Soffro molto per la severità e l'atteggiamento del terapeuta

Inviata da Elmet · 17 giu 2016

Buongiorno,

io ho iniziato una terapia di gruppo 2 anni fa e circa 2 mesi l'ho sospesa per motivi economici.
Ora vedo l'analista in sedute individuali. Posso permettermi 1/2 volte massimo al mese. Ho sintomi depressivi e problemi relazionali.
Io soffro molto per la severità e l'atteggiamento molto distaccato del terapeuta. Al telefono occorre richiamarlo più volte prima di trovarlo e ho imbarazzo a parlare sempre con la segretaria. Quando lo trovo, mi dice che dopo aver consultato l'agenda , l'unico spazio libero è ........ se no niente da fare. Non vedo interesse nei miei confronti. Trovo sia bravo ma mi sento a disagio a parlargli della mia vita. Sembra sempre che gli sto rubando tempo e che le sedute mi siano concesse nonostante i suoi impegni. Non so se sia arrivato il momento di cambiare e se lui voglia effettivamente liberarsi di me. Forse dovrei cambiare ma non riesco a staccarmi da lui. O forse lui lo fa per far emergere il mio problema con figure genitoriali. Non so come valutare la situazione.

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Miglior risposta 17 GIU 2016

Gentile Elmet,
normalmente , le regole che una psicoterapia impone , non sono molte , ma il rispetto delle stesse in genere limitate ad un orario definito , al pagamento dell'onorario e al calendario (cioè un giorno preciso della settimana o del mese), sono garanzia di impegno serio da parte del paziente. Un certo rigore è necessario al fine di garantire il buon andamento della psicoterapia . Ovvio che , come per tutte le regole, esistono alcune eccezioni e se un paziente normalmente è corretto e rispettoso , non vedo perchè non si possa utilizzare in caso di difficoltà dello/a stesso/a, una certa elasticità. Un terapeuta con un pò di esperienza comprende molto presto di fronte a chi si trova è ed in grado di riconoscere se ha a che fare con persona che tende a manipolare e gestire a proprio piacimento il rapporto ( es: tendenza a rimandare gli appunt. all'ultimo momento con scuse risibili ,indicando così una scarsa motivazione alla cura e uno scarso rispetto verso il/la terapeuta), in questi casi, il rigore diviene misura assolutamente necessaria e cautelativa nei confronti sia di se stessi e della propria professionalità,che del paziente, il quale, ottenendo ciò che vuole, non trarrebbe alcun beneficio dalla cura. Detto questo,è possibile che un disagio troppo grande nella comunicazione, segnali una difficoltà che può essere coraggiosamente affrontata in terapia e ciò rappresenterebbe già di per sè un progresso importante per lei. Rimane comunque il fatto che la psicoterapia , non possa che rappresentare un esercizio di libertà e, se una persona non si sente di rispettarne le regole o ritiene che il proprio terapeuta sia troppo freddo , distante e eccessivamente rigido, nulla vieta che si possano consultare altri professionisti del ramo.

Cordiali saluti
Dott.ssa Giuseppina Cantarelli
Psicologa-Psicoterapeuta
Psicoanalista Junghiana
Parma

Dott.ssa Giuseppina Cantarelli Psicologo a Parma

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19 GIU 2016

Gentile Elmet,
non è chiaro il motivo del suo passaggio dalla terapia di gruppo che lei ha fatto per due anni a quella individuale che ha un costo maggiore.
Premesso che ogni terapeuta ha un proprio stile relazionale, sarebbe preferibile concordare un giorno ed un orario fisso in modo che sia il paziente che il terapeuta possano gestire meglio i propri rispettivi impegni e ciò le renderebbe superfluo di dover chiamare per fissare volta per volta l'appuntamento.
Non si capisce poi il motivo del suo disagio a parlare in terapia della sua vita dal momento che questo è ciò che si fa normalmente in seduta.
Infine, non credo che il suo terapeuta voglia liberarsi di lei ma se sta venendo meno fiducia e alleanza terapeutica, sarebbe preferibile parlarne in seduta come pure parlare della sua difficoltà al pensiero di potersi staccare da lui.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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18 GIU 2016

Buonasera Elmet, a prescindere da ciò che ci dice (che, ricordiamo, è sempre la sua versione dei fatti, anche se è la cosa più importante), come mai di tutte queste sensazioni e pensieri non è ha parlato con il suo terapeuta (se ancora non l'ha fatto)? Credo che se ciò non è successo non sia nè per caso, nè per eventuali timori di chissà cosa, etc. (che sono autoinganni), ma per dei motivi specifici, strategico-emotivi, che fanno percepire quella situazione (lei che dice queste cose al suo terapeuta) come potenzialmente pericolose o di poco vantaggio e, dunque, da evitare. Inoltre, nella percezione sociale comincia ad essere abbastanza chiaro a tutti che maggiori criticità emotive nate all'interno di un percorso terapeutico vengono condivise con il clinico, maggiore utilità terapeutica ne gioverà il paziente; e questo, mi fa tornare alla domanda di poco fa: eventualmente ancora non avesse condiviso queste emozioni, qual'è l'immagine (pensiero, sensazione, senso di Sè. etc.) che si crea in lei per cui è meglio evitare?
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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18 GIU 2016

Gentile Elmet,
L'approccio che il suo terapeuta adotta nei suoi confronti è destinato a mantenere le regole del setting e mira anche al rispetto dei confini di ognuno di voi. La terapia si svolge in un orario e un giorno in cui il terapeuta eroga il suo servizio a fronte di un compenso concordato; qualsiasi altra maniera di approcciare il suo terapeuta fuori dale regole e dagli orari è un "rubare il tempo", come lei stesso lo chiama. Questo particolare non è insignificante, perché ciò che si manifesta come problematicità all'interno della terapia rappresenta di fatto ciò che è disfunzionale nei suoi rapporti relazionali anche al di fuori della terapia. Una riflessione su questo aspetto potrebbe affrontarla assieme al suo terapeuta, all'interno degli orari concordati, cordialmente,

Dott.ssa Codruta Ileana Terbea Psicologo a Lecce

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17 GIU 2016

Gentile Elmet,
la Psicoterapia, così come la Consulenza Psicologica, è basata sulla relazione: quindi l'instaurarsi o meno di una relazione di fiducia, e non l'approccio o la fama del professionista, dovrebbe essere la discriminante principale per decidere se il percorso scelto è quello ottimale.
Anche in ragione di ciò, potrebbe valutare di parlarne direttamente con il suo attuale terapeuta, prima di prendere una decisione.
A disposizione,
Dott.ssa Elisa Bonfanti - Milano

Dott.ssa Elisa Bonfanti Psicologo a Sesto San Giovanni

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