Crisi esistenziale a 35 anni
Buongiorno, come amticipato nell'oggetto della richiesta, ho 35 anni e sono, da quesi 8 anni, titolare unico di un'azienda che si occupa di vendita serramenti.
Ho intrapreso questo cammino in quanto, mio marito, ha sempre svolto questo lavoro e conosco bene la sua professionalità e capacità , anche di relazionarsi con i clienti.
Di fatto, io lavoro da casa e mi occupo di aministrazione, burocrazia, preventivi...
Lui, nonostante abbia voglia di cedere il proprio posto a qualche giovano ragazzo, si occupa dell'aspetto tecnico (di cui io non capisco ancora nulla) e pratico perchè installa i serramenti che vendiamo.
Il problema qual è? Da sempre, con il lavoro, ho avuto dei problemi.
Ho frequentato un'istituo professionale e mi sarebbe piaciuto, appunto, lavorare in ufficio. Però, essendomi mai dedicata alo studio, ho lavorato in supermercati, fabbrica, ecc... Posti che prevedevano manualità e non "stare seduti alla scrivania".
Il settore scelto, trattandosi di edilizia, è prettamente maschile.
Negli ultimi giorni, complice anche il caos che Dicembre porta con sè, ho iniziato a rispondere (mai offendendo) alcuni clienti (al maschile) che pretendevano di parlare con mio marito e non con me, come se ciò che dicevo loro, non fosse credibile o sufficientemente affidabile.
Ogni volta mi rifiuto di farlo perchè la mia parola vale tanto quanto quella di mio marito (tra l'altro, essendoci lui in cantiere, mi riporta ciò che accade così che anch'io possa essere preparata su questioni che potrebbero diventare rilevanti).
Questo aspetto del lavoro mi sconforta molto.
Sono di carattere estroversa ma in questo lavoro ho tirato fuori le unghie e i denti. Mi pongo in maniera cordiale, ma non ricevo altrettanto. Succede a chiunque sul lavoro, ma io ne soffro moltissimo. Solitamente verso sera ho sensazioni di ansia, ma ora , gi di primo mattino, sento che, se non avessi l'impegno di portare a scuola nostro figlio, resterei a letto.
Come se non bastessa, riceviamo , da un anno a questa parte, pressioni da parte di committenti che hanno creato ansia anche a mio marito, caratterialmente molto diverso da me.
Sembrano , per alcuni , diventati imcompetenti da un giorno all'altro, ogni telefonata inizia con toni di sollecito, rimproveri, lezioni da impartire.
Vista così, io sono solamente un "presta nome" dell'azienda... una loro dipendente senza malattia, maternità, ferie.
Mi svilisce, mi mortifica molto.
Credo nelle nostre capacità. Siamo onesti, forse poco abituati alla public relation e per questo poco conosciuti. Ma la professionalità di mio marito è indiscussa.
Mi paragono ad un'impiegata che prepara i documenti per il proprio datore di lavoro (in questo caso mio marito).
Andiamo avanti per un SUO merito, non mio, tanto che senza di lui l'azienda non esisterebbe o peggio, fallirebbe.
Lui non la vede così. Pensa che senza di me non potrebbe lavorare. Eppure non mi rincuora. Se da una parte questo lavoro mi consente di seguire mio figlio dopo la scuola, la casa e commissioni varie...di contro, mi toglie ogni spensieratezza. Amo un lavoro che non ricambia mai. Ogni giorno è in salita e quel che è peggio , non posso sottrarmi viste le esposizioni economiche. Inoltre, dal'anno scorso, abbiamo assunto altri 4 dipendenti (alcuni dei quali ci fanno penare!).
Lamole di lavoro è aumentata, i lavori da terminare sono tanti e non possiamo tornare indietro ma solo andare avanti, fino a quando?
Indivio chi, dopo aver timbrato il cartellino, chiude con tutto. Sono scelte e forse io non sono brava a scegliere..