Transfert con un sacerdote?
Salve, la mia situazione è un po' diversa dal normale e non so nemmeno se questo è il luogo adatto per trovare una risposta.
Sostanzialmente vorrei sapere come poter gestire quello che credo sia un transfert in un ambito diverso da quello della psicoterapia vera e propria.
Sono una ragazza religiosa e ho conosciuto, nell'ambito della parrocchia, un sacerdote giovane e molto carismatico. È sempre stata una relazione normale, non era un rapporto distaccato ma comunque lo vedevo come un normale prete a cui volevo bene come si può voler bene a un bravo professore o maestro. Purtroppo 6 mesi fa mi è stato diagnosticato un cancro che ovviamente mi ha devastato psicologicamente prima che fisicamente (data anche la mia età -25 anni - , età in cui solitamente si pensa a costruirsi un futuro e non a lottare per averlo, un futuro); i primi tempi ho tenuto tutto dentro, non ne ho parlato con nessuno, ma come era facilmente intuibile dopo qualche mese era diventato insostenibile tenere questo peso per me, così sono andata a parlarne con questo prete. Non ci ho parlato (solo) per aver conforto nella fede quanto per avere un supporto e un po' di empatia. Gli ho raccontato tutto, delle mie paure, della pesantezza di ciò che stavo vivendo, del non saper gestire la tristezza e la rabbia non solo mie ma anche dei miei familiari, ecc. Insomma mi sono completamente "spogliata" mostrandomi vulnerabile al massimo, come peraltro non faccio mai. Da quella prima chiacchierata (cui ne sono seguite altre in cui lui mi dava dei consigli che effettivamente mi hanno aiutata e facendomi sentire più forte e consapevole di poter affrontare tutto), essendo lui comunque una figura che rappresenta una "guida" e un punto di riferimento, ho proprio sentito che il rapporto da parte mia è cambiato. Non so nemmeno spiegarlo bene ma appunto credo si sia instaurato quello che si chiama transfert nelle relazioni paziente-terapeuta. Non ho mai avuto pensieri erotici diciamo, non c'è mai stato nessuna aspirazione da parte mia ad una fisicità con lui, ma il sentimento è molto forte e prima di questa mia apertura non c'era. Il problema è che lui è stato trasferito (già da questa estate sapevamo che se ne sarebbe andato) e ora mi trovo a soffrire seriamente come se portassi il lutto, sento la costante necessità di chiedergli consiglio e di sentirlo (cosa che comunque non faccio perché immagino che anche dove è adesso abbia tanto lavoro ed altre nuove persone a cui pensare). Non sono mai stata così male per qualcuno in vita mia ma razionalmente è ridicolo, non opportuno e inspiegabile soprattutto!
Ecco, mi chiedevo se in una situazione come la mia ci sono dei consigli che potete darmi o degli "esercizi mentali" non so qualcosa per farmi passare questo transfert o farmelo gestire in maniera che non mi faccia più soffrire, che qui già ne ho tanti di pensieri non posso permettermi di star male per un sacerdote!
Chiedo scusa per la domanda molto lunga, ho anche cercato di essere breve a dir la verità!
Grazie mille!