Sono soggiogata da mia madre?
Buongiorno, mi chiamo Erika e sono una ragazza di 23 anni. Il mio interrogativo è esposto nel titolo: sono davvero soggiogata da mia madre? O sono soltanto una ragazza eccessivamente sensibile che non sa esprimere appieno le proprie opinioni ed emozioni?
Sono sempre stata una persona sensibile, eccessivamente empatica e premurosa verso gli altri, ho sempre cercato di fare di tutto per aiutare chiunque ne avesse bisogno (amici, compagni di classe, famiglia) anche andando contro i miei interessi o usando il mio tempo libero. Ho sempre sofferto di quella cosa che ho sempre chiamato "timidezza", non sono mai riuscita ad esprimere le mie opinioni apertamente, anzi, in maniera particolare di opinioni che andassero contro qualcuno o qualcosa.
Per non parlare dei miei sentimenti ed emozioni... Mi blocco e scoppio inevitabilmente in lacrime, non riesco a controllarlo ed è una cosa che detesto perché mi fa sembrare debole o in cerca di commiserazione.... Non ho mai parlato di come mi sentissi ai miei genitori, li ho sempre visti impegnati con il lavoro e con mia sorella maggiore ed il bambino, mi sono sempre fatta da parte e ho cercato di pesare il meno possibile. Mi sono sempre fatta forza da sola quando subivo bullismo a scuola o quando avevo difficoltà ad accettarmi per la mia bassa autostima; questo mi ha resa forte da un lato e fragile dall'altro, visto che sono incapace di parlare di quello che provo agli altri senza soffrire...
Ho due sorelle, una maggiore ed una minore: la prima è andata via di casa a 16 anni perché rimasta incinta, ma c'è sempre stato un buon rapporto con lei. Con mia sorella minore (abbiamo circa 5 anni di differenza) sì è sempre instaurato un rapporto quasi materno. Mi sono sempre presa cura di lei visti prima gli impegni lavorativi dei miei genitori e poi la loro separazione.
Ho cominciato a lavorare prestissimo, a 18 anni compiuti e sono una delle poche fortunate ad avere un lavoro stabile a 23 anni. Ho sempre contribuito in casa, praticamente il mio "stipendio" (inizialmente 500€ di stage) era messo a disposizione di tutta la famiglia. Continuando a lavorare il mio stipendio è leggermente aumentato ma continuava ad essere necessario in casa per tanti debiti e spese, alcune anche superflue -ma, credo per quieto vivere, non ho mai ammesso apertamente che lo fossero.
Ero così abituata che il mio bancomat era praticamente sempre nel portafogli di mia madre. Lei non si è mai imposta perché glielo lasciassi, sono sempre stata io a lasciarglielo per una questione di "comodità". Non ci ho mai visto nulla di male, ho sempre pensato che quei soldi servissero per la famiglia e per mandarla avanti. Inoltre lei si diceva sempre dispiaciuta a morte di usare i miei soldi.
Tuttavia da circa un anno a questa parte, il fidanzato di mia sorella minore (18 anni entrambi, disoccupati) sì è praticamente stabilito in casa nostra. Per colpa del covid mia madre ha perso il lavoro e ho dovuto badare a tutto in casa, facendomi carico di tutte le spese e utilizzando i risparmi che avevo messo da parte per l'università e progetti futuri (circa 3.000€), utilizzati perché anche io in quei periodi ho ricevuto parecchi ritardi con gli stipendi.
Mia mamma non si è posta il problema di chiedermi se potesse usare i miei risparmi per sostenere anche quest'altra persona, ha continuato ad usare il mio bancomat per fare spesa e pagare bollette come se nulla fosse.
Arrivata a non avere più un centesimo e visto il totale menefreghismo ho cominciato a chiedermi (grazie all'intervento esterno del mio ragazzo) se questa situazione fosse giusta. I soldi non sono il problema in sé: il vero problema è stato l'atteggiamento usato, perché mi hanno fatto capire che fosse dovuto da parte mia sostenere tutti e non pensare a nulla. In verità era mia madre la prima a lamentarsi della presenza del fidanzato di mia sorella piccola e ad insistere perché qualcuno ci parlasse e lo mandasse via, e quando qualcuno lo faceva lei prontamente prendeva le loro difese, affermando che li detestassimo.
In conclusione, ho deciso di andare a convivere con il mio ragazzo nel mio stesso paese, a circa 10 minuti da casa e dal mio lavoro. Mia madre sentita la notizia si è immediatamente opposta, dicendo che sono andata via nel momento del bisogno, che avrei dovuto aspettare un momento migliore, che ho lasciato da sola mia sorella minore. Che è tutta colpa del mio ragazzo che detesta mia sorella ed il fidanzato, e che lui mi ha portata via da casa riempiendomi la testa di cose non vere. Mi ha intimata di trovarmi un garage e di portare via tutte le mie cose, di portare via il cane (che fino ad un momento prima era il cane di famiglia).
Sofferente e delusa da questa reazione sono comunque andata via portandomi le mie poche cose. Lei dopo qualche giorno sì è calmata ma era evidente che qualcosa non andasse. Era come se le avessi fatto un dispetto ed era offesa nei miei riguardi.
In ogni caso, dopo circa una settimana, mia sorella ormai sola con il suo ragazzo (visto che mia mamma è partita per lavoro ed ora abita a 7 ore da qui), sì lamenta con mia madre che io non faccia la spesa e che loro stiano "morendo di fame". Quando provo a replicare mi chiude il telefono in faccia e mi manda dei messaggi in cui mi dice di dimenticarsi di avere una madre, che a mia sorella da quel in momento in poi ci avrebbe badato lei, di fare la mia vita senza di lei.
Sono stata malissimo dopo questa reazione così feroce, ho avuto attacchi di pianto ed ansia continua per due giorni. Io e lei eravamo in simbiosi, la pensavamo allo stesso modo pressappoco su qualsiasi cosa, ci siamo sostenute quando mio padre ci ha abbandonate con nove mesi di affitto arretrato e nessun posto dove stare. Com'è possibile che io, che ero il suo fiore all'occhiello, la sua spalla ed il suo sostegno, sia diventata di colpo una cattiva figlia? Mi viene da pensare che il mio aiuto economico e a livello di favori sia più indispensabile del mio affetto e della mia tranquillità mentale, visto che qualche giorno -di totale indifferenza- dopo, mi abbia chiesto scusa in lacrime affermando che quei messaggi fossero solo stati dettati dalla rabbia ma poi chiedendomi immediatamente dopo dei favori di lavoro... Il problema è che non riesco ad esprimere ciò che penso davvero, ovvero che ormai io ho la mia vita e vorrei smetterla di occuparmi di cose che non mi riguardano più, ma non ci riesco, non riesco ad andare contro questa persona e distaccarmi totalmente da lei se ce ne fosse bisogno... al tempo stesso non riesco a perdonarla per le parole dette (anche se scritte in un momento di rabbia sono sicura che non si sarebbe mai permessa di dirlo alle mie sorelle).
Dopo questo lungo monologo, vi ringrazio molto per aver letto... Vorrei solo sapere se sono davvero una cattiva figlia, se ho davvero sbagliato ad aver preso la decisione di andare a convivere, se è giusto che voglia scrollarmi di dosso le responsabilità non mie che mi sono comunque addossata per tutto questo tempo... Grazie