Salve sono una ragazza di 18 anni, ho disperato bisogno di aiuto. Sono ossessionata da una mia professoressa. All'inizio poco mi importava di lei. Poi mi sono davvero affezionata. Sono 6 mesi che sto male. Piango tutti i giorni. Vorrei stare con lei sempre. Forse perché non ho un bel rapporto mia mamma che non mi ha mai voluto bene davvero. Vorrei dirle tutto quello che provo ma ho paura della sua reazione. Vorrei scriverle una lettera. Io ho bisogno di stare con lei. Io cerco di farle capire in tutti i modi che le voglio bene. Ma non so cosa lei pensi di me. Non penso gliene freghi qualcosa. Per questo sto male. Vorrei che mi volesse bene come fossi sua figlia. Lei ha meno di 40 anni ed è senza figli ed è molto ma molto bella e molto dolce. Davvero. Chiacchierare con lei mi fa stare bene. infatti tutte le volte che posso sto li a parlare con lei di qualsiasi cosa. Ma purtroppo la vedo poco perché ho solo tre ore a settimana con lei. Come posso fare? Le devo parlare o mi tengo tutto dentro? Io davvero sono disperata. Mi sento sola da morire e l'unica che può darmi l'affetto che cerco è lei e vorrei che lo sapesse. Continuo a pensare a lei, giorno e notte. Ne sono ossessionata. Ma le voglio un bene dell'anima perché mi fa sentire felice. E poi la felicità svanisce e scende la depressione.
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17 FEB 2014
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Gentile ragazza,
il fatto che lei si sia affezionata alla sua insegnante non è, di per sé un problema, né un situazione infrequente. Il ruolo che un insegnante ricopre la porta ad essere investita di importanti aspetti affettivi.
Tuttavia, il fatto che rappresenta quasi un'ossessione per lei, immagino che possa trasformare l'affetto in un elemento disturbante, che non le consente di avere la "testa libera".
Spesso quando i pensieri si trasformano in ossessioni, tendono a tenere nascoste delle motivazioni di cui la persona è inconsapevole.
Forse sarebbe opportuno che si rivolgesse ad uno psicologo di persona.
17 FEB 2014
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Carissima, alla tua giovane età si è talora attraversati da stati di innamoramento particolari verso figure adulte significative e capaci di creare delle relazioni positive per la propria crescita e per la propria stabilità affettiva. Quando però questo stato si trasforma in ossessione (come tu stessa ammetti) limita altre possibilità, impedendoti di frequentare coetanei e di trovare altre strade per realizzare le cose che ti stanno a cuore. Se vuoi parla con lei della tua solitudine cercando di trovare in lei il giusto appoggio, ma contemporaneamente prova a staccarti da lei e a vivere la tua vita . Se tutto ciò ti è difficile, o se questo attaccamento continua ad essere morboso, prova a parlarne con qualche psicologo. Ti aiuterà a ridimensionare questa relazione. Se vuoi scrivimi ancora.
17 FEB 2014
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Cara ragazza 18enne..
ho letto con interesse la sua lettera ed è tenero notare come ci si possa affezionare ad una persona che ci piace e con cui riusciamo a comunicare sopratutto poi se nella nostra vita ci sono vuoti affettivi da colmare.
Penso che la sua "ossessione" come lei la chiama sia un misto di identificazione, rispetto, fiducia e ammirazione , tutte cose che si provano a volte verso le figure che ci fanno da guida nella vita e che stimiamo per le loro qualità. Qualità che spesso anche noi vorremmo avere.
Direi che il suo è un "transfert" e che il tempo deciderà in cosa si trasformerà.
A mio parere, con molta cautela, lei può parlarne con la sua Prof. e aprendosi si alleggerirà un po' della tensione che prova.
Tuttavia sappia anche che i sentimenti più belli sono quelli equilibrati e armonici e che la stima di se stessi va cercata dentro di sè attraverso l'autoconoscenza e la ricerca interiore.
Piano piano crescendo si comprende che noi dobbiamo prima amare molto noi stessi per poter amare altri e le faccio una domanda che serva da riflessione: lei si ama?
La saluto cordialmente.
Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta
17 FEB 2014
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Cara ragazza,
credo sia importante chiedere una consulenza psicologica di persona. Potrebbe essere utile per comprendere l'origine di questi suoi sentimenti così forti per poi imparare a gestirli meglio. Soprattutto se alla base c'è un conflitto genitoriale o un disagio su base ansioso-depressiva (da valutare chiaramente vis a vis con un Collega).