Team building: come farlo?

Inviata da Laila · 29 set 2015 Psicologia risorse umane e lavoro

Sono appena diventata responsabile di una piccola squadra, ho sotto di me 3 ragazze, ho notato qualche tensione fra di loro: c'è qualche tecnica di team building che posso applicare? Io avevo pensato di mettere le due che non vanno d'accordo a lavorare insieme, cosí che imparino a collaborare...

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Miglior risposta 29 SET 2015

Gentile Laila,
non credo che possa essere sufficiente la semplice soluzione di mettere a lavorare insieme le due ragazze che non vanno d'accordo, anzi, in mancanza di altri accorgimenti questo potrebbe addirittura esacerbare gli scontri ed essere controproducente.
Credo piuttosto che lei, in qualità di leader, debba cercare di conoscere al meglio possibile, pregi e difetti di ognuna delle due ragazze e, dopo essersi assicurata che gli obbiettivi della squadra siano comuni e chiari a tutte le ragazze, guidare e agevolare il superamento dei conflitti facendo osservare le regole stabilite, identificando i ruoli di ognuna, pianificando metodi e strumenti e chiarendo meglio i valori e gli obbiettivi cioè la"mission" della squadra.
Abituando i singoli elementi del gruppo a capire che ognuno ha delle capacità e abilità diverse da un altro, sottolineerà che solo con la giusta collaborazione sarà realizzato l'assunto di Lewin che "il gruppo è più della somma delle singole parti".
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo-clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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7 OTT 2015

Laila,
la questione posta è molto ricorrente nei contesti organizzativi, la sua risoluzione ottimale invece dipende da diversi fattori, legata al contesto e alla cultura d'azienda, al tipo di leadership presente e non ultimo alla tipologia del lavoro e delle persone coinvolte.
Non avendo tutta una serie di elementi per valutare la questione in modo analitico posso proporre una tecnica che spesso si è rivelata efficace in situazioni di lavoro in team, tenendo presente un assunto di Rogers “il punto focale é l'individuo non il problema. Lo scopo non é quello di risolvere un problema particolare, ma di aiutare l'individuo a crescere affinché possa affrontare sia il problema attuale che quelli successivi in maniera più integrata.“ Quindi l'apporto del leader deve essere anche quello di porre le condizioni per uno sviluppo del gruppo utile agli scopi ed agli obiettivi prefissati.
Proporre alle due persone in questione di sedersi ad un tavolo e ognuna a turno dire all'altra un punto di forza o qualità che ha notato vedendola al lavoro. Al termine del confronto chiedere di trovare insieme un caso o una situazione lavorativa realistica in cui i due punti di forza emersi potrebbero fare la differenza in positivo se integrati uno con l'altro... dopo di che si può provare a metterle a lavorare insieme per sperimentare quanto appreso durante il training.
Buon lavoro.

Dott. Marco Gritti
Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni
Bergamo

Studio Aska Psicologo a Bergamo

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2 OTT 2015

Cara Laila,
quando sono presenti dei conflitti, per poter lavorare serenamente, è necessario risolverli. Se ha la possibilità potrebbe provare a farle comunicare, però con la sua supervisione, in modo che vengano fuori le conflittualità e i disagi di tutte e che ne possano parlare apertamente. Se non comprende prima quale sia la natura del problema che crea conflitto non potrà sapere come affrontarlo. In linea generale, il modo migliore per superare delle conflittualità e tensioni è favorire una COMUNICAZIONE più funzionale, aperta e chiara. Se non vanno d'accordo forse non si parleranno nel modo giusto, ci saranno delle cose non dette e dei problemi non affrontati. Continuando in questo modo potrebbe solo continuare a colludere con un sistema che non funziona...quindi una bella riunione, magari un incontro informale fra voi, in cui parlare apertamente, seguendo delle regole di buona condotta, per evitare che si sfoci nel litigio. So che non sarà semplice, ma una volta compreso il problema tra le ragazze, potrà chiedere loro come vogliono provare a risolverlo...se le soluzioni vengono da loro, saranno meglio accettate!
Saluti,
Dott.ssa Roberta Schiazza
Psicologa e psicoterapeuta sistemico relazionale - Chieti Pescara

Studio Di Psicologia e Psicoterapia Dott.ssa Roberta Schiazza Psicologo a Chieti Scalo

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1 OTT 2015

Buongiorno Laila,
metterle insieme a lavorare potrebbe essere una strategia funzionale così come disfunzionale, dipende dalla tipologia di conflitto che mettono in atto le due ragazze. In particolare in quali situazioni tale conflitto è più presente, se è legato ad alcuni lavori in specifico oppure in tutte le situazioni di lavoro, se è solo quando si relazionano con lei oppure sempre.
Dal mio punto di vista sarebbe necessario un'intervento specifico a seconda della tipologia di conflitto che si genera fra le ragazze, spesso anche con semplici manovre ad hoc è possibile sbloccare le tensioni in brevissimo tempo.
Le consiglio un'applicazione gratuita che si occupa di tali problematiche in specifico: Teddy App.
Cordiali Saluti
Dott. Guido D'Acuti

Dott. Guido D'acuti Psicologo a Padova

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30 SET 2015

Cara Laila,
la leadership è una delle doti che vengono richieste a chi, in azienda, deve gestire dei gruppi.
Per rispondere alla sua domanda in breve: la gestione della leadership, da parte sua, richiede almeno quattro elementi:

• Competenza (sia sull’oggetto del lavoro che sul modo di rapportarsi ai suoi collaboratori)

• Comunicazione: le modalità relazionali all’interno del gruppo non sono le stesse che nei rapporti individuali. E’ necessario porre particolare attenzione alle dinamiche che si possono sviluppare tra gli altri, saper ascoltare quello che dice il gruppo (oltre che i singoli), ecc.

• Chiarezza. È fondamentale che siano chiari il ruolo e gli obiettivi di ciascuno all’interno del gruppo; questo vale in primo luogo per lei (se ha dei dubbi sul suo ruolo non esiti a rivolgersi a chi gliel’ha dato), mentre sta a lei, in quanto leader, trasmettere questa chiarezza alle sue collaboratrici. La chiarezza di ruolo e di obiettivi è fondamentale in quanto da essi dipendono gli altri due elementi di cui ho accennato sopra: competenza e comunicazione.

• Rispetto di sé e degli altri: ricoprire un ruolo di apicale rispetto ai propri collaboratori rischia di farci cadere in un “delirio di comando”. Attenzione: io sono il capo e loro sono “sotto di me”, per usare le sue parole, ma ciò non vuol dire che io sia meglio di loro. Siamo in posizioni diverse, nel rispetto delle proprie caratteristiche, capacità e competenze.

Naturalmente non è semplice ridurre a poche righe competenze che richiedono esperienza e conoscenze che si acquisiscono con gli anni. Un modo per migliorare la sua competenza (vd. sopra) sulla gestione del gruppo può essere chiedere al suo responsabile di essere formata specificamente in tal senso. Esistono sia percorsi d’aula che individuali utilissimi per apprendere e sperimentare i comportamenti e le tecniche necessarie al suo nuovo ruolo.

In bocca al lupo per la nuova carriera.

Studio Ramenghi - Dott. Davide Ramenghi Psicologo a Gubbio

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