Perché i bambini piccoli si svegliano di notte?

Perché i bambini piccoli si svegliano di notte? Differenze tra il sonno dei bambini e quello degli adulti, fasi del sonno e strategie per un buon addormentamento.

6 MAG 2024 · Tempo di lettura: min.
Perché i bambini piccoli si svegliano di notte?

Il sonno è un fenomeno complesso, caratterizzato da più fasi, in cui il nostro corpo e il nostro cervello sono attivi, agiscono, producono e rispondono a stimoli. Durante il sonno, recuperiamo energie, produciamo materiale onirico, elaboriamo le informazioni raccolte durante la giornata, riviviamo esperienze, ricordi, cresciamo fisicamente, fissiamo materiale in memoria. Il sonno dunque è un fenomeno attivo e la sua qualità influenza la nostra vita più di quanto immaginiamo.

Ma cosa succede durante il sonno?

Il sonno, ovvero il tempo che intercorre dall'addormentamento serale al risveglio mattutino in condizioni standard, si sviluppa in più fasi, ognuna caratterizzata da funzioni e condizioni neurofisiologiche specifiche. Le due condizioni neurofisiologiche di base sono la fase REM (Rapid Eye Movements) e la fase NREM (No Rapid Eye Movements).

La fase REM è caratterizzata da rapidi movimenti oculari e intensa attività cerebrale ed è spesso associata ai sogni, mentre la fase NREM è caratterizzata da una minor (seppur mai nulla) attività cerebrale e da contenuti di pensiero di tipo non visivo. Nell'adulto, la fase NREM domina la maggior parte del sonno notturno per un totale del 75-80%. Queste due fasi si alternano più volte nel corso della stessa notte e a loro volta si dividono in stadi che compongono l'intero ciclo notturno.

Normalmente, dallo stato di veglia il sonno progredisce per circa un'ora nella fase NREM (suddivisa in quattro stadi) prima della comparsa del primo periodo REM. Lo stato di veglia è caratterizzato da onde beta (onde ad alta frequenza e ampiezza ridotta). Si assiste ad una graduale riduzione della frequenza dell'attività cerebrale, al rilassamento del tono muscolare, al rallentamento della frequenza cardiaca e del respiro. La manifestazione dell'attività cerebrale, sia durante il sonno che durante la veglia, sono le onde cerebrali. Lo stato di veglia è caratterizzato da onde alfa (onde lente a larga ampiezza che caratterizzano gli stati di rilassamento leggero), che durante l'addormentamento si riducono di frequenza fino ad essere sostituite dalle onde theta (onde a larga ampiezza e bassa frequenza che caratterizzano il rilassamento profondo) e da alcune onde beta. Man mano che l'attività cerebrale diminuisce e l'individuo scivola nel sonno più profondo, le onde cerebrali theta e beta dell'addormentamento vengono interamente sostituite dalle onde delta (onde dall'ampiezza maggiore e frequenza più bassa). Il sonno delta è il cosiddetto sonno profondo, dal quale il risveglio è possibile attraverso stimoli di alta intensità.

La fase REM occupa nell'adulto circa il 20-25% del tempo di sonno notturno. Il questa fase il cervello è elettricamente e metabolicamente attivo e l'attività cerebrale è caratterizzata da onde theta simili a quelle presenti nello stato di veglia. Sono presenti rapidi movimenti oculari, talvolta movimenti muscolari, ed è in questa fase che compaiono i sogni. Questa fase è composta da onde cerebrali miste, ad alta frequenza, generalmente onde beta e onde theta.

Quando andiamo a dormire, quindi, le onde cerebrali passano da onde beta, le onde della veglia, a onde alfa, del rilassamento leggero, theta, del rilassamento profondo, a onde delta, del sonno profondo, costituendo in questo senso un ciclo in cui si alternano e si susseguono le varie fasi del sonno. La dimostrazione grafica di questo andamento si chiama ipnogramma, un grafico costruito per illustrare visivamente la struttura del sonno.

Si noti come le fasi di sonno profondo siano più intense e presenti nella prima metà della notte mentre nella seconda metà si prolunghino gli episodi di sonno REM. Episodi di sonno REM prolungato predispongono il soggetto al risveglio. Per questa ragione ci capita di svegliarci più frequentemente a circa quattro o cinque ore dall'addormentamento e poi ad intervalli di una o due ore fino al mattino.

Fasi del sonno nei bambini

Nei bambini i cicli del sonno sono più rapidi e le fasi REM più durevoli (dal 50% al 25% del totale del sonno). Di conseguenza, sono naturalmente predisposti ad un maggior numero di risvegli notturni. Quando un adulto si sveglia di notte però, spesso è sufficiente che si giri dall'altra parte per riprendere a dormire. I bambini non sono in grado di fare altrettanto, temono il buio e la solitudine e per questo ricercano la figura di accudimento in attesa di protezione. È normale quindi che i bambini fino circa ai 6 anni si sveglino di notte e sgattaiolino nel lettone di mamma e papà o chiamino dalla loro cameretta: hanno bisogno di rassicurazione per riaddormentarsi e sapere che non sono soli, il loro sistema psichico è ancora acerbo, l'Io instabile e non sviluppato e necessitano di un Io ausiliario a cui aggrapparsi per costruire un po' alla volta le proprie risorse (cosa che accade anche in psicoterapia).

Fasi del sonno nei bambini

Per aiutare i bambini a regolarizzare i propri ritmi di sonno ed ad affrontare la notte con più serenità è possibile adottare alcune strategie. Per prima cosa è giusto ricordare che ogni bambino è diverso, alcuni potranno risentire maggiormente degli eventi stressanti della giornata o del periodo che stanno vivendo e riversarli nel sonno (capita anche agli adulti) perciò è bene rendersi conto che grandi cambiamenti (come ad esempio l'arrivo di un fratellino o l'inserimento a scuola) o eventi stressanti o traumatici (un lutto, una separazione importante) o anche un salto evolutivo come l'acquisizione di maggior autonomia o di una determinata abilità psicomotoria possono influire nella qualità del sonno del bambino in maniera del tutto normale, anche se peggiorativa. Compresa questa variabile indipendente, ci sono dei fattori ambientali che possono essere manipolati più facilmente dai genitori.

  1. Setting. È fondamentale impostare una routine piacevole che prepari il bambino all'addormentamento. Sono ovviamente sconsigliati tutti gli schermi, specialmente quelli piccoli (telefoni e tablet) nell'ora precedente alla nanna. Meglio leggere un bel libro insieme (probabilmente i bambini più piccoli richiederanno sempre lo stesso perché più rassicurante), della musica rilassante, luci soffuse, coccole. In questo modo il bambino sa già cosa aspettarsi e impara ad autoregolarsi pian piano. È consigliabile far addormentare il bambino nel suo lettino; in questo modo durante i risvegli notturni non si troverà spaesato e comincerà a riconoscere il suo letto come uno spazio suo dove si condividono attività piacevoli pre-nanna con la mamma e il papà.
  2. Sicurezza. Se il bambino ha paura, rassicurarlo, dimostrargli che si è sinceramente interessati alle sue paure, controllare insieme sotto al letto, dentro all'armadio, dietro alla porta. Lasciare eventualmente una lucina accesa, la porta aperta. Accompagnarlo nell'addormentamento.
  3. Fermezza. A volte è difficile, ma è importante non cedere alle richieste del bambino di posticipare il momento della nanna con altre storie, altri giochi o altre attività. Spesso i bambini fino a circa i 4-5 anni hanno paura di andare a dormire perché temono la separazione dal genitore e possono sfinirlo con infinite richieste nella speranza che quel momento non arrivi. Per aiutarlo a regolarizzare il sonno è importante non cedere, pattuire prima col bambino le modalità e i tempi di preparazione alla nanna e mantenerli. Questa strategia tornerà utile al genitore per impostare col figlio una relazione di calda autorevolezza e fiducia nel quale il bambino si sentirà contenuto.

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Scritto da

Dott.ssa Vanessa Zara

Bibliografia

  • Placidi, F; Romigi, A (2004). Neurofisiologia del sonno e tecniche di analisi. Nóoς 1:2004, 7-14
  • Vaghi, F (2001). Il sonno dei bambini.

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