La co-dipendenza affettiva

In questo articolo, verrà approfondita la figura del co-dipendente affettivo nelle relazioni sentimentali.

5 LUG 2021 · Tempo di lettura: min.
La co-dipendenza affettiva

La figura del co-dipendente affettivo tende a legarsi a persone che vivono stati di necessità e che hanno urgenza di essere aiutati e sostenuti. Uno dei partner sta attraversando una problematica e l'altro, quello co-dipendente, se ne fa carico, impiegando una quantità di tempo ed energie decisamente notevole.

Se nell'amore maturo si dice: "ho bisogno di te perché ti amo" mentre in quello dipendente si afferma: "ti amo perché ho bisogno di te", in questa tipologia di legame si potrà declinare in: "ti amo perché hai bisogno di me".

Ciò che primamente emerge nel soggetto co-dipendente è l'insistenza e la totale dedizione con cui si dedica al partner problematico, infatti nonostante i diversi fallimenti e le speranze di cambiamento non avvenute, torna sempre la tendenza a ricominciare da capo, la disponibilità a puntare nuovamente e con ancor più speranza che un cambiamento sia effettivamente possibile. In questo vissuto, il comportamento tende ad essere decisamente stereotipato e cioè propenso a seguire la stessa sequenza di azioni, come fosse una sorta di copione recitato all'infinito che non tiene da conto quella che poi è la realtà.

Le relazioni affettive qui esperite hanno un inizio tendenzialmente sempre similare: il partner "sano" incontra quello problematico in una fase di difficoltà soggettiva dovute spesso a condotte di addiction, che possono portare alla perdita del lavoro, a problematiche economiche, ad isolamento socio-affettivo e pertanto, colpito da tali difficoltà, il soggetto si potrà trovare facilmente in una condizione di grande bisogno.

La persona co-dipendente, constatando tali richieste di aiuto, offrirà la sua disponibilità e dedizione cosicché riuscirà a percepirsi davvero importante e preziosa per l'altro. Essendo quest'ultimo a tutti gli effetti un dipendente affettivo, vive come fosse un incubo l'idea di una eventuale separazione e il conseguente abbandono da parte del partner e pertanto, unendosi ad una persona bisognosa di aiuto, ha la sensazione di aver risolto in qualche modo il suo problema.

Il bisogno di cure da parte dell'altro diviene il collante che dà una garanzia di stabilità alla relazione. Nonostante egli sembri, dall'esterno, fare di tutto per aiutare ad emancipare il partner nella soluzione definitiva dei suoi problemi, nella realtà egli teme che i suoi sforzi possano avere successo poiché se davvero guarisse una volta per tutte, l'altro potrebbe non avere più bisogno di lui e ciò lo getterebbe di nuovo nell'angoscia.

Sembra, a volte, che i soggetti affetti da co-dipendenza ottengano la loro forza d'azione dalla necessità di prendersi cura del loro partner, così come per un tossicodipendente si sente eccitato e vivo dall'esclusivo utilizzo della sostanza. Egli non ammette a se stesso i propri limiti nell'affrontare le problematiche di cui vuole farsi carico, così come nega l'evidente complessità del disturbo che vorrebbe alienare, illudendosi di poter traghettare il partner problematico, grazie alla sua dedizione amorosa, verso scelte più giuste e sane.

Tenderà inoltre, con facilità a voler entrare in competizione diretta con le eventuali sostanze d'abuso utilizzate dal proprio partner, affermando con forza: "o me o loro!", ma alla fine perderà sempre e, nonostante questo, dopo le immancabili ricadute, "rilancerà la posta" aumentando la propria funzione di controllo che, non a caso, rappresenta il quid di tutto il suo attivismo: l'utilizzo sistematico di stratagemmi e gesti al fine di preservare il partner da se stesso, relegandolo in una sorta di gabbia dorata.

Questa forte necessità di mantenere il controllo però non funge solo alla protezione del tossicodipendente, bensì anche al rispondere ad un bisogno più profondo del co-dipendente e cioè quello di lenire l'ansia della perdita scatenata dalla relazione di intimità: tenere sotto controllo il partner fa acquisire l'illusione di possederlo e di trattenerlo a sé. Il sentimento che prevale in lui è certamente legato al vissuto della speranza e tutta la fatica che compie è quella di inseguire il partner problematico nelle sue folli corse verso le inesorabili ricadute. Fintantoché poi sarà presente il rapporto affettivo, ritiene come certo che grazie all'amore che riesce a mettere nel campo, il proprio partner presto o tardi potrà guarire dai suoi malanni.

Come accennato prima, da una parte l'eventuale guarigione nel soggetto problematico rappresenterebbe per il co-dipendente una sorta di improvvisa inutilità del proprio ruolo e delle relative pratiche di controllo messe in atto con tanta veemenza e conseguentemente un concreto pericolo di perdita, dall'altra parte invece la speranza di poter vincere la sfida e portare a termine la missione a cui ha dedicato la propria vita è un bisogno del quale non riuscirebbe a fare a meno altrimenti percepirebbe una mancanza di senso rispetto a tutto l'impegno profuso nonché uno svuotamento di sé.

La vita di ogni dipendente, compresa quella di tipo affettivo e nel caso specifico del co-dipendente, risulta essere sostanzialmente paradossale in quanto composta da continue oscillazioni, di alti e di bassi, nell'alternanza tra speranza e delusione, eccitazione e depressione, piacere e dolore, impotenza e controllo, il tutto alternato con grande velocità e abbastanza repentinamente. Con la continua ricerca di salvare il loro partner problematico, essi stanno provando a salvare se stessi dal proprio passato, così da trovare un riscatto per la loro storia affettiva di deprivazione: l'idea di guarire il partner da l'illusione di potersi prendere una rivincita sui fallimenti pregressi. Così come il bambino non è riuscito a guarire il genitore, questa figura difficilmente riuscirà a guarire il proprio partner problematico: non sarà però tanto un ipotetico risultato finale ad essere massimamente rilevante, bensì la sopravvivenza di questa eterna speranza a permettergli di avere la forza per andare avanti.

Ciò che potrebbe allontanare questa figura dalla propria illusione potrebbe verosimilmente essere l'accettazione della propria storia affettiva di deprivazione, la resa al proprio passato e alla perdita di quel "genitore ideale" che troppo spesso si è cercato di rianimare.

Per fare ciò, occorrerà però iniziare a fare a meno della propria "mania salvifica", con la prevedibile conseguenza di una discesa verso esperienze di vissuto depressivo ma, d'altro canto, inevitabili dal momento che solo entrando pienamente in contatto con il proprio dolore, si potrà smettere di occuparsi del dolore degli altri. La distorsione cognitiva del co-dipendente consiste in una idealizzazione del proprio partner per quello che, attraverso le amorevoli cure profuse, potrà diventare.

A differenza di quanto avviene nella forma passivo-dipendente però, l'idealizzazione in questa figura è di tipo simmetrico e viaggia nei due versanti della relazione: non solo verso il partner che riceve aiuto, ma anche verso se stesso nel darlo. Egli trova in questo sua decisione implicita di sacrificarsi e darsi alla persona amata, in questa sua costante battaglia per cambiare il partner, un motivo di orgoglio e vanto di sé, però tutto ciò sarà possibile solo dinnanzi ad una specifica condizione: può stimarsi, può sentire di essere una persona piena di valore, solo nella misura in cui è disposta a sacrificare se stessa e la propria felicità mentre vive come inadeguato darsi più attenzione e avere cura di sé. L'unico riscatto possibile per questi partner sarà individuale e potrà sarà possibile esclusivamente se riusciranno a separarsi realmente, ciascuno seguendo il proprio percorso di consapevolezza, ciascuno rinunciando alle proprie illusioni di onnipotenza.

Dott. Enrico Dal Prà

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Scritto da

Dott. Enrico Dal Prà

Bibliografia

  • Dal Prà E. (2021). Dall'amore malato all'amore curato: la psicoterapia della Gestalt nel trattamento delle dipendenze affettive (in press).
  • Ghezzani N. (2015). L'amore impossibile. Affrontare la dipendenza affettiva maschile e femminile. Milano: Franco Angeli.

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