Sto svolgendo il tirocinio post laurea presso un centro alcologico, in cui non seguo direttamente nessun paziente ma assisto a gruppi (motivazionali, informativi e psicologici) e qualche colloquio individuale. In uno di questi gruppi ho avuto modo di avere a che fare (in maniera molto distaccata) con uno dei pazienti, con il quale è evidente un interesse reciproco. Mi duole dirlo ma questo interesse c'è anche da parte mia. C'è una parte di me che è molto tentata di cercare un contatto diverso con lui, che può significare anche semplicemente parlarci di più, aggiungerlo su facebook e cose simili, dall'altra mi rendo conto che violerei un po' il distacco che ci deve essere fra professionista e paziente.
Chiedo dunque, è una cosa che sarebbe possibile fare dal momento che non ho in carico direttamente lui come paziente? Oppure è importante che mantenga le diverse posizioni?
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11 GIU 2018
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Cara Federica, a costo di apparire rigida e bacchettona ti consiglio di restare nel perimetro del tuo ruolo anche se non segui direttamente questa persona. Infatti, anche se non sei direttamente incaricata di seguirlo, agli occhi degli utenti hai comunque un ruolo su cui vengono proiettate aspettative, idee e comunque aspetti di diversa natura. Inoltre, io non so come mai questo utente frequenti il centro alcologico ma di solito quando siamo in presenza di forme di dipendenza è facile imbattersi in personalità dipendenti, manipolative e ambivalenti nelle relazioni. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio o generalizzare ma in base a quanto scrivi mi sento di darti questa mia prospettiva. Un caro saluto. Luisa
11 GIU 2018
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Federica,
la sua posizione è piuttosto delicata, in quanto se da un lato non è direttamente coinvolta con questo paziente, dall'altro è parte dell'equipe del Centro e dunque destinataria di dinamiche che possono definirsi di transfert da parte dei pazienti (e di controtransfert di conseguenza!) anche se non siamo in un setting individuale classico e puramente clinico.
La questione è sia deontologica sia personale, perciò le suggerisco molta cautela e un confronto con i suoi supervisori per gli aspetti deontologici, anche senza entrare nel dettaglio sul caso specifico se non desidera esporsi. Situazioni analoghe evidenziano inoltre l'utilità di un percorso terapeutico personale nel momento in cui si entra in contatto con i pazienti, per avere uno spazio dove esplorare ed elaborare i propri vissuti personali nei confronti di quelli che incontriamo come utenti dei Servizi in cui operiamo.
Un cordiale saluto
drs Lucia Mantovani, Milano