Ansia depressiva dovuta al luogo di lavoro

Inviata da costance · 3 ago 2015 Ansia

Dal 16 aprile sono a casa in malattia a causa di un’ansia depressiva confermata anche dalla psichiatra, dovuta alla pressione e al mobbing sul luogo di lavoro; ora mi sento meglio ma se penso di rientrare in quel luogo mi sento il cuore in gola e sono disperata.
È chiaro che non rientrerò più, preferisco vivere che finire attaccata al soffitto per l’angoscia, meglio pane e cipolla nonostante la crisi e dio sa se ho bisogno di lavorare ma non a questo prezzo. Ho un marito e un figlio! Il mio problema è che il medico di famiglia, sin dal primo giorno di malattia, mi ha fatto pesare questa mia condizione e già dopo i primi 7 giorni mi ha fatto capire che per lui farmi i certificati era un peso con frasi tipo “non voglio finire in galera” o “quanto deve durare questa storia?” e così via, al punto che ogni 7 giorni sto seduta 1 ora e mezza davanti la telefono prima di chiamare per il certificato. Sono ingrassata di 20 kg e lui se n’è accorto quando ormai ne avevo persi 10! Dietro mia insistenza mi ha mandato da una psichiatra, dove finalmente non mi sono più sentita come una lebbrosa incompresa. Mi ha dato una lettera dove specifica al mio medico che non sono in grado di rientrare sul luogo di lavoro e che necessito di ulteriore riposo, e fin lì il dottore sembrava aver compreso per poi dopo, due giorni, ripetermi “quando finisce questa storia!?”. Ora vi chiedo: posso cambiare il medico mentre sono in malattia? E sono io quella sbagliata non so cosa fare o cosa pensare, so solo che sento un forte disagio interiore e un forte malessere sopratutto perche non mi fido più del mio medico e non so a chi rivolgermi anche perche giustamente mi rendo conto che il lavoro per cui ho sacrificato per 2 anni me stessa e la mia famiglia non c’è più. Ero una dirigente ora non so più cosa sono!

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Miglior risposta 4 AGO 2015

La sua storia mi ha colpito perché in un passato anche io sono stato vittima di un mobbing continuato, dal quale per fortuna sono venuto fuori grazie ad un avvocato competente e un medico che mi hanno aiutato. Intanto cominciamo col dire che lei il medico lo può cambiare in qualsiasi momento. In secondo luogo può denunciare per mobbing il suo datore di lavoro sia alla magistratura ordinaria sia ai centri specializzati per il mobbing. Il problema che sorge è però: siamo proprio sicuri che sia questa la causa della sua malattia? Da che cosa deriva questo mobbing? Lei deve produrre al magistrato o ai centri (li trova su internet) una documentazione quali lettere, testimonianze, che attestino puntualmente la mala fede del datore di lavoro. Non sarebbe male anche una bella relazione redatta da uno psicologo. Ho parlato di causa della malattia perché oltre al problema del lavoro credo lei soffra di altri disturbi che andrebbero individuati infatti parla di ansia depressiva. Richieda una consulenza psicologica e inizi un trattamento. Lei ha bisogno di un sostegno da sola e stando a casa in malattia non ce la può fare. Deve essere aiutata seriamente. Noi psicologi ci siamo apposta.

Dott. Sergio Rossi Psicologo a Spoleto

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26 SET 2015

Gentile Costance,
anch'io come il collega Malerba non credo che la soluzione sia nel cambiare il suo medico di base. D'altra parte la soluzione non può nemmeno essere quella di non andare più a lavorare o di essere costretta a cambiare lavoro, cosa che non esclude di potersi imbattere nello stesso tipo di problema .
Pertanto credo che la soluzione invece sia di duplice natura : 1) intraprendere un percorso di psicoterapia per curare la sua ansia depressiva e farle acquisire fiducia in se stessa, assertività e autostima in modo da far fronte allo stress sul posto di lavoro;
2) rivolgersi al sindacato o a un legale per valutare se esistono realmente i presupposti per denunciare le vessazioni sul lavoro alias il mobbing.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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10 SET 2015

Cara Costance,
per superare le situazioni di mobbing, come quella nella quale lei si è venuta a trovare, è prima di tutto importante lavorare al proprio benessere, così da recuperare fiducia in sé stessi, tranquillità e autostima.
Naturalmente questo lavoro è tanto più difficile condurlo da soli quanto più si è protratta nel tempo la vicenda: nel suo caso il fatto che ormai da 4 mesi sia a casa dal lavoro – e chissà da quanto tempo vanno avanti sul luogo di lavoro le pressioni e/o i comportamenti vessatori - evidentemente indica che si trova ad un livello in cui il supporto di chi le sta intorno è particolarmente importante.
Oltre ai suoi famigliari, che sicuramente le possono dare la loro vicinanza ed il loro sostegno, è però fondamentale il supporto di alcune figure professionali, e tra queste sicuramente rientra anche il medico di medicina generale, che dovrebbe aiutarla in quanto rientra nelle sue competenze (la certificazione di uno stato di malattia). È perlomeno singolare che, proprio un professionista nel quale dovremmo avere totale fiducia e che ha il compito di aiutarci, si aggiunga alla lista di coloro che ci fanno mobbing! Per fortuna, in questo caso, la soluzione è molto semplice: CAMBI IL MEDICO (basta rivolgersi all’ASL della sua città).
Oltre al medico però ci sono almeno altre due figure professionali che le possono essere d’aiuto, in particolare se operano in collegamento tra loro.
Da un lato è fondamentale il supporto di uno Psicologo specializzato in casi di mobbing, che potrà sia attivare un percorso di counseling per aiutarla a riconquistare il suo benessere psicofisico sia – in un secondo momento – supportarla nella ricollocazione lavorativa, attraverso un bilancio delle sue competenze professionali. Dall’altro è importante una figura legale, specializzata in diritto del lavoro, che possa consigliarla – qualora ci siano i presupposti - su un eventuale percorso di rivalsa legale.
Tenga ben presente però l’ordine delle priorità: prima viene il suo benessere, poi la ricollocazione lavorativa, ed in ultimo l’azione legale. Un po’ di sano egoismo non può che farci bene.

Un caro saluto e in bocca al lupo.
Dott. Davide Ramenghi - Bergamo

Studio Ramenghi - Dott. Davide Ramenghi Psicologo a Gubbio

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6 AGO 2015

La sua storia mi ha molto colpita. Credo che sarebbe utile creare un contatto tra lo psichiatra che l'ha seguita e il suo medico di base. Probabilmente quest'ultimo vorrebbe stimolarla a reagire ma evidentemente non ottiene il risultato sperato. Se non ha fiducia in lui credo non ci siano impedimenti per il cambio ma al suo posto proverei prima a fargli contattare lo psichiatra.

Dott.ssa Marida Giuliani Psicologo a Crispiano

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4 AGO 2015

Buongiorno Costance,
se il suo medico di base non le dà la fiducia necessaria e la fa sentire ancora peggio, lo cambi senza farsi scrupoli. Si rivolga anche ad un avvocato per essere tutelata e valutare se ci sono gli estremi per parlare di mobbing. In contemporanea, però, si rivolga ad uno psicoterapeuta poiché ha bisogno di essere sia di essere aiutata e sostenuta sia di lavorare ed elaborare il suo profondo malessere. Dovrebbe esservi anche una sinergia tra psichiatra e psicoterapeuta per lavorare sulla totalità della sua persona. Stare chiusa in casa, anche se ora le sembra l'unica soluzione, non l'aiuta sicuramente, anzi peggiora la sua autostima ed il suo malessere. Se da sola non ce la fa a fare tutto si faccia accompagnare da una persona di cui lei si fida.
Un caro saluto
Anna Ambiveri

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4 AGO 2015

Cara Costance,
dovrebbero essere lo psichiatra e il medico a sentirsi tra di loro, per gestire al meglio e "in rete" la sua situazione. Rispetto alla sua domanda, lei può cambiare medico, ma sarebbe meglio chiarire la situazione con il suo, visto che c'è già un rapporto, piuttosto che cambiare, proprio perché questo è un momento delicato per lei.
Il mio consiglio è di chiedere allo psichiatra un nominativo di uno psicoterapeuta che la aiuti a gestire con le sue risorse personali questa situazione di stallo, continuando ad avvalersi della consulenza dello psichiatra.
Piano piano dovrà ritornare ad una vita attivata, sia se sceglierà di riprendere il suo vecchio lavoro, sia se cercherà una nuova strada.
Intanto, auguri di cuore!
D.ssa Barbara Paolinelli- Trento

Dott.ssa Barbara Paolinelli Psicologo a Trento

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4 AGO 2015

Egr. Costance,
può cambiare il medico quando vuole, ma non credo sia quello il problema, se il mobbing è reale la legge la tutela e può rivolgersi ai sindacati. Le consiglio però di intraprendere una psicoterapia, altrimenti la sua situazione rischia di peggiorare sempre di più, e i farmaci rischiano di peggiorare il danno invece che aiutarla.

Dott. Daniele Malerba Psicologo a Trivignano

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4 AGO 2015

Carissima Constance,
provi a parlare con il suo medico, lo faccia parlare anche con la sua psichiatra. Se questo non dovesse servire può rivolgersi all'Asl per il cambio.
Cambiare medico e' nel suo diritto.

Per i suoi problemi sul lavoro ha provato a contattare un avvocato?
Ci sono inoltre associazioni o enti sul territorio che si occupano bello specifico di mobbing, potrebbe rivolgersi per un consulto.
Se non dovessero essercene potrebbe comunque contattare uno psicologo per riuscire ad affrontare la sua situazione lavorativa molto pesante.

Un caro saluto
Dott.ssa Daniela Fornari

Dott.ssa Daniela Fornari Psicologo a Iseo

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3 AGO 2015

Cara Costance,
è molto curioso il comportamento del suo medico. Penso debba parlargli chiaramente del disagio che le procura con la sua insistenza e del suo bisogno di essere supportata in questo momento complesso.

Se necessario, chieda allo psichiatra che la segue di contattare direttamente il suo medico per un consulto tra di loro.

Un saluto
Dott.ssa Francesca Fontanella

Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo a Rovereto

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