Mamma sono gay: storie di adolescenti alle prese con la loro sessualità

L'adolescenza è la fase più complicata della vita di una persona. Ma quando un adolescente si scopre omosessuale questa fase diventa ancora più difficile, per lui e per la sua famiglia.

13 FEB 2014 · Tempo di lettura: min.
Mamma sono gay: storie di adolescenti alle prese con la loro sessualità

Essere adolescenti è difficile, ci si sente sormontati da una valanga di emozioni che pare siano pronte a travolgere tutto in ogni singolo istante. Essere genitori di un adolescente è infernale, ad un tratto il ragazzino è cresciuto e ha un mondo tutto suo di cui i genitori non fanno parte e dentro il quale è difficile entrare.

Ci sono comportamenti inaspettati e inspiegabili e spesso i genitori sentono la sensazione di dover ricominciare tutto da capo. Ma cosa succede a genitori e figli quando di mezzo c'è un tema delicato come l'omosessualità?

Sensazioni diverse si mettono di mezzo, forti e contraddittorie e tanto il figlio adolescente quanto il genitore si trovano spaesati e persi in una situazione difficile da gestire. A questo spesso si aggiungono anche timori e pericoli fisici perché la difficoltà non si vive solo dentro le mura di casa, ma anche nelle minacce subite dal mondo esterno.

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Non solo ci si scontra con l'imbarazzo dei compagni di scuola o degli insegnanti, con il rifiuto verso se stessi, ma anche con un'angoscia che impedisce di vivere serenamente le tipiche fasi dell'amore adolescenziale e - non ultimo- con la paura delle aggressioni che oggigiorno sono sempre più frequenti.

Senza andare troppo lontano, alle controverse giornate di Mosca che hanno visto lanci di uova addosso agli attivisti per i diritti dei gay, dopo l'approvazione della legge anti propaganda omosessuale in Russia, anche i dati diffusi da Gay Help Line evidenziano una tendenza alla mancata accettazione dell'omosessuale. Nel 2013 solo a Roma ci sono state 50 aggressioni omofobe, 100 casi di bullismo e sette casi di suicidio.

Ma come sono questi adolescenti? Quali sono i loro sentimenti e come vivono le loro famiglie?

Paura, angoscia, stupore, esclusione sono le parole che emergono più spesso dalla bocca dei ragazzi che hanno deciso di raccontarsi a noi; mentre senso di colpa, rabbia e timore per la mancanza di diritti vengono espresse dai genitori.

La Dottoressa Maria Vittoria Zaccagnini ci aiuta a capire qualcosa di più su un tema tanto difficile e controverso nella nostra società, e quali siano i punti fondamentali dell'adolescenza omosessuale.

1. Omosessualità: un'identità che sta dentro da sempre ma che fa fatica ad uscire

“I miei primi ricordi circa verso chi sentissi attrazione risalgono agli 8 anni. Ero in terza elementare e ricordo che guardavo il mio amichetto di banco in maniera diversa....semplicemente mi sembrava bello."

Lo racconta Carlo, come un ricordo netto di un bambino che prova i primi sussulti amorosi, mentre s'intenerisce. Mentre Julie dice:

“Ho sempre avuto il dubbio e il presentimento di esserlo, ad esempio da bambina guardavo la serie Tv "carabinieri" solo perché c'era l'Arcuri però ho sempre represso questo sentimento fino a quando ero in terza media".

Secondo la Dott. Zaccagnini le persone GLBT o LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) sono consapevoli del loro stato sin da bimbi. Alcuni tentano di negarlo, ma faranno i conti con questa cosa (negazione iniziale e futura necessità di benessere) in età avanzata. Nessuno può evitare di essere se stesso senza soffrire.

2. L'esclusione a scuola e il rifiuto verso se stessi che ne consegue

Un'altra difficoltà comune agli adolescenti omosessuali è l'impossibilità di avere delle normali amicizie con persone dello stesso sesso perché timorose di ricevere delle avance.

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I coetanei sono fondamentali per l'adolescente. Foto: morguefile.com

Ero a una festa di compleanno, avevo 13 anni, e uno degli invitati mi ha escluso da un gioco solo perché gay. Ero una minaccia per la riuscita del gioco" racconta Saso che prosegue dicendo “mi portavo dietro sempre un senso di angoscia solo per il fatto di essere gay. A scuola non si parlava di omosessualità".

Mentre Micky racconta: “Le mie amiche se le prendevo per mano la ritiravano, come se fosse diventata una proposta, come se ormai non potessi più avere amiche ma solo possibili fidanzate e non ce n'erano più che restavano a dormire da me come invece succedeva prima che si sapesse. Spesso, semplici complimenti rispetto a qualcuna (un vestito nuovo, un'acconciatura diversa...) venivano mal interpretati, come fossero proposte o come se mi stessi insinuando. Mi sembrava pesante dover sempre pensare prima di dire qualcosa."

Come ricorda la Dott.ssa Zaccagnini, è una questione delicata per un adolescente la solitudine e l'estraneità al primo gruppo sociale che sperimenta, quello dei compagni di classe. Sentirsi rifiutati da questo gruppo significa sentirsi sbagliati davanti al mondo e sviluppare quella che in psicologia viene definita Omofobia interiorizzata.

“Sono cresciuto in un paesino in cui il pregiudizio verso l'omosessualità è così radicato da essere diventato anche una parte di me stesso. Solo quando ho capito di esserne vittima ho lavorato per liberarmene." dice Saso.

Come spiega la Dott.ssa “per omofobia interiorizzata si intende quello stato in cui vengono a trovarsi quelle persone omosessuali che fanno proprie tutte le credenze ed i pregiudizi che la società riversa su di loro. Sentirsi non solo sbagliati, ma addirittura contro natura mina gravemente la propria autostima e il modo di rapportarsi al prossimo. Ed è qui che nasce il disagio e il malessere."

Sempre la Gay Help Line di Roma riporta di ricevere 2000 contatti all'anno e che un'omosessuale su dieci nella vita ha pensato al suicidio.

3. Paura e angoscia per il primo bacio

Tutti noi ricordiamo il primo bacio, un momento a volte magico, a volte imbarazzante, che fa battere il cuore e fa realizzare i desideri di innamoramenti folli come solo quelli di un adolescente possono essere.

Micky racconta: “Il ricordo del mio primo bacio è minato dalle conseguenze che ci furono, ci soprese il fratello della mia amica ed iniziarono i guai, ma ricordo di averla tenuta stretta fra le braccia e di averci messo tanto tempo a decidermi, forse dei mesi perché avevo paura di essere rifiutata e di perdere la sua amicizia".

Saso:“Il primo bacio l'ho dato al centro di una piazza di Napoli. Una piazza famosa per essere un ritrovo gay. Pensavo di avere gli occhi addosso, che a momenti ci avrebbero presi a bastonate e legati su una pira per ridurci in cenere. Ma, ovviamente, così non è stato."

Un racconto che ha tutta l'aria da periodo dell'Inquisizione, commenta la Dott. Zaccagnini, la quale evidenzia “Crescere di per sé è complicato, ma quando ci si trova a fare i conti con una situazione che esce dagli schemi codificati dalla propria società o gruppo di riferimento, ci si trova a fare i conti con pregiudizi e false credenze che minano un sereno sviluppo."

Ma c'è anche tanta tenerezza, come nel primo bacio di Julie “L'emozione che ho provato è stata bellissima e indescrivibile: è stato davvero unico".

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Foto di Wikipedia

4. Cosa fanno le ragazze da sole?

Viene chiesto più frequentemente alle ragazze, perché l'immagine della sessualità omosessuale delle donne genera spesso curiosità nei coetanei maschi. Una vasta filmografia ha giocato con questo tema, sino ad arrivare a tempi più recenti alla famosa serie Sex & the City, dove il tema è trattato per ben due volte.

Infatti una connessione tanto forte fra amore e sesso nelle adolescenti lesbiche incuriosisce più spesso i ragazzi sino a volte a sfociare in vere e proprie molestie verbali.

Micky: “A scuola a un certo punto si è sparsa la voce. I più pesanti erano i maschi che mi ripetevano che mi piacevano le femmine perché non avevo ancora provato cos'era un c***o e si offrivano di farmelo scoprire in modo spesso volgare. Qualcuno cercava di isolarmi per chiedermi di raccontargli nei dettagli cosa facevamo a letto fra ragazze."

5. "E adesso chi lo dice a mamma"?

È il titolo di quello che ormai è diventato un classico sul coming out, una raccolta di confessioni sulla comunicazione dell'omosessualità alla propria famiglia. Se tutti gli adolescenti vivono un rapporto conflittuale con i genitori, ancor più gli adolescenti omossessuali, che spesso si scontrano con rifiuti violenti o con indifferenza.

“Quando mio figlio mi ha detto di essere omosessuale mi sono sentita come se mi avessero chiamato dall'ospedale e detto che aveva avuto un incidente" racconta una mamma, in un intervista curata da Agedo.

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Una reazione comprensibile, come dice All Family, noto studio di Psicologi brasiliano che dice: “siamo abituati ad una visione binaria sul tema del maschile e del femminile. Ci hanno educati a vedere solo i modelli maschili o femminili. I colori dei vestiti di maschietti e femminucce delimitano i confini molto presto."

“Io e mio padre non abbiamo mai avuto un bel rapporto, soprattutto dopo che ha lasciato mia mamma, comunque la sua reazione è stata veramente distruttiva, mi ha sminuita dicendomi parole come: fai schifo, sei malata, vali meno di una cacca di una formica, tu non sei così, ti hanno traviata etc. poi mi ha sbattuta contro al muro e mi ha riempita di schiaffi concludendo con un bello sputo in faccia, ora non lo so, nel senso che a volte fa battute tipo: oh, vai a conoscere quella e poi me la presenti e ci provo io, oh, va che bella quella oppure a volte dice che per gli omosessuali ci sono troppe restrizioni e non è semplice però non lo so, la sua reazione mi portò a stati di depressione, a dubbi, a una perdita dell' autostima, insomma, mi fece molto male e io non dimentico, non dimentico nulla" riporta Julie.

Essere genitori non è facile, soprattutto quando ci si trova ad affrontare qualcosa a cui non si è abituati e una reazione comune fra i genitori è quella dell'aggressività.

Il padre di Julie ha inveito contro di lei, probabilmente anche a causa del pregiudizio sociale, del timore del giudizio, dell'aver sbagliato e di non essere adeguato come genitore, spiega la Dott.ssa Zaccagnini, e bisognerebbe valutare se c'è stato un danno psichico.

6. Se non ne parlo l'elefante rosa sparirà

Un'altra reazione è l'indifferenza, non si riconosce più il figlio che si è cresciuti e lo si ignora o si accetta falsamente, così racconta Carlo, che rivela la sua omosessualità per la prima volta alla madre:

“La prima fu mia madre; aveva visto delle foto che non lasciavano molti dubbi, cosicché mi chiamò e me lo chiese apertamente "sei gay?". Non fu piacevole il momento né la forma in cui abbia "falsamente" accettato la cosa, però non posso lamentarmi... anche perché non ne parliamo più di tanto o quasi per niente".

È la famosa sensazione del grosso elefante rosa in mezzo al salotto, un elefante che si può ignorare ma che non se ne vuole andare, e che sembra pronto a sfasciare tutto come in un negozio di cristalli.

Per aiutare i genitori in questo difficile processo nasceva nel 1992 l'Associazione Genitori di Omosessuali, Agedo, che nel 2009 ha parlato approfonditamente del tema nel documentario DUE VOLTE GENITORI.

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7. Sono un genitore e ho paura

Si dice che essere genitori significhi non dormire più tranquilli, temere sempre per i propri bambini, come se si sopportassero 9 mesi di gravidanza ed un'intera vita di malattia. Ancora più forte si nota la paura nei genitori dei ragazzi omosessuali.

Soprattutto le mamme, che sono quelle più portate a parlarne, si danno delle colpe e si mettono in discussione

“Ho pensato che fosse responsabilità mia, in quanto ho fatto da madre e da padre e credevo di averle dato modelli sbagliati. Questa idea me la sono tenuta per 11 anni" confessa Mamma Pina.

Anche i genitori come i figli non sanno quale sia il modo per affrontare il mondo esterno, hanno difficoltà la prima volta che parenti o amici lo vengono a sapere, devono diventare genitori per la seconda volta, ridefinire l'idea che si erano fatti dei figli e tornano ad avere sentimenti di protezione.

Mamma Pina “Ho cercato di proteggerla, ma non mi sentivo bene, né serena. Non ero ancora preparata, né forte. Da subito mia figlia ha preferito cambiare città e vivere dove la gente è più tollerante, specie i coetanei; questa è stata la prima conseguenza straziante per me: non poter più vivere insieme."

Spesso la paura sta in quello che gli può succedere fuori di casa, le aggressioni o l'esclusione. Racconta Carlo, un ex adolescente:

“L'unico caso di "bullismo" che ho vissuto, o piuttosto direi discriminazione, è stato in età adulta ed in ambito lavorativo. Ero nuovo al lavoro; un collega, che sapeva della mia omosessualità, mi ridicolizzò in pubblico; la cosa mi colse impreparato e non seppi difendermi né rispondere. Alla luce di quell'accaduto non riuscii più ad integrarmi al gruppo di lavoro e di lì a poco presentai le dimissioni."

Mentre mamma Betta dice: “All'inizio di questo percorso assieme a mia figlia ho avuto e ho tuttora molta paura di quello che può accadere fuori di casa ma ho capito che lei vuole giustamente vivere la sua vita. Certo che la paura resta."

8. Mio figlio non avrà una vita facile

Sicuramente controversa si fa la questione dei diritti, una questione dibattuta da tempo in Italia e che vede schierarsi due fronti che non sembrano parlare la stessa lingua. Ma ci sono genitori disposti a lottare per i diritti dei loro figli, come mamma Betta:

"Provo una rabbia profonda perché quando si mettono al mondo dei figli, nella felicità dell'attesa, nessuna pensa di mettere al mondo una figlia o un figlio che da grande avrà meno diritti dell'altro. Genitori si diventa ri- crescendo con i figli e amandoli per quello che sono, per questo dobbiamo lottare perché devono avere come tutti il diritto ad essere tutelati, a sposarsi e avere dei figli se lo vorranno e il diritto alla felicità di realizzare la propria vita attraverso l'amore."

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Foto di Wikipedia

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psicologi
Scritto da

Manuela Pirrone

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Commenti 4
  • Marta

    L'articolo è interessante, ma non è un po' troppo drammatico? Il terrorismo psicologico può essere dannoso. Ovviamente parlo solo della mia esperienza personale, ma con la mia bisessualità non ho mai avuto particolari problemi, ne ad accettare me stessa ne nel rapporto con gli altri. Non so cosa ne pensino in realtà i miei genitori, ma con me hanno avuto una reazione più che positiva.

  • Gianni ciulla

    Bene, io ha avuto una esperienza del genere ma piu tragica. 32 anni conobbi un ragazza ed andai ad abitre con lui e quello fu l'iniziono di una grande tragedia. Due anni dopo io e il mio ragazzo andammo ad abitare da Milano a New York, New York citta piu libera e senza o minima falsita religiosa. Sono vissuto a New York per 28 anni e ritornato a Milano, da genitori siciliani, mia madre e morta due anni fa' e mio padre mori circa 25 anni fa. Oggi nel 2014, io molto aperto e tollerante ho dei conflitti con fratello e sorelle. Se fossi 10 anni piu giovane me ne sarei ritornato a New York. I vaticano reprime moltissimo la metalita di questo paese..

  • Michaela

    Davvero molto interessante,anche il punto di vista dei genitori.

  • RAFFAELLO

    MOLTO INTERESSANTE COMPLIMENTI

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