Uno psicologo può dare consigli, dire quali per lui sono i tuoi problemi?

Inviata da Alfio · 18 nov 2015 Orientamento professionale

Salve, sono un ragazzo, età 27 anni. Ho conosciuto una psicologa che nelle sedute ha un approccio nuovo per me. Ho fatto altre sedute in passato ma i miei vecchi psicologi si limitavano a farmi domande e a farmi riflettere. Questa nuova psicologa ha un approccio totalmente diverso e vorrei chiedervi che ne pensate:
- Se in seduta provo a dire secondo me il problema è A, lei a volte mi corregge dicendomi, che sbaglio e che il problema è B, e quindi poi focalizziamo su quello anche se io ero convinto fosse A. Essendo in uno stato molto debole, penso beh avrà ragione lei e mi faccio portare da lei...
- Mi capita di voler fare qualcosa, e chiedo consiglio a lei e lei puntualmente è pronta a dirmi secondo me dovresti fare cosi o cola...Ancora una volta essendo molto debole, seguo i suoi consigli sperando mi portino fuori dal tunnel, ma a volte non sono proprio ciò che io vorrei
- E' molto carina e gentile con me e ci sentiamo anche telefonicamente all'infuori della terapia, quando sono giù durante la giornata.
Volevo chiedervi, siccome con i precedenti dottori queste metodiche non le avevo mai adottate, è un giusto modo di procedere o finisco per rovinarmi?
Grazie in anticipo

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Miglior risposta 18 NOV 2015

Gentile Alfio,
innanzitutto dovresti assicurarti che questa psicologa sia anche psicoterapeuta e, come tale, iscritta nell'apposito Albo regionale degli psicoterapeuti.
Detto ciò, devi sapere che ogni psicoterapeuta ha un suo stile relazionale e che ci sono diversi approcci al paziente con cui sempre bisogna costruire un rapporto di fiducia e una alleanza di lavoro.
Devi anche sapere che fare una psicoterapia non è andare qualche volta da questo o da quell'altro psicologo come forse finora hai fatto ma richiede continuità ed impegno perchè la psicoterapia è un percorso di accompagnamento e di crescita personale che, nella mia esperienza clinica, non dovrebbe essere inferiore ad un anno con sedute settimanali.
Immagino poi che , quando sei giù ( di morale) durante la giornata sei tu a chiamare la collega e lei gentilmente ti risponde e questo, al limite, potrebbe far parte della terapia ma non come prassi abituale bensì solo in casi particolari e gravi.
Se la tua terapia rientra nei criteri che ti ho accennato, allora devi solo portarla avanti.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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19 NOV 2015

Gentile Alfio,
le chiedo scusa se utilizzo la sua richiesta come veicolo per ricordare due articoli del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani che in alcune risposte mi sembra siano stati dimenticati:

Articolo 33 I rapporti fra gli psicologi devono ispirarsi al principio del rispetto reciproco, della lealtà e della colleganza. Lo psicologo appoggia e sostiene i Colleghi che, nell'ambito della propria attività, quale che sia la natura del loro rapporto di lavoro e la loro posizione gerarchica, vedano compromessa la loro autonomia ed il rispetto delle norme deontologiche.

Articolo 36 Lo psicologo si astiene dal dare pubblicamente su colleghi giudizi negativi relativi alla loro formazione, alla loro competenza ed ai risultati conseguiti a seguito di interventi professionali, o comunque giudizi lesivi del loro decoro e della loro reputazione professionale. Costituisce aggravante il fatto che tali giudizi negativi siano volti a sottrarre clientela ai colleghi. Qualora ravvisi casi di scorretta condotta professionale che possano tradursi in danno per gli utenti o per il decoro della professione, lo psicologo è tenuto a darne tempestiva comunicazione al Consiglio dell'Ordine competente.

Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo a Rovereto

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19 NOV 2015

Gentile Alfio
quando si è in terapia si crea una speciale condizione relazionale con il proprio psicoterapeuta, nello specifico questa relazione è chiamata "Alleanza terapeutica".
E' una condizione essenziale per lo svolgimento della terapia sia per il miglioramento dei sintomi sia per la soluzione dei problemi in quanto entrambi (paziente e terapeuta) sentono che stanno lavorando per ottenere gli stessi obiettivi.
Indipendentemente dal tipo di approccio usato questa "alleanza terapeutica" deve esserci altrimenti non si comprende bene che tipo di relazione sia e a che cosa vuole portare.
Dal suo scritto emerge un disagio in questo senso; non c'è completa concordanza d'intenti e sembra che lei non comprenda bene quello che sta succedento nella terapia.
Penso che occorrerebbe fare un passo indietro e chiarire bene gli obiettivi.
Secondo Rogers (fondatore della "terapia centrata sul cliente") il cliente-paziente resta quello che ne sà più di tutti su di sè e non andrebbe contrastato nella sua personale esperienza del problema.
Il terapeuta accompagna il paziente alla comprensione dei dati che compongono il problema e quindi fa, insieme a lui, una analisi della situazione fornendo dei dati e una prospettiva magari diversa della situazione lasciando poi la persona in completa autonomia nelle decisioni finali.
A mio parere lei ha bisogno di recuperare questa autonomia e piena affermazione del suo sentire e questa esigenza (che lei nella lettera esprime pienamente) andrebbe posta in seduta per essere compresa.
Mi sembra anche un poco eccessivo il discorso di telefonate di sostegno fuori dal setting terapeutico in quanto non vanno nella direzione di autonomia e tendono a creare eccessivo appoggio e disistima.
Un caro saluto Dott. Silvana Ceccucci Psicologo Psicoterapeuta

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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19 NOV 2015

Buongiorno Alfio ,
al di là della metodologia adottata ciò che più conta è la relazione che hai instaurato con lei e mi sembra una relazione di fiducia abbastanza solida da poter tollerare questo tipo di domande da parte tua senza rischiare di perdere nulla . È probabile che dietro quella che tu chiami debolezza, ci sia la necessità di avere una guida che ti aiuti a prendere decisioni; e che , invece, dietro la paura di essere caduto nelle mani sbagliate, ci sia la necessità di far valere le tue opinioni e la tua visione della realtà.
Immagino che l'idea di parlarne con la tua psicologa accenda una resistenza intorno alla quale la tua sicurezza viene meno; però sappi che sono questi i momenti in cui un percorso terapeutico porta a qualcosa di importante;ossia quando il paziente può esporsi e correre un rischio con il suo terapeuta , affrontando una questione delicata come quella che hai descritto .
Un saluto e buona giornata
Dott. Giacomo Sella

Dott. Giacomo Sella Psicologo a Roma

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19 NOV 2015

Buongiorno,

Sinteticamente rispondo che credo anche io che per fare un percorso di terapia sia fondamentale rivolgersi appunto ad uno terapeuta, e non semplicemente ad uno psicologo; ergo, psicologo E Psicoterapeuta, mi fa pensare, come titolo, ad un collega più competente per un percorso, e quindi mi sentirei di dirti che più che di metodo e approccio della collega, potrei preoccuparmi della competenza, eventualmente (laddove manchi quella, mancano il metodo, la teoria, l.'idea, e si rischia di finire in mano a chi -sempre magari- non ha un progetto terapeutico da costruire insieme a noi, ma una serie di idee sparse a caso, che non è proprio le stessa cosa). Detto ciò, non ho capito se "lamenti" una inadeguatezza del percorso, o fai una questione più teorica per curiosità tua, non è esplicitato, anche se io fra le righe percepisco un disagio in questa scelta estremamente interventistica della collega; allora ancora una volta attenzione, perché patarne con lei (di questo disagio) é chiaramente giusto, ma se poi "senti" che tende a voler portare le cose a "si fa così" in terapia, allora farà ugualmente alla domanda, perché stiamo facendo questo?? E porterà il tutto a "è giusto fare così"; ergo, discuti con la collega il tuo disagio, ma se ritieni di continuare a privarlo dopo, chiedi un secondo parere, rivolgiti altrove, sentiti libero insomma, di "contestare" questa persona, non hacker risposte giuste per te, tu le hai dentro di te e lei deve aiutarti a tirarle fuori, non significartele, al posto tuo.

Dott.ssa Elena Bellia
Psicologa & Psicoterapeuta
Albenga, Loano, Andora, Genova

Dott.ssa Elena Bellia Psicologo a Albenga

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19 NOV 2015

Salve,
concordo completamente col dott. Fiore ma dal momento che ti rispondo, vorrei aggiungere che oltre alla necessità di conoscere la formazione della tua psicologa, mi viene da pensare che tu stia ripetendo una serie di esperienze con terapeuti continuamente nuovi, cercando non si capisce cosa. Forse qualcosa di nuovo che ora sembra tu abbia trovato, come metodo? Ritengo che questo sia un momento favorevole per far sì che tu affronti direttamente con l'attuale psicologa le tue perplessità e considerando che lei, diversamente dalla maggioranza dei colleghi, ti concede spazio e tempo all'infuori del setting. Buon proseguimento
Dott.ssa Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta

Dott.ssa Carla Panno Psicologo a Milano

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18 NOV 2015

Salve Alfio,
a prescindere da quello che noi potremmo dirti sulla metodologia della collega, quello che dovresti chiederti è se tu trovi o meno a tuo agio con questa modalità.

Il consiglio che posso darti è quello di parlarne con la tua psicologa, esternando i dubbi che hai voluto e hai sentito di voler esporre qui.

Le puoi parlare con tranquillità, dicendole come ti fa sentire un approccio più direttivo, come quello che, da quel che sembra, potrebbe essere quello della collega.

Quello che potremmo dirti noi è solo come noi ci comportiamo, ma non sappiamo perché la collega abbia scelto questa modalità, né conosciamo gli obiettivi che avete condiviso all'inizio delle sedute.

Sarebbe quindi scorretto da parte nostra nei tuoi confronti, oltre che deontologicamente inappropriato verso la collega, dirti se è giusto o meno l'adozione di una modalità di questo tipo.

Cordialmente,
Dott.ssa Anna Patrizia Guarino - Psicologa, Roma

Dott.ssa Anna Patrizia Guarino Psicologo a Ardea

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18 NOV 2015

Gentile Alfio,
concordo con il Dr. Celletti: la cosa più saggia da fare è parlarne con la psicologa che la segue e condividere con lei i suoi dubbi.

Vi sono diversi approcci in psicologia e questo può influenzare il modo in cui viene condotto l'intervento, sia esso psicologico o psicoterapeutico.

Consideri, anche, che la relazione è l'aspetto più importante affinchè il trattamento abbia successo quindi è bene lei senta di poter avere fiducia nella sua psicologa.

Un saluto
Dott.ssa Francesca Fontanella

Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo a Rovereto

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18 NOV 2015

Gentile Alfio, esistono molti approcci di psicoterapia ed é possibile lavorare in modi diversi.

La sua domanda mi sembra vada a riferirsi all'equilibrio tra terapia espressiva o supportiva.

Quando si utilizza un approccio più espressivo si dà più spazio al paziente e si fanno soprattutto domande aperte, é rispettoso della sua opinione ma rischia di essere poco proficuo e di farla riflettere su temi non efficaci.

Quando si utilizza un approccio più supportivo si selezionano gli argomenti di cui discutere, si possono dare più suggerimenti e si punta a risultati tangibili.

Ad oggi, quasi tutte le psicoterapie combinano questi due elementi in modi diversi.

La cosa importante é che, qualunque dubbio lei abbia, ne parli al suo terapeuta e chieda il perché delle cose che vengono fatte. In terapia si può parlare di tutto.

Spero di esserle stato di aiuto, non esiti a scrivere per ulteriori dubbi.

Cordiali saluti.

Studio di Psicologia Cognitiva e Sessuologia - Dr. Valerio Celletti Psicologo a Milano

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