Supporto psicologico scuola materna

Inviata da Chiara · 6 nov 2015 Psicologia infantile

Salve,
sono la mamma di un bambino di 4 anni che sta frequentando il secondo anno di scuola materna. Il primo anno è andato così così, non era molto contento di andarci ma comunque ha frequentato regolarmente. Da quest'anno a settembre ha ripreso il secondo anno e devo dire che va molto meglio, sembra piacergli e ci va volentieri. Il problema è che nonostante tutto il bambino fa fatica a fare le attività proposte e a giocate con gli altri bambini. Risponde sempre NO a qualsiasi proposta (anche a casa) e questo fatto ha spinto le insegnanti a chiamarmi a colloquio dicendomi che hanno deciso di chiedere una consulenza di uno psicologo per mio figlio. Io ci sono rimasta malissimo, ma se è la strada giusta da percorrere ovviamente lo farò. Quello che chiedo è come possiamo, anche a casa, aiutare il bambino a "sbloccarsi", a fare in modo che risponda in modo più positivo a ciò che gli viene proposto e a socializzare maggiormente? Vorrei tanto aiutarlo. Tra l'altro da due settimane è arrivato anche il fratellino che devo dire ha accolto con entusiasmo. Attendo un vostro parere. Grazie
Chiara

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Miglior risposta 7 NOV 2015

Gentile Chiara
a mio parere il problema non è poi gravissimo, ma sicuramente occorrerebbe saperne di più.
A me sembra che il bambino possa essere di natura un poco timida e un po' più bisognoso di altri di tempo prima di buttarsi e di attenzioni alla sua persona.
Credo che le pur belle e varie attività che oggi vengono proposte ai bambini, possano, a volte, rappresentare una "stimolazione" troppo forzata e non è detto che sia ben accetta a tutti.
A mio parere il bambino ha bisogno di maturare tempi suoi e modi suoi di interessarsi alle cose e, pur essendo aiutato in questo, si dovrebbe pensare ad un aiuto molto sereno e tranquillo che lasci emergere da lui iniziative.
Ritengo anche che la decisione di chiedere un consulto psicologico andrebbe prima discussa con i genitori e che non sia corretto semplicemente informarli a cosa fatta!
Mi sembra positivo il fatto che il bimbo abbia accettato il fratellino e credo che gli sarà molto di aiuto e di stimolo.
Auguri e un caro saluto.
Dott Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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7 NOV 2015

Salve,
la proposta di un colloquio con uno psicoterapeuta infantile non la deve mettere in allarme. La consideri una buona occasione per fare chiarezza rispetto ad atteggiamenti oppositivi del bambino che destano preoccupazione anche in lei.
Compito del professionista è esplorare, insieme ai genitori del bambino, prima di tutto la storia anamnestica. Ciò significherà indagare sulle varie tappe evolutive di suo figlio e avere un quadro di insieme per individuare insieme l'eventuale presenza di cambiamenti che possano motivare questo blocco comportamentale del bambino. Allo stesso tempo permetterà di valutare qual'è la qualità di attaccamento alle figure di riferimento, ed eventuali difficoltà incontrate nei distacchi dalla figura materna. Non si preoccupi signora Chiara. Da un lato è possibile che suo figlio attraversi una fisiologica fase di "protesta", in parte giustificabile con l'arrivo del fratellino ed il concomitante ingresso nel nuovo anno scolastico, e in tal caso semplici indicazioni psicopedagogiche vi potranno essere utili per individuare strategie adatte a superare il problema. D'altro lato, solo in presenza di altri sintomi (disturbi dell'addormentamento e del sonno, disturbi nell'alimentazione, regressione nel controllo sfinterico, ecc...) o condotte particolari del bambino (tic, inconsolabilità del pianto, ecc...) si darà indicazione di una psicoterapia infantile, accompagnata da un counseling genitoriale. A volte la sola consulenza con la coppia genitoriale è sufficiente per determinare importanti miglioramenti nel bambino.
Con i migliori auguri
cordialmente
Dott.sa Valentina Tomaselli - Psicologa e psicoterapeuta infantile

Dott.ssa Valentina Tomaselli Psicologo a Roma

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7 NOV 2015

Buongiorno Chiara,
leggo che il tuo bambino è entrato alla Materna, con un anticipo consentito dal regolamento: se ora ha 4 anni, due anni fa non aveva ancora compiuto i 3. Pertanto,correggimi se sbaglio, non ha frequentato il nido (?). Comunque, una volta superato il disagio dell'inserimento, ecco la nascita del fratellino! Secondo me, la nuova situazione ha inciso notevolmente sul suo equilibrio in ripresa, anche se a livello manifesto, il suo atteggiamento e positivo, latentemente avanza l'ombra di quella insicurezza affettiva dovuto alla presenza di 'qualcuno' che gli porta via il privilegio di essere al centro della vostra attenzione.Giustamente, le educatrici ti inviano dallo psicologo perché diventa compito di voi genitori l'assumere un atteggiamento nei suoi confronti, che gli consenta di recuperare un adeguato livello di sicurezza relativo alla dinamica familiare. Approfitta di questa occasione e vedrai che ti sarà molto utile. Auguri di cuore.
Dott.ssa Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta

Dott.ssa Carla Panno Psicologo a Milano

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6 NOV 2015

Gentile Chiara,
sarebbe importante sapere se anche in precedenza il bambino aveva gli stessi atteggiamenti oppure no riguardo al rifiuto di accogliere nuove proposte o giochi.
Il fatto che questi comportamenti avvengano anche a casa, come lei dice tra parentesi, fa pensare che possa essere accaduto qualche evento per lui destabilizzante e questo potrebbe essere la nascita del fratellino anche se a lei sembra sia stato accolto bene.
La consulenza psicologica richiesta non dovrebbe spaventarla o contrariarla ma dovrebbe anzi essere vista come una opportunità per riuscire a far emergere dove sta il problema e come si può affrontare.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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6 NOV 2015

Cara Chiara, comprendo la sua reazione alla proposta di un consulto psicologico: lei è una madre e come tale è più che normale che si preoccupi per il suo bambino. Veda la consulenza psicologica a scuola come un' opportunità che le viene data per poter conoscere meglio il suo bambino e trovare le modalità migliori per farlo crescere sereno. A tal proposito le suggerisco di esprimere tutti i suoi dubbi al collega che vedrà il bambino a scuola e chiedere dei suggerimenti su come poter aiutare il bambino a "sbloccarsi". Quando uno psicologo ha a che fare con bambini piccolini, come il suo, non si limita a proporre delle attività ludiche al bambino per promuovere il riconoscimento delle emozioni e la socializzazione, ma supporta anche i genitori fornendo loro indicazioni sulle strategie educative migliori per aiutare il figlio a superare le difficoltà. Darle indicazioni senza conoscere il bambino non è molto facile, rischio di essere troppo approssimativa. Le posso però suggerire alcuni testi dove poter trovare consigli per comprendere e gestire il comportamento dei bambini. La casa editrice Erickson ne ha molti (può trovarli sul sito internet), in particolare potrebbe esserle utile "Manuale Anticapricci", "Genitori in Pratica" o "L' ABC delle mie emozioni".
Spero di esserle stata utile.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti
I miei migliori auguri per i suoi 2 bambini

saluti

Dott.ssa Linda Mannori

Dott.ssa Linda Mannori Psicologo a Sarzana

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6 NOV 2015

Cara Chiara,
la nascita di un fratellino è un evento per quanto bello e arricchente per tutti, alquanto destabilizzante per un bambino di 4 anni.
Seppur vede Suo figlio sereno, è probabile che viva all'interno di sè un conflitto profondo, che provi della rabbia e della gelosia che probabimennte sta comunicando a tutti gli adulti con cui si relaziona, anche con questo atteggiamento di chiusura che vi preoccupa.
Inoltre il bambino ha 4 anni e giusto l'anno scorso ha affrontato l'inizio della scuola materna che di per sè rappresenta un forte e impegnativo cambiamento evolutivo; al bambino che inizia la scuola dell'infanzia sono richieste nuove e sempre maggiorni autonomie fisiche (pannolino, gestione del pasto, etc) ed emotive che richiedono impegno e molta energia. Nel secondo anno queste autonomie si consolidano ma continuano a richiedere -costantemente- attenzione e concentrazione..
La socializzazione è un obiettivo primario del lavoro educativo e famigliare: la scuola materna è la prima comunità in cui il bambino fa esperianza al di là della famiglia in cui nato.
Le chiedo: "e' sempre stato così oppure c'è stata una evoluzione o al contrario una regressione? Prima era più socievole e faticava meno a interagire con gli altri e ora fa molta più fatica, oppure è sempre stato un pò così? In caso di regressione, questa ha coinciso con qualche cambiamento strutturale della famiglia (trasloco, rientro della madre al lavoro, decesso di qualche figura di riferimento etc)? Il bimbo ha frequentato il nido? Come è stato vissuto dall'intero nucleo famigliare l'ingresso in materna? Come interigisce con i suoi compagnetti al di fuori del contesto scuola? Fa qualche attività sportiva?"
Obiettivo primario da perseguire insieme alla scuola è quello di comprendere cosa c'è dietro a quel NO e quindi mettere in atto azioni comuni di sostegno e di accompagnamento verso una socializzazione più costruttiva e più serena possibile.
Il primo passo da fare è di rivolgersi Voi genitori ad uno psicologo di fiducia con quale confrontarsi sui possibili significati da attribuire a questo comportamento.
Inoltre le suggerirei nell'immediato - anche se comprendo e immagino la fatica organizzativa- di provare a ritagliarsi qualche momento di attività con lui, da sola, senza il bebè, chiedendo a Suo figlio cosa gli piacerebbe fare, organizzando qualche volta qualche merenda con qualche compagnetto a casa tra quelli con cui sente maggiore sintonia, oppure fermandosi al parco dove sa che ci sono dei bambini con cui potrebbe legare e divertirsi.
Non siamo animali sociali tutti uguali: ci sono differenze caratteriali e di temperamento da tenere in considerazioni (bambini più o meno socievoli, come adulti più o meno socialevoli), ma se ci si accorge che qualcosa non va, allora vale la pena da adulti responsabili fermarsi, riflettere, confrontarsi con qualcuno d'altro per trovare strategie di intervento (sostegno e accompagnamento) più efficaci.
Dott.ssa Cristina Fumi
Psicologa e Psicoterapeuta Milano

Al di là di aspetti meramente caratteriali e di temperamento (un bambino può essere più introverso e timido degli altri) considera il suo davvero in difficoltà ri

Dott.ssa Cristina Fumi Psicologo a Milano

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