Convivenza difficile con la figlia del mio compagno
Buonasera, spero di riuscire a spiegare quel che provo, per quanto sia confuso anche per me. Ho 39 anni, sto col mio compagno ormai quasi da 4 anni, di cui 2 di convivenza. Abbiamo un bambino di 1 anno, e lui ha una figlia, da una precedente relazione, che ormai ha 10 anni. Ancora prima di cominciare la nostra convivenza, avevo molti dubbi riguardo la mia "capacità" di accettare di dividere la mia vita con questa bambina, e i miei dubbi erano causati dall'atteggiamento del mio compagno nei confronti di sua figlia. Lui è un papà ultrapresente, e fin qui dovrebbe anzi essere un bene, ma penso che lui sia davvero esagerato. Tiene la bambina quasi più della madre, sia di giorno, che a dormire; quando è con noi, deve badare a lei continuamente (sia in frangenti legittimi e normalissimi nel rapporto genitore-figlio, sia per cose a mio avviso fuori luogo data l'età della figlia), dalla sveglia al mattino, e farle la cartella per scuola, e farla andare in bagno a prepararsi sotto stretta sorveglianza, e preparare colazione e merende, e lascia e prendi fra scuola e attività varie, e falle fare la doccia, e falla preparare per la notte, e la messa a letto infinita, per non parlare dei vari momenti gioco e compiti da condividere durante la giornata e le serate a vedere la tv insieme dopo cena. Purtroppo tutto questo accade perché la bambina, nonostante a 10 anni sia ormai grandicella, non è per nulla autonoma, al punto che non riesce a gestire da sola neppure la sua igiene personale (dev'essere il padre a farle fare doccia, asciugare i capelli, prenderle vestiti e biancheria), o dedicarsi ai compiti, e neppure al gioco. Da sola lei riesce solo a giocare col cellulare e guardare video in tv. È morbosamente dipendente dal padre, tanto che quando capita di uscire per una passeggiata, deve stare con lui mano nella mano, o se andiamo al ristorante, non possiamo neppure sedere vicini, perché lei al tavolo deve stargli attaccata. Probabilmente sono io a sbagliare approccio, infatti la bambina nei miei confronti è sempre stata molto serena e non ha mai mostrato di non accettarmi o non volermi nelle loro vite. Io al contrario mi sento incastrata in una vita che odio. Riesco a resistere solo grazie ai giorni in cui non c'è, e in cui sento di avere la mia vita, la mia famiglia, il mio compagno e padre del nostro bambino. In quei giorni sono piena di entusiasmo e di voglia di fare, di uscire, insomma mi sento bene, e sento di amare il mio compagno molto di più. Quando lei c'è, io mi metto come in stand by, mi annullo, semplicemente resto in attesa di riavere la mia vita. E odio la routine dei giorni in cui è con noi. Non sopporto nulla di quel che fa, o che fanno insieme. Ho in varie occasioni cercato dei punti di contatto con lei, perché vivere una vita part time è davvero frustrante, lo è per me, ancora di più per il mio compagno, ed inevitabilmente le nostre frustrazioni ricadono sulla bambina, che alla fine dei conti, ha la sola colpa di essere figlia di due genitori separati. Ad ogni modo i miei tentativi sono sempre stati fallimentari, e fra noi proprio non riesce ad instaurarsi alcun rapporto se non di convivenza forzata e indifferenza reciproca. Per quanto mi sforzi e lo desideri, non riesco a provare affetto per lei, ma semplicemente la sopporto, perché non ho altra via d'uscita se non quella di prendere il mio bambino e mettere fine alla mia relazione, cosa che, vorrei non dovesse mai accadere, per quanto, nei momenti in cui mi sono sentita particolarmente sopraffatta, ho più volte pensato di scappare via.
Col mio compagno abbiamo litigato innumerevoli volte per via del mio rapporto con la figlia. Lui si sente stretto fra due fuochi, io d'altro canto gli chiedo di concederci più spazi per noi, senza di lei, gli chiedo di decidere insieme i giorni in cui portarla a casa, e di non impormi forzatamente i suoi tassativi 15 giorni e 15 notti, perché davvero non ce la faccio a resistere. Ad essere onesti, lui ci prova pure a venirmi incontro, ha cercato di prendere la bambina qualche giorno di meno, cercando di concedere più spazio alla nostra famiglia, ma dopo un pò tutto torna come prima, lei è quasi sempre da noi, ed io torno a sentirmi fuori posto.
Ho deciso di scrivervi, non per sentirmi dire che sono io l'adulto, e che la bambina non ha colpe e dovrei provare a capirla e considerarla come un valore aggiunto, infatti tutte queste cose me le ripeto già io da anni cercando di autoconvincermi, ma poi i fatti sono diversi, e non ho ancora trovato il modo di accettarla nella mia vita. Quello che invece spero di trovare qui (anche se mi rendo conto che probabilmente sto chiedendo la luna) è un consiglio "pratico" su come superare tutte queste brutte sensazioni, e riuscire a considerare questa bambina come una parte della mia famiglia, e non un limite alla mia felicità. Oppure, e sarebbe il mio sogno, se le mie sensazioni non vi sembrano totalmente folli e insensate, vorrei uno spunto su come far comprendere al mio compagno i miei bisogni e i miei limiti (soprattutto in termini di tempo da trascorrere con la bambina), per poter creare una sorta di pacifica convivenza, che non mi metta così a disagio da voler andare via quando c'è lei.
So già che, se non riuscirò a trovare un modo per sistemare le cose, presto o tardi la mia relazione fallirà, perché lei è ovviamente un punto fermo nella vita del mio compagno, e ci sarà per sempre.
Spero possiate aiutarmi a capire dove sto sbagliando e come rimediare o a far comprendere il mio punto di vista al mio compagno.