Sono o non sono empatica?

Inviata da Alice · 9 nov 2015 Relazioni sociali

Riesco a comprendere perfettamente le emozioni negli altri, le scorgo subito, quando magari la persona che le prova nemmeno le manifesta. Eppure non riesco mai a provare il dolore dell'altro, ad immedesimarmi! Sono o non sono empatico? Com'è possibile questa cosa?

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Miglior risposta 9 NOV 2015

Gentile utente,
non credo che lei sia veramente empatico perchè è come se in lei funzionasse solo la capacità cognitiva di capire quale emozione e stato d'animo sta vivendo l'altro ma senza condividerli dal punto di vista emotivo-affettivo.
E' un pò come rendersi conto che l'altro soffre o gioisce senza però partecipare alla sua sofferenza o alla sua gioia immedesimandosi in lui.
Questa situazione può essere presente nelle persone anaffettive.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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11 NOV 2015

Buongiorno Paula, io credo che, sotto sotto (nel suo mondo emotivo), ci sia ben altro. Biologicamente, abbiamo dei "neuroni specchio" (scoperti con i neuroni motori, ma ulteriori ricerche ne stanno allargando l'influenza anche ad altre tipologie di neuroni) che ci fanno provare non solo quello che provano gli altri, ma anche le loro intenzioni o scopi. Molti credono che questi neuroni siano alla base dell'empatia, io non sono fra questi, in quanto in senso di empatia è ben più complesso: naturalmente se esistesse! Infatti, sono del parere (suffragato da prove provenienti dalla fisica, ma a lei non dovrebbe interessare) che l'empatia non esista semplicemente per il fatto che per comprendere un altro o "mettermi nei suoi panni" o "nella sua testa", non bastano neuroni specchio o altro (uno dei motivi per cui il Criminal Profiling è una bella invenzione americana che in Italia è stata assimilata in quanto sono due belle parole messe vicine, ma non perchè funzioni, tutt'altro...). Ognuno di noi ha esperienze estremamente diverse, un qualunque colore che vedo io, ad es., il giallo, non è come vede lei il suo giallo (in quanto ha le strutture ricettive preposte a recepire le onde visive, in numero diverso dal mio), i vissuti emotivi condizionano altri vissuti emotivi che, alla fine, condizionano i propri valori, bisogni e necessità, etc. etc. Mettendo in una specie di frullatore metaforico tutto questo, come posso essere io empatico con una persona che, per le sue esperienze, per la sua biologia, per i suoi nuclei emotivi sviluppatisi alcuni già durante la gravidanza, potrebbe essere un alieno venuto da Marte? Certo, il fatto di essere persone sociali ha fatto in modo che ci "mettessimo d'accordo" ("accoppiamento strutturale, Maturana e Varela, 1985) su come stare insieme e capirci (sappiamo che un pezzo di carta colorata, nella nostra società vale 10 euro, ma se fossimo andati, ormai, 50-60 anni fa, in qualche tribù della foresta amazzonica, il pezzo di carta se lo sarebbero fumato ed a noi avrebbero proposto un baratto). Naturalmente, ho forzato abbastanza la mano, solo per far comprendere, ma sempre opinione mia e di qualche migliaio di ricercatori (altrettanti la pensano al contrario, chiaramente), che l'empatia, così per come viene "significata" nella nostra società, riprendendone l'etimologia, non ha senso scientifico (a che mi serve cercare di capire un altro, quando mi posso benissimo sbagliare, magari rischiando così la mia sopravvivenza biologica? Non sarebbe Economico in termini energetici, per il sistema: cosa, ques'ultima, che è una delle prime situazioni a cui sta attento). Ciò che ho appena detto, Paula, le dovrebbe servire per non concentrare la sua attenzione e quella di un collega (psicoterapia indicata) tanto sull'empatia o meno, ma sul suo sviluppo emotivo-cognitivo, gli stadi evolutivi, crisi o scompensi compresi, attraversati (o no), e tutto ciò che riterrà opportuno il collega in questo caso.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti,
Psicologo/Psicoterapeuta,
Costruttivista Postrazionalista-Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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9 NOV 2015

Cara Paula,
lei comprende ma non sente, è corretto?

Cosa succede con le sue emozioni? Riesce a sentirle?
E' importante questo aspetto per aiutarla a comprendere se i suoi "canali emotivi" siano chiusi oppure se vi sia una sorta di schermo di fronte alle reazioni altrui, che ne filtra la parte emotiva per proteggerla dalla sofferenza.

Un saluto
Dott.ssa Francesca Fontanella

Dott.ssa Francesca Fontanella Psicologo a Rovereto

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9 NOV 2015

Cara Paula,
essere empatici non vuol dire provare il dolore dell'altro ma comprendere ciò che l'altro sta vivendo e relazionarsi a lui in modo da farlo sentire compreso e accolto. Sembra che tu lo sia già abbastanza... Più che altro mi verrebbe da chiederti come mai la cosa ti preoccupi tanto..

Dr. ssa Ilaria Terrone, Bari

Dott.ssa Ilaria Terrone Psicologo a Bari

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