Eccomi qui, a fare la domanda da 1milione di dollari. Perché fatico così tanto a trovare il mio equilibrio?? Ho già provato ad andare da una psicologa per ben 2anni e mezzo ma ho mollato tutto xkè mi ero accorto che era solo uno sfogarsi ma di concreto nulla. Da cosa iniziare? Ho poca autostima che deriva sia dal non amarmi, sia dal fatto che non abbia un gruppo di amici fisso con cui uscire e avere gli stessi hobby. Il tutto mi fa sentire molto solo, mi butta giu; dalle medie alle superiori sono sempre stato preso in giro e x me, quegli anni sono stati un inferno, senza amici e a subire bullismo più psicologico che fisico. Non ho mai detto nulla a casa e mi sono tenuto tutto dentro x anni. Non riesco a farmi rispettare, non capisco se deriva dal fatto che ho paura di rimanere solo, o xkè magari inconsciamente vorrei piaciere a tutti. Ho la sindrome di peter pan, sono ansioso, fatico a concentrararmi sul lavoro e temo di avere la sindrome da deficit dell'attenzione. Mi sento lasciato solo al mio destino; la psicologa mi disse un gg: tu non 6 felice xkè ti vedi come una statua dorata e finché non raggiungerai quel modo di vederti non sarai felice. Sono impilsivo, a volte ragiono troppo, a volte nulla; sento che la gente non mi capisce, non riesco ad uscire da solo, mi sento in un buco nero, vorrei schioccare le dita ed essere come vorrei xkè così non puo essere. Il mondo mi fa schifo, più conocsco la gente e più mi accorgo di qnt sono diverso, ma xnn stare male mi sto adeguando a loro. Tutti falsi ed opportunisti pronti a pugnalarti alle spalle. Mi ci arrovello tutto il gg sui miei problemi ma nn riesco ad uscirne, non ho una valvola di sfogo. Aiuto
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8 AGO 2013
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buongiorno Alessandro
la sua domanda è veramente da un milione di dollari!! l'equilibrio si costruisce nel tempo e con fatica, superando tanti ostacoli più le sofferenze sono profonde e antiche.
le consiglio di rivolgersi ad una psicoterapeuta della sua zona e di intraprendere questo percorso verso un maggiore equilibrio. è importante che la relazione con il professionista sia positiva: tale eleento è fondamentale per la riuscita del percorso!!
31 LUG 2014
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Salve Alessandro, i suoi sembrano tanto dei meccanismi di difesa per non soffrire ulteriormente, come nella storia di Esopo, dove la volpe non arriva all'uva...
Certo le persone in generale possono averle volontariamente o meno causato sofferenza, ma allo stesso tempo lei imputa la sua mancanza di autostima al fatto di non avere amici coi quali condividere gli hobby...faccia un passo inverso: cominci dai suoi hobby, così avrà una passione in comune con chi poi, volendolo e con impegno anche da parte sua, potrà diventare un amico, ma abbia il coraggio (forse questo le manca) di donarsi, provare ad avere fiducia: ha solo da perdere che comunque adesso soffre ugualmente senza nemmeno avere tentato. Non scrive che età ha e dice di avere la sindrome di Peter Pan...deficit di attenzione...un aiuto le può derivare da una psicoterapia cognitivo comportamentale, eventualmente, ma la smetta di pensare che tutto dipenda dagli altri e niente da lei, inizi ad esserlo padrone del suo destino, invece di sentirsi lasciato solo ad esso...smettere di avere paura (e quindi soffrire di ansia generalizzata) si può, non basta schioccare le dita: ma per prima cosa bisogna volerlo, dirselo, e partire da qui.
Le auguro di trovare le risorse in se stesso per volgere gli eventi della sua vita a suo favore, non è che deve...lei può. Non si può piacere a tutti, inizi a capire chi piace a lei...ad esempio. Sicuramente è giovane e ha tempo di recuperare quanto "perduto".
Dott.ssa Claudia Popolillo
14 AGO 2013
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Provi ad avere maggior fiducia negli altri: una relazione terapeutica che non ha funzionato non significa che altre non possano funzionare. In più potrei dirle, che ciascuno, in base al suo momento di vita è più o meno pronto a prendersi l'aiuto di cui necessita...forse non era il momento giusto? ..eviti di rinchiudersi nella solitudine e nel pessimismo....provi a chiedere realmente aiuto ad un professionista
14 AGO 2013
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Alessandro, lei dice di aver deciso di comportarsi alla "così fan tutti" per evitare di mostrare la sua vera essenza e anche per evitare eventuali, ulteriori, delusioni ... mi chiedo se anche con la psicologa ad un certo punto abbia messo in atto questo atteggiamento. Le consiglio di intraprendere un secondo episodio terapeutico, magari con l'aiuto di qualche tecnica attiva che favorisce la spontaneità. Cordiali saluti
12 AGO 2013
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gent.le Alessandro,
la sua domanda E' la domanda della vita, la domanda che credo tutti ci siamo posti! Tra le sue parole,scrive che le manca una valvola di sfogo,ma i due anni e mezzo di terapia tuttavia li descrive proprio così! Da come descrive la sua situazione, penso forse che il suo malessere possa dipendere anche da un mondo e modo di relazione che va osservato meglio, con altro sguardo, con altre modalità e significati, diversi da quelli usati finora, che non le hanno dato pienezza e soddisfazione,ma chiusura e irrigidimento emotivo.
Se la terapeuta già conosciuta non le va, cominci un nuovo percorso con un altro/a collega,questa volta con l obiettivo (anche) di sfogarsi,ma di lavorare piu in profondità, chiarendo in seduta la sua esperienza e la sua motivazione e, soprattutto, cominciando a fidarsi di chi si occuperà di lei.
un grande augurio
8 AGO 2013
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Alessandro,
quello che lei descrive è uno stato di grande sofferenza che credo debba essere adeguatamente accolto e compreso all'interno di un percorso di psicoterapia analitica, con l'obiettivo di raggiungere quell'equilibrio di cui parla e che le occorre per rielaborare il suo dolore e prendere in mano la sua vita.
Le consiglio di non trascurare il suo bisogno di aiuto e di non affrontare tutto da solo.
Lucrezia Lorito
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8 AGO 2013
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Alessandro,
la tua "domanda da un milione di dollari" ce la siamo posti un po' tutti, credo: volersi scoprire, volersi migliorare, il sapere quali sono i nostri punti di forza ed i nostri punti deboli sono non solo curiosità ma risposte esistenziali essenziali per un nostro benessere psicologico e fisico.
Le tue esperienze di vita, comunque, parlano da sole: il tuo bisogno di sfogarti, il tuo bisogno di socialità, le prese in giro ed il non essere accettato (ed il conseguente non accettarsi) ti hanno creato intorno una specie di corazza, una sfiducia verso gli altri.
Eppure, Alessandro, sono convinto che tu sia una persona molto introspettiva, che se ha la forza di guardarsi dentro (cosa che non è da tutti) avrà anche la forza per affrontare positivamente le esperienze che gli si porranno di fronte. Anche tenersi dentro le cose denota un certo tipo di forza, anche se, a lungo andare, facendo così ti farai le domande e ti risponderai da solo... evitando il confronto.
Come consiglio, un certo tipo di percorso potrebbe farti bene. Un percorso di consapevolezza, possibilmente di gruppo, in modo da potersi confrontare anche con gli altri, che saranno sempre un'apertura verso l'esterno.
Cordialmente
Alessandro Monti
7 AGO 2013
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Buongiorno gentile Alessandro,
ho letto attentamente la sua richiesta e intravedo una sua preoccupazione riguardo il suo essere se stesso fino in fondo nelle relazioni con gli altri. Come se il momento in cui Lei si esprime autenticamente con gli altri, sente di non essere accettato e di conseguenza ne rimane deluso. Può capitare che interpretiamo la reazione degli altri ai nostri modi di essere come la prova che non valiamo come persone e questo può spingere verso il rifiuto reciproco. Qualcosa di simile potrebbe essere accaduto anche nella sua relazione terapeutica con la psicologa che l'ha seguito. Forse sperava di essere anche apprezzato e non si è sentito accettato nella sua essenza personale. Provi a rivolgersi ad un altro psicoterapeuta cercando non tanto di fare "bella figura" ma mostrandosi nella sua profondità di idee.
Le accio i miei migliori auguri
6 AGO 2013
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Gentile Alessandro,
le difficoltà di cui parla coprono diversi aspetti della sua vita, dal rapporto con se stesso a quello con gli altri, e sembrano risalire ad anni addietro; sembra dalle sue parole che la sua immagine di sé ideale sia troppo elevata rispetto all'immagine invece reale e che questo scarto le provochi quel vissuto di sofferenza e inadeguatezza. Il percorso psicologico che ha intrapreso forse non è stato sufficiente ad andare in profondità per superare questi suoi vissuti, o forse la relazione terapeutica non ha potuto strutturarsi sufficientemente per consentire alla coppia paziente-terapeuta di lavorare appieno sugli elementi di disagio. Spesso il funzionamento di una terapia dipende proprio dalla relazione che si crea, altre volte capita che per una persona sia più adatta, per sue caratteristiche, un'impostazione basata su un certo orientamento teorico del professionista piuttosto che un altro. Le suggerirei di valutare la possibilità di un altro "pezzo di strada" a livello terapeutico, cambiando il professionista ed eventualmente anche l'approccio teorico-metodologico. Un cordiale saluto, dott.ssa Lucia Mantovani, Milano
6 AGO 2013
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Gentile Alessandro,
sarebbe il caso di iniziare una psicoterapia, possibilmente con un altro Collega. L'intervento psicologico non è solamente centrato sullo "sfogo", ma è qualcosa di ben più complesso e articolato. Se lei ha avuto la sensazione che l'intervento fosse centrato esclusivamente su quello, probabilmente la Collega non stava trattando il suo caso nella maniera adeguata.
Potrebbe essere utile comprendere che la sindrome di Peter Pan non esiste come psicopatologia, ma è semplicemente un modo per descrivere una condizione o uno status che non si vuole "cambiare".
Che tipo di diagnosi è stata fatta?
Quali erano gli obbiettivi del trattamento?
Ha notato dei miglioramenti?
6 AGO 2013
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Caro Alessandro, data la complessità del suo caso le indicherei un percorso terapeutico con la tecnica EMDR per rielaborare glu eventi stressanti della sua vita. Cordialmente, dr. Cisternino