Ciao a tutti, mi chiamo Dayana, ho 28 anni e sono di Brescia.
Da 10 anni a questa parte, ho iniziato a prendere peso, a causa del mio continuo abbuffarmi e non sentirmi mai sazia.
Ho provato diete, ho perso peso, ho fatto attività fisica, ma non riesco a liberarmi di questa fastidiosa dipendenza di dover mangiare tutto in modo vorace.
Vorrei mettere la parola fine a questo disturbo.
grazie
Risposta inviata
A breve convalideremo la tua risposta e la pubblicheremo
C’è stato un errore
Per favore, provaci di nuovo più tardi.
Prenota subito un appuntamento online a 44€
Ricevi assistenza psicologica in meno di 72 ore con professionisti iscritti all’ordine e scegliendo l'orario più adatto alle tue esigenze.
Miglior risposta
18 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Gentile Dayana,
Il cibo rappresenta un modo per comunicare, a livello simbolico veicola molteplici significati emotivi.
Pensare al cibo, al corpo, al peso è spesso un anestetico per non sentire la sofferenza. E' un dolore che non si vede, è un disagio psicologico antico.
Occorre comprendere ed elaborare le cause di questa difficoltà, si pensa di avere il controllo emotivo attraverso il cibo.
Spesso scaturisce una sorta di dipendenza che innesca significativi sensi di colpa e impossibilità di trovare una via d'uscita.
E' necessario un percorso di consapevolezza personale che inneschi un cambiamento profondo e autentico.
I miei migliori auguri
Dott.ssa Donatella Costa
10 NOV 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Dayana,
il rapporto con il cibo alcune volte può essere molto complesso e coinvolgere sia aspetti prettamente fisici ma anche psicologici. Il modo di dire “mens sana in corpore sano” che letteralmente significa “mente sana in un corpo sano”,viene proprio utilizzata per indicare che sia il corpo che la mente sono fattori fondamentali e che non va trascurata la salute di nessuno dei due. Lei stessa mi dice che questo sua condizione prosegue da circa dieci anni e dalla sue parole leggo la voglia di ritrovare un nuovo stato di benessere. A tal proposito il mio consiglio sarebbe proprio quello di affiancare ad una dieta equilibrata, fatta su misura per lei da un professionista, un supporto psicologico che possa aiutarla a capire i motivi e le emozioni che sottostanno a questa sua difficoltà con il cibo, in modo da trovare la strategia più giusta per affrontare al meglio questo suo disturbo.
Restiamo a Sua completa disposizione.
Cordialmente.,
Dott.ssa De Luca Alice e Dott.ssa Passoni Flavia Dir. Centro Synesis Psicologia
22 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Dayana,
mi sembra che nel corso di questi 10 anni, lei abbia adottato molteplici strategie per frenare questa dipendenza e ritrovare la forma fisica desiderata. Ha tentato di trovare una soluzione al sintomo ma senza analizzare e risolvere le cause che ne stanno alla base. Il cibo rappresenta spesso un elemento consolatorio quando la nostra quotidianità è carente di altri elementi fondamentali...non ci dice cosa fa, se ha una famiglia, una relazione stabile, una rete amicale, un lavoro soddisfacente, se trascorre molto tempo in casa da sola, se ha modo di parlare e confrontarsi con altre persone...raccolga un po' le idee e si rivolga ad professionista con il quale iniziare un percorso che la aiuti a capire meglio le cause di questa situazione e come affrontarle al meglio.
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Grazia Galletta (Firenze)
22 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Diana, questo suo problema non si risolve per tentativi, ......faccia tutti gli accertamenti sanitari del caso intanto. Si affidi ad una psicologa che lavora in collaborazione con l endocrinologa e la dietista. La situazione che può complicare le cose è essere sballottata da uno all'altro . Servono tutti e ...insieme. ...nel suo interesse!
22 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
In primis le invio il numero verde Prevenzione della depressione e dei fenomeni suicidari
800.18.09.50
E la invito a rivolgersi ad un professionista anche in privato, poi dato che si tratta di un lavoro da effettuare su se stessi con il professionista dovrà avere pazienza e lavorare per vedere i miglioramenti che indubbiamente può raggiungere
22 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buonasera Dayana si può, se vuole mettere la parola fine a tutto ciò. Il suo disagio e' un disagio di dipendenza che ha origini arcaiche. Il cibo nn e' soltanto un bisogno fisiologico, ma e' tanto altro: emozione, coccole, distruttivita', relazione. Se ci pensa quale e' la prima relazione che abbiamo nella nostra vita? E tramite cosa? Cara Dayana la prima relazione che abbiamo nella nostra vita e' con la nostra madre che tramite il seno materno, l'allattamento, ci nutre, e ci trasmette una serie di emozioni positive e nn. Con ciò nn intendo dire che la responsabilità del suo disagio e' di sua madre..lungi da dire ciò.
Tramite la psicoanalisi breve, una forma di psicoterapia che uso nei trattamenti dei disturbi alimentari, nell'arco di 8 mesi il sintomo va via e poi se si vuole si possono curare le cause in modo profondo. A prescindere dal disagio che si ha, a mio avviso vanno affrontate le cause, in modo da poter avere un equilibrio e interrompendo questi circoli viziosi che nel tempo ci ingabbiano e ci distruggono...e' fondamentale decidere di fare il primo passo verso l'indipendenza...
Saluti
Dottssa Sonia Sorgente
22 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Salve Dayana...indubbiamente il tuo mangiare voracemente nasconde il tentivo di colmare un "vuoto" che va al di là del mero bisogno fisiologico di cibo. Forse la tua "fame" é fame di altro. Ti cosiglio un percorso di sostegno per consapevolizzare cosa rappresenta il cibo per te e che funzione gli stai attribuendo.
Saluti. Dott.ssa Pottino Monica
20 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Buongiorno Dayana,
Bisognerebbe comprendere l'entità, la durata e la frequenza delle abbuffate, e trovare un senso alla Sua insaziabile voracità che potrebbe riflettersi anche in altri campi della Sua vita personale.
I disturbi alimentari hanno molto a che vedere con la dimensione del controllo, smisurato nell'anoressia, altanenante nella bulimia e carente nell'obesità o nel sovrappeso. Quindi, il controllo è interconnesso anche al Suo potere personale nella vita di tutti i giorni. Attraverso un intervento psicoterapeutico sistemico-relazionale, possiamo trovare un senso al Suo sintomo, perché molto probabilmente vive le relazioni come un qualcosa, da ingurgitare senza che Lei possa investirci molto per migliorarle o renderle più soddisfacenti. Questa è soltanto una traccia di lavoro, che soltanto Lei dovrà sviluppare insieme all'aiuto di un professionista, ammettendo che il sintomo delle abbuffate potrebbe essere una sorta di riscatto della Sua insoddisfazione che vive nella sua vita relazionale, a livello automatico e inconsapevole.
Per qualsiasi dubbio o chiarimento, resto a disposizione.
Saluti,
19 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Daiana,
il costante pensiero del cibo è un buon modo per rifuggire altri costanti pensieri che forse temiamo di non essere in grado di affrontare.
Ma sono pernsieri,
Sperimenta.
Assaggia la vita in ogni suo anfratto e ti scoprirai sazia.
Ogni mattina inizia la giornata chiedendoti: come voglio stare oggi, poi accarezza la risposta e tienila stretta a te.
Prova e facci sapere,
Buona giornata
Dott.ssa Giuseppina Tratta
19 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Carissima Dayana,
lei dice una cosa importante, il significato che il cibo assume per Lei è simile ad una dipendenza.
Il non essere mai sazia si riferisce a qualcosa della Sua storia che la induce a mangiare in modo compulsivo, senza apparente piacere.
Sarebbe importante che Lei possa invece ricominciare a relazionarsi con il cibo in un modo meno sofferente.
Per mettere la parola fine Le consiglio un percorso terapeutico che servirà a restituirLe la serenità perduta.
Rimango a disposizione
19 OTT 2017
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Dayana,
Sarebbe necessario approfondire meglio quello che descrive. Ad esempio capire cosa intende lei per abbuffate, in quali momenti si verificano e se la "voracità" che descrive riguarda i pasti regolari o fuori pasto e di quale entità.
La invito a fare una consulenza psicologica, almeno per inquadrare meglio il problema e accompagnarla con una consulenza nutrizionale, che la aiuti a bilanciare la dieta ed evitare carenze che a volte possono innescare episodi di alimentazione incontrollata.