Solitudine e incomunicabilità
Buonasera,
sono una ragazza di 22 anni e frequento l'università.
Scrivo perché provo una situazione di profondo malessere esistenziale che pervade la mia vita quotidianamente.
Mi ritengo una persona tranquilla, gentile e disponibile, non creo grossi problemi o turbamenti. Chi mi conosce sa che ci sono sempre per un consiglio o per una frase di conforto. Cerco di far capire che ci tengo.
Non ho molte amicizie, le mie amiche al momento sono solo due e cerco di tenerle strette, proprio perché sono le uniche che mi rimangono. Ho un buon rapporto con loro, ma ho poche occasioni di uscirci insieme, perché abitano un po' distanti da me e hanno altre amicizie. Questo fa sì che molto spesso io sia sola, il che ha lati positivi e lati negativi.
Col tempo ho imparato a far tesoro della mia solitudine, la vedo come una risorsa e grazie ad essa ho coltivato e continuo a coltivare interessi e passioni che tengono accesa la mia anima. Mi entusiasmo molto, anche per le piccole cose, ma molto spesso non ho con chi condividerlo e questo si ripercuote negativamente su di me.
Questi sono i momenti in cui la solitudine diventa un pesante macigno.
Spesso e volentieri non so con chi comunicare, mi sento sola e spaesata, vorrei poter dire tutto ciò che mi passa per la testa ma devo trattenermi e limitarmi, cercando di far passare l'impeto.
Mi sento quasi soffocare dai miei stessi pensieri e pure la mia stessa camera diventa troppo piccola, sento il bisogno di allontanarmi dal luogo in cui vivo per poter smettere di pensare e liberarmi, almeno un po'.
Ho poche occasioni per uscire di casa, non sono ancora autonoma alla guida e questo è fortemente limitante, inoltre vivo in un contesto di paese, quindi sono rari gli eventi organizzati in esso. Questo mi fa stare male, la mia mente elabora scenari di uscite di gruppo, semplici momenti di felicità e io ne soffro, perché sento che questo non appartiene alla mia vita ed è una mancanza incolmabile, niente la può sostituire.
Il confronto con i miei genitori esiste ma in superficie; quando cerco di esternare ciò che mi angoscia e che vorrei poter risolvere, magari col loro aiuto, la risposta da parte loro è volta a minimizzare la cosa e a non tenerla in considerazione con la medesima importanza che le do io. Stessa cosa, spesso e volentieri, si verifica con le mie amiche, che cercano di supportarmi cercando di porre l'attenzione su altro o passando direttamente a argomenti che le riguardano, e questo fa sì che io mi chiuda sempre più.
Non mi sento libera di poter esternare tutto ciò che provo e tutto ciò mi fa star male, perché temo di disturbare eccessivamente gli altri, o almeno questo è quello che mi fanno capire tra le righe quando cerco di parlare di come mi sento.
Il tutto ha conseguenze negative anche su altri ambiti della mia vita, lo studio ad esempio, in cui non riesco più a dare quanto vorrei, con aspettative che mai sono in grado di soddisfare o che lascio perdere prima di affrontare realmente.
L'intera situazione è pesante e nonostante cerchi in tutti i modi di non pensarci, ci sono momenti in cui diventano presenze quasi ossessive nella mia mente e piangere silenziosamente diventa la soluzione.
Alla soglia dei 22 anni mi sento un fallimento, mi sento stanca, spossata, sfaticata, provo un’estrema vergogna per quello che sono diventata e pur avendo delle aspirazioni non sono così certa di essere in grado di realizzarle in futuro, per come stanno ora le cose.
Vorrei davvero poter ricominciare e trovare un modo di risolvere le cose, perché io continuo a sperarci, nonostante le varie situazioni continuino a volermi far credere il contrario.
Mi è costato molto scrivere questo messaggio, l'ho cancellato e rielaborato in continuazione, questo perché sono restia a parlare della mia situazione con altri, temo sempre di passare per la pesante e di lamentarmi su una cosa che è risolvibile, rispetto ad altre situazioni. Spero che possiate leggerlo, vi ringrazio per l’attenzione.