Sono sola perché percepisco un abisso fra me e gli altri
Gentili Psicologi, sono una ragazza di 22 anni e vi scrivo perché mi sembra piuttosto palese che io soffra di problemi relazionali. Vorrei risolverli, in quanto è una situazione che mi isola e mi fa soffrire, ma ogni volta finisco per pensare che questi problemi potrebbero risolversi soltanto se rivedessi completamente le premesse da cui parto, ovvero le idee, i principi, le sensazioni, che forse sento più mie in assoluto. Premetto che ciò che vivo non è simpatico, lo esplicito senza censure per rendere davvero l'idea. Dall'età di 11/12 anni ho iniziato a percepire i miei coetanei come infantili, stupidi, noiosi, poco interessanti, vuoti. Spesso venivo usata per compiti e suggerimenti in classe, una modalità che si è riproposta per tutto il liceo e tuttora in università: le persone non sono interessate a me né a fare la mia conoscenza, ma spesso mi "tengono buona" per avere aiuti negli esami e spiegazioni aggiuntive. Questo contribuisce a farmeli percepire come opportunisti, ridicoli, interessati solo a tirare l'acqua al proprio mulino. Inoltre odio la loro superficialità, il fatto che a vent'anni ancora giudichino dall'aspetto, e soprattutto il fatto che parlino alle spalle facendo buon viso a cattivo gioco, o che spesso parlino senza farsi domande, senza collegare il cervello, come non avessero mai superato l'onnipotenza dell'infanzia. Uno di loro, ad esempio, mi disse che io ero proprio il genere di persona che finisce per essere violentata psicologicamente. Peccato che anni fa mi sia successo davvero, e quel commento mi fece scoppiare in lacrime... con sua sorpresa, perché chiaramente, convinto di sapere tutto, mai avrebbe immaginato che fossi stata davvero stalkerata! Ho una relazione da 5 anni che invece reputo molto soddisfacente, con un ragazzo di cui non penso queste cose. Inoltre ci sono altre due o tre persone in tutto di cui non penso queste cose, ma attualmente stiamo in 4 paesi diversi. Le persone con cui ho quotidianamente rapporti le mal sopporto davvero, e questo mi impedisce di investire su questi rapporti... non esco mai, invento sempre scuse, fingo per tutto il tempo, e via dicendo. Purtroppo se razionalmente mi rendo conto che non potrà mai diventare niente di importante, non mi viene nemmeno voglia di uscire per una birra. Le altre persone non "funzionano" come me, riescono serenamente a sopportare rapporti di facciata senza futuro alcuno. Io sento che un abisso mi divide dagli altri, le cose che ho vissuto (fra cui anche lo stalking cui accennavo prima) mi hanno portata a percepire sempre di più questo divario. Spesso li guardo e penso che la distanza è incolmabile: le cose che ho visto, il modo in cui le ho vissute, le ferite che mi hanno lasciato, mi hanno portata ad "elevarmi" al di sopra delle preoccupazioni vuote dei miei coetanei. Un pensiero ricorrente che faccio è: "Voi vivete senza avere la minima idea di cosa voglia dire ricevere continue minacce da chi ami...Non pensate neppure che sia possibile, ed è per questo che siete così superficiali". Mi chiedo dunque... secondo voi, ho qualche problema di personalità? Ultimamente temo di essere narcisista o qualcosa del genere. Vi ringrazio.