Il legame tra la depressione e la tendenza a fantasticare

Fantasticare troppo può portare a conseguenze negative?

8 APR 2016 · Tempo di lettura: min.
Il legame tra la depressione e la tendenza a fantasticare

Capita a tutti di sorprendersi a sognare ad occhi aperti o con la testa tra le nuvole. Potremmo definirla come un'attività piacevole e spesso coinvolgente. Ma qual è la relazione tra quest'occupazione e i sintomi depressivi?

Uno studio recente pubblicato sul Psychological Science (Oettingen, Mayer & Portnow, 2016) ha indagato proprio questo legame, valutando queste due variabili nello stesso momento così come all'interno di una visione temporale più estesa. Gli autori, infatti, hanno sviluppato quattro studi sul tema.

Le conseguenze a distanza di un mese

Nel primo caso hanno domandato a 88 aderenti di vagare con la fantasia sul possibile finale di un canovaccio solo appena tratteggiato. Poi, hanno analizzato per ognuno di essi la possibile esistenza di sintomi depressivi in due fasi distanti un mese l'una dall'altra. Il risultato è stato il seguente: più la conclusione vagheggiata era positiva, inferiori erano i sintomi depressivi nell'istante stesso in cui si fantasticava; ciò nonostante, più un individuo fantasticava in modo positivo, più le avvisaglie deprimenti si facevano sentire un mese dopo.

Le conseguenze dopo sette mesi

Nel secondo caso gli ideatori hanno portato avanti il medesimo processo, ma impiegandolo su 109 bambini di circa dieci anni e considerando un intervallo di sette mesi. Anche in quest'occasione, la propensione a fantasticare su panorami positivi è apparsa come connessa con una più intensa tranquillità nell'immediato, ma con una più importante presenza di sintomi depressivi sette mesi dopo.

Agenda quotidiana sull'inclinazione a essere tra le nuvole

Con la terza indagine è stato proposto una sorta di diario che potesse valutare settantatré soggetti ed è stato proposto loro di fantasticare in modo positivo durante la giornata. Il loro umore è stato analizzato al principio e dopo sei mesi. Ancora una volta, le conclusioni hanno ribadito quanto segnalato in precedenza.

Le conseguenze sull'impegno

L'ultimo approfondimento ha interessato 148 studenti i quali hanno, anche loro, fantasticato in modo positivo. Due mesi dopo sono stati esaminati lo stato d'animo e l'impegno. Per concludere, è stato analizzato il loro successo universitario in termini di esami affrontati e punteggio. Nuovamente, le fantasticherie ottimiste erano allacciate a un miglior umore iniziale, e a maggiori sintomi depressivi a distanza di due mesi. Secondo gli studi sembrerebbe sussistere un tratto che va dalla tendenza a vagheggiare a un minor impegno e a un conseguente minor successo. Da queste problematicità deriverebbero maggiori sintomi depressivi.

Quali sono le conclusioni?

Come interpretare questi risultati? Secondo gli artefici dello studio ci sarebbero alcune opportunità.

  • Fantasticare su vedute del tutto ideali porterebbe fondamentalmente a uno dispendio non indifferente di energie, intralciando così il successo sia relazione che accademico.
  • Fantasticare sul futuro implicherebbe un calo delle energie, misurabile sia attraverso i test che attraverso la misurazione della pressione sanguigna. Quindi, il calo di energie provocherebbe una peggior prestazione e di conseguenza una maggior probabilità di riscontrare sintomi depressivi.
  • Infine, e forse osando un po' troppo, fantasticare sul futuro incentiverebbe, secondo i sostenitori di tale teoria, a gioire delle trame positive anche se solo immaginate in anticipo, riducendo così l'impegno e l'energia necessari per realizzare concretamente l'obiettivo.

Volendo proporre un riassunto finale, le fantasie positive sul futuro possono essere un fattore di rischio e, al contempo, di protezione. Infatti nel breve termine sognare a occhi aperti ostacola e contrasta la tristezza; allo stesso tempo, a lungo termine può risultare un'attività "pericolosa" che potrebbe portate all'immobilità e a perdere di vista l'obiettivo finale.

«Se hai costruito castelli in aria, il tuo lavoro non deve andare perduto; li è dove devono essere. Ora metti le fondamenta sotto di loro».

George Bernard Shaw

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Commenti 2
  • Salvatore Sammartino

    Condivido i vari risultati, ma quando ciò che desideri sai che è quasi impossibile realizzarlo, penso che sia sempre meglio fantasticare e sognare creando degli stati d'animo che ti danno la forza di continuare a vivere e non rinunziarci completamente pensando che dopo possano seguire dei periodi di depressione!

  • Samuela Salvotti

    Interessante. Ma non ci insegnano ad avere dei desideri, dicendo che in modo più o meno conscio faremo in modo che si realizzino? Ora mi dite che è meglio non immaginare un futuro roseo, che si perderebbero energia e volontà. Che fare?

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