Smarrimento, non avere uno scopo nella vita.
Buonasera a tutti, sono Chiara, una ragazza di 22 anni. Mi ritrovo a scrivere qui, su questo sito, perché ho bisogno di sgrovigliare quel grumo di pensieri e paure che mi porto avanti da ormai 3 anni (all'incirca da quando ho deciso di mollare l'uni). In realtà sono sempre stata una bambina, e poi un'adolescente, con le idee poco chiare e un perenne pessimismo addosso, ma ho dei periodi (come questo) in cui tutto si acutizza e mi sembra di non avere una reale via d'uscita. Ci sono dei momenti in cui mi dico che vivere così non ha senso, ma non fraintendetemi... non ho mai avuto tendenze suicide (per carità). Semplicemente, se non fosse per la famiglia e qualche amico, vivere o non vivere non farebbe poi troppa differenza. Il limbo esistenziale in cui mi trovo è qualcosa di insopportabile, più cerco di uscirne e più la realtà mi sbatte in faccia la verità: non riuscirò mai a trovare la mia strada verso la soddisfazione. Non riuscirò mai ad uscire da questa piccola cittadina che per quanto io ami, non può offrirmi nulla. Non potrò mai avere un'indipendenza economica tale da poter prendere e partire, cercare qualcosa altrove, tanto meno ora con la situazione covid che ha cronicizzato molti dei problemi problemi qui in Italia (e ne ha creati dei nuovi altrove, dove nella mia fantasia avrei potuto ricominciare da zero).
Io vengo da una famiglia di operai, persone laboriose che non si sono mai lamentate. Abbiamo mentalità quasi opposte, io e i miei, e a volte è davvero frustrante. Ma a parte questo... negli anni abbiamo avuto parecchie difficoltà economiche (anche gravi), perciò non ho mai potuto esplorare lati di me che avrei voluto scoprire facendo attività extrascolastiche; non ho mai fatto alcuna esperienza formativa come viaggi, scambi all'estero ecc.
Risultato: alla fine del liceo (dopo un percorso scolastico eccellente, dal momento che lo studio è sempre stata la mia valvola di sfogo), non avevo la più pallida idea di quali fossero le mie inclinazioni. Avendo un buon cervello avrei potuto iscrivermi quasi a qualsiasi corso, ma tutti ormai sanno che senza vocazione, passione o motivazione.... le capacità intellettive non bastano a farti proseguire. L'ultimo anno del liceo è stato terribile, è avvenuto il divorzio dei miei, un divorzio a dir poco tragico, ma non ne parlerò. Nonostante la situazione famigliare disastrosa sono andata avanti, ho studiato, dato il mio esame di maturità (100 su 100) mentre nessuno al di fuori sapeva nulla, né compagni, né amici né professori. Nella mia famiglia è tradizione non lamentarsi e continuare ad andare avanti come nulla fosse, senza cercare "compassione" negli altri, quindi anche io ho fatto e ancora faccio così. Sbagliato, lo so, ma tant'è.
Comunque tra una menata e l'altra non avevo ancora le idee chiare sul mio futuro. Non sapevo nemmeno se avrei potuto effettivamente frequentare l'università, vista la situazione economica non molto rosea. Volevo partire per l'estero, studiare nel regno unito, fare esperienze al di fuori della mia comfort zone... ma non potevo, quindi mi sono accontentata della prima cosa capitatami a tiro: lingue e letterature straniere in un'uni a un'ora e mezza dalla mia città. Ho fatto da pendolare per un anno e qualche mese, dato tutti gli esami del primo anno con voti ottimi e in sole due sessioni per paura di non ricevere la borsa di studio... poi al secondo anno, nonostante tutti i requisiti, non me l'hanno rinnovata e lì sono crollata. Ho iniziato a mettere in dubbio il mio percorso, mi sono svenata perché non sapevo come avrei fatto a sostenere le spese di trasporto (100 euro al mese) e libri, dal momento che lavorativamente parlando la mia città non offre un granché di conciliabile con l'uni. Alla fine sono giunta alla conclusione che 1. non volevo fondare la mia vita sulle lingue 2. non volevo gravare sui miei, anzi su mio padre (mia madre nel frattempo se n'era andata a centinaia di chilometri di distanza e non mi ha nemmeno mai aiutata economicamente, anche se mi aveva promesso che sarebbe partita e andata a lavorare lontano proprio per potermi sostenere nei miei progetti. A quanto pare ha ritenuto più opportuno dare i suoi soldi ad un uomo violento che.... vabbè, lasciamo stare).
Quindi... ho smesso di frequentare l'uni e riflettuto su quello che volessi fare. Per un periodo la fotografia sembrava la mia strada, ho fatto pratica e mi è piaciuto. Ma anche quella passione è scemata. So che sono portata per i mestieri creativi ma per studiare ciò che mi interessa, o perlomeno per tentare varie strade (come si raccomanda di fare a un giovane), mi serve quel supporto finanziario che ancora manca. Da 2 anni faccio da tutor a una ragazzina però non voglio fare quello per sempre, anche perché non frutta quasi nulla. Ho messo da parte qualche soldo ma non è sufficiente e infatti sto cercando altro... covid permettendo. Mi sento senza speranza.
Durante la crisi post liceo mi ero ripromessa di non perdere mai la speranza, di avere sempre un motivo per andare avanti e puntare sempre più in alto.... ma ora non riesco a mantenere quella promessa. Più passano le settimane e più mi convinco che, qualche eccezione a parte, chi nasce in una famiglia "insignificante" come la mia non può permettersi troppe ambizioni. Non in Italia e tanto meno in questo periodo storico molto buio da molteplici punti di vista (economico, sociale, politico, climatico...).
Un mio caro amico continua a ripetermi che dovrei approfittare dello stallo attuale per programmare, ma come posso farlo se non ho le basi adatte per costruire almeno nelle mie fantasie ciò che vorrei fosse reale? Mi sto guardando intorno, sto valutando vecchi sogni impolverati come quello dell'interior design, eppure ognuno di loro è troppo costoso e irraggiungibile. A breve comprerò dei libri proprio sul'interior design, magari leggere qualcosa in proposito mi farà tornare la voglia di vivere la mia vita che, allo stato attuale, sta andando avanti per inerzia, perché DEVE andare avanti.
Non voglio (con tutto il rispetto) finire come tutti i membri della mia famiglia, cioè accontentarmi di un lavoro qualunque e magari malpagato solo perché la società si aspetta questo. Da piccola mi aspettavo di diventare qualcuno di importante, o semplicemente qualcuno di cui essere fiera (e di cui gli altri possono essere fieri). Al momento mi sento una fallita, accanto ad amici che pur arrancando stanno costruendo qualcosa, hanno un obiettivo da raggiungere per il quale vale la pena alzarsi la mattina e lottare ogni giorno. Mi sento inutile, inferiore, bloccata in una situazione che non mi sono scelta. Nel 2020 le possibilità dovrebbero essere tante e per tutti, proprio tutti. L'idea che ci siano giovani, magari molto promettenti, nella mia medesima situazione... mi manda in bestia. Sul serio.
Io stessa mi mando in bestia persino di più perché oltre a non avere i mezzi, non ho nemmeno lo scopo per il quale vale la pena trovare i mezzi in ogni maniera possibile. L'unica cosa che so è che sono stufa.
Stufa di quest'immobilità in parte imposta e in parte autoimposta, della mia città che mi sta stretta, delle strade sbarrate, dei vorrei ma non posso, delle false speranze, dei complessi di inferiorità nei confronti di chi ha solo avuto la fortuna di nascere benestante, dei vortici neri in cui mi perdo ogni notte e momento libero.
Non so cosa mi aspetti, dopo questo sfogo (che non contiene neppure tutto quanto, solo l'essenziale), ma spero che qualcuno, anche "per sbaglio", sappia indicarmi la direzione giusta, verso un'epifania di cui ho davvero bisogno.
Intanto... grazie anche solo per aver letto tutto quanto.