Sono sola perché percepisco un abisso fra me e gli altri

Inviata da Serena · 31 mag 2016 Disturbi della personalità

Gentili Psicologi, sono una ragazza di 22 anni e vi scrivo perché mi sembra piuttosto palese che io soffra di problemi relazionali. Vorrei risolverli, in quanto è una situazione che mi isola e mi fa soffrire, ma ogni volta finisco per pensare che questi problemi potrebbero risolversi soltanto se rivedessi completamente le premesse da cui parto, ovvero le idee, i principi, le sensazioni, che forse sento più mie in assoluto. Premetto che ciò che vivo non è simpatico, lo esplicito senza censure per rendere davvero l'idea. Dall'età di 11/12 anni ho iniziato a percepire i miei coetanei come infantili, stupidi, noiosi, poco interessanti, vuoti. Spesso venivo usata per compiti e suggerimenti in classe, una modalità che si è riproposta per tutto il liceo e tuttora in università: le persone non sono interessate a me né a fare la mia conoscenza, ma spesso mi "tengono buona" per avere aiuti negli esami e spiegazioni aggiuntive. Questo contribuisce a farmeli percepire come opportunisti, ridicoli, interessati solo a tirare l'acqua al proprio mulino. Inoltre odio la loro superficialità, il fatto che a vent'anni ancora giudichino dall'aspetto, e soprattutto il fatto che parlino alle spalle facendo buon viso a cattivo gioco, o che spesso parlino senza farsi domande, senza collegare il cervello, come non avessero mai superato l'onnipotenza dell'infanzia. Uno di loro, ad esempio, mi disse che io ero proprio il genere di persona che finisce per essere violentata psicologicamente. Peccato che anni fa mi sia successo davvero, e quel commento mi fece scoppiare in lacrime... con sua sorpresa, perché chiaramente, convinto di sapere tutto, mai avrebbe immaginato che fossi stata davvero stalkerata! Ho una relazione da 5 anni che invece reputo molto soddisfacente, con un ragazzo di cui non penso queste cose. Inoltre ci sono altre due o tre persone in tutto di cui non penso queste cose, ma attualmente stiamo in 4 paesi diversi. Le persone con cui ho quotidianamente rapporti le mal sopporto davvero, e questo mi impedisce di investire su questi rapporti... non esco mai, invento sempre scuse, fingo per tutto il tempo, e via dicendo. Purtroppo se razionalmente mi rendo conto che non potrà mai diventare niente di importante, non mi viene nemmeno voglia di uscire per una birra. Le altre persone non "funzionano" come me, riescono serenamente a sopportare rapporti di facciata senza futuro alcuno. Io sento che un abisso mi divide dagli altri, le cose che ho vissuto (fra cui anche lo stalking cui accennavo prima) mi hanno portata a percepire sempre di più questo divario. Spesso li guardo e penso che la distanza è incolmabile: le cose che ho visto, il modo in cui le ho vissute, le ferite che mi hanno lasciato, mi hanno portata ad "elevarmi" al di sopra delle preoccupazioni vuote dei miei coetanei. Un pensiero ricorrente che faccio è: "Voi vivete senza avere la minima idea di cosa voglia dire ricevere continue minacce da chi ami...Non pensate neppure che sia possibile, ed è per questo che siete così superficiali". Mi chiedo dunque... secondo voi, ho qualche problema di personalità? Ultimamente temo di essere narcisista o qualcosa del genere. Vi ringrazio.

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Miglior risposta 1 GIU 2016

Gentile Serena,
è probabile che l'esperienza traumatica dello stalking abbia contribuito ad inasprire il giudizio negativo e critico sui suoi coetanei che però lei già aveva a 11 - 12 anni !
Pertanto in lei una certa rigidità ed un lieve tratto narcisistico potrebbe forse esserci e la speranza è che non compromettano quelle poche relazioni che per lei sono rimaste soddisfacenti.
Anche per questo motivo ritengo che una esperienza di psicoterapia per elaborare traumi passati ed acquisire più competenze sociali con possibilità di migliorare comunicazione e relazioni sarebbe molto utile.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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1 GIU 2016

Buongiorno Serena,
le esperienze di vita, soprattutto quelle negative, ci portano spesso a crescere in fretta, o comunque a maturare una visione della vita meno idilliaca e meno spensierata di altri. Che cosa la fa soffrire maggiormente di tutta questa situazione relazionale? ..il fatto che gli altri non comprendano? il fatto di restare spesso sola?..il modo in cui viene giudicata? o cos'altro?
Un aspetto su cui vorrei farla riflettere è questo: lei si dedica mai a cose spensierate, superficiali, al gioco, alle risate, a fare qualcosa di impulso? Tolto il fatto che nella vita possiamo incrociare persone diverse da noi e farci una certa idea su di esse, quello che è fondamentale è riconoscere a noi stessi tutti i bisogni e diritti emotivi umani che abbiamo (come esseri umani, sono bisogni universali).. tra cui vi è il bisogno di poter essere se stessi, di esternare le emozioni e i pensieri che ci passano per la testa (siano essi belli o spiacevoli), il bisogno di lasciarsi andare ogni tanto, al piacere, al divertimento, al momento presente, il bisogno di comprensione, rispetto, ascolto, coccole... Tutti questi bisogni se li riconosce? Li difende? Li ottiene nelle sue relazioni affettive importanti? Se sente che qualcosa di stabile e sinceramente profondo le manca ancora, le consiglio un percorso psicologico per poter elaborare ferite rimaste aperte che possono aver provocato reazioni "difensive" automatiche, responsabili del prolungarsi del malessere.
Resto a disposizione per ulteriori informazioni,
un caro saluto,
dott.ssa Chiara Francesconi
psicologa psicoterapeuta cognitiva

Anonimo-127163 Psicologo a Fano

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31 MAG 2016

Gentile Serena,
forse c'è qualcosa nel suo passato che ha favorito questo suo atteggiamento. Lei accenna, tra l'altro ad una storia di stalking piuttosto pesante.
Se le sue considerazioni possono avere un fondamento, non è bene comunque prescindere dagli accadimenti.
Le consiglio pertanto di consultare uno psicologo psicoterapeuta per valutare attentamente la sua situazione relazionale e trovare il modo di migliorarla.
Ci sono infatti sicuramente degli strumenti, ma occorre sapere qualcosa di più per scegliere i più idonei.
Cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologo a Roma

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