Buongiorno. Sono un ragazzo di 25 anni. E' molto difficile per me affrontare questo argomento, ma sono determinato ad affrontare una volta per tutte i mie problemi psicologici.
Soffro di un disturbo della sessualità, a cui si legano ulteriori diverse condizioni di disagio. Sono attratto da ragazzi (maschi, molto più raramente femmine) adolescenti, di età variabile tra i 12-13 e 18 anni circa. Ci tengo a sottolineare che non ho MAI abusato, in qualsivoglia maniera, di un minorenne, ne ho mai fatto advances o tentato un approccio con uno di loro (sia per il mio senso etico che per le conseguenze legali di cui sono ben a conoscenza). La mia attrazione non è solamente fisica ma si tratta di vera e propria infatuazione (l'ultima volta mi sono innamorato di un quattordicenne a cui ho dato alcune ore di ripetizione). Immagino si possa definire come efebofilia o sindrome di lolita orientata verso i maschi ma non sono sicuro di come vada inquadrato clinicamente il problema. Questa situazione si protrae da moltissimo tempo (dall'inizio della pubertà direi). Immagino che il disturbo si possa ricondurre a un blocco psicologico che mi tiene legato all'adolescenza e a una sorta di omosessualità repressa (mi sento molto affine al personaggio del conte von Aschenbach della Morte a Venezia di Mann).
Inutile dire che tutto ciò conduce ad una condizione di estremo disagio che condiziona la mia quotidianità e la mia vita. Fino a poco tempo fa frequentavo l'università, e il carico di studio e lavoro mi distraeva da questo problema. Ora che mi sono appena laureato la situazione è peggiorata, faccio fatica a immaginare il mio futuro e a indirizzare le mie scelte professionali. Dall'esterno appaio comunque come una persona normale: ho numerosi amici e amiche, esco spesso, faccio sport, ecc. Insomma mi comporto in maniera decisamente "comune". Ciò nonostante, non ho mai avuto un rapporto sessuale con una donna o un uomo (visto che difficilmente sono attratto da individui della mia età).
Vorrei rivolgermi ad uno specialista per tentare di risolvere una volta per tutte questa situazione. Chiedo quindi gentilmente:
1) Esiste una casistica nota di casi simili?
1) Pensate che questo tipo di disturbo possa essere curato o comunque corretto?
2) In caso di risposta affermativa, a quale specialista mi consigliate di rivolgermi? Esiste una scuola di psicoterapia che mi potrebbe risultare utile più di altre?
Ringrazio molto per le risposte e l'aiuto che mi vorrete fornire.
G.
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14 FEB 2013
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caro G. la sua situazione mi ha colpito davvero e più volte mi sono trovata a chiedermi se poi avesse intrapreso un qualche percorso di terapia, per cui glielo domando direttamente! se vuole mi scriva pure in privato, magari potremmo scambiarci qualche mail se vuole.
un caro saluto
dr.ssa Scipioni, roma
25 FEB 2013
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Ciao G, il tuo caso mi ha colpito molto!
Io ti invito ad intraprendere un percorso con uno psicologo prima possibile! Sei un ragazzo giovane ed è un peccato vivere "male" i migliori anni della vita!
Se vivi dalle parti di Pesaro, ti aiuto volentieri!
Ciao
Dr.Francesco Riccardi - Pesaro
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28 DIC 2012
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Mi dispiace ma non conosco nessuno personalmente in quella regione da poterle consigliare, ma la esorto comunque a intraprendere un percorso di terapia che la aiuterà sicuramente ad alleviare il peso che porta dentro. Scelga un professionista competente, accreditato e di esperienza provata in giro ci sono, purtroppo, molti terapeuti "improvvisati" e non è proprio quello che le serve...
augurandole buone feste le faccio il mio miglior iun bocca al lupo e la abbraccio.
dr.ssa scipioni, roma
19 DIC 2012
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Caro G., lei mi sembra una persona disponibile ad un lavoro anche profondo su se stessa. Mi associo ai colleghi e confermo il suggerimento per una psicoterapia o analisi ad orientamento psicoanalitico; non vedo adatto al suo caso un approccio cognitivo-comportamentale. Intraprendendo questo tipo di percorso si accorgerà di quanto possa diventare importante occuparsi di se stesso e dell'adolescente che è stato. Cordiali saluti. Dott.ssa Sabina Orlandini
18 DIC 2012
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Ringrazio di cuore per le risposte ricevute, che da sole contribuiscono a a sollevarmi un po' il morale. In effetti il senso di solitudine è una delle maggiori condizioni di malessere con cui mi trovo a convivere.
Mi sembra di capire che l'approccio da voi suggerito sia in generale di tipo psicoanalitico (immagino sia così anche per la psicologia del se). Altri vostri colleghi mi hanno consigliato un indirizzo cognitivo-comportamentale, che a quanto ho capito si concentra maggiormente nella cura dei sintomi che nella comprensione delle cause (parlo da profano, vogliate scusare ogni mia inesattezza) o sistemico-relazionale. Ritenete che un approccio psicoanalitico possa risultare maggiormente efficace soprattutto a lungo termine?
Ringrazio in particolare la dott.sa Scipioni per la sua disponibilità. Sono residente in trentino, conosce qualche collega di queste parti?
Porgo cordiali saluti.
G.
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18 DIC 2012
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Ringrazio davvero di cuore per le risposte che mi avete dato, e che da sole contribuiscono a sollevarmi un po' il morale. In effetti il senso di solitudine è uno dei principali fattori di malessere che mi trovo ad affrontare.
Mi sembra che l'approccio che voi suggeriate sia in generale quello psicoanalitico (immagino sia così anche per la psicologia del se). Altri vostri colleghi mi hanno consigliato un approccio di tipo cognitivo-comportamentale che a quanto ho capito si focalizza maggiormente sulla cura dei sintomi anziché sulla comprensione delle cause (parlo da profano, vogliate scusare le mie semplificazioni). Ritenete che un indirizzo psicoanalitico possa risultare più efficace nel lungo termine?
Ringrazio in particolare la dott.ssa Scipioni per la sua disponibilità. Sono residente in Trentino, conosce qualche collega nella zona?
Saluti!
G.
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18 DIC 2012
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Egregio signor G.,
l'inquadramento clinico è determinante per la soluzione definitiva del problema anche in breve tempo e senza farmaci secondo l'approccio comportamentale della terapia sessuologica.
dr paolo zucconi psicoterapeuta e sessuologo clinico comportamentale a udine
18 DIC 2012
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Gentile signore,
io penso che lei si stia complicando la vita: sta chiedendo troppe informazioni per un disturbo che non esiste. Lei ha solo bisogno di sapere chi è e che cosa vuole. Non si complichi la vita: se vuole vivere da omosessuale o da etero sessuale può sceglierlo lei, cercando di fare esperienze verso le quali si sente orientato, ma non stia a guardare dalla finestra: scenda in campo. Con i miei migliori auguri. Giuseppe Staffolani
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17 DIC 2012
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Gentile G.,
la sua lettera mi ha colpito moltissimo. Innanzitutto vorrei ridimensionasse un po' le sue preoccupazioni, dal momento che quello che la distingue da un paziente affetto da parafilia è il fatto che lei in tutti questi anni non ha mai AGITO sessualmente le sue fantasie e questa mi creda è una differenza fondamentale!
Soprattutto a livello terapeutico la differenza è netta, le possibilità di comprendere e cambiare la sua situazione ci sono, anche se non so darle una stima in percentuale se è quella che desidera, anzi diffiderei di chiunque gliene fornisse una.... nei libri di Heinz Kohut ci sono diverse citazioni cliniche simili anche se non del tutto sovrapponibili alla sua storia, la psicologia del sé si è occupata molto di trattamenti del genere in un'ottica di empatia e intersoggettività, che le consiglio assolutamente, anzi se mi dice di che zona è magari le posso suggerire qualcuno che sia professionalmente formato con questo tipo di approccio (psicologia del sé), sempre che lei non sia di Roma, caso in cui le darei la mia disponibilità ad incontrarla.
un caro saluto
Dr.ssa Scipioni, roma
17 DIC 2012
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Gentilissimo G., la sua situazione di sofferenza è davvero comprensibile, tuttavia, non creda di essere l'unica persona a soffrire per questo, e comunque, deve essere fiero per il fatto di non avere agito nonostante i suoi impulsi, poichè ciò creerebbe solo un circolo vizioso e farebbe delle vittime innocenti.
Comunque, inizi un percorso terapeutico di qualsiasi genere che le permetta però di fare uscire ciò che ha dentro e comprendere anche le cause che hanno portato a questa situazione.
Le faccio i miei più sinceri auguri!
17 DIC 2012
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Gentile G.,
posso solo immaginare il suo disagio, tra l'attrazione che prova, il senso di colpa, la frustrazione e il dover nascondere e gestire in solitudine una parte di sé con cui è difficile convivere. Dimostra però molto coraggio nel voler affrontare la situazione, capire da dove deriva e iniziare un cammino che possa portarla a stare meglio! Le spiegazioni e ipotesi che si è dato finora sembrano derivare da considerazioni profonde che denotano una sua buona capacità di guardarsi dentro e lavorare su di sé, e per come sono arrivate le sue parole a me, che ho una formazione psicoanalitica, mi sentirei di suggerirle un approccio di questo tipo. Di situazioni simili alla sua ve ne sono molte, ma le dinamiche che le provocano possono essere anche molto diverse, per questo è importante sia considerare il fatto che lei non è sicuramente il solo a vivere questo disagio, sia il fatto che ogni situazione è unica e come tale merita di essere trattata, senza cercare di incasellarla in una casistica "standard". Per questo ritengo che un percorso psicoterapeutico possa esserle davvero di aiuto nell'affrontare e comprendere il suo disagio, perché lei possa raggiungere quel benessere e quella serenità che merita. Se lo desidera può contattarmi attraverso questo stesso portale. Un cordiale saluto, dott.ssa Lucia Mantovani, Milano