È importante che terapeuta e paziente stabiliscano un preciso orario entro cui vedersi è che lo rispettino? Se la seduta dura 50 minuti, è importante che non si trascenda dal tempo prestabilito? Cosa comporterebbe il non stabilire un orario di fine seduta?
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26 OTT 2015
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Gentile Irene,
la psicoterapia è regolata da un setting cioè una cornice che prevede di rispettare un accordo tra paziente e terapeuta circa gli orari, i pagamenti, la puntualità, l'impegno reciproco e tutto quanto rientra nella cosiddetta "alleanza terapeutica".
Ovviamente in caso di imprevisto o lieve ritardo è buona norma darne per tempo comunicazione telefonica.
La seduta individuale dura all'incirca 1 ora anche se confesso che personalmente a volte mi capita di sforare quando si è in un momento particolarmente delicato e il tempo sta per finire.
Sarebbe bene però, anche in questo caso, cercare di rispettare quanto concordato.
Normalmente la seduta familiare è più lunga e dura circa 1 ora e mezza.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
27 OTT 2015
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Cara Irene,
può capitare di sforare i tempi della seduta. La psicologia è molto attenta a mantenere ritmi regolati e a rispettare i tempi. Vi sono diverse motivazioni legate, primariamente, all'importanza di educarci al tempo.
C'è un tempo per ogni cosa. Ci sono tempi più flessibili ed altri meno. Scordiamo spesso il tempo per noi stessi. La psicologia chiede rispetto del tempo: arrivare in orario e concludere nei tempi previsti rispetta i tempi di tutti (psicologo e paziente).
26 OTT 2015
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Buongiorno Irene,
come alcuni Colleghi hanno già scritto per quando riguarda la gestione degli appuntamenti ci può essere un giorno ed un'ora prestabiliti oppure la seduta può essere decisa volta per volta, questo caso soprattutto quando capita che il paziente ed il terapeuta abbiano turni lavorativi non sempre uguali.
Per quanto riguarda però la durata dei colloqui credo che la maggior parte di noi terapeuti utilizzi una durata standard, di solito 50/60 minuti, questo perchè è importante per Noi poter gestire la nostra listi di appuntamenti e soprattutto perchè anche Noi siamo umani e le risorse di attenzione e concentrazione che mettiamo in ogni seduta non sono eterne, ma hanno per l'appunto un loro limite. Le posso assicurare che quelle rarissime volte in cui un colloquio è durato più di un'ora la mia concentrazione alla fine non era assolutamente paragonabile a quella dell'inizio colloquio; questo con ovvie ripercussioni negative su tutta la qualità del lavoro che si sta facendo.
Cordialmente.
Dott.ssa Annalisa Caretti
26 OTT 2015
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Calcoliamo sempre che, oltre ad un codice deontologico ed al buon senso, esistono le caratteristiche di personalità del terapeuta e la sua formazione, che incidono molto sul dare gli orari ed il rispettarla. Per le mie caratteristiche, come già accennato, preferisco il più possibile avere orari fissi (certo questo dipende da molte cose, non ultimo il tipo di orari del lavoro del paziente. Spesso mi capita di ricevere anche il Sabato mattina). Tutto questo anche per una migliore organizzazione con gli orari degli altri pazienti e dei miei impegni. Non riesco a lavorare non sapendo quando avrò la prossima visita. Ma questo fa parte di me, è un mio problema.
Dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta Costruttivista Postrazionalista-Roma
26 OTT 2015
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Scusate se mi intrometto, ma anche io sono in cura da oltre un anno però non ho delle giornate o degli orari fissi. Di volta in volta il terapeuta mi dice quando ci vedremo.
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26 OTT 2015
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Gentile Irene, l'importanza di un orario stabilito sta nel fatto che il rapporto professionale si basa su un fattore imprescindibile per il funzionamento ed equilibrio, che noi chiamiamo alleanza terapeutica, che consiste in un patto di reciprocità, dove il terapeuta si impegna a sostenere il cliente nel suo processo di cambiamento e nel percorso terapeutico, comunicando con adeguato anticipo proprie eventuali assenze e dove il cliente si impegna a collaborare, in modo responsabile, sia parlando del motivo per cui ha richiesto un consulto e della propria vita, sia pagando il professionista per la sua opera, all'interno di un setting terapeutico, composto sia dalla stanza fisica del colloquio, sia dal Codice Deontologico, nonché da regole di funzionamento ben precise (cadenza delle sedute, divieto di azioni violente, tariffa professionale e apunto durata delle sedute). Sono proprio queste regole che differenziano un professionale da un rapporto amicale ed, allo stesso tempo, aiutano i clienti a capire che l'intera esistenza e la salute mentale stessa comportano la presenza di regole e di sani limiti. Come potremmo vivere senza essi? Sarebbe il caos
Cordiali saluti
Dott.ssa Francesca Carubbi - Fano (PU)
26 OTT 2015
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Buongiorno Irene, io mi comporto così. Innanzitutto, l'orario lo definisco in prima seduta ed, essendo parte del contratto terapeutico, vale per tutta la durata della terapia (a meno di variazioni concordate). Dunque non c'è bisogno (a meno che il paziente abbia un lavoro molto movimentato) di decidere ogni seduta il prossimo orario. Si figuri che dico al paziente di organizzare i suoi impegni (per quanto possibile) in modo tale che, ad es, il lunedì alle 16.00 sa che ha la terapia, e quello spazio sarà sempre suo fino alla fine terapia stessa. Già da quello che ho detto, avrà capito come la penso sul trascendere l'orario stabilito. Certo, un po di elasticità ci vuole sempre ma se questa diventa la norma allora non sono più d'accordo. Anche in questo il terapeuta deve essere una base sicura, ovvero il paziente deve sapere che avrà un certo tempo e sempre quello (minuto più minuto meno) a sua disposizione. Se il suo terapeuta fa molti ritardi, e lei li vive male, è giusto che glielo dica e ne parlate serenamente, anche perché tutto ciò entra direttamente nel lavoro terapeutico.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta Costruttivista Postrazionalista-Roma