Università, vicende varie e problemi vari
Premetto che sarà difficile, se non impossibile, scrivere tutto quello che vorrei dirvi in maniera chiara ed esaustiva, ma farò il possibile ringraziandovi sin da ora per il tempo che dedicherete nel rispondermi.
Faccio delle piccole premesse utili: non sono mai stato un genio nello studio. Anzi, fino al primo superiore sono stato un autentico asino, più per mancanza di voglia che per altro. Dalle superiori, sarà per aver azzeccato l'indirizzo, sono andavo via via migliorando raggiungendo un discreto 85/100 alla maturità: mi sono diplomato ragioniere (anche se oggi non si chiama più così) pur avendo dei problemi in alcune materie (in matematica, ad esempio, arrancavo con un grande aiuto la sufficienza). Eccellevo in altre materie quali il diritto, l'economia aziendale e me la cavavo discretamente con economia politica. Decisi quindi di buttarmi in Giurisprudenza, un percorso che mi aveva affascinato già dal terzo anno di superiori.
Non sono stato condizionato da nessuno in questa scelta. Decisi di andare a Bologna, sulla base di alcune considerazioni oggettive. Durante l'estate, in ricerca della casa però, mi accorgo che la città non mi piace, non la sopporto, la trovo triste e soffocante per me. Mi sforzo e continuo a cercare casa giungendo all'inizio dell'anno accademico, iscritto ma senza un luogo. Decido quindi di avventurarmi in un primo semestre da non frequentante, su consiglio di altre persone che hanno affrontato il mio stesso percorso. Lo faccio ed è un disastro, non riuscivo a studiare e a comprendere, non avevo metodo, tutte cose nuove che non avevo mai fatto (latino e filosofia). Molto rammaricato ma comunque normale, trovo casa e mi trasferisco a febbraio. Frequento tutte le lezioni ma nonostante tutto continuano i problemi nello studio, la mancanza di voglia, la difficoltà nel concentrarmi e nel memorizzare (tutto quello che ascoltavo a lezione, non mi rimaneva assolutamente nulla). Giungo a luglio con un solo esame dato, relativo oltretutto al primo semestre. Dopo una serie di considerazioni, a settembre, nella prima settimana di lezioni abbandono Bologna, lasciando casa e torno a Pescara per stare più tranquillo, per rientrare nella tranquillità di casa, nella famiglia per vedere che cosa fare e capire quali fossero i problemi (ero giunto in quegli anni a 122 kg, conseguendo dei problemi di salute). Fino a marzo sostanzialmente non studio, fin quando non formalizzo la rinuncia agli studi. Ho fatto terapia con uno psicologo che mi ha aiutato su molti aspetti ma non molto sull'università.
Ho passato un'estate spensierata per certi aspetti, grazie ai miei genitori che me lo hanno concesso ma da aprile fin'ora ho sempre ragionato su cosa fosse per me giusto da fare. L'università l'ho sempre ritenuta fondamentale e i miei genitori non hanno mai smesso di ripetermelo. Ho pensato e ripensato e in questo primo mese ho frequentato una settimana di Giurisprudenza all'università ad un'ora di macchina dalla mia città, e tre settimane di lezioni di economia aziendale nella mia città.
Sono un mese che non prendo nessuna decisione. Con lo psicologo ne abbiamo parlato parecchio ma ho dovuto abbandonare il percorso per il troppo esborso economico. Sono un eterno indeciso, incapace a prendere delle decisioni: ho problemi a compiere scelte anche nella vita quotidiana, anche semplicemente nello scegliere una pizzeria o un paio di scarpe.
Oggi mi trovo con un mese di studio arretrato, problemi a studiare (nonostante mi ci metta sui manuali che avevo già e compatibili con alcuni insegnamenti) leggo, difficilmente comprendo e non memorizzo facilmente, con difficoltà anche a ripetere. Ho paura del futuro se dovessi abbandonare l'università, mi sentirei incompleto. Ho paura di vivere nell'incertezza del lavoro, nella precarietà e in una condizione economica poco dignitosa (non voglio arricchirmi e nemmeno essere benestante, soltanto vivere dignitosamente). Non riesco a prendere una decisione su cosa buttarmi perché in giurisprudenza ho perso la grinta, l'interesse e la voglia mentre con economia aziendale ho gravissimi problemi in matematica (tre esami, io non so fare nemmeno le divisioni in colonna). Il tempo passa ed io sono insoddisfatto...
In tutto questo c'è da aggiungere che i miei genitori si stanno separando, soffro di psoriasi e dermatite, non ho mai avuto una ragazza (cosa che mi fa star male, molto).
Non avrete una bacchetta magica e sono consapevole che mi risponderete, come giusto e opportuno che sia, di recarmi da uno psicoterapeuta. Vorrei però un vostro parere, una vostra parola, un vostro spunto. Grazie!
(Chiedo scusa se in alcuni passaggi sono stato poco chiaro o poco comprensibile)