Allattamento e partnership: cos'è il bonding?

Come nasce e si costruisce la relazione fra la mamma e il suo bambino? Quanto sono importanti i loro primi scambi per l'evolversi del senso di identità nel bambino?

10 MAR 2023 · Tempo di lettura: min.
Allattamento e partnership: cos'è il bonding?

Un bambino non nasce mai da solo: insieme a lui nasce anche (ma non solo) una mamma, ed insieme a loro nasce inevitabilmente una nuova, importantissima relazione.

Che cos'è il bonding?

Se non subentrano particolari complicazioni di tipo emotivo e psicologico, a cui la mamma può ritrovarsi esposta nel delicato cammino del preconcepimento e della gravidanza, oltre che nell'altrettanto complessa esperienza del parto, fra la neomamma ed il suo piccolo si stabilisce fin da subito un legame intimo e profondo, detto bonding, che induce e attiva nel caregiver i comportamenti di accudimento e protezione necessari per la sopravvivenza del neonato.

Nelle sue prime due ore di vita, il bambino si trova in uno stato di veglia tranquilla, in cui osserva e si mette in ascolto di ciò che di nuovo e inaspettato lo circonda: è in questa fase, particolarmente delicata, che avviene il suo primo contatto con il mondo. Sperimentare queste prime percezioni nel caldo e avvolgente abbraccio della mamma, a contatto con la sua pelle, il suo odore, la sua voce, è senz'altro l'esperienza più rassicurante che gli si possa offrire e rappresenta per entrambi la condizione maggiormente favorevole per la creazione di un primo legame stabile e positivo.

Nel dirigersi istintivamente verso il seno della mamma, il piccolo va spontaneamente a ricreare quel legame fusionale sperimentato nel corso della vita intrauterina e che è appena stato interrotto. Ciò di cui ha bisogno il neonato fin dai suoi primi istanti di vita ha a che fare, prima ancora che con il nutrimento fisico, con quello emotivo, che passa primariamente attraverso il contatto pelle-a-pelle e le sensazione corporee ad esso connesse.

Si può dire che lo sviluppo psicologico ed emotivo del neonato una volta venuto al mondo abbia inizio da lì, nella più o meno intensa rassicurazione che gli comunicano le sensazioni tattili e fisiologiche del suo primo incontro e interscambio con l'ambiente extra-uterino. E saranno proprio quelle stesse sensazioni che, per tutto il periodo dell'esogestazione e oltre, faranno da tramite nella costruzione del legame con il caregiver e, attraverso di esso, della propria esperienza di essere nel mondo, a partire dalla strutturazione di veri e propri circuiti neuronali che combinano le informazioni provenienti dall'ambiente con quelle che riguardano aspetti del sé, attribuendo così significato alle stimolazioni sensoriali interne ed esterne.

All'interno di questo processo, il momento dell'allattamento, al seno o in formula, rappresenta uno degli aspetti preponderanti che veicolano la relazione affettiva fra il bambino e la sua mamma: attraverso la pratica dell'alimentazione, infatti, fra il neonato e il suo caregiver non avviene soltanto un passaggio di cibo, ma insieme ad esso anche (e si potrebbe dire soprattutto) uno scambio di contatti, gesti e sguardi che danno forma ad una specifica interazione diadica e fanno da imprinting al senso di intersoggettività, che altro non è che la conoscenza di sé e dell'altro all'interno della relazione. Innumerevoli studi ed evidenze scientifiche, all'interno del filone dell'Infant Research, hanno dimostrato come fin dalle prime settimane di vita il bambino sia guidato da una tendenza innata ad interagire con l'altro, che dà vita a veri e propri dialoghi sociali, in cui sguardi, sorrisi e vocalizzazioni, incontrandosi con gli input e le risposte dell'altro, modulano un ritmo ed uno stile interattivi specifici, che danno vita a determinate configurazioni di stati affettivi e mentali.

Se consideriamo poi il fatto che la visione del neonato non supera i 25 cm, distanza che corrisponde indicativamente a quella che intercorre tra il proprio volto e quello dell'adulto quando viene tenuto in braccio, diventa ancora più evidente come il focus della sua attenzione visiva sia orientato verso i segnali che trasmette lo sguardo del suo caregiver, in modo da regolarsi e coordinarsi con essi.

Bonding

 

Una mamma che allatta rivolgendo lo sguardo al proprio bambino, tenendolo in una posizione confortevole, parlandogli con un tono di voce dolce, stabilendo di tanto in tanto un contatto con le sue manine e i suoi piedini, rispettando il ritmo di suzione che il bambino richiede, e sintonizzando ciascuno di questi comportamenti in funzione dei segnali (vocali, oculari e motori) che il neonato emette, favorisce pertanto l'instaurarsi di un legame fondato su un senso di sicurezza, armonia e connessione emotiva che permette al piccolo di sentirsi accolto, protetto e riconosciuto nei suoi bisogni primari.

Allo stesso modo, l'allattamento a richiesta, in cui il caregiver offre nutrimento rispondendo in maniera tempestiva e congruente alle segnalazioni del neonato, permette a quest'ultimo di riscontrare ed interiorizzare un senso di coerenza e linearità fra i propri bisogni e le risposte del mondo esterno, a partire dal quale, sentendosi sufficientemente al sicuro, potrà nel tempo avventurarsi verso una progressiva e crescente separazione e differenziazione dalla figura di accudimento e costruire un senso di sé autonomo ed efficace.

Ovviamente, come per qualsiasi altra circostanza relazionale fra genitore e bambino, episodi occasionali e saltuari di rottura e de-sintonizzazione, se adeguatamente riparati, sono del tutto naturali e sostenibili, oltre che ampiamente comprensibili, soprattutto in questa fase di vita tanto gioiosa quanto faticosa; ciò che rappresenta un fattore di rischio per l'evolversi e il cristallizzarsi di svariate forme di malessere sia nel neonato che nel caregiver, oltre che nella rete sociale prossima che li circonda, è il ripetersi assiduo e costante di interazioni disfunzionali, che precludono all'adulto la possibilità di riconoscere i reali bisogni del piccolo e di prendersi cura adeguatamente anche dei propri.

Ricordiamoci che sentirsi stanchi, provati, impauriti e confusi una volta diventati neogenitori è una cosa che capita a tutti: le novità, gli imprevisti, le sfide e i cambiamenti sono tanti e l'ansia è sempre dietro l'angolo. E' importante, qualora se ne senta il bisogno, non avere timore a chiedere aiuto ad un professionista, affinché problemi inizialmente risolvibili non si cronicizzino in dinamiche relazionali dannose per il benessere e l'equilibrio di tutti i componenti della famiglia.

E i papà? Troppo spesso tenuti ai margini delle riflessioni che ruotano intorno al tema della perinatalità, anche i papà rivestono invece un'importanza cruciale nello sviluppo e nell'adattamento del neonato, oltre che nella costruzione di una relazione positiva fra il piccolo e la sua mamma. Insieme al neonato e alla sua mamma, nascono infatti anche il suo papà e il legame che li unisce. Anche il neonato e il papà hanno il loro bonding, che nasce nel momento in cui il padre può prenderlo in braccio per la prima volta e finalmente può guardarlo negli occhi. Ecco che entrambi si sentono visti e riconosciuti l'uno dello sguardo e nel corpo dell'altro. I principi esposti finora, valgono anche nel caso della figura paterna nelle circostanze in cui sia lei ad occuparsi dell'allattamento tramite il biberon.

Inoltre, sebbene sia ancora un tabù la considerazione dell'evento nascita come una fase particolarmente difficile e faticosa per i neogenitori, i rischi cui è esposta soprattutto la mamma nei primi mesi di vita del suo bambino non sono affatto da sottovalutare: accanto all'immensa felicità che accompagna l'incontro con il proprio cucciolo, infatti, non mancano anche vissuti di grande fatica, frustrazione, mancanza di energie fisiche e mentali, senso di solitudine.

A volte l'allattamento al seno fatica a decollare, e la mamma ha paura di non essere in grado di soddisfare adeguatamente le esigenze del piccolo. In tutti questi casi, la presenza di un partner supportivo e comprensivo e di una relazione di coppia soddisfacente rappresentano senz'altro un fattore protettivo rispetto all'evolversi di forme più serie di malessere nella mamma e di disturbi nella relazione con il bambino, che ne comprometterebbero l'adeguato sviluppo.

PUBBLICITÀ

Scritto da

Dott.ssa Cazzaniga Eleonora

Consulta i nostri migliori professionisti specializzati in psicologia infantile

Bibliografia

  • Moore E.R., Bergman N., Anderson G.C., Medley N. (2019). Early skin-to-skin contact for mothers and theirhealthy newborn infants (Review). Cochrane Library, Database of Systematic Reviews
  • Saba, A. Fisiologia della gravidanza e del parto. Ebook Obiettivo Psicologia
  • Buckley, S. J. (2012). Partorire e accudire con dolcezza. Torino: Il Leone Verde
  • Tronick, E. (2008). Regolazione emotiva. Milano: Raffaello Cortina Editore
  • Crittenden, P., Dallos, R., Landini, A., Kozlowska, K. (2021). Attaccamento e terapia familiare. Milano: Franco Angeli
  • Stern, D. N. (1995). La costellazione materna. Torino: Bollati Boringhieri Editore

Lascia un commento

PUBBLICITÀ

ultimi articoli su psicologia infantile

PUBBLICITÀ