Blocco negli esami e nello studio, forte ansia, problemi con i genitori
Salve gentili dottori, sono una ragazza di 21 anni iscritta all'ultimo anno di triennale in lettere moderne e da settembre a questa parte sto sperimentando un vero e proprio blocco nello studio che mi ha portato a cancellarmi anche dall'unico esame che avrei dovuto sostenere lunedì prossimo, uno dei più difficili della mia facoltà...il mio percorso scolastico è stato da me vissuto troppo intensamente, con costante ansia anche estrema durante i miei 5 anni di liceo classico. Sono sempre stata medio-alta con i miei voti e ,nonostante soffrissi di moltissima agitazione, non ho mai saltato un giorno di scuola o un'interrogazione, cercando sempre di affrontare le situazioni con un grande controllo emotivo, specie nei momenti in cui appunto ero sotto interrogazione. I miei sforzi mi hanno portata a diplomarmi con 100 con tanto di complimenti da parte dei professori e non mi sembrava vero in quanto il mio riscontro è sempre stato che molti di loro non credessero sufficientemente nelle mie capacità (nonostante fossi appunto una studentessa con voti piuttosto alti in tutte le materie tranne che per matematica) e nelle interrogazioni sembrava sempre che mancasse qualcosa...cercavo allora, dopo aver avuto qualche esperienza negativa, di buttarmi a capofitto nello studio e imparare tutto, ma proprio tutto quello che era compreso nel programma dell'interrogazione, fino anche allo sfinimento, specialmente nel mio ultimo anno di superiori, dove riuscivo a vedere risultati solo con questi sforzi massimi e non salutari. La mia professoressa di matematica in particolare era per me una figura che mi generava sconforto e fortissima agitazione perché era particolarmente severa e riuscire a prendere la sufficienza con lei per me equivaleva ad una umiliazione davanti a tutta la classe: sempre quel qualcosa che mancava, che non era esposto in modo perfetto ecc...quando ho finito questo percorso, ho deciso di proseguire con la carriera universitaria e di iscrivermi per l'appunto a lettere, poiché ho da sempre una grande passione e propensione per le materie letterarie...sin da subito però, il percorso si è rivelato più intricato del previsto perché durante il mio primo anno (vissuto in casa in quanto c'era ancora la doppia modalità causa covid, anche se sono iscritta in un ateneo statale) mi sono arrovellata in una lunga e molto sofferta riflessione esistenziale, che mi ha portato a pormi tutta una serie di interrogativi: la mia intenzione iniziale era quella di andare fuori regione spostarmi verso una grande città quali Roma o Milano, anche perché non vorrei insegnare e lavorare nel mondo del cinema, della televisione o della comunicazione e dunque ho iniziato a chiedermi come io possa trovare la mia strada nel mondo del lavoro rimanendo qui...l'ambiente nella mia regione è chiuso, i professori della mia università mi sono subito sembrati poco attenti alle esigenze degli studenti, poco stimolanti (anche se probabilmente è una mia impressione, seppur riscontrata anche da altri), non ci sono spazi o luoghi di ritrovo per gli studenti e, pur provando ad aprirmi e fare amicizia con i miei colleghi, non riuscii nemmeno a stringere un rapporto...mi sentivo completamente fuori contesto, pensavo che la decisione migliore per me fosse andare appunto in un'altra regione e, sin da quando ho iniziato a manifestare questi dubbi, i miei genitori hanno da subito mostrato poca tolleranza in quanto avevano iniziato a pagare le tasse qui, in questa università, nonostante avendo preso 100 alla maturità le pagassero dimezzate ed in più ero a casa mia e non in affitto, facendo da pendolare. Durante l'estate del mio primo anno di università ho avuto una delusione amorosa fortissima che mi ha portato successivamente ad essere "esausta" emotivamente, questo ragazzo era anche un mio amico e mi aveva portato all'idealizzazione di un'eventuale rapporto con lui e la sua cerchia di amici (persone alquanto facoltose). Dopo l'estate e questa delusione, il mio disagio aumentava sempre di più sentendomi anche in imbarazzo in quanto mentre tutti i miei coetanei erano già autonomi e vivevano da soli, io ero in casa sofferente, non contenta di quello che stavo facendo. Successivamente, quando nel mio secondo anno iniziai di più a frequentare l'università incontrai il mio attuale ragazzo, che mi sostiene sempre e che mi ama e mi ha incoraggiata a dare due esami del primo che non avevo sostenuto (in quanto avevo dato solo 3 esami durante il mio primo anno), che sono riuscita a superare con due 28 nonostante tutti i miei timori e blocchi, specialmente su uno dei due docenti da me particolarmente temuto, con uno studio disperato comparabile a quello delle superiori. L'estate scorsa ho dato altri due esami tra cui uno superato con 30 e lode, raggiungendo questo obiettivo, però, con altrettanta fatica, rinchiudendomi in casa per tutto il mese di giugno, nonostante l'esame fosse al contempo corposo ma piuttosto semplice. Poi, a settembre, mi sono bloccata e non sono riuscita a finire di studiare il programma dell'esame piuttosto semplice che stavo preparando, dicendo ai miei genitori che non mi sentivo pronta. Mia madre in particolare è sempre stata molto critica nei miei confronti, questo mi ha portato ad avere alcuni crolli di autostima e non essere a mio agio con me stessa, ed attua continuamente confronti con altre persone, non riuscendo a comprendere il mio malessere...mio padre invece si concentra prettamente sull'aspetto economico e non comprende cosa significhi studiare all'università dato che non l'ha fatta, anche se lui è sempre stato un mio sostenitore positivo in confronto a mia madre che invece muoveva (e muove) esclusivamente critiche distruttive. Dato che soffrivo il non vivere una vita universitaria stando in casa, da questo ottobre sono in un appartamento con altre due ragazze, cosa che mi ha fatto migliorare sotto molti punti di vista e ho capito che posso essere capace di gestire compiti apparentemente semplici (come cucinare e pulire) ma che per me non lo erano affatto. Uscire dall'isolamento è stato per me un piccolo ma grande progresso, che mi ha portato a stare meglio, perlomeno in parte. Eppure, ho iniziato, non so perché, ad avere un blocco non solo mentale, ma anche psicofisico, nello studio. Mi ero prefissata ad ottobre di preparare questo esame complesso, di tanti crediti, entro febbraio, eppure non riuscivo a memorizzare nulla pur sottolineando intere pagine. Mancano 6 giorni e ho continui stimoli di vomito, mal di pancia, dolori muscolari, insonnia e mi manca troppo materiale...decido per il mio bene di mettere un punto, di fermarmi e di voler chiedere aiuto. I miei genitori mi sono da subito venuti contro e mi fanno pesare terribilmente questa decisione, a tal punto che il clima in casa è diventato asfissiante e io vorrei solo scappare o tornare all'appartamento da sola senza che loro lo sappiano, oltre al fatto che mi fa terribilmente soffrire anche il fatto che loro pesino continuamente il confronto sia con figli di loro amici e sia con le persone che mi circondano, compreso il mio ragazzo (che invece ha concluso quasi tutti gli esami della triennale brillantemente), dicendomi che dovrei vergognarmi di aver danneggiato la mia salute rinchiudendomi in casa in questi mesi senza nemmeno arrivare a dare un solo esame...io invece vorrei solo che comprendessero che ho bisogno di fermarmi un attimo e di chiedere aiuto, sia magari trovando un altro metodo di studio che mi permetta di studiare in modo più efficace, sia dal punto di vista psicologico perché credo che queste situazioni siano anche causate da qualcosa che accade a livello inconscio dentro di me. Mi sembra impossibile come non riescano a comprendere che io mi trovi in difficoltà, mettendo anche a paragone i loro rispettivi vissuti, di sacrifici, rinunce e rigidità nelle loro famiglie. Credo di essere consapevole dei miei limiti e di poter avere i miei tempi, nonostante la forte pressioni e i forti sensi di colpa che provo nei loro confronti, dato che sono sempre pronti a sostenermi materialmente. Mi sono sempre data da fare e sto cercando di dare il mio massimo anche ora, ma voglio comprendere quali possano essere delle soluzioni alle mie difficoltà...mi sono anche offerta di lavorare part time e di restituire parte dell'affitto o delle tasse ai miei genitori, ma loro ricollegano tutto al fatto che io abbia troppa paura nell'affrontare le situazioni...mia madre in particolare ha sempre tenuto a fare una buona impressione con tutti , specie nella sua famiglia, dove l'apparenza molte volte sembra valere di più rispetto alla sincerità della persona e, pur avendo fatto finta di accettare la mia decisione, ha constatato che mentirà a tutti i miei parenti perché non vorrà subire le loro domande, dicendo che ho dato l'esame...io non voglio tutto questo e voglio solo che loro mi comprendano genuinamente...un altro timore che ho è che se dovessi ristudiare daccapo questo esame con un nuovo programma, (non ho la certezza che ci sia questa regola) e dunque studiare libri nuovi, i miei non me lo perdonerebbero e sarebbero doppiamente delusi e per me sarebbe davvero troppo da sopportare...il mio ragazzo mi supporta dicendomi che non è semplice cambiare il mio approccio allo studio dopo le mie abitudini durante il liceo, ma non sto capendo più nulla, vorrei solo essere serena e cercare in tutti i modi di superare questo blocco, anche se ho paura si ripresenterà anche se nella prossima sessione vorrei preparare almeno 3 esami più semplici che mi consentano almeno di recuperare qualcosa...anche se non so se di questo passo riuscirò mai a vedere la fine di questo percorso...mi dovrei davvero sentire così in colpa come dicono i miei genitori? Aiutatemi, vi prego. Scusate se mi sono dilungata e vi ringrazio tanto per le eventuali risposte.