Il potere della mente è così forte da arrivare a negare la realtà oggettiva?

Inviata da NeverGiveUp84 · 28 apr 2023 Autorealizzazione e orientamento personale

Salve gentili psicologi,
sono un uomo di 38 anni, attualmente sto seguendo una psicoterapia che mi sta aiutando molto a gestire la mia ipertrofica parte nevrotica. Sto attraversando un periodo piuttosto decisivo, ovvero imparare ad autogestirmi e a (ri)lanciarmi nella società, dopo una brutta ricaduta psicologica dovuta all’isolamento forzato durante questi tre anni di pandemia (soprattutto quello dei primi terribili 3 mesi di pandemia), nonostante non abbia comunque mai smesso di lavorare.

Soffro dall’età di vent’anni di un disturbo di dismorfofobia con comportamenti ossessivo-compulsivi alternando momenti di alti e bassi (spesso mi rifugiavo – e in parte ancora oggi mi rifugio – in rituali nevrotici e pseudo-razionali come confrontare il mio viso con quello di altre persone, misurare con precisione quanto è per esempio lungo/largo il mio viso rispetto a quello standard delle persone comuni che sono bene accette in società e robe cervellotiche simili). Tutto ciò deriva da grossi complessi di inferiorità e senso di inadeguatezza sociale che mi accompagnano dalla mia tarda infanzia/adolescenza.
Non mi sono mai sentito parte integrante di un gruppo, mi sono sempre percepito differente da tutte le altre persone, diciamo dalla persona “media” e perfettamente integrata nella società (ammesso esista concretamente il concetto di persona media).
Di mio ho sempre avuto un carattere decisamente più permaloso, diffidente e suscettibile della media, e sicuramente questo non mi ha agevolato in una sana integrazione sociale sin da ragazzino.

Dopo questo lungo preambolo vengo al punto della domanda in questione: “può davvero la mente, specie in uno stato di forte e radicata nevrosi, arrivare ad alterare o addirittura negare la realtà oggettiva?”

Mi spiego meglio: durante il lockdown, precisamente tra gennaio-febbraio 2021, mi ritrovai costretto a mandare diversi vocali (che ho sempre detestato mandare prima della pandemia) per comunicare con i miei contatti. Allora cominciai a riascoltare la mia voce registrata in modo più attento e ossessivo… non mi è mai piaciuta, però fino ad allora diciamo che la “sopportavo” tranquillamente mentre parlavo senza mai soffermarmici troppo sopra e nessuno ha mai apertamente avuto da ridire sul mio modo di parlare. Riascoltando quei vocali più attentamente sentivo una voce stranissima, a tratti buffa, a tratti cupa, a tratti nasale, una roba inascoltabile e strana, come se parlasse una persona stupida, una via di mezzo tra Pippo e l’Orso Yoghi. Nella vita reale mi è sempre stato detto invece che la voce è una delle mie migliori qualità, giudicata profonda, calda, sonora, accogliente, chiara e comprensibile, tutt’altro che da persona stupida.
Però, come ho già scritto, sono sempre stato diffidente di natura, soprattutto dei complimenti. Così inviai nello stesso periodo un vocale di 30 secondi ad un doppiatore professionista tramite email, che mi rispose dicendomi che quello che “io percepivo come effetto Pippo” nella mia voce era dovuto ad una voce “molto ingolata, indietro e con sbalzi in avanti”, e mi consigliò di leggere e sillabare le parole lentamente per correggere questo diciamo “difetto”… allora io non avevo mai letto né sentito nominare il termine “ingolato” prima di allora, nessuna delle persone che conosco, sia in famiglia che fra quelle poche amicizie fidate che ho, sapeva spiegarmi cosa volesse significare “voce ingolata”, e comunque, non per classismo, ma i miei genitori sono entrambi dei professionisti laureati e anche molto stimati e quotati nel loro settore, quindi non posso proprio dire di essere figlio di persone ignoranti, anzi tutt’altro.
Così cercai su Google il termine "voce ingolata", e notavo che diverse persone (specie insegnanti di canto e vocal coach) lo usano come sinonimo di voce “artificialmente profonda e scura” causata da un arretramento della base della lingua che va a poggiare contro la parete faringea, stringendo quindi la gola, come se si parlasse con un enorme panino in bocca per intenderci. In particolare vidi una clip su YouTube di un vocal coach che asseriva che la voce ingolata è il tipico problema di chi cerca di cantare “imitando una black voice”, cioè la voce di una persona afroamericana. La cosa assurda è che spesso mi è stato detto, specie da parte di donne però in senso positivo, che la mia voce parlata ha un ché di black, di afroamericano nel timbro, anche se sono caucasico e italianissimo al 100%. Ma soprattutto lessi che parlare ingolato può causare seri problemi alle corde vocali a lungo andare.
Ecco quindi che andai nel panico, pensai di parlare male, e di avere pure una voce artificialmente profonda, quindi cominciai da solo in casa a parlare cercando di schiarire e rendere volutamente più acuta la voce tirando la lingua il più in avanti possibile, parlando in un modo quello sì, giudicato veramente ridicolo dalle poche persone fidate a cui feci ascoltare questo tipo di voce, compresa la mia attuale psicoterapeuta, dicendomi che parlando in questo modo sembro davvero una persona stupida e insopportabile, un ragazzino scemo con voce petulante. Inoltre parlando in questo modo non riesco a tenere una vocale per più di 4-5 secondi senza finire in una sorta di costrizione o strozzatura della gola, mentre nella mia solita posizione naturale con voce profonda diciamo, riesco a tenere una vocale tranquillamente anche per 10-15 secondi di seguito prendendo la stessa identica quantità d’aria e pure con un maggiore volume sonoro.
Ma ero talmente fissato avendo preso per “Vangelo” questo parere del doppiatore, che andai prima a visita da due otorini della mia zona (che non mi trovarono nulla di anomalo né a livello anatomico né nel mio modo di parlare), e poi, all’incirca un anno fa, andai a farmi visitare da uno dei foniatri più noti d’Italia (una persona straordinariamente umana e di rara disponibilità). E lui, non solo mi disse che il mio organo vocale era perfettamente sano (corde vocali bianche perfette e ben addotte, faringe, lingua ecc.), la mia voce è all’ascolto percettivo “profonda e risonante” e non ingolata (come scrisse lui stesso sul mio referto), ma che la mia voce è così naturalmente corposa e sonora da essere potenzialmente predisposta per il canto lirico.
In un primo momento ero contentissimo dell’esito della visita fatta da questo importante luminare, ma, al ritorno a casa ero principio e a capo arrivando davvero a livelli di auto-sabotaggio pazzeschi. Un giorno allora inviai a questo foniatra tramite WhatsApp un breve video in cui vocalizzavo una A facendo vedere per bene bocca e postura linguale, prima con la mia voce naturale e subito dopo con una voce più chiara e acuta (quella che i miei conoscenti fidati giudicano forzata e da scemo petulante), convinto nevroticamente che quella fosse la mia voce vera, più avanti, tirando letteralmente la lingua su e in avanti… ebbene quel sant’uomo rispose alla mia richiesta su WhatsApp visionando il mio video e dicendomi che era assolutamente ovvio che fosse la prima modalità quella corretta (ossia con la mia voce naturale profonda) e non la seconda, definita guardacaso quella sì “ingolata”, perché schiarendo di proposito veramente vado a restringere la gola (questo vuol dire sostanzialmente ingolato, voce emessa con gola/faringe ristretta) tirando a forza lingua e laringe in alto e avanti, in modo forzato, e questo spiega perché fisicamente non riesco a fare una A che duri più di 4-5 secondi in quella modalità, perché la gola si stringe.
Ora è da più di un anno che vengo seguito da una bravissima psicoterapeuta che mi ha fornito ottimi strumenti per gestire al meglio questi miei stati nevrotici e così ritornare ad avere una socialità più attiva e ricca dopo questi 3 anni di pandemia, però, nonostante tutti questi riscontri positivi e la comprovata efficacia di questa terapia, tendo ad avere ancora momenti in cui cedo alla mia parte nevrotica.

La dottoressa mi ha sempre detto che “la nostra mente spesso può mentirci” e che non tutto quello che percepiamo e sentiamo può essere reale. Un esempio, parlando proprio di voce e in campo otorinolaringoiatrico, è quello delle vocali A e I. Ho sempre avuto una “percezione” di maggiore apertura della gola emettendo una A che una I, ma, come ogni buon otorino e foniatra sa, in realtà succede esattamente l’opposto, con la A la gola tende a stringersi, mentre con la I tende ad aprirsi, quindi alla sensazione fisico-propriocettiva non necessariamente corrisponde sempre l’oggettiva realtà anatomica di ciò che accade nel nostro corpo.
Queste percezioni errate a maggior ragione entrano in funzione nell’ambito della nevrosi e dell’ipocondria. Anni fa venni operato da un bravo chirurgo che mi tolse dei calcoli, e ricordo che il giorno che mi tolse i punti in ospedale, dopo essere tornato a casa vedevo un punto nero attorno all’ombelico. Convinto che il chirurgo si fosse dimenticato di togliermi uno dei punti, gli invio allarmato la foto su WhatsApp, e lui mi disse che non c'era nessun punto, quello non era un punto… e infatti quella era banalmente la crosta della ferita dove c’era il punto, infatti poi cadde spontaneamente da sola, quello non era un punto ma la mia mente si era convinta che lo fosse, è stata "realmente e drammaticamente convinta" per un bel po’ di minuti che il chirurgo si dimenticò di togliermelo.

Alla luce di tutto ciò cari psicologi cosa ne pensate? Davvero la nostra mente può arrivare a mentirci spesso e volentieri anche contro la nostra volontà? Faccio quindi bene a continuare a seguire la terapia e i consigli della psicoterapeuta (che ormai conosco bene dopo poco più di un anno e mi sono reso conto che è sinceramente interessata a farmi stare bene e a non lasciarmi più dominare dalle mie paure nevrotiche) e a cercare di non lasciarmi più sopraffare dal potere nevrotico della mia mente, archiviando definitivamente l’episodio del doppiatore come un banale “errore di valutazione” sulla mia voce?

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Miglior risposta 29 APR 2023

Gentile utente,
Il resoconto portato da lei in questa sede, a parer mio, è l'ennesima delle tante compulsioni che lei mette in atto relativamente a questa tematica, che può sembrare di poco conto, ma che lei ha investito di così tanto significato. Il motivo di tale investimento è sicuramente da ricercare nel percorso che sta già facendo. La risposta è, sì, fa bene ad ascoltare i consigli della sua terapeuta e ad affidarsi al percorso. Sì, fa bene ad archiviare questo episodio, soprattutto se prova ad analizzare questi suoi pensieri: la portano a qualcosa? È qualcosa per cui può trovare una "soluzione"? Che significato ha per lei la questione se la voce sia o meno "ingolata"? Questa risposta, forse, potrebbe non soddisfare le sue necessità, perché andrebbe ad investire qualche altra parola di significati suoi che alimenteranno ancora quella che potremmo definire un'ossessione. Lei consiglio, quindi, di acquisire maggiore consapevolezza e insight sui suoi pensieri/ruminazioni, di non farsi rubare tempo ed energie mentale, affidandosi di più alla sua terapeuta che sicuramente ha come obiettivo il suo benessere.
Dott.ssa Fabiana Navarro

Fabiana Navarro Psicologo a Maddaloni

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