Il padre di un mio amico è stato ricoverato d'urgenza qualche settimana fa a causa di alcuni problemi di salute piuttosto seri! I medici poco prima dell'operazione hanno spiegato che le probabilità di non sopravvivenza era parecchio alte e che non volevano assumersi nessuna responsabilità in caso di fallimento, in pratica avevano lasciato intendere che sarebbe morto in ogni caso! Ho trovato di cattivo gusto dare quest'informazione davanti al paziente quando avrebbero potuto chiamarci in disparte ma sembrava che l'operazione fosse andata bene. Qualche giorno fa però sono sorte alcune complicazione (emorragie estese) che hanno portato i medici ad operare nuovamente il paziente e ora è in coma farmacologico e i dottori non danno speranze. Il mio amico è ovviamente distrutto, ma io non so come comportarmi con lui! Ho paura che chiedendo continuamente informazioni possa risultare invadente e fuori luogo, che non chiedendone possa risultare menefreghista, ho paura di poter fare involontariamente qualcosa che possa farlo arrabbiare e gettarlo ancora più nella disperazione, in questo momento in cui è poco lucido! Come dovrei comportarmi? Non conoscevo suo padre da molto, ma anch'io gli voglio bene (parlerò al presente fin quando sarà ancora vivo) e non è giusto essere tagliato fuori in questo modo.
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7 FEB 2018
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Cara Sara,
è molto complesso stare accanto ad una persona che sta vivendo un momento delicato come quello che descrive. È comprensibile come in questo momento lei non sappia quale sia il modo migliore per stare accanto al suo amico dimostrandogli il suo affetto e la sua vicinanza, e in effetti non c’è un modo corretto o sbagliato per farlo. Ciò che le consiglio, è di lasciar lui i giusti spazi per vivere ed elaborare questa situazione, dimostrandogli tuttavia la sua amicizia e disponibilità con dei piccoli gesti che per lui saranno sicuramente importanti. Poi starà a lei notare, a seconda delle circostanze, quale sarà il modo che riterrà più opportuno per agire, prestando ascolto a quelle che saranno le sue sensazioni e alla sua sensibilità.
9 FEB 2018
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Egregi dottori,
Vi ringrazio moltissimo per aver dedicato un po' del vostro tempo per aiutarmi..
Il padre del mio amico ci ha lasciati ieri,
Sento solo un vuoto incolmabile dentro,
Cercherò di farmi forza e seguire i vostri consigli
Sara
9 FEB 2018
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Sara, comprendo quanto sia difficile stare accanto a chi vive una situazione di forte sofferenza come quella della malattia...in realtâ non c'ě una ricetta, l'importante spesso ě non pensare a cosa sia meglio fare o dire. Ció significa provare a "stare" e basta, anche nel silenzio, anche con piccole cose. Se impara ad ascoltare il suo amico anche in quello che non dice si saprâ sicuramente modulare in base al momento. Questi eventi risvegliano in noi impotenza, tristezza, anche paura che ci possa capitare qualcosa di simile: accolga dentro di sě tutte le sensazioni che arrivano, senza combatterle. Le faccia scorrere dentro e dia loro legittimitâ. Se non si "irrigidisce" rispetto a queste sensazioni sarâ anche piû libera di accompagnare quelle del suo amico.
Un saluto,
Dott.ssa Daniela Cannistrá
8 FEB 2018
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Cara Sara,
comprendo la sua frustrazione nel non poter/saper aiutare il suo amico che si trova in una situazione così drammatica. Il consiglio che posso darle è quello di mettersi nei panni di questo suo amico e provare a comprendere che cosa lei vorrebbe che facesse un suo amico nella stessa situazione. Forse lei dovrebbe solo stare accanto a lui senza fare troppo domande perchè se il suo amico ha bisogno di dire qualcosa lo farà, ha solo bisogno di sapere che lei è vicina e può contare sulla sua presenza nel momento in cui avrà bisogno di parlare o semplicemente di piangere.
Cari saluti
Dott.ssa Carla Francesca Carcione
8 FEB 2018
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Gentilissima Sara,
sei veramente una persona sensibile e per questo ti sembra di provare empaticamente tutte le sensazioni negative del tuo amico. Considera che ognuno di noi è diverso e quello che potrebbe essere di consolazione per te non è detto che lo sia per lui. In questa situazione che io per prima vivo quotidianamente con alcuni miei pazienti, è sul linguaggio non verbale che devi puntare. Non serve chiedere spesso, ma abbracciare o stringere la mano ( anche una breve telefonata, breve) può valere più di molte parole, in quanto questo è il linguaggio dell' emozione e il dolore non è facilmente razionalizzabile. E non si aspetti che nel dolore il suo amico ricambi tutte le sue attenzioni. Ma di certo lo sosterranno.
Mi faccia sapere.
Alessandra Monticone
Psicologa Asti e via Skype