Convivenza difficile con la figlia del mio compagno

Inviata da Sab · 17 ott 2023 Terapia di coppia

Buonasera, spero di riuscire a spiegare quel che provo, per quanto sia confuso anche per me. Ho 39 anni, sto col mio compagno ormai quasi da 4 anni, di cui 2 di convivenza. Abbiamo un bambino di 1 anno, e lui ha una figlia, da una precedente relazione, che ormai ha 10 anni. Ancora prima di cominciare la nostra convivenza, avevo molti dubbi riguardo la mia "capacità" di accettare di dividere la mia vita con questa bambina, e i miei dubbi erano causati dall'atteggiamento del mio compagno nei confronti di sua figlia. Lui è un papà ultrapresente, e fin qui dovrebbe anzi essere un bene, ma penso che lui sia davvero esagerato. Tiene la bambina quasi più della madre, sia di giorno, che a dormire; quando è con noi, deve badare a lei continuamente (sia in frangenti legittimi e normalissimi nel rapporto genitore-figlio, sia per cose a mio avviso fuori luogo data l'età della figlia), dalla sveglia al mattino, e farle la cartella per scuola, e farla andare in bagno a prepararsi sotto stretta sorveglianza, e preparare colazione e merende, e lascia e prendi fra scuola e attività varie, e falle fare la doccia, e falla preparare per la notte, e la messa a letto infinita, per non parlare dei vari momenti gioco e compiti da condividere durante la giornata e le serate a vedere la tv insieme dopo cena. Purtroppo tutto questo accade perché la bambina, nonostante a 10 anni sia ormai grandicella, non è per nulla autonoma, al punto che non riesce a gestire da sola neppure la sua igiene personale (dev'essere il padre a farle fare doccia, asciugare i capelli, prenderle vestiti e biancheria), o dedicarsi ai compiti, e neppure al gioco. Da sola lei riesce solo a giocare col cellulare e guardare video in tv. È morbosamente dipendente dal padre, tanto che quando capita di uscire per una passeggiata, deve stare con lui mano nella mano, o se andiamo al ristorante, non possiamo neppure sedere vicini, perché lei al tavolo deve stargli attaccata. Probabilmente sono io a sbagliare approccio, infatti la bambina nei miei confronti è sempre stata molto serena e non ha mai mostrato di non accettarmi o non volermi nelle loro vite. Io al contrario mi sento incastrata in una vita che odio. Riesco a resistere solo grazie ai giorni in cui non c'è, e in cui sento di avere la mia vita, la mia famiglia, il mio compagno e padre del nostro bambino. In quei giorni sono piena di entusiasmo e di voglia di fare, di uscire, insomma mi sento bene, e sento di amare il mio compagno molto di più. Quando lei c'è, io mi metto come in stand by, mi annullo, semplicemente resto in attesa di riavere la mia vita. E odio la routine dei giorni in cui è con noi. Non sopporto nulla di quel che fa, o che fanno insieme. Ho in varie occasioni cercato dei punti di contatto con lei, perché vivere una vita part time è davvero frustrante, lo è per me, ancora di più per il mio compagno, ed inevitabilmente le nostre frustrazioni ricadono sulla bambina, che alla fine dei conti, ha la sola colpa di essere figlia di due genitori separati. Ad ogni modo i miei tentativi sono sempre stati fallimentari, e fra noi proprio non riesce ad instaurarsi alcun rapporto se non di convivenza forzata e indifferenza reciproca. Per quanto mi sforzi e lo desideri, non riesco a provare affetto per lei, ma semplicemente la sopporto, perché non ho altra via d'uscita se non quella di prendere il mio bambino e mettere fine alla mia relazione, cosa che, vorrei non dovesse mai accadere, per quanto, nei momenti in cui mi sono sentita particolarmente sopraffatta, ho più volte pensato di scappare via.
Col mio compagno abbiamo litigato innumerevoli volte per via del mio rapporto con la figlia. Lui si sente stretto fra due fuochi, io d'altro canto gli chiedo di concederci più spazi per noi, senza di lei, gli chiedo di decidere insieme i giorni in cui portarla a casa, e di non impormi forzatamente i suoi tassativi 15 giorni e 15 notti, perché davvero non ce la faccio a resistere. Ad essere onesti, lui ci prova pure a venirmi incontro, ha cercato di prendere la bambina qualche giorno di meno, cercando di concedere più spazio alla nostra famiglia, ma dopo un pò tutto torna come prima, lei è quasi sempre da noi, ed io torno a sentirmi fuori posto.
Ho deciso di scrivervi, non per sentirmi dire che sono io l'adulto, e che la bambina non ha colpe e dovrei provare a capirla e considerarla come un valore aggiunto, infatti tutte queste cose me le ripeto già io da anni cercando di autoconvincermi, ma poi i fatti sono diversi, e non ho ancora trovato il modo di accettarla nella mia vita. Quello che invece spero di trovare qui (anche se mi rendo conto che probabilmente sto chiedendo la luna) è un consiglio "pratico" su come superare tutte queste brutte sensazioni, e riuscire a considerare questa bambina come una parte della mia famiglia, e non un limite alla mia felicità. Oppure, e sarebbe il mio sogno, se le mie sensazioni non vi sembrano totalmente folli e insensate, vorrei uno spunto su come far comprendere al mio compagno i miei bisogni e i miei limiti (soprattutto in termini di tempo da trascorrere con la bambina), per poter creare una sorta di pacifica convivenza, che non mi metta così a disagio da voler andare via quando c'è lei.
So già che, se non riuscirò a trovare un modo per sistemare le cose, presto o tardi la mia relazione fallirà, perché lei è ovviamente un punto fermo nella vita del mio compagno, e ci sarà per sempre.
Spero possiate aiutarmi a capire dove sto sbagliando e come rimediare o a far comprendere il mio punto di vista al mio compagno.

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Miglior risposta 25 OTT 2023

Gentile Sab, come soluzione pratica al suo bisogno di sentirsi ascoltata dal suo compagno e nel riuscire a vivere serenamente il rapporto con la figlia del suo compagno credo che intraprendere un percorso di terapia possa concretamente aiutarla sia dal punto di vista regolativo-comunicativo sia soprattutto, nel rafforzarla nel suo ruolo di donna e madre e quindi nel darsi il permesso di esprimere con serenità i suoi bisogni e necessità di spazio e confini famigliari. Per quanto riguarda le autonomie della bambina mi sento di suggerirle un intervento sul suo compagno, per il bene suo e soprattutto della bambina. Per approfondire sono disponibile anche on line, un caro saluto, Maria dr. Zaupa

Dottoressa Maria Zaupa Psicologo a Vicenza

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6 NOV 2023

Gentile Sab,
lei potrebbe confrontarsi col suo compagno consigliando (con garbo e senza colpevolizzare) di incoraggiare gradualmente la bambina ad una maggiore autonomia in vista di una adolescenza ormai vicina e ciò per il bene non solo della stessa bambina ma dell'intero nucleo familiare.
Peraltro lei riferisce che ancora prima della convivenza aveva molti dubbi relativi alle conseguenze del fatto che il suo compagno avesse un'altra figlia ma evidentemente dopo averci riflettuto ha accettato la situazione essendo consapevole dei limiti da essa derivanti.
Ritengo che ora rompere la relazione col suo compagno per questi motivi sarebbe una decisione più azzardata della prima per cui entrambi dovreste maggiormente impegnarvi per correggere delle cose approfondendo le ragioni dei vostri rispettivi comportamenti poco funzionali.
Questo risultato può essere ottenuto mediante un lavoro psicoterapeutico sulla coppia che suggerisco di intraprendere con sollecitudine.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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30 OTT 2023

Buongiorno, da quello che scrive la sua situazione familiare è molto complessa. Comprendo il sottile equilibrio in cui si trova e la difficoltà nel non sentire i propri bisogni accolti dal suo compagno. Le consiglio di intraprendere un percorso terapeutico che possa aiutarla a comprendere meglio quali sono le corde più profonde che la toccano nei riguardi della bambina, e essere di conseguenza aiutata a esprimere in modo più assertivo le proprie esigenze. Eventualmente, potrebbe essere utile un percorso di terapia di coppia, così da poter lavorare sulla vostra relazione nel presente.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valentina Busu

Dott.ssa Valentina Busu Psicologo a Fano

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27 OTT 2023

Gentile Sab,
non so come si è sentita nello scrivere questa richiesta di aiuto ma penso che la chiave per quello che vuole stia proprio in questo scritto: chiedere aiuto e lavorare sull’espressione delle sue emozioni e dei suoi bisogni, in modo diretto e autentico, per poter capire meglio da cosa deriva la forte frustrazione che prova e per riuscire a comunicare in modo costruttivo con il suo compagno.

Mettersi in stand by, annullarsi, non fa bene a lei ma neanche alla vostra vita di coppia e ai vostri figli, per questo penso sia importante che lei coinvolga il suo compagno nel cercare insieme una soluzione. Un percorso di terapia di coppia potrebbe aiutarvi nell’esprimere l’un l’altro quello che provate in questa dinamica genitoriale, in modo che entrambi possiate capire il punto di vista dell’altro, accettarlo e aiutarvi attivamente, cercando di trovare nuovi e migliori compromessi. Il fatto che il suo compagno le sia andato incontro diminuendo i giorni ci dice che è disposto a cambiare, ma forse più che la quantità di tempo trascorso con la figlia di lui, è più importante lavorare sulla qualità del tempo tutti insieme. Da quello che scrive riguardo alla gestione della figlia potrebbe anche essere utile richiedere sostegno anche dal punto di vista genitoriale per valutare come poter trasmettere maggiore autonomia e sicurezza alla bambina. Eventualmente, se il suo compagno non fosse disposto a una terapia insieme, le consiglio comunque di cercare uno spazio per sé, in modo che possa avere un supporto in questa difficile situazione, potendo esprimere quello che prova senza doversi censurare, dando credito alle proprie sensazioni ed emozioni.

Penso che con questa richiesta abbia fatto il primo passo, ormai necessario, per provare a risolvere la situazione, le auguro di poter andare avanti in questo senso.
Un caro saluto,
Dott.ssa Paola Rosci

Dott.ssa Paola Rosci Psicologo a Lecco

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25 OTT 2023

Da quello che scrive mi sembra che la situazione sia abbastanza complessa. Se il padre è ogni presente e super protettivo nei confronti della figlia è logico direi anche naturale che la bambina possa sviluppare una dipendenza dal padre.
La situazione non è semplice andrebbe approfondita.
Le consiglio di parlare col suo compagno iniziare una terapia familiare o individuale, anche coinvolgendo la bambina, potrebbe essere d'aiuto.

Saluti

Resto a disposizione.
Se avesse bisogno di altri chiarimenti mi contatti pure.
Ricevo sia in presenza che online
Dottor Luca Ferretti
Studio Livorno/online

Dott. Luca Ferretti Psicologo a Livorno

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25 OTT 2023

Buongiorno Sab, prima di tutto la ringrazio per averci affidato un pezzo così grande della sua vita. Mi dispiace che stia vivendo con così tanta sofferenza questa situazione da cui le sembra di non riuscire ad uscire se non lasciando il suo compagno. Forse però prima di prendere questa decisione si può provare altro, partendo dalla comunicazione. Lei ci racconta che il compagno ha provato a venirle incontro diminuendo il tempo in cui tiene la bambina e pare che questo però non abbia sortito gli effetti desiderati, ha solo diminuito il tempo in cui si sente messa da parte, ma non ha effettivamente migliorato la qualità della relazione. Sarebbe meglio a questo punto provare con una strada alternativa, potrebbe essere quella di farvi affiancare da uno psicologo che possa accompagnarvi in questa comunicazione di coppia e su alcuni aspetti genitoriali e/o eventualmente cercare di capire con lei da dove deriva questo sentimento di "sopportazione" che vive con la bambina.
Cordiali Saluti
Dott.ssa Ylenia Ferrara

Ylenia Ferrara Psicologo a Torino

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25 OTT 2023

Gentile Sab,
nel suo racconto, ben comprensibile nelle criticità, emergono due polarità distinte ma che si intersecano: A) Il modello educativo del suo compagno B) La relazione con il suo compagno. Sembrano due cose totalmente sovrapposte ma non lo sono affatto; infatti, possiamo legittimamente supporre che il modello educativo del suo compagno sarebbe il medesimo, anche se lei, Sab, non ci fosse. Inoltre, se questo può rincuorarla, la descrizione che rende dello stile educativo del suo compagno pone, in effetti, alcuni interrogativi legati a un'eccessiva ingerenza nella vita della bambina che dovrebbe essere stimolata all'autonomia e, coerentemente, lo sviluppo di una personalità, nella bambina, di stampo dipendente o comunque scarsamente autonomo.
Ecco, è proprio a questo punto che, secondo me, si intersecano i due poli problematici. L’intolleranza che lei prova verso la bambina è davvero diretta alla bambina (la quale, ricordo, non ha deciso attivamente per la sua scarsa autonomia) o, piuttosto, è uno SPOSTAMENTO di vissuti negativi che lei prova verso il suo compagno? Mi spiego. E’ evidente, Sab, che lei, per formazione è molto distante da una pedagogia da “bambina viziata”, lo capiamo dal fatto che rileva subito come abnormi lo stile del genitore che anticipa i bisogni della figlia. Nondimeno, quel genitore è il suo compagno, quello che, quando non c’è sua figlia, lei ama e con il quale sta bene. Tuttavia, quell’uomo va vissuto e percepito nella sua sintesi che è fatta dai momenti con i quali è da solo E con quelli con la figlia! E quando è con la figlia, il loro legame che lei descrive come morboso, sembra anche stimolare una sorta di gelosia, perché quest’uomo presta cure maggiorate al di fuori della sua relazione con lei, Sab. Ovvio che questa gestione della vita genitoriale causi perplessità ma anche rabbia e risentimento, che però rischia di essere spostato più sulla bambina che sull’uomo che, invece, ha la diretta gestione dell’educazione della ragazzina. Perché spostarlo sulla bambina? Ma perché, se lei, Sab, dovesse focalizzare chirurgicamente il problema sul polo corretto, lui, sa già, come appunta alla fine del suo messaggio, che dovrebbe prendere dolorose decisioni che, ora, sta facendo di tutto per non prendere.
Ma per ora evitiamo ulteriori approfondimenti psicodinamici; se vuole mi rendo disponibile anche per una consulenza online.
La “dritta” che mi sento di darle è davvero dritta, nel senso che evita ulteriori curve e deviazioni. Deve confrontarsi chiaramente e direttamente con il suo compagno ed esprimere, appunto, con chiarezza le sue perplessità che vanno, mi pare, vadano al di là della semplice gestione della coppia ma hanno a che fare anche con modelli psicologici e genitoriali. Insomma, cara Sab, dipende anche da quanto lei deve investire per la sua vita su quest’uomo e capire, in definitiva, quanta è la vostra compatibilità strutturale, il che vuole anche dire confrontarsi sui modelli educativi e genitoriali, che poi, di fatto, sono modelli di mondo!

Spero di averle dato qualche utile dritta
Come detto, sono disponibile.
In bocca al lupo per tutto
Dott. Alessandro Pedrazzi

dott. Alessandro Pedrazzi Psicologo a Settimo Milanese

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24 OTT 2023

Gentile Sab,
mi spiace che stia vivendo così la presenza di questa bambina. Se al momento il tempo della sua presenza è un tempo "sopportato" non credo che ridurlo possa risolvere il problema. Per quanto il compagno possa cercare di venirle incontro, come scriveva prendendo la piccola qualche giorno in meno, questo non toglie il suo stato di insoddisfazione ed il clima di frustrazione che inevitabilmente sarà presente.
Per quanto concerne le autonomie della bambina, questa dovrebbe essere una questione a parte, che andrebbe fatta presente se lei ne è testimone, ma della quale dovrebbero poi discutere/decidere/intervenire eventualmente i genitori.
La cosa più utile che può fare lei è iniziare un lavoro in cui, accompagnata da un professionista, possa scendere a fondo rispetto a questo fastidio che sperimenta, a questa difficoltà di entrare in contatto autentico con la bambina. Può quantomeno ascoltare di più questo fastidio ed il suo motivo di esistere, interrogarsene e farsene qualcosa.
D'altro canto nelle coppie si tratta di far compromessi per venirsi incontro, ma in questo caso si parla di una vita che esiste e che continuerà ad esistere, ed ha diritto ovviamente alla presenza del padre. Prima di rinunciare alla relazione con il suo compagno sarebbe bene farsi aiutare nel migliorare la situazione. Del resto lei è consapevole che non stiano facendo nulla di male nei suoi riguardi, che non viene trascurata ma che inevitabilmente deve dividere il tempo della casa e del compagno e della famiglia con la piccola. Per quanto il suo compagno possa comprenderla, quella rimane sua figlia ed ha il dovere di occuparsene, dunque sta a lei decidere se provare a starci insieme in un modo nuovo/diverso rispetto a quelli fino ad ora sperimentati, o lasciar perdere... Non si merita di vivere con questa sofferenza ma è una situazione della quale può provare a cambiare le sorti, non senza impegno naturalmente.
Le faccio il mio in bocca al lupo e rimango a disposizione anche online, se dovesse aver bisogno.
Cordialmente,
Dottoressa Bono

Dott.ssa Cinzia Bono Psicologo a Torino

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24 OTT 2023

Buongiorno, può capitare, ed è abbastanza frequente di vivere i figli di altre unioni come un'ostacolo alla propria relazione. Da quel che scrive sembra che sia entrata in competizione con la bambina sull'attenzione da ricevere da parte del compagno, di fatto mettendosi in una posizione alla pari con la bambina e da dipendente con lui, per il fatto che non sa come affrontare la situazione e sembra che l'unico modo sia chiedere cambiamenti che dovrebbe fare lui o la bambina. Partirei dalla necessità di creare una relazione tra lei e la bambina, se si mette in stand by sta facendo l'osservatrice delle relazioni altrui, ed è molto frustrante. Creare una relazione tutta vostra fra lei e la bimba, implica sfidare il disagio che sente (che non scomparirà subito) e provare a capire come inserirsi nella quotidianità di questa bimba, sia in cose piacevoli da fare insieme sia di altre in cui lei detta le regole come adulto quando lei è con la bambina e se ne occupa. È un processo lento che va condiviso anche con il suo compagno. Potrebbe essere utile affiancare un sostegno psicologico.

Dott.ssa Fausta Fabbris Psicologo a Piove di Sacco

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