Ha deciso di non avere figli
Buongiorno,
ho 38 anni, convivo col mio compagno da 2 anni e stiamo insieme da 5.
Tutte le volte che in passato era uscito l'argomento figli, si è sempre mostrato propenso all'idea che in futuro ne avremmo avuto uno (abbiamo anche ipoteticamente scelto l'eventuale nome che avrebbe avuto).
Da quando viviamo insieme è diventato sempre più un argomento delicato, nel senso che si chiude sulla difensiva, mette il muso e cambia discorso, come fa sempre quando non vuole parlare di qualcosa...che siano soldi, lavoro o quant'altro.
Premetto che io soffro di pcos e già so che, per me, sarebbe stato difficile rimanere incinta naturalmente, con l'avanzare dell'età ancora peggio! Ammetto che sento ticchettare l'orologio biologico e a fatica "aspettavo" che per lui arrivasse il fatidico momento giusto per provare.
Ieri sera siamo tornati sull'argomento e ne abbiamo discusso...per la prima volta mi ha espresso un NO categorico alla questione, dicendo che lui non vuole diventare padre e che mi ha solo assecondato in quelli che per lui erano solo fantasticherie sulla scelta di nomi ecc ma senza illudermi che ne avrebbe mai voluti, dicendomi semplicemente di accettare la sua scelta perchè avere prole non è un obbligo e che gli dispiacerebbe se la nostra relazione finisse per questo motivo perchè con me si trova da Dio, ha inoltre affermato che in passato una sua relazione di lunga data è finita anche per questo motivo.
Mi sento ovviamente illusa e tradita, ovvio non posso obbligarlo ne convincerlo forzatamente e capisco che il mio sogno di essere madre non si potrà mai realizzare data la mia età. Ammetto che ora, a caldo, mi frulla per la testa il pensiero che possa aver sbagliato a scegliere la persona al mio fianco.
Mentre prima era sempre stato un "non in questo momento" "aspettiamo il momento giusto" così come per il matrimonio (che ormai ho accettato non avverrà mai), ora quel no è diventato un macigno.
Qualche precisazione...è una persona molto ansiosa, durante il lockdown ha sofferto di attacchi di panico, nella sua famiglia non li avevano riconosciuti ed io, essendoci passata ai tempi dell'università, l'ho aiutato e indirizzato da uno specialista. E' stato in cura per un periodo da uno psichiatra. Con l'inizio della convivenza ha avuto altri episodi ma non ne ha voluto sapere di tornare dallo specialista.
Ora, scusatemi per essere stata così prolissa, la mia domanda è: come posso accettare questa cosa? Ho fallito negli studi universitari, ho un lavoro mediocre e l'unica mia aspirazione rimasta nella vita era quella di avere una bella famiglia e riuscire a realizzare questo mio desiderio di maternità...