Ho 30 anni, e da un anno frequento un ragazzo di 32 anni, la nostra storia non è mai stata senza un litigio, lui ha molta rabbia e frustrazione dentro, e non so come aiutarlo, non si fida per nulla di me, e continua a dire che sono come il padre(il padre è il suo nemico). Quando sta male, mi offende e dice delle cattiverie a posta per vedermi soffrire, non ha mai vissuto un momento di gioia puro, se non con alcol ecc, Cambia spesso idea, anche se abitudinario nelle tempistiche, e nei luoghi che frequenta. Ogni giorno dice che è finita e invece continua a cercarmi. Io credo sia affetto da un disturbo "bordeline", perché ha troppa rabbia, e cerca di colpevolarizzare sempre gli altri. per una parola che lui intende in un certo modo manda all'aria amicizie. Non ditemi che non c'è soluzione, come posso aiutarlo a stare meglio? Lo amo, perché nonostante i molteplici difetti è molto intelligente. Comunque quando litiga con me, litiga pure con la madre, con tutti, i giorni sono mercoledì e domenica, Ha una forte ansia, gli manca il respiro e gli batte forte il cuore, dice che la colpa è mia. Ma so che non è vero. cosa posso fare, per farlo iniziare ad avere fiducia nel genere umano. Lui alterna momenti di megalomania a momenti di forte frustrazione, dove si sente un fallito. E' sempre triste e mai contento di nulla, insoddisfatto. ha una forte gelosia, non posso neanche parlare o guardare qualcun'altro che immagina cose brutte. Mi ha raccontato molto del padre ,il suo nemico. Ho conosciuto i genitori ed entrambi sono ansiosi non si respira in quella casa, è vero.
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4 SET 2015
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Gentile Altea,
lei ha detto diverse cose del suo ragazzo ma ha omesso di dire una cosa rilevante e cioè cosa lui fa nella vita e se ha un lavoro oppure no. Questo è un dato importante perchè da un lato serve per valutarne il senso di responsabilità e dall'altro può essere un riscontro positivo o negativo per mettere a confronto il suo modo di funzionare in famiglia e quello sul posto di lavoro. Consideri che persone simili a questo giovane, per come lei l'ha descritto, , hanno notevoli difficoltà a mantenere il lavoro per la grande conflittualità che anche qui fanno nascere e la scarsa capacità di reggere anche piccole frustrazioni.
Il periodo di tempo che lei ha avuto per conoscere bene questo ragazzo e il suo contesto familiare è sufficiente per farle valutare se accettare la situazione o avere dei ripensamenti.
In psicoterapia ma anche nelle dinamiche familiari e interpersonali vige il principio dell'alternanza dell'empatia e della congruenza per cui, a mio avviso, oltre a dare contenimento, incoraggiamento e amore, lei deve anche applicare la congruenza dicendogli che se non si farà aiutare attraverso un percorso di psicoterapia soprattutto per risanare le ferite passate, il vostro rapporto potrebbe non avere futuro.
Tutto ciò sempre che lei stessa ne sia capace altrimenti temo che dovrà cominciare da se stessa chiedendo aiuto per sè per poi applicare, con più competenza e convinzione, empatia e congruenza.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio Campagna (Salerno)
7 SET 2015
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Cara Altea,
lei chiede un aiuto per essere in grado di aiutare a sua volta. Credo che, giochi di parole a parte, la soluzione al suo dilemma sia nella prima parte del concetto, ovvero poter accedere in prima persona ad un contesto di aiuto psicoterapico onda capire meglio non solo come gestire una situazione tanto complessa, ma anche le ragioni che la spingono in direzione di un rapporto problematico così come lei l'ha descritto. Visto che non credo che il suo ragazzo sia al momento disponibile a sottoporsi ad un percorso del genere, cominci col farlo lei, che in questa situazione ne ha bisogno tanto quanto lui. Non sono convinta che servirà a "salvare" il suo fidanzato, ma potrà almeno tentare di salvare se stessa.
I migliori auguri,
Dott.ssa Tullia Cianchelli
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7 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Atlea,
con grande rispetto vorrei darle degli stimoli per riflettere su quanto sta accadendo.
-per quanto riguarda il suo ragazzo è evidente la sofferenza, se veramente è geloso, ansioso, possessivo, rabbioso, lascia e poi prende allora possiamo pensare a qualcosa di forte…. e mi creda quando le dico che solo un professionista può aiutarlo a trovare un equilibrio, a comprendere e gestire i suoi momenti di rabbia, ansia e gelosia. Ripeto, e lo faccio con tutta la solidarietà femminile che ho, solo un professionista lo può aiutare veramente! lo convinca a farsi aiutare...lei è la sua ragazza non sua madre, non la sua terapeuta...Ovviamente lei dona al suo ragazzo cose fondamentali come la vicinanza, il sostegno, l’amore ..ma..non bastano!
-Mi domando quando possa resistere lei Atlea in questa situazione. Anche lei ha il diritto di essere serena e felice in una relazione...Molte donne che ho seguito all’inizio hanno molta energia, mosse da buonissimi intenti, dall’amore, dall’attrazione fisica..poi però, se l’uomo diventa geloso,limitante, controllante, l’amore si trasforma in paura. Non le sto dicendo di lasciarlo..ci mancherebbe!!Non mi permetterei mai….solo stia attenta..cerchi di volere bene a se stessa cosi come ne vuole agli altri.
Le auguro con tutto il cuore di sistemare il tutto e che lei possa vivere presto una bella e serena storia d’amore
7 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Atlea
con grande rispetto vorrei darle degli stimoli per riflettere su quanto sta accadendo.
-per quanto riguarda il suo ragazzo è evidente la sofferenza, se veramente è geloso, ansioso, possessivo, rabbioso, lascia e poi prende allora possiamo pensare a qualcosa di forte…. e mi creda quando le dico che solo un professionista può aiutarlo a trovare un equilibrio, a comprendere e gestire i suoi momenti di rabbia, ansia e gelosia. Ripeto, e lo faccio con tutta la solidarietà femminile che ho, solo un professionista lo può aiutare veramente! lo convinca a farsi aiutare...lei è la sua ragazza non sua madre, non la sua terapeuta...Ovviamente lei dona al suo ragazzo cose fondamentali come la vicinanza, il sostegno, l’amore ..ma..non bastano!
-Mi domando quando possa resistere lei Atlea in questa situazione. Anche lei ha il diritto di essere serena e felice in una relazione...Molte donne che ho seguito all’inizio hanno molta energia, mosse da buonissimi intenti, dall’amore, dall’attrazione fisica..poi però, se l’uomo diventa geloso,limitante, controllante, l’amore si trasforma in paura. Non le sto dicendo di lasciarlo..ci mancherebbe!!Non mi permetterei mai….solo stia attenta..cerchi di volere bene a se stessa cosi come ne vuole agli altri.
Le auguro con tutto il cuore di sistemare il tutto e che questa si trasformi in una bella e serena storia d’amore.
Un caro saluto
Dott.sa Ernesta Zanotti
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7 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
"Non ditemi che non c'è soluzione". Certamente nessuno le dirà che non c'è soluzione, perchè c'è un rimedio a tutto. Però bisogna volerlo. Questo ragazzo vuole una soluzione ai suoi problemi? Se si, c'è bisogno di una consulenza psicologica immediata, perché questa rabbia che lei descrive, prima o poi può sfociare in qualcosa di poco piacevole anche per lei. Ci chiede: "come posso aiutarlo?" Io non credo che lei possa fare tutto da sola, perché questa persona, stando a quanto lei descrive litiga continuamente con tutti, madre, padre ecc. Ci sono altre persone, quindi, in mezzo a questa situazione. Sono convinto che questo ragazzo abbia bisogno di un aiuto psicologico, che, forse, farebbe bene anche a lei. Occorre togliere di mezzo questa rabbia e riportare un pò di serenità all'interno di tutte le persone coinvolte in questa storia.
6 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Altea,
lei chiede un aiuto per essere in grado di aiutare a sua volta. Credo che, giochi di parole a parte, la soluzione al suo dilemma sia nella prima parte del concetto, ovvero poter accedere in prima persona ad un contesto di aiuto psicoterapico onda capire meglio non solo come gestire una situazione tanto complessa, ma anche le ragioni che la spingono in direzione di un rapporto problematico così come lei l'ha descritto. Visto che non credo che il suo ragazzo sia al momento disponibile a sottoporsi ad un percorso del genere, cominci col farlo lei, che in questa situazione ne ha bisogno tanto quanto lui. Non sono convinta che servirà a "salvare" il suo fidanzato, ma potrà almeno tentare di salvare se stessa.
I migliori auguri,
6 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cosa puoi fare? Purtroppo nulla che sia in tuo potere. Mi spiace essere nuda e cruda, ma la realtà che affronto e trovo sempre in terapia, principalmente nelle donne, è quella della oramai nota "sindrome dela crocerossina" o "sindrome dell'io ti salverò". Ma in realtà il punto è che noi non possiamo salvare nessuno che non voglia essere salvato. L'unica cosa sensata che puoi fare per aiutarlo è spingerlo a farsi aiutare con un serio percorso psicologico che lo aiuti a ritrovare la bussola della sua vita, che è completamente smarrita. Non hai alcun potere su di lui, prima lo accetti e meno soffrirai. ma su te stessa, quello si, hai potere eccome: potere di decidere per quanto ancora farti guastare e vampirizzare l'esistenza da una persona che finchè non deciderà di farsi aiutare non potrà darti altro che rabbia, ambivalenza, frustrazione in quanto tu farai continuamente da specchio ai suoi mostri interiori
5 SET 2015
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Lei descrive una persona la respinge e la cerca. La tratta male, la fa soffrire, non si fida di Lei.
Quindi, chiunque penserebbe che è un rapporto da evitare.
Poi però, Lei ci dice che è una persona con dei problemi.
Fa anche una diagnosi: le sembra borderline.
In realtà, a parte il fatto che dai sintomi descritti semmai potrebbe trattarsi di disturbo bipolare, le diagnosi relative alle psicopatologie dovrebbero essere fatte dagli specialisti (psicologo o psichiatra), con un iter ben preciso che prevede i test psicologici, il colloquio diagnostico, i colloqui anamnestici personali e familiari, ecc...
E questo è importante, per quello che diremo dopo.
Ma torniamo a noi.
Il messaggio che Lei ci sta dando sembra essere: lui mi tratta male ma è malato. Quindi aiutatemi ad aiutarlo. Io voglio aiutarlo e accetto che mi tratti male, visto che è malato.
Bene, la risposta è che se continua ad accettare questa situazione, non aiuta nessuno.
L'unico aiuto che Lei può dare a questa persona è dirgli di andare da uno specialista o rivolgersi all'ASL.
Per il resto Lei non deve, in nessun modo, accettare di essere trattata male. Nemmeno se il suo compagno fosse davvero una persona affetta dal disturbo bipolare (e qui comunque, non può dirlo Lei, deve esserci una diagnosi, perché guardi che potrebbe anche essere un disturbo d'ansia).
Anche se fosse un disturbo serio, è un errore comunque quello di immaginare che alle persone affette da psicopatologia non si debba chiedere di avere rispetto per gli altri.
Non funziona così.
Anzi, è la prima cosa che si insegna nei centri di salute mentale, persino agli psicotici. Rispettare gli altri.
Quindi Lei dovrà comunque imparare a farsi rispettare, anche se rimane con una persona con problemi psichiatrici.
Dovrà comunque rimboccarsi le maniche e creare dei limiti a quello che gli altri possono dire o fare con Lei. Dovrà farlo con lui come con chiunque altro.
Se pensa di "salvarlo" dalla depressione, il disturbo bipolare o da qualsiasi altra patologia psichiatrica abbia (sempre se ce l'ha), l'unica maniera è fare in modo che vada da uno specialista.
Nei casi come quello da Lei descritto, è questo quello che serve.
L'amore "salvifico" o "terapeutico" funziona solo se l'altra persona si accorge che l'altro c'è, lo riconosce, lo richiede lo rispetta. E comunque spesso da solo non basta.
In ogni caso, Lei deve farsi rispettare. Questo sì che è terapeutico, perché definisce i confini della sofferenza. Accettare in modo illimitato la sofferenza dell'altro significa non dargli un argine, un limite.
Ci pensi.
4 SET 2015
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Altea,
quello che più mi colpisce della sua lettera, è la totale assenza di preoccupazione su sè stessa.
Descrive un rapporto che lei subisce con dolore, dato il poco credito che il suo compagno le attribuisce.
Comprendo il desiderio di salvare chi amiamo, ma lei, in tutto questo dov'è?
Io non mi sento di fare diagnosi nè proporre una soluzione per una persona che non scrive in prima persona, ma mi arrivano la sua sofferenza e il suo dolore, accompagnate dal senso di svalutazione e poco amore che le dona quest'uomo.
E' su questo che rifletterei e che mi soffermerei, sul suo bisogno i tenere accanto questa persona ad ogni costo, e sul suo desiderio di proteggere lui prima che sè stessa.
Un caro saluto
Dott.ssa Maura Grazioli
psicologa clinica