vizio del poker

Inviata da Ciavolella MariaRosaria · 21 giu 2012 Ludopatia

Mio cugino e'arrivato ad accumulare debiti per gioco, ha derubato persino i familiari, questa situazione sta peggiorando ormai da due anni! due settimane fa e' a anche scappato di casa, ha pensato al suicidio....lui non vuole farsi aiutare, e quello che vi chiedo e' come dobbiamo comportarci noi per far si che entri in un centro o vada da uno psicologo per farsi aiutare!se lo aggrediamo lui reagisce male se siamo piuttosto accondisce denti lui ne combina una dietro l'altra!e' una persona buona e altruista noi nn ci spieghiamo il perché di questo comportamento!lui rifiuta qualsiasi aiuto ma noi non molliamo e voglia mo saperecome dobbiamo comportarci per spingerlo verso un 'analisi della sua situazione!aspetto una vostra risposta. Cordiali Saluti. Mariarosaria

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Miglior risposta 22 GIU 2012

Gentile Maria Rosaria,
il momento del gioco d'azzardo è un momento che, solitamente, risulta essere per il giocatore pressoché l'unico momento della quotidianità che sente realmente come proprio: come se, solamente in quello spazio ed in quel tempo (del gioco) il giocatore riuscisse a pensarsi come una persona viva e autonoma. La problematicità del gioco d'azzardo è proprio questa: come può fare il giocatore a rinunicare ad un momento nel quale pensa di riuscire a esprimere se stesso provando tutta una serie di emozioni che lo fanno sentire vivo e indipendente? Legato a questo c'è l'aspetto del denaro che chiama in causa, dunque, in maniera 'violenta', la famiglia: il giocatore è come se comunicasse che il problema non è solamente suo ma riguarda tutta la famiglia; è dal gruppo-famiglia, infatti, generalmente, che il giocatore risulta dipendente.
Allora cercate di parlarne, ma pensando alla funzione che il gioco può avere per lui da questo punto di vista, poiché al giocatore non interessa vincere il denaro, non gioca per vincere il denaro, ma, cercando di ritagliarsi un suo momento, gioca per cercare di vincere la propria stessa dipendenza (dalla famiglia). Cordiali saluti.

Dott. Lorenzo Sartini Psicologo a Bologna

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2 LUG 2012

Buongiorno Mariarosaria,
è abbastanza scontato risponderle che se una persona non vuole aiutarsi, i familiari, i parenti possono fare ben poco. E' importante essere in questi casi diretti e concreti: un atteggiamento troppo accondiscendente, anche è il cugino vive delle forti difficoltà, non lo aiuterebbe molto, poichè spesso un approccio duro , da parte di chi sta vicino, può scuotere.
Buona fortuna

Dott.ssa Roberta De Bellis Psicologo a Gallarate

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25 GIU 2012

Gentile Mariarosa, quella dal gioco è una dipendenza riconosciuta al pari delle altre. Ci sono centri specializzati che se ne fanno carico. Penso che il primo passo possa essere il vostro, di familiari, che vi rivolgete a uno di questi centri dove vi sapranno guidare al meglio. Tanti auguri
dott. Alessandro Degasperi

Alessandro Degasperi Psicologo a Trento

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25 GIU 2012

Cara signora, ci ha scritto parole cariche di sofferenza e di fatica...credo sia giunto il momento per lei e per i suoi altri familiari di concedervi di riposarvi, di poter avere uno spazio psicologico in cui poter parlare della vostra angoscia e preoccupazione, anche per vostro cugino. Solo iniziando a pensare a lei, a farsi aiutare a progettare una strategia di aiuto per suo cugino da un esperto psicologo, magari nella sua zona di residenza, potrà iniziare a sentirsi meno smarrita; altrimenti le sembrerà tutto inutile.
Un caro saluto!
dott. Ferro Giovanna - psicologa psicoterapeuta - Savona

Dott.ssa Giovanna Ferro Psicologo a Savona

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25 GIU 2012

Gentile Maria Rosa,
in problematiche da dipendenze la presa di consapevolezze del problema e la motivazione a volerne uscire è fondamentale.
Quello che potete fare è aiutarlo in questo processo, semmai chiedendo voi un sostegno in affiancamento al fine di aiutare la persona a orendere atto della situazione che stà attraversando.
Cari saluti
Dottoressa Barbara Camilli
https://www.guidapsicologi.it/studio/psicologia-utile-dottoressa-barbara-camilli

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25 GIU 2012

Uno dei compiti del terapeuta è quello di favorire l'accesso delle persone "problematiche" nello studio scopo valutazione e cure.
L'Accesso allo studio è difficile per chi pensa di non avere problemi e per qualsiasi motivo rifiuta di andare da uno psicologo.
Quindi si tratta intanto di "operare" con i familiari che solitamente sono più interessati a mettere in cura il parente. Praticamente: i familiari vengono per un periodo definito presso il terapeuta che assieme a loro studia le migliori strategie possibili cognitive e anche comportamentali per fare afferire in studio la persona "problematica". Si tratta di incontri di consulenza con i familiari mirati all'obiettivo da raggiungere in tempi brevi: far venire in studio la persona bisognosa di cure. Queste procedure profesisonali solitamente vanno fatte all'interno di una consulenza cognitivo comportamentale
Paolo Zuconi, psicoterapeuta comportamentale a Udine

Dr. Paolo G. Zucconi (sessuologia clinica & Psicoterapia) Psicologo a Udine

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25 GIU 2012

Salve Mariangela,
purtroppo quella del gioco è davvero una piaga sociale che può essere paragonata alla tossicodipendenza, e come nella tossicodipendenza, chi ne è affetto tende a negare la portata del problema o a pensare che può farcela da se' o che non è così grave.
Quello che potete fare, se non è lui a convincersi, è rivolgervi voi familiari in un centro o al SerT della vostra città, dove vi potranno dare indicazioni precise su come comportarvi per non agevolare la sua dipendenza e riuscire così a portarlo a farsi curare.
La saluto cordialmente
Dr.ssa Alfonsina Pica, psicologa e psicoterapeuta

Dott.ssa Alfonsina Pica Psicologo a San Miniato

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22 GIU 2012

Se suo cugino non vuole intraprendere una terapia significa che non ha nessuna voglia di cambiare. Costringerlo a frequentare gruppi o terapeuti quando lui non ne ha voglia non porta a risultati. Se però iniziasse ad essere introdotto in gruppi di auto aiuto gratutiti (si rivolga alla sua AUSL per saperne di più) anche se lui non mostra molto entusiasmo ed interesse, potrebbe però ascoltare diverse storie di vita, conoscere persone che hanno il suo stesso problema. anche se poi abbandonerà il gruppo quell'esperienza potrebbe rimanere impressa in lui e quando si troverà ad affrontare qualche situazione davvero destabilizzante legata al suo sperpero di denaro forse quel gruppo potrà tornargli in mente facilitando un processo di presa di coscienza dell'entità del problema. Il percorso è davvero lungo e con molti ostacoli, l'importante è non cedere mai. Suo cugino dovrà trovare almeno una motivazione davvero importante nella sua vita che lo spinga a mettersi in discussione.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Angela Bianco

Dott.ssa Angela Bianco Psicologo a Casalecchio di Reno

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22 GIU 2012

Gentile utente, il vizio del gioco è una vera e propria dipendenza, esattamente come lo è ad esempio la droga, per cui il comportamento di suo cugino non lo riconoscete poichè in questo momento pensa solo a ricercare il gioco, così come i dipendenti dalla droga cercano la sostanza. Per quanto riguarda la cura, non si può costringere o portare di peso un soggetto in centro per farsi curare contro la volontà di esso, per cui, per prima cosa voi familiari dovreste intanto stargli vicino e cercare di fargli comprendere le conseguenze a cui tale comportamento lo stanno portando e cioè impoverimento di denaro sia di se che della famiglia e rovina dei suoi rapporti con la società e, soprattutto, coi suoi cari (ad esempio se ha figli gli si può far capire che rischia di non avere più un rapporto con loro, ecc.), comunque, per maggiori chiarimenti si può rivolgere al S.E.R.T. che si occupa di dipendenze in genere e che si trova di solito presso la AUSL di ogni città, per cui non esiti, parli con qualcuno del centro che di certo sapranno meglio sostenerla nel fare la scelta più adeguata!
I miei migliori auguri!

Dott.ssa Angela Virone Psicologo a Agrigento

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22 GIU 2012

Cara Maria Rosaria,
la dipendenza dal gioco d'azzardo è una vera e propria psicopatologia che ha nella depressione le conseguenza dirette e spesso, come lei stessa descrive, coinvolge anche familiari e le persone più care. Ci siono dei centri specialistici per la cura di questa problematica, proprio come chi soffre di tossicodipendenza o alcolismo; è evidente tuttavia che non si può costringere una persona ad intraprendere una terapia, la motivazione è alla base di ogni tipo di percorso psicologico. Spesso chi soffre di qualunque tipo di dipendenza attraversa un periodo di negazione del problema, periodo in cui è come se la sua mente si rifiutasse di vedere la realtà; ebbene l'unico modo in cui potete aiutarlo in questo momento è cercare di fargli vedere la drammaticità della realtà attraverso la vostra preoccupazione e disperazione. Non cercare di sopprimere le emozioni, non fingete che vada tutto bene. Fategli leggere queste risposte, non demordete! Un caro saluto, Dott.ssa Francesca Zoppi

Dott.ssa Francesca Zoppi Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Verona

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21 GIU 2012

Cara Mariarosaria,
voglio dire, innanzitutto, che trovo molto apprezzabile la costanza con cui lei ed i suoi familiari cercate di supportare e stare vicini a suo cugino, anche perchè, come è evidente che avete già capito, la dipendenza dal gioco d'azzardo è un problema serio che non deve essere sottovalutato e che, di fatto, presenta tutte le caratteristiche di una dipendenza da sostanze; d'altra parte è anche vero che non sarebbe molto sensato “obbligarlo” ad intraprendere un percorso psicoterapeutico.
Suo cugino, mi chiedo, quanti anni ha? È consapevole della gravità della situazione? Perché è restio a farsi aiutare? Crede di non averne bisogno? Si vergogna? Teme di essere giudicato?
Queste sono, a mio avviso, domande importanti, le cui risposte potrebbero essere usate come spunti di riflessione nonché per rendere suo cugino più consapevole circa la serietà della situazione.
Forse, per esempio, potrà essere utile rassicurarlo sul fatto che non c’è niente di male nel chiedere aiuto, che non sarà giudicato, ma solo aiutato a trovare una soluzione per uscire, insieme all’aiuto di uno specialista, da questo problema.
Credo che questo sia l’unico spiraglio da cui poter partire, anche perché “obbligarlo” ad affidarsi a qualcuno di competenza, oltre ad essere probabilmente impossibile, sarebbe totalmente improduttivo.
Le faccio un grande in bocca al lupo.
Dott.ssa Ilaria Visconti

Anonimo-125947 Psicologo a Firenze

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21 GIU 2012

Gent.le MariaRosaria,
mi sembra che l'ipotesi che dipendenza dal gioco sia da prendere in considerazione. Leggo che lei sia già consapevole che è utile per il suo familiare un percorso di terapia, presso centri specializzati della sua zona. A mio parere, cercate di evitare continui ed inascoltati "consigli" di aiuto o convincimenti. Se andassero a buon fine, sarebbe ottimale. ma credo che suo cugino debba arrivare ad un punto di minima consapevolezza del problema autonomamente, poichè per un inizio di un percorso approfondito e mirato è necessaria la motivazione dello stesso. Ci saranno situazioni in cui dovrà prendere coscienza "di petto" e arrivare ad un punto di minimo "cedimento", che spero arrivi prima possibile, dato che tale difficoltà personale coinvolge a pieno la sua vita e le altre relazioni.
Magari nel frattempo sarebbe utile mettere a disposizione sua; a portata di mano riferimenti, indirizzi, recapiti;depliant,dimodochè abbia la possibilità di informarsi, riflettere, anche autonomamente. Se non l'avete già fatto, parlarne con calma e in modo chiaro ed intimo.
Un caro augurio.

Dott.ssa Elisa Fagotto Psicologo a Portogruaro

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21 GIU 2012

Cara MariaRosaria, il vizio del gioco e' tristemente sempre piu' diffuso, il sogno del guadagno facile e veloce. In breve tempo diventa una vera e propria droga e come tutte le dipendenze e' molto difficile uscirne da soli. Il primo passo e' proprio quello di chiedere aiuto,di rendersi conto di avere un problema. Questo e' quello che potete fare voi, non lo potete " costringere" a farsi aiutare o seguire, solo fargli sentire la vostra preoccupazione, il vostro amore e poi sara' lui se lo desidera a chiedere aiuto. Non si può salvare chi non vuole il nostro aiuto. I miei migliori auguri.

Dott.ssa Cecilia Cimetti Psicologo a Verona

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