di meno e quelle volte in cui sono stata invitata a dei pranzi della sua famiglia, appena finisce di spiluccare due cose dal piatto, scappa per fare km di corsa. Premettendo che vive da solo e che torna a casa dei suoi genitori solo nel weekend, ho pensato che quel nuovo stile di vita fosse da imputare ad un nuovo lavoro stressante...però negli ultimi mesi la situazione è peggiorata e l'ho trovato ancora più magro. Lui ovviamente nega oppure minimizza, ha un carattere estremamente accondiscende nei confronti di tutti e in misura maggiore con i suoi parenti. Poiché le nostre famiglie si conoscono da tantissimo tempo, i miei genitori hanno iniziato a preoccuparsi per la sua salute e hanno sollecitato i suoi genitori a prendere dei provvedimenti per poterlo curare. Il problema è che la sua famiglia nega totalmente il problema e non ne vuole nemmeno sentire parlare. Io sono molto frustrata dalla mia impotenza e dalla chiusura totale alla sua malattia che viene negata. Vi chiedo gentilmente cosa posso fare per aiutarlo e se è proprio necessario mettersi da parte, fare gli spettatori, aspettando che tocca il fondo e che per tutti sia impossibile negare la malattia. Grazie!
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9 SET 2017
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Cara Marzia, capisco la vostra situazione: da una parte desiderate aiutare questo ragazzo e dall'altra parte risulta difficile poiché vi "scontrate" con la non consapevolezza del problema da parte del ragazzo e della sua famiglia.
Partendo dal presupposto che occorre motivare al trattamento il ragazzo affinché si rechi da un professionista esperto in disturbi alimentari e collabori al trattamento, consiglio di aiutarlo a diventare consapevole della sua situazione.
Il primo passo consiste nel chiedergli come sta, in modo riservato e non giudicante. Eventualmente comunicandogli il cambiamento che avete notato in lui, voi che lo conoscete bene, e le vostre preoccupazioni a riguardo.
L'obiettivo consiste nel far emergere i suoi malesseri, non necessariamente legati al cibo, ed evidenziare come potrebbe stare meglio rivolgendosi, come molte altre persone, ad un professionista in grado di comprenderlo e aiutarlo.
Rimango a disposizione.
Cordiali saluti,
Dr.ssa Isabella Brega, Psicologa esperta in disturbi alimentari
12 SET 2017
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Gentile Marzia,
nel comunicare la sua preoccupazione non ci ha detto nulla sul peso e altezza di questo ragazzo.
Posto che il suo timore sia giustificato, se costui è davvero un suo carissimo amico e vi è reciprocità in questo sentimento di amicizia dovrebbe recepire il suo turbamento e tenerlo in considerazione.
Se invece lui continua a negare l'evidenza e contemporaneamente non vi è reciprocità nell'amicizia temo che lei non possa fare molto e dovrà disinvestire il suo sentimento in attesa che un eventuale crollo acuto costringa lui e la sua famiglia a prendere consapevolezza della gravità della cosa e correre ai ripari.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
11 SET 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Marzia,
comprendo la forte preoccupazione e la sensazione di impotenza nei confronti del suo amico. Purtroppo sono presenti due ostacoli: la mancanza di collaborazione della famiglia ed il mancato riconoscimento del problema da parte del ragazzo.
Se la considera un'amica importante provi a comunicargli i cambiamenti che ha osservato e la necessità di rivolgersi ad uno specialista dei disturbi alimentari.
Può rassicurare il ragazzo e cercare di motivarlo ad una scelta decisamente importante per la sua vita.
I miei migliori auguri
Dott.ssa Vanda Braga
9 SET 2017
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Marzia,
la situazione che descrive pone in effetti una serie di dubbi. Spesso però, quando si manifestano problematiche intorno all'area del cibo e del peso, succede che la persona non riconosca il problema ed anzi lo nega ed attua comportamenti disfunzionali. A maggior ragione questo avviene se la famiglia, a sua volta, nega. Quale può essere l'aiuto che lei può dare a questo suo caro amico? Partiamo dal presupposto che non si può costringere una persona che non vuole curarsi. Quindi va aiutato a trovare una motivazione utile. Però la motivazione utile non può partire dal problema cibo o magrezza. E'utile parlare di salute, di benessere, ma non di peso. Parlare dell'intera vita, degli interessi che ha, della persona intesa nelle sua interezza. Attenzione però, la modalità di comunicazione è fondamentale: usi parole e torni che non siano giudicanti o accusatori, non parli dei problemi di lui. Parli in vece dei suoi pensieri, della sua preoccupazione, di Marzia che è in ansia per il suo amico. Gli dia il senso concreto del sostegno che lei può fornirgli, ascoltandolo senza giudicarlo. Non parli di cibo e non parli di peso. I disturbi alimentari nei maschi sono sottovalutati, infatti noi osserviamo che arrivano più tardi a chiedere aiuto rispetto alle femmine e questo non è un bene. Altro consiglio può essere quello di verificare se nella sua zona di residenza ci sono gruppi di aiuto per familiari o amici di persone con disturbo alimentare, presso cui lei potrebbe ricevere supporto dal vivo, oltre la tastiera di un computer. Sono a disposizione per qualsiasi ulteriore informazione avesse bisogno
La saluto cordialmente
Lia Cama
8 SET 2017
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Gentile Marzia,
le sue premure nei confronti di questo ragazzo le fanno davvero onore.
Quello che lei sta provando, frustrazione e impotenza, è del tutto normale e comune in queste situazioni.
Probabilmente ha ragione: questo nuovo lavoro lo stressa particolarmente, tanto che il suo problema alimentare si è inasprito. Forse potrebbe usare questo per fare breccia nel suo cuore e nella sua mente, motivandolo a chiedere aiuto. Spesso infatti chi soffre di queste patologie nega l'evidenza e non è affatto disposto a riconoscere nei suoi sintomi un problema. Per questo motivo, ciò che consiglio sempre di fare è di mostrare un interessamento alla persona nella sua totalità, considerando gli altri ambiti di vita (lavoro, famiglia, amore, ecc..) ed evitando di parlare solo di cibo e di peso. Questo è utile non solo perché abbassa un pò le difese della persona affetta da anoressia, ma anche perchè una volta che dal racconto di questa emergono fattori e motivi di stress e di (in)sofferenza, li si possono usare per motivarla a rivolgersi a qualcuno per ritrovare la serenità e ridurre lo stress. Poi sarà compito del professionista affrontare la "vera" problematica, una volta che avrà guadagnato la sua fiducia e alimentato la sua motivazione al trattamento.
Resto a disposizione per chiarimenti o ulteriori informazioni.
In bocca al lupo!
Dott.ssa Giovanna Susca - Bari e Barletta